Il commento di padre Antonio Rungi al Vangello di domenica 20 settembre 2015.
I primi e gli ultimi secondo l’insegnamento di Gesรน
[ads2]Il testo del Vangelo di Marco di questa XXV domenica del tempo ordinario ci racconta dei suoi viaggio nella Galilea e tra le altre cose che dice egli affronta il tema della sua sofferenza. In questi viaggi, gli apostoli che sono vicino a Gesรน e che avrebbero dovuto capire, da tutta una serie di discorsi, di allusioni, di chiare espressioni che Lui si avviava verso la morte in croce, verso il supplizio piรน tremendo che la storia delle violenze possa ricordare, essi, i discepoli discorrono tra loro di altre cose, piรน umane e terrene, piรน di interesse economico e di potere e parlando di chi dovrร comandare, essere il primo, avere il potere nel regno di Dio.
Sono le contraddizioni della vita, sono le contraddizioni delle persone che seguono il Signore e quindi abbracciano la religione per avere sicurezze, posti, occupare ruoli. Gesรน invece parla di Croce, parla del servizio umile e disinteressato al quale tutti quanti siamo invitati a prendere parte in questo mondo, senza illuderci, senza illudere. Gesรน non illude i suoi apostoli e discepoli, anzi dice apertamente a cosa va incontro, non nasconde la veritร su una sua apparente sconfitta, quella della morte in croce, ma li chiama in causa per assumersi tutta la responsabilitร del discepolo che si pone ala sequela del maestro non per comandare ed essere il primo, ma per servire e dare la vita, scegliendo l’ultimo posto nella gerarchia dei potere umano e civile, religioso, che spesso affascina anche i piรน stretti collaboratori del Signore, visto come ragionano e come la pensano circa la loro futura sistemazione.
Il testo del Vangelo di Marco รจ di grande insegnamento sul modo di procedere in ordine all’adesione a Cristo e al sistema di pensiero che deve guidare un vero cristiano: essere servi, essere ultimi, e non cercare il potere la gloria, il primo posto. E se gloria di vuole cercare, sia quella della Croce, del donare la vita per i propri amici. E per raggiungere questa alta meta di vera spiritualitร e moralitร cristiana, bisogna prendere esempi dai bambini. Gesรน, infatti, quando arriva a Cafarnao e sta in casa con i suoi discepoli, cosa fa? Prese un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: ยซChi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandatoยป.
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Accogliere Cristo come bambini, nella semplicitร del cuore, della mente e del pensiero. I bambini non aspirano al comando, al potere, vivono con semplicitร la loro esistenza di infanti, senza coltivare sogni di potere che non si realizzeranno mai. Un sogno possibile per tutti รจ quello di prendere la croce e seguire Cristo sulla via del Calvario. Questo sogno รจ giร prefigurato nel brano della prima lettura di oggi, tratto dal Libro della Sapienza dove si parla del giusto condannato ad una morte infamante.
E’ storia del Crocifisso che molti secoli prima รจ prefigurata nei brani della sacra scrittura, al punto tale che il Messia, quello vero, dovrร necessariamente passare per la via della sofferenza e dell’umiliazione. Quello, appunto, che รจ capitato a Gesรน. Chi progetta il male nella sua mente non fa’ che poi il male nella vita e concretamente. E gli empi di cui parla il testo della Sapienza sono tutti coloro, che in secoli successivi, hanno poi decretato la morte in croce del Signore. Infatti a Gesรน gli hanno teso insidie gli empi del suo tempo, perchรฉ il suo insegnamento era di rimprovero per il loro modo di agire e di comportarsi a livello personale e sociale. La sinceritร del parlare di Cristo lo portรฒ alla condanna. Ed egli con umiltร accettรฒ la prova e sopportรฒ ogni umiliazione per amore dell’umanitร , Lui il Figlio di Dio, venuto in questo mondo per salvarci.
Una salvezza che richiede anche la nostra e risposta di fede e di amore verso il Signore e verso il nostro prossimo. San Giacomo apostolo, nella sua lettera che ci sta accompagnando in queste domeniche, ci rammenta cose importanti che dobbiamo necessariamente fare se vogliamo predisporre tutti gli atti per salvarci. Si tratta si evitare tutte quelle forme di aggressivitร , violenza, denigrazione, umiliazione e divisioni, che alimentano le persone che sono senza Dio e non hanno fede. Chi ha fede, sa capire, amare e perdonare e si libera da tutto ciรฒ che รจ perversione umane e degradazione morale. L’invito dell’Apostolo accogliamolo con sinceritร di intenti e di volere ed operiamo im modo che nella nostra vita non ci siano gelosia e spirito di contesa, disordine e ogni sorta di cattive azioni. D’altra parte da dove vengono le guerre e le liti che ci sono in mezzo a noi? Non vengono forse dalle nostre passioni che fanno guerra nelle nostre membra? Siamo pieni di desideri e non riusciamo a possedere; si uccide, si รจ invidiosi, ci si combattete e fa guerra su tutti fronti e contro tutti.
Non abbiamo tante cose perchรฉ non abbiamo l’umiltร di chiedete; e se chiediamo si chiedono cose non buone, perchรฉ si chiedono cose soddisfare cioรจ le nostre passioni. E allora quale risposta positiva dobbiamo dare a queste tendenze nefaste e distruttive che albergano in noi e in tutte le realtร ?. Dobbiamo chiedere la sapienza che viene dall’alto, che รจ anzitutto pura, pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera. Tale sapienza costruire ponti di pace e non alza muri di guerra e di ingiustizie, come si sta registrando in questi giorni davanti al dramma dei rifugiati e degli immigrati. Il cristiano non puรฒ restare insensibile a questi drammi di oggi, ma deve attivarsi nella logica della sapienza che viene dal cielo e che ci fa essere buoni ed accoglienti. Sia questa la nostra preghiera oggi: Signore, donaci la sapienza che viene dall’alto, perchรฉ accogliamo la parola del tuo Figlio e comprendiamo che davanti a te il piรน grande รจ colui che serve e non colui che spadroneggia sulle persone e sulle nazioni umiliando la dignitร di tanti fratelli e sorelle nella fede e in umanitร .
padre Antonio Rungi | via Qumran
XXV Domenica del Tempo Ordinario – Anno B
- Colore liturgico: bianco
- Sap 2, 12.17-20; Sal.53; Gc 3,16 – 4,3; Mc 9, 30-37
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesรน e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: ยซIl Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerร ยป. Essi perรฒ non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafร rnao. Quando fu in casa, chiese loro: ยซDi che cosa stavate discutendo per la strada?ยป. Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse piรน grande. Sedutosi, chiamรฒ i Dodici e disse loro: ยซSe uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tuttiยป.
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: ยซChi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandatoยป.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
- 20 – 26 Settembre 2015
- Tempo Ordinario XXV, Colore verde
- Lezionario: Ciclo B | Anno I, Salterio: sett. 1
Fonte: LaSacraBibbia.net