ASCOLTATEMI TUTTI E COMPRENDETE BENE
In quel tempo, 1. si riunirono attorno a lui i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme.
La liturgia ci ripresenta il Vangelo di Marco dopo l’interruzione con la lettura del capitolo sesto del Vangelo di Giovanni, che ha occupato diverse domeniche.
All’inizio di questo settimo capitolo, Gesù viene interrogato dagli scribi (che conoscono la legge) e dai farisei (che si lodano di osservare la legge) circa le norme liturgiche che comportavano una purezza rituale molto rigorosa, sotto pena di peccato. Per la religione ebraica erano questioni di primaria importanza e rendevano difficile la vita della gente.
Da Gerusalemme, gli avversari erano giunti appositamente in Galilea per indagare circa la predicazione e l’attività di Gesù, forse su richiesta dei farisei del posto.
- Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate 3. – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi
L’evangelista Marco spiega nei dettagli le usanze ebraiche in quanto si rivolge ad una comunità proveniente dal paganesimo. Riguardo alle norme dello stare a tavola, era impossibile per gli ebrei prendere cibo con gli stranieri, con i pagani, con i peccatori, perché ritenuti impuri e profani (cfr. Atti 10,28).
La controversia tra Gesù e i suoi avversari nasce dalle regole di purificazione in uso. Era prescritto che le mani dovessero essere lavate prima del pasto. Contravvenire a questa prescrizione significava non essere osservanti della legge. Anche in altre religioni si riteneva che fosse necessario prepararsi con purificazioni all’incontro con la divinità.
I discepoli di Gesù, tuttavia, vanno a tavola senza prima aver fatto l’abluzione rituale delle mani, ma questo comando nella Torah è rivolto solo ai sacerdoti che devono fare l’offerta, il sacrificio (cfr. Esodo 30,17-21). I gruppi intransigenti e integralisti pretendono che i loro adepti si comportino come i sacerdoti che servono al tempio, con un’osservanza ossessiva di norme di purità.
Gesù vuole che i suoi discepoli siano liberi da osservanze che non è Dio a richiedere. Si tratta di manifestazioni esteriori che Gesù non approva perché non coincidono con la vera adesione a Dio.
- e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti -,
Quando tornavano dal mercato gli ebrei facevano un bagno completo per purificarsi dall’impurità contratta a contatto con le persone e con le merci. Il lavaggio di stoviglie e di altri oggetti era prescritto dalle norme rituali.
- quei farisei e scribi lo interrogarono: “Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?”.
I farisei sono scandalizzati dal comportamento trasgressivo dei discepoli, che non rispettano integralmente le norme esteriori ereditate dal passato.
Anche oggi siamo appesantiti dalle regole del potere, del mercato, della moda, della convenienza, del prestigio, ma l’unica legge che Dio ci prescrive è quella dell’amore.
Gesù è venuto per liberare l’uomo dalle schiavitù accumulate, frutto di tradizioni che non coincidono con l’intenzione del Creatore.
- Ed egli rispose loro: “Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da
La compassione di Gesù si scontra con la formale esteriorità dei farisei che non si accorgono e non condividono per nulla le fatiche, le sofferenze, le angosce della gente. Gesù sana i malati che gli portano, consola gli afflitti, risuscita i morti. I farisei, invece, disquisiscono circa questioni di grande marginalità. Tutto questo fa dire a Gesù quanto grande è la distanza tra il comportamento farisaico e la bontà di Dio Padre che ha viscere di tenerezza e di compassione per il popolo sofferente.
Il profeta Isaia (29,13) afferma la distanza tra la ritualità esterna e l’interiore adesione a Dio. Gesù riprende le sue parole ed accusa di ipocrisia i suoi avversari.
“Ipocriti!”: dal greco “attore”, il termine significa una persona che parla o agisce fingendo di avere delle virtù che non ha, che ostenta azioni o sentimenti buoni, che dissimula i suoi difetti, che cerca di ingannare gli altri o di attirarsi il loro favore. Nel teatro greco l’ipocrita è il capocoro, colui che fa da solista, il protagonista. In questo caso il termine si riferisce a chi desidera emergere sugli altri, colui che fa del proprio io il suo dio. Siccome gli attori greci e romani usavano grandi maschere appositamente costruite per amplificare la voce, il termine greco hypokritès identifica, in modo metaforico, colui che simula un personaggio che non è in realtà. In senso negativo è diventato sinonimo di astuzia e malvagità. In questo versetto, i farisei vengono chiamati ipocriti perché si sono posti una maschera per apparire quello che non sono. In realtà hanno il cuore lontano sia da Dio che dall’uomo.
- Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di
I farisei impongono dottrine e precetti che sono frutto di giudizi umani, per detenere il potere sulle folle. Sono adoratori non di Dio, ma di se stessi.
- Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini”.
I farisei pensano di rendere culto a Dio, ma in realtà sostituiscono i suoi comandamenti con precetti umani, fatti passare per volontà divina.
- Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: “Ascoltatemi tutti e comprendete bene! 15. Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro.
La liturgia salta i versetti dal 9 al 13. Da questo versetto Gesù non si rivolge più ai farisei, ma alla folla: insegna che il male viene scelto dall’uomo e viene dall’interno di decisioni prese nel proprio cuore, non dall’esterno. La conseguenza dell’insegnamento di Gesù è la cancellazione delle norme rituali levitiche. Rivendica che ogni realtà vivente è buona. Il bene e il male dipende dal buono o dal cattivo uso di quanto ci è messo a disposizione.
- Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, 22. adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. 23. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo”.
Gesù ora si rivolge ai discepoli che, tornati a casa, chiedono spiegazioni al Maestro. Elenca dodici vizi, unico elenco presente nel Vangelo. Alla base di tutti i comportamenti malvagi ci sono i ragionamenti perversi, da cui scaturiscono tutti i mali, perché ottenebrano la coscienza. Sono tutti peccati che riguardano il rapporto contro il prossimo. “Saremo giudicati sull’amore” (cfr. Matteo 25,31-46), quindi il peccato è la scelta del male, dell’odio, della divisione, dell’affermazione personale per schiacciare gli altri.
Il fine della vita cristiana è l’unione con Dio e l’unità con il prossimo, per cui abbiamo bisogno di diventare liberi dalle sollecitazioni al male; di purificarci dalle nostre esteriorità; di correggere le intenzioni profonde; di eliminare le sicurezze date da pratiche esterne e aprirci alla novità del Vangelo. Gesù, infatti, ci invia ai poveri, agli esclusi, agli emarginati e dobbiamo guardare la vita e gli altri con lo stesso sguardo di Cristo, che si accorge dei bisogni e delle sofferenze di quanti vivono ai margini della società, cominciando da coloro che ci sono accanto e che, magari senza accorgerci, trascuriamo e allontaniamo.
Abbiamo bisogno di fare discernimento perché la norma ultima di comportamento sia fare la volontà di Dio, senza escludere nessuno dal nostro amore. Saremo così i benvenuti al banchetto eterno, al quale il Padre attende tutti noi, suoi figli, bisognosi di perdono, di misericordia, di tenerezza. Nel suo eterno abbraccio non ci sarà più divisione alcuna, nessuna ipocrisia, ma vivremo tutti nella verità e nell’amore. Cominciamo già qui, in terra, ad anticipare, con la conversione, questa infinita gioia!
Suor Emanuela Biasiolo
LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno B
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- Colore liturgico: Verde
- Dt 4, 1-2. 6-8; Sal.14; Gc 1, 17-18. 21-27; Mc 7,1-8.14-15.21-23
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini.
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 7,1-8.14-15.21-23
In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme.
Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?».
Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto:
“Questo popolo mi onora con le labbra,
ma il suo cuore è lontano da me.
Invano mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini”.
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate
la tradizione degli uomini».
Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». E diceva [ai suoi discepoli]: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
- 02 – 08 Settembre 2018
- Tempo Ordinario XXII
- Colore Verde
- Lezionario: Ciclo B
- Anno: II
- Salterio: sett. 2
Fonte: LaSacraBibbia.net
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