Il lievito Madre
Lo chiamarono per nome a più riprese: non riuscivano a staccarsi da quel sasso che le separava dall’Amore. La voce di una, che s’udiva appena, faceva a pugni coi singhiozzi di quell’altra che s’udivano più forti. Piangevano, ciascuna alla sua maniera: «Non sapevo bene cosa dirgli. Mi sentivo molto maldestro. Non sapevo bene come toccarlo, come raggiungerlo. Il paese delle lacrime è così misterioso» (A. de Saint-Exupéry). L’altra ancora, senza sospettar d’essere udita, Gli diceva cose che in vita l’avrebbero impacciata solo a pensarle: così facendo, sfogava una passione per Lui che non riusciva più a frenare. Loro son donne, e le donne sanno come si piange senz’apparire melense. L’oscurità, poi, ne vinse l’ardore: s’incamminarono verso casa. Una incespicò nei grovigli, l’altra in un ciottolo: l’appuntamento era all’indomani. All’alba. Intorno, nel frattempo, odore di terra calda e bagnata: un conto regolato, un affare finito. E tanto inutile odio, ricaduto nel cuore di chi, adesso, gridava: “Vittoria! Ucciso il Capitano!”
La Madre – afflitta ma non scoraggiata, sovrappensiero ma non sbalordita, di corsa ma non in fuga – stava come trent’anni addietro: «Serbava tutte queste cose nel suo cuore» (Lc 2,51). Lei come le altre Marie: «Poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati». Pur stanche, affrante, imbastirono l’ultimo lavoro: prepararono l’occorrente per il giorno dopo. Lavate le stoviglie, misero in tavola scodelle, biscotti e latte: prepararono la colazione prima d’addormentarsi. Segno che la speranza nel domani ancora non era stata uccisa nel cuore. Poi, com’era giusto, «osservarono il riposo secondo il comandamento» (Lc 23,32).
Quanto alla madre, era l’eco prolungato della Passione: si toccava la fronte per cercare le spine, si guardava le mani per scrutare il buco dei chiodi, si toccava il petto per snidare flutti di sangue e acqua. E’ Madre: e siccome è madre, ciò che han fatto al Figlio l’han fatto a Lei. Non dovette affatto dormire Lei: se lo fece, fu più un dormiveglia che un sonno riparatore. E’ legge di vigilanza: s’addormenta la sentinella, la città è in allarme. Se, stavolta, s’addormenta Maria è l’umanità a sprofondare nel buio. E’ il Regno a crollare: «Il regno dei cieli – scrisse Matteo – si può paragonare al lievito, che una donna ha preso, impastato con tre misura di farina perchè tutta si fermenti» (Mt 13,33). Trafitto Cristo, amici e nemici han detto: “E’ morto il Regno, è finito il sogno di quel Regno così avventuriero”.
Fu di Maria la salvaguardia di quel Regno: di sabato quel Regno sospettò d’essere in frantumi, fu di sabato che una donna, senza che nessuno manco s’accorgesse, stette sveglia per mantenere in vita il lievito-madre. Il lievito è materia fragile: è l’acqua che si sposa con la farina. E’ pasta madre che abbisogna d’esser nutrita regolarmente per partorire una vera e propria magia, che permetterà di lievitare lentamente, nella maniera giusta. E’ lievito-Madre del Regno, Maria. Del Regno di suo Figlio: continua ad alimentarlo nel giorno in cui i dipendenti hanno indetto sciopero generale, nel tempo difficile della crisi, il giorno in cui qualcuno sparse voce che il Regno del lievito aveva fallito. Maria, testarda, stette in bottega.
Su per la cima gobba del Golgota, la Donna non portava la croce in spalla: le spalle eran tutte indaffarate a portare in groppa la speranza. Di sabato Maria non chiuse occhio: le sue palpebre, restando aperte, permisero alla luce di non spegnersi. Di non farsi buio. Vegliò tutta la notte del venerdì: fu notte d’insonnia, di pensieri (ri)pensati. Di sabato fece la veglia al Regno del Figlio: mani in pasta tenne alimentato il lievito della speranza, con la luce della carità. “Tornerà – è la sua litania ripetuta ad ogni viso mesto incrociato -. L’ha promesso, non mentirà”. Nel frattempo, da Madre, ripensò a più riprese al suo Figliolo, ai figli suoi che, di fatto, eran diventati figli anche di Lei. Li sapeva sparsi, come rondini stordite: se li tenne uniti nella memoria, tutti. E, mani nel lievito, fece un pensiero per Giuda: s’agganciò, in quell’istante, al cuore del Figlio. Maria, lievito-Madre, ora pro nobis.
don Marco Pozza
(Qui tutti i precedenti commenti al Vangelo di don Marco)
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