Prime furono le donne. Lo scrive anche Giovanni Paolo II nella “Mulieris Dignitatem”: “Le donne sono le prime presso la tomba. Sono le prime a trovarla vuota. Sono le prime ad udire: ?Non è qui. E risuscitato’. Sono le prime a stringergli i piedi. Sono anche chiamate per prime ad annunciare questa verità agli apostoli. (…) Maria di Magdala è la prima ad incontrare il Cristo risorto. (…) Per questo essa venne anche chiamata ?apostola degli apostoli'”.
Ultime a lasciare il Golgota bagnato di sangue, le donne sono invece le prime a ricevere e a rilanciare l’annuncio della resurrezione. La missione evangelizzatrice della Chiesa, al suo albore, è tutta al femminile. Se c’è una precedenza ai piedi della croce e davanti al sepolcro vuoto, non è questione di genere, ma di misericordia. Maria di Magdala è la donna perdonata e, perciò, risorta.
Dopo aver unto e fasciato il corpo morto del Signore, rimaste presso il sepolcro quando già splendeva la luce del sabato, le donne ricevono la prima apparizione del risorto e ne danno l’annuncio ai discepoli. Come l’annuncio dell’incarnazione fu portato a Maria di Nazareth, così ora tocca a Maria Maddalena.
Pasqua è il primo giorno, l’inizio di una nuova settimana, indomani del sabato; è il giorno della visita alla tomba di Gesù e, per questo, diventerà il giorno del Signore, il dies dominicalis. Un giorno con protagoniste le donne, mentre si sottolinea l’assenza dei discepoli che avevano abbandonato Gesù. Le donne avevano preparato gli aromi, ma trovano la tomba aperta e vuota, mentre lì accanto ricevono l’annuncio della risurrezione di Gesù. Non è solo la tomba vuota a far nascere la fede, ma la notizia che la spiega, la parola che ne porta l’emozione. È come se Luca dicesse: “È un errore cercare Gesù nella tomba, bisogna, invece, cercarlo nella sua Parola”.
Le donne non hanno ricevuto alcun compito per la missione. Ciononostante, esse si fanno naturalmente missionarie; quando la Parola è accolta con fede, questa mette in moto l’agire e il parlare. Era già accaduto a Maria, dopo la parola dell’angelo: si fece missionaria e portò la bella notizia ad Elisabetta. Ora le donne, senza alcuna investitura, diventano nientemeno che le evangelizzatrici degli Apostoli!
È il Vangelo di Giovanni, colui che sa di essere l’ultimo testimone oculare della risurrezione. Il più giovane tra gli Apostoli, probabilmente è vissuto molto a lungo, sapendo che tutti gli altri erano scomparsi e allora prepara il passaggio dalla fede di chi ha visto a chi, senza aver visto, crede alla sua parola, aiutando nel passaggio dall’esperienza dei primi alla nostra.
La scoperta del sepolcro vuoto è una conferma importante. A fare la scoperta per prime sono state alcune donne, la cui testimonianza era priva di valore giuridico: indizio già questo di un ricordo effettivo e non di una invenzione. Senza il sepolcro vuoto, i discepoli mai avrebbero potuto credere nella risurrezione di Gesù: un risorto il cui cadavere fosse ancora visibile nella tomba, sarebbe stato assurdo e inimmaginabile. Mai inoltre avrebbero potuto annunciare la risurrezione a Gerusalemme: sarebbero stati coperti di ridicolo. Anche se il sepolcro vuoto da solo non basta a provare la risurrezione, costituisce comunque un segno che il risorto è proprio il crocifisso.
L’amore attrae con la sua bellezza; ma deve superare lo scandalo della sofferenza del mondo. Da sempre nella storia dell’umanità si leva verso il cielo l’interrogativo tremendo, che a volte diventa ribellione e negazione: Perché il male? Perché Dio lo permette? Il credente sa di non essere più solo nella sua sofferenza; sa che una potente forza di liberazione conduce avanti la storia delle persone e dei popoli, anche quando è densa la notte del dolore, dell’odio, della distruzione, dell’angoscia e della morte.
Mons. Angelo Sceppacerca
Fonte – Diocesi Triveneto