Commento al Vangelo del 21 febbraio 2010 – Paolo Curtaz

Prima domenica di Quaresima, anno di Luca
Dt 26,4-10/ Rm 10,8-13/ Lc 4,1-13

Deserti

Eccoci, infine. Quaranta giorni l’anno, poco più del 10% del tempo che vivremo.

Quaranta giorni, come quaranta furono gli anni che servirono ad un popolo di schiavi per scoprirsi figli. Quaranta furono i giorni che il Nazareno volle vivere prima di iniziare la sua missione e decidere quale Messia diventare.

Deponiamo le maschere: quelle di Carnevale e quelle che la vita ci ha cucito addosso, quelle che gli altri ci hanno messo, quelle dietro cui ci rifugiamo per paura delle scelte. Davanti a Dio, almeno davanti a lui, possiamo restare nudi senza provare vergogna.

Gesù è spinto dallo Spirito Santo: i suoi anni di quotidianità, il silenzio assordante di Nazareth è ormai alle spalle. Ora è pronto per dire Dio.

Libero di scegliere

Gesù solidale con l’uomo vuole ripercorrere il sentiero di Israele, sperimenta la fame, si lascia avvolgere dal silenzio stordente del deserto, si lascia invadere dalla luce accecante del sole che riflette i colori delle scarne rocce del deserto di Giuda. Gesù vuole scegliere come annunciare la Parola, come svelare il mistero di Dio. La conoscenza che Gesù ha di Dio è assoluta: egli è il Verbo di Dio. Ma, in quanto uomo, egli vuole poter scegliere, elabora un piano pastorale, cerca nel silenzio una risposta.

Dio, fattosi uomo, ora conosce l’odore della resina e la stanchezza di una giornata di lavoro. Ora egli sa. Come sa che l’uomo è fragile, ondivago, buffo, scostante: come aiutarlo a superare la brutta immagine di Dio che si è fatto?

Gesù entra nel silenzio del deserto per decidere quale Messia essere. Noi entriamo nel deserto per chiederci se l’uomo che siamo è quello che avremmo voluto diventare e, soprattutto, se assomiglia all’uomo, magnifico, che Dio porta nel cuore.

Tentazioni

Gesù ha davanti a sé una strada maestra, consolidata, preparata dai profeti, lievitata nel cuore di un popolo servo e oppresso da secoli da potenze straniere: il Messia vittorioso. Un Messia muscoloso, politico, deciso, condottiero. La gente (ettepareva) si aspetta qualcuno che magicamente risolva i problemi, che punisca i malvagi (sempre gli altri, ovvio) e che ristabilisca un bel governo come quello del re Davide, magari esentasse.

Il demonio arriva. Più suadente e affascinante di tutte le rappresentazioni grottesche che ne abbiamo fatto. La sua proposta è semplice, ragionevole, scontata.

Vuoi fare il Messia? Magnifico! Non esagerare, però: riguardati, affidati a un personal trainer, cura l’immagine, se non fai lo splendido nessuno ti noterà.

Vuoi fare il Messia? Geniale! Ti toccherà contattare politici e sacerdoti, ragionare con loro, qualche compromesso sarà necessario.

Vuoi fare il Messia? Notevole! Qualche bel miracolo, Gesù, qualche statua della Madonna che lacrima sangue, qualche segno prodigioso e vedrai che le folle si strapperanno i capelli per te!

Ha ragione, il demonio. Cita pure la Parola di Dio.

Non basta conoscere la Bibbia per fare la volontà di Dio.

Gesù replica: no, non farò così.

Scelte

La vita è essenza, non immagine, foss’anche immagine religiosa. Andrò al cuore delle persone, sarà il mio amore, attinto dal Padre, a scavare i solchi nelle anime.

Il potere è ambiguo: se da, pretende. Io voglio essere libero di parlare del vero volto di Dio.

Il miracolo è pericoloso: voglio che la gente ami Dio per ciò che Dio è, non per ciò che dà.

Ecco, Dio ha deciso.

In queste parole l’essenza del suo ministero. E del suo fallimento. Temporaneo.

Gesù sarà un Messia di basso profilo, Gesù, non userà nessun altro strumento se non l’amore per convincere, per annunciare, per convertire. È un rischio enorme, il suo.

Capirà, il popolo? Si accontenterà? Spalancherà il proprio cuore allo stupore di incontrare un Dio dimesso e fragile, un Dio vissuto e adulto?

La sfida è lanciata, il demonio lo lascia. Tornerà al momento giusto, nel Getsemani, per dire a Gesù che è stato un illuso, che si è sbagliato, per convincerlo ad abbandonare l’inutile gesto di morire per amore.

Io

E tu amico, che uomo vuoi essere? Che donna? Che marito, figlio, collega, prete?

Chi vuoi essere? Davanti a te molte scelte, immensi consigli, suadenti tentazioni che ci raggiungono ininterrottamente: appari, cambia, rifatti, imponi, urla, combatti…

Ma tu, dentro, cosa vuoi davvero essere?

Guarda l’orologio, allora, quaranta giorni da ora per accorgerti che la tua livida città è un deserto e che questo deserto lo puoi/devi attraversare.

Lo ha fatto Dio.

Lo puoi fare anche tu.

Paolo Curtaz

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