Pregare sempre senza stancarsi
Acqua, carne, guerra
Alle prove della mancanza di acqua dolce (Es 15,22-27) e di carne (16,1-35) che, in pieno deserto di Sin, suscitano la mormorazione di Israele che sta uscendo dalla schiavitรน dellโEgitto, YHWH risponde donando acqua dolce e abbondanza di manna e di quaglie. In unโulteriore tappa, a Refidรฌm, Israele patisce la mancanza di acqua, e su ordine di YHWH, Mosรจ procura lโacqua dalla roccia battendola col bastone con cui aveva percosso il Nilo (17,1-7).
ยซIl Signore รจ in mezzo a noi sรฌ o no?ยป aveva gridato il popolo (17,7), a Massa e Meriba, mettendo alla prova YHWH e litigando giuridicamente con lui. YHWH darร ancora prova che รจ in mezzo al suo popolo.
Sempre a Refidรฌm, ecco ora la prova militare della battaglia (Es 17,8-16, pericope che purtroppo viene limitata nella lettura liturgica ai vv. 8-13, con grave perdita della ricchezza interpretativa offerta dal v. 16).
La nota della Bibbia di Gerusalemme definisce molto bene le coordinate storico-geografico-letterarie di Es 17,8-16: ยซQuesto racconto antico, probabilmente di tradizione jahvista [ma dallo studioso M. Priotto classificata come deuteronomistica e ripresa da un autore sacerdotale, nota mia], riferirebbe una tradizione delle tribรน del sud. ร legato redazionalmente a Refidรฌm, dove si situava lโepisodio precedente. Di fatto, gli amaleciti avevano la loro abitazione piรน a nord, nel Negheb e sulle montagne di Seir (Gen 14,7; Nm 13,29; 1Cr 4,42s) e in questa regione bisogna cercare Corma (Nm 14,39-45; cf. Dt 25,17-19; 1Sam 15).
Presentato da Gen 36, 12.16 come nipote di Esaรน, Amalรจk รจ in realtร un popolo antico (Nm 24,20). Al tempo dei giudici si associa ai saccheggiatori di Madian. Davide lo combatte ancora. Poi non รจ piรน menzionato, se non in 1Cr 4,43 e Sal 83,8ยป.
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Fu soltanto al tempo quindi di Ezechia (716-687 a.C.) che gli amaleciti furono sconfitti definitivamente. ยซUn ricordo di questa rivalitร sopravvive nel personaggio Aman del libro di Ester, chiamato lโAgaghita (Est 3,10) dal noto re amalecita Agag (1Sam 15,32-33)ยป (M. Priotto). Refidรฌm ยซandrebbe collocata nel Wadi Refayd. Il deserto del Sinai corrisponde allโaltopiano er-Raha a nord del massiccio roccioso che il nome, Gebel Mรปsa (monte di Mosรจ) e tutta la tradizione biblica identificano col monte Sinai o Oreb (Horeb) della Bibbiaยป (E. Galbiati โ F. Serafini).
La battaglia di Giosuรจ
Il vero comandante militare del popolo di Israele, Mosรจ, ordina seccamente al suo aiutante Giosuรจ: ยซScegli, esci, combattiยป (cf. v. 9). Nominato per la prima volta nel libro, Giosuรจ (โDio salva/Yeรดลกuaโโ) โ che in Es 24,13; 33,1 รจ menzionato come โaiutante liturgico/meลกฤrฤtโ di Mosรจ โ col suo stesso nome giร allude alla veritร ultima che il brano vuole trasmettere: รจ YHWH che salva il suo popolo, non la forza militare e le battaglie degli uomini.
Mosรจ promette che il giorno seguente egli starร ritto su โil monteโ โ letteralmente una collina (isolata) โ con il bastone di Dio โnella sua manoโ. Non รจ piรน il bastone con cui Mosรจ ha percosso il Nilo (17,5); ora รจ il bastone di Dio che sta nella sua mano. ยซIl nome del giovane capo ricorda che la salvezza proviene da YHWH; il monte indica sicuramente un luogo sacro e conosciuto; infine, il bastone che Mosรจ deve prendere รจ qualificato, a differenza del bastone di 17,5 come [โฆ] bastone di Dio, quasi per eliminare unโinterpretazione magica; si tratta, infatti, di un โbastone teologicoโ che, come in 4,20, cosรฌ anche qui intende affermare la preminenza dellโazione di Dio: non sarร lโazione di Mosรจ nรฉ lโazione magica legata a un amuleto, ma soltanto lโazione gratuita ed efficace di Dio a propiziare la vittoria degli israelitiยป (M. Priotto).
Giosuรจ obbedisce prontamente agli ordini di Mosรจ ed esce in battaglia. Mosรจ, il fratello sacerdote Aronne e Cur salgono sul monte quasi in una processione liturgica. Cur, che compare qui per la prima volta, รจ annoverato fra i responsabili del popolo, condivide il ministero sacerdotale con Mosรจ e Aronne e in 24,14, sempre assieme ad Aronne, compare come responsabile dellโattivitร giudiziaria.
La โpreghieraโ di Mosรจ
Quando Mosรจ alzava la sua mano (singolare, cosรฌ il testo ebraico) โ e quindi anche il bastone di Dio โ, Israele prevaleva in battaglia; quando Mosรจ abbassava la sua mano โ e quindi anche il bastone di Dio โ, vinceva il nemico Amalรจk.
ยซQuando le mani di Mosรจ (divennero) pesanti, presero una pietra, la collocarono sotto di lui ed egli vi si sedetteยป, mentre Aronne e Cur sostengono ciascuno una mano di Mosรจ (โle sue maniโ). Le mani alzate e aperte โ col bastone di Dio in una โ esprimono apertura completa allโaiuto che YHWH vorrร dare al suo popolo. ร il gesto tipico della preghiera. Potrebbe essere vista come intercessione, un gesto di benedizione o di maledizione, un giuramento, un incitamento alla lotta.
Simile al gesto di Mosรจ รจ quello di Giosuรจ, ยซche, su ordine di YHWH, tende costantemente il giavellotto verso la cittร di Ai fino alla sua caduta (Gs 8,18-26); anche Mosรจ, sebbene meno esplicitamente, compie un gesto ispirato da Dio: รจ soltanto su questo piano che รจ possibile interpretare i gesti di Mosรจ e di Giosuรจ come segno dellโintervento salvifico divino!ยป (M. Priotto).
Non viene riportato alcun contenuto esplicito della โpreghieraโ di Mosรจ. ยซLa preghiera di Mosรจ non [รจ] tanto sul versante dellโintercessione [โฆ] quanto piuttosto della testimonianza della presenza attiva di YHWH in favore degli israeliti: vedendo il bastone di Dio che Mosรจ tiene alzato, essi riconoscono la presenza di YHWH che combatte per loroยป.
Le sue mani divennero โฤmรปnฤh
Continua il gioco letterario de โla (sua) mano/le (sue) maniโ. Dalla constatazione che le mani sono โpesanti/kebฤdรฎmโ, espressa con una frase nominale senza verbo, si passa a notare โ col verbo finito โ il fatto che esse divenne(ro) dinamicamente โโฤmรปnฤh/fermezzaโ, un termine astratto che va interpretato in senso largo. ร il passaggio ยซnon solo da uno stato di stanchezza fisica a una condizione di fermezza, ma anche un atteggiamento spirituale: la ferma fede in YHWHยป (M. Priotto).
La vittoria su Amalรจk รจ menzionata brevemente, rispetto alle lunghe descrizioni belliche dellโIliadeโฆ: Giosuรจ ยซโfiaccรฒ/wayyaแธฅฤlลลกโ Amalรจk e il suo popolo a fil di spadaยป. Non che Giosuรจ e i suoi prima lo sconfiggano e poi (cosรฌ CEI 2008!), a sangue freddo, passino a finire a fil di spada i sopravvissuti, sani o feriti che fosseroโฆ In Es 32,18 il sostantivo แธฅฤlรปลกฤh esprime โla disfattaโ, per cui si potrebbe tradurre il v. 13 con โfiaccรฒโ, โindebolรฌโ. La versione greca della LXX traduce con โetrepsato/mise in fugaโ, che pare ben tradurre il raro verbo ebraico.
Il v. 13 non รจ quindi una descrizione (di malcelata soddisfazione) di una ferocia belluina, disumana ed efferata, ma la constatazione che YHWH ha procurato al suo popolo una disfatta del nemico โcol filo della spadaโ, tramite lโazione bellica dei guerrieri. La preghiera/testimonianza di Mosรจ รจ stata quindi efficace.
Preghiera, armi e battaglie
Mosรจ โpregaโ, gli uomini combattono, ma รจ YHWH a vincere. Il bastone alzato da Mosรจ รจ il bastone di Dio.
YHWH vuole liberare il suo popolo dalla schiavitรน egiziana, un grande male. Il Dio della Bibbia non puรฒ mai sopportare il male. Egli battaglierร sempre contro il male e si opporrร sempre a coloro che sbarrano la strada alla sua opera liberatrice, scegliendo cosรฌ, piรน o meno liberamente, di diventare suoi โnemiciโ.
La vittoria รจ solo di YHWH, perchรฉ in definitiva la battaglia di Amalรจk era contro di lui. Lo sottolineano con forza i vv. 15b-16, con i quali si conclude la pericope, che doveva essere letta fin qui anche nella liturgia. Costruito un altare, Mosรจ ยซgli diede il nome โYHWH รจ il mio vessilloโ; e disse: โUna mano contro il trono di YHWHโ! Vi sarร guerra per YHWH contro Amalรจk, di generazione in generazione!โยป.
Lโapostolo Paolo esprimerร perfettamente la vera posta in gioco, la vera lunga โguerraโ, le sue ripetute โbattaglieโ e le vere โarmiโ da impiegare: ยซIn realtร , noi viviamo nella carne, ma non combattiamo secondo criteri umani. Infatti le armi della nostra battaglia non sono carnali, ma hanno da Dio la potenza di abbattere le fortezze, distruggendo i ragionamenti e ogni arroganza che si leva contro la conoscenza di Dio, e sottomettendo ogni intelligenza allโobbedienza di Cristoยป (2Cor 10,3-5).
La preghiera e la battaglia. Entrambe sono necessarie.
Ma a vincere รจ solo la potenza Dio, quando vuole lui e come vuole lui.
Con le armi di Dio.
La preghiera instancabile
Lโatmosfera che si respira nella sezione del Vangelo di Luca Lc 17,11โ18,30 รจ escatologica (cf. il nostro commento alla pericope di Lc 17,11-19 letta domenica scorsa, la XXVIII per annum C).
Si parla infatti dellโopera di Dio (cf. 17,15b-16a), del Regno di Dio (17,20; 18,16), del giorno del Figlio dellโuomo che รจ il giorno di Dio (17,22), della fine (18,5 ยซfino alla fineยป; CEI 2008: ยซcontinuamenteยป), del Figlio dellโuomo che verrร (18,8b), della vita eterna (18, 18.30), della salvezza (18,26).
Al tema escatologico del Regno e della venuta del Figlio dellโuomo vanno quindi ricondotte tutte le sotto-tematiche presenti nelle varie pericopi.
Molto sensibile al tema della preghiera, lโevangelista Luca raccoglie allโinizio del c. 18 alcuni insegnamenti essenziali sul tema. Egli mette un titolo โredazionaleโ al primo brano (18,1-8) sottolineando โil dovere/to deinโ, inculcato da Gesรน, di pregare โe di non stancarsi/kai mฤ egkakeinโ in questo (18,1). Non bisogna cedere al male (โkak), venire meno, scoraggiarsi, desistere dal continuare la battaglia (con Dio? con noi stessi?).
Come spesso nel suo insegnamento, Gesรน racconta un parabola, dalle mille sfumature. Potrebbe dimostrare la necessitร di pregare senza stancarsi, ma anche parlarci di Dio, del suo modo di agire, della fede dellโultimo giornoโฆ
Dopo la presentazione dei personaggi e della richiesta (vv. 2-3), segue la reazione del giudice (vv. 4-5) e lโapplicazione compiuta da Gesรน (vv. 6-8).
Il giudice di una cittร non aveva rispetto ossequioso per Dio, e quindi men che meno per alcun uomo/donna, sua immagine, sua presenza e trasparenza terrena.
Nella stessa cittร abita una vedova, elemento debole e indifeso della societร , che il Dio della Bibbia protegge infatti con leggi ad hoc (decime, spigolature ecc.). Essa chiede che il giudice le renda giustizia nei confronti del suo avversario: ekdikeson me รจ un imperativo aoristo ingressivo: inizia a farmi giustizia, inizia a fare questa e questa azione sola).
La Bibbia ricorda che ยซIl Signore โprotegge/ลกลmฤrโ i forestieri, egli โsostiene/yeโรดdฤdโ lโorfano e la vedova, ma sconvolge le vie degli empiยป (Sal 146,9), a coronamento di tutto il Salterio. Ma chi dimentica Dio, come รจ il caso del giudice, sfigurerร anche lโuomo.
YHWH: giustizia per la vedova
Is 10,1-2 ammonisce con severitร : ยซGuai a coloro che fanno decreti iniqui e scrivono in fretta sentenze oppressive, per negare la giustizia ai miseri e per frodare del diritto i poveri del mio popolo, per fare delle vedove la loro preda e per defraudare gli orfaniยป. YHWH stesso prende le difese degli indifesi: ยซโฆ il Signore, vostro Dio, รจ il Dio degli dรจi, il Signore dei signori, il Dio grande, forte e terribile, che non usa parzialitร e non accetta regali, rende giustizia allโorfano e alla vedova, ama il forestiero e gli dร pane e vestitoยป (Dt 10, 17-18).
ยซโฆ Scomparso il distruttore della regione, allora sarร stabilito un trono sulla mansuetudine, vi siederร con tutta fedeltร , nella tenda di Davide, un giudice sollecito del diritto e pronto alla giustiziaยป (Is 16,4b-5). Il Germoglio di Davide รจ atteso con trepidazione per i tempi messianici: ยซSi compiacerร del timore del Signore. Non giudicherร secondo le apparenze e non prenderร decisioni per sentito dire; ma giudicherร con giustizia i miseri e prenderร decisioni eque per gli umili della terraยป (Is 11,3-4 a).
Fino alla fine: un โocchio neroโ?
โPer un poโ di tempo/epi chrononโ il giudice non volle rendere giustizia alla vedova nei confronti del suo avversario giuridico, ma alla fine, anche se riafferma di non temere Dio e non di non curarsi degli uomini (esiste solo lui al mondo!), cede alle insistenze della vedova solo per scrollarsi di dosso il fastidio pesante (kopon) che gli procura, perchรฉ alla fine/eis telos, presa dalla forza rabbiosa della frustrazione, non gli facciaโฆ โun occhio nero/hypลpiazฤi meโ.
Lโesasperata lo sta esasperando, facendogli forse perdere anche un poโ della stima che gode in cittร โฆ A malincuore, con tutta la calma possibile, le verrร incontroโฆ Non per senso di giustizia, ma per lโinsistenza della vedova sentita come fastidio indisponente e potenzialmente pericoloso addirittura per la propria incolumitร fisica. Il colmo dellโironia: una donna, una povera donna vedova che fa un occhio nero a un uomo, che ricopre lโalta carica di giudice nella cittร !
Il giudice avverte che deve averla esasperata oltre ogni limiteโฆ
Li farร aspettare a lungo?
Gesรน (โIl Signoreโ risorto, come spesso lo chiama lโevangelista Luca) compie lโapplicazione della parabola. Fornisce subito un chiaro giudizio morale negativo sul giudice indolente e irrispettoso dei propri doveri: รจ un giudice ingiusto, iniquo (โil giudice dellโingiustizia/ho kritฤs tฤs adikiasโ).
Il genitivo ebraico รจ piรน forte dellโaggettivo. Quel giudice รจ tutto intriso della mancanza di giustizia, raccomandata da YHWH nella legislazione emanata da Mosรจ. Non temendo Dio, e men che meno il Dio di Israele YHWH, il giudice non mette in pratica i suoi comandi presenti nella legislazione riguardanti i suoi doveri e finisce per oltraggiare le giuste attese della povera gente di vedere riconosciuti i propri diritti anche nelle assisi giudiziarie di piรน alto livello.
Si pensi come sia attuale questa situazione. ร identica a quella di popoli e di continenti interi che, ancor oggi, sono vittime dellโONU dalle armi spuntate e dominata da poche potenze, bisognosa di profonda riforma nelle sue strutture di governance e di rinnovata autoritร per imporre lโosservanza delle proprie decisioni.
Gesรน si domanda retoricamente se Dio ยซnon farร forse assolutamente giustizia/ou mฤ poiฤsฤi tฤn ekdikฤsinโ ai suoi eletti che gridano notte e giorno verso di luiยป. La domanda, aperta dalla particella interrogativa mฤ, rafforzata da quella che la precede โ ou โ, attende una risposta necessariamente negativa: certamente Dio farร giustizia ai suoi eletti. Questโultimo termine รจ usato dal NT in un contesto escatologico (cf. Mc 13, 20.22.27; Mt 20.16; 24, 22.24.31), non necessariamente perรฒ da Luca che lo impiega solo in 23,35, detto di Gesรน, lโEletto.
Il contenuto della domanda retorica di Gesรน รจ ripreso dal grido che il veggente dellโApocalisse sente uscire da sotto lโaltare da parte degli immolati a causa della parola di Gesรน e della loro testimonianza: ยซFino a quando, Sovrano, tu che sei santo e veritiero, non farai giustizia (ou krineis) e non vendicherai il nostro sangue (kai ekdikeseis to haima hฤmลn) contro (ek) gli abitanti della terra?ยป (Ap 16,10).
La stessa attesa di giustizia รจ espressa in Ap 19,1-2: ยซDopo questo, udii come una voce potente di folla immensa nel cielo che diceva: โAlleluia! Salvezza, gloria e potenza sono del nostro Dio, perchรฉ veri e giusti sono i suoi giudizi. Egli ha condannato (ekrinen) la grande prostituta che corrompeva la terra con la sua prostituzione, vendicando su di lei (kai exedikฤsen to haima tลn doulลn autou ek cheiros autฤs) il sangue dei suoi servi!โยป (trad. CEI 2008; trad. U. Vanni: ยซvendicando il sangue dei servi suoi dalla mano di leiยป].
Dio farร giustizia ai suoi eletti (in un contesto solo escatologico?), renderร giustizia ai credenti che gridano a lui in un contesto di persecuzione e di prova. Una preghiera fra persecuzioni, un poโ diversa da quella insistente di un uomo verso un suo amico per un poโ di pane, riportata quasi come una parabola gemella in Lc 11,5-13.
Dio renderร giustizia ai suoi eletti che gridano nella prova, e perciรฒ non li farร dunque attendere a lungo, dilazionando i tempi (makrothymei), allungando (makro-) il respiro umido (thymos) del suo intimo cosicchรฉ il tempo si allunghi allโinfinito?
La realtร avvertita dai discepoli che vivono nella prova dolorosa รจ perรฒ proprio questa: Dio dilaziona la sua risposta. In questo aspetto sembra che il comportamento del โgiudice dellโingiustiziaโ della parabola illustri positivamente quello di Dio!
Ma Dio รจ giusto, e non giudice dellโingiustizia! Il comportamento di Dio sembra conforme a quello del giudice iniquo, ma la parabola vuole ricordare e illustrare la difformitร ontologica di Dio (che รจ giusto e vindice di giustizia) rispetto al giudice ingiusto. Questo porterร Dio a comportarsi nella pratica in modo diametralmente opposto a quello del giudice terreno.
Agere sequitur esse. Dalla Fonte della Giustizia non puรฒ che nascere un comportamento secondo giustizia, una prassi giusta che rende giustizia a chi la attende.
Prontamente
Dio non farร attendere a lungo i suoi, farร giustizia โen tachei/velocementeโ (v. 8). ร la convinzione di Gesรน espressa nellโapplicazione della parabola. Le traduzioni rendono in modo diverso lโespressione avverbiale greca di natura modale-temporale: ยซprontamenteยป (CEI 2008), ยซsenza tardareยป (L. Bovon), ยซsubitoยป (S. Fausti), ยซcon celeritร ยป (G. Rossรฉ), ยซprontamenteยป (S. Grasso, F. Mosetto, L.T. Johnson), ยซpromptementยป (C. Chouraqui), ยซsoonยป (I. Howard Marshall, WYC), ยซunverzรผglichยป (Einheitsรผbersetzung), ยซquicklyยป (NIV, NLT, GNT), ยซspeedilyยป (NEV, KJV, ASV, DBT, ERV, WEB, ISV), ยซbien viteยป (TOB), ยซprompte justiceยป (La Bible de Jรฉrusalem), ยซsin tardarยป (Nueva Biblia Espaรฑola), ยซbem depressaยป (Bรญblia Sagrada, Traduรงao da CNBB-brasiliana).
ร evidente che i tempi e le modalitร di esaudimento della drammatica supplica โdi coloro che gridano a gran voce/tลn boลntลnโ in continuitร , di giorno e di notte, saranno i tempi e le modalitร di Dio. Essi non sono rapportabili esattamente ai tempi e alle attese degli uomini, dei discepoli che pur sono nella prova e nella sofferenza. Il taglio della parabola รจ escatologico (solo?).
Testimonianza
La risposta di Dio ci sarร , รจ certa, โveloceโ. I tempi e le modalitร non sono invece prevedibili. Tra il tempo di Gesรน e quello della parusia cโรจ il tempo della Chiesa, il tempo della testimonianza. Luca lo ricorda chiaramente in una delle due parti del suo discorso escatologico (cf. Lc 21,12-19), specialmente in Lc 21,12: ยซMa prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianzaยป. Piรน corrispondente al testo greco (apobฤsetai hymin eis martyrion) sembra perรฒ essere la traduzione: ยซQuesto risulterร essere una testimonianza per voiยป. Una testimonianza che la vostra persecuzione รจ una chiara attestazione che siete nella veritร , perchรฉ state ricalcando fedelmente le orme del vostro Signore, che ha sofferto, รจ morto ed รจ risorto.
In Lc 21,19 si preannuncia la salvezza finale, il segreto che deve sostenere lโattesa prolungata e sofferente della comunitร ecclesiale scossa dalle prove: ยซCon la vostra perseveranza (en tฤi hypomonฤi hymลn) salverete la vostra vitaยป. ร la capacitร di ยซrimanere (menล) sotto (hypo) una situazione sopportandola con costanzaยป.
Alla Chiesa destinataria del Vangelo di Luca e a quella di tutti i tempi, tentata di cedere alla sfiducia nelle prove e nelle persecuzioni, รจ indirizzato un forte messaggio di speranza certa, fondata sulla personalitร intima di Dio, giudice giusto e attento al cammino dei suoi figli e di tutti gli uomini nella storia. La qualitร della sua persona garantirร lโefficacia salvifica della sua risposta. La salvezza non comporta perรฒ necessariamente anche la non sopravvivenza integra a livello fisicoโฆ
Sarร il tempo necessario e tipico della Chiesa, perchรฉ in essa si realizzi la pienezza (โteologicaโ piรน che numericaโฆ) della testimonianza ecclesiale, anche martiriale.
Questa รจ infatti la risposta data alla drammatica questione da Ap 6,9-11: ยซQuando lโAgnello aprรฌ il quinto sigillo, vidi sotto lโaltare le anime di coloro che furono immolati a causa della parola di Dio e della testimonianza che gli avevano reso. E gridarono a gran voce: โFino a quando, Sovrano, tu che sei santo e veritiero, non farai giustizia e non vendicherai il nostro sangue contro gli abitanti della terra?โ. Allora venne data a ciascuno di loro una veste candida e fu detto loro di pazientare ancora un poco (hina anapausontai eti chronon), finchรฉ fosse completo il numero dei loro compagni di servizio (lett.: fossero completi i loro compagni di servizio/heลs plฤrลthลsin hoi syndouloi autลn) e dei loro fratelli, che dovevano (hoi mellontes) essere uccisi come loroยป.
Troverร la fede?
La tonalitร escatologica erompe pienamente nellโultimo versetto dellโapplicazione della parabola.
Gesรน, il Signore risorto, si domanda se quando verrร nella pienezza escatologica quale Figlio dellโuomo che ha sofferto sรฌ, ma che รจ anche giudice ultimo โ come ben scritto nellโapocrifo libro di 1Enoch โ troverร la fede in lui, la fiducia e lโaffidamento della propria vita alla sua persona di Signore risorto.
ร lโultimo โscivolamentoโ (glissamenet) semantico della parabola. Forse la โpuntaโ dellโapplicazione, dopo โla punta/le punteโ della parabola. Si passa, infatti, dallโinsegnamento circa la preghiera instancabile (conforme a quella della vedova), alla certezza della giustizia che Dio renderร โvelocementeโ ai suoi eletti nella prova e nelle sofferenze (difformemente dal giudice ingiusto) โ, pur perรฒ apparentemenete conforme allโatteggiamento indolente del giudice ingiusto โ, alla domanda cruciale sul ritrovamento o meno della fede sulla terra al momento della venuta escatologica del Figlio dellโuomo.
Una pericope, questa di Luca 18,1-8, ricca dโinsegnamenti, drammatica per il morso che dร alla carne viva dei discepoli del Signore, disseminati fra tanti popoli in testimonianza martiriale del loro Signore, ma partecipi con loro di tante ingiustizie che โgridano vendetta al cospetto di Dioโ.
Non una โvendettaโ capricciosa, efferata e disumana/non divina, ma un โrendere giustiziaโ alla veritร delle cose, un far fiorire finalmente nella vita piena la testimonianza di fede sofferta data al Signore risorto della storia da parte della sua sposa che cammina fra le prove e le persecuzioni.
La sposa grida a voce alta, a nome di tutti, che possa apparire finalmente dove sta la vera vita, dove trova casa la vera ricchezza dellโumano, dove abita la vera felicitร dei discepoli, dove trova consistenza la riconosciuta dignitร dellโuomo e del creato, casa comune dellโumanitร .
Occorre pregare con una preghiera instancabile, non tanto per stancare Dio e piegarlo ai nostri voleri (come nella parabola, che conserva la sua veritร ad altri livelli), ma per allargare il nostro cuore alla sua volontร e alla sua giustizia. Perchรฉ inizi a rivelarsi pienamente fin dโora, in attesa dellโultima ora.
La preghiera costante ricorderร a Dio di ricordarsi dei discepoli del suo Figlio che soffrono e di far fiorire presto la sua veritร e la sua vita sulla terra.
La pregherร instancabile โsmuoverร โ Dio, ma soprattutto smuoverร il cuore dellโuomo, perchรฉ non diventi un animale senza timore di Dio e incurante degli uomini.
Bestia solinga in un universo desertificato, senza Dio e senza uomini.
Troverร il Veniente la fede? Sรฌ!
Lo Spirito di Dio non farร seccare il suo dolce flusso di vita filiale.
Il Figlio di Dio, lo Sposo, non abbandonerร la sua sposa nei meandri grevi di sangue e di ingiustizia della storia.
Dio Padre troverร la fede perchรฉ non si stancherร di guardare i suoi figli, la gioia dei suoi occhi.
Commento a cura di padre Roberto Mela scj
Fonte del commento: Settimana News