Commento al Vangelo a cura di don Giovanni Berti
“Aumenta la nostra fede”, chiedono i discepoli a Gesù…
Se prendiamo il brano del Vangelo nel suo contesto più ampio comprendiamo da dove nasce questa domanda, che non è buttata lì a Gesù in modo freddo o per caso. Pochi versetti prima (tagliati dal brano proposto nella liturgia domenicale) nel capitolo 17, Luca ci dice che Gesù ha appena chiesto delle cose molto impegnative ai suoi discepoli: evitare scandali con chi è piccolo e perdonare sempre…
Da queste richieste così impegnative possiamo allora comprendere la richiesta di una fede più grande, perché l’esperienza umana insegna quanto sia difficile evitare di fare del male ai piccoli e ai poveri, e ancora più difficile perdonare, superando rancori e vendette, estirpando l’odio.
L’uomo da solo non riesce a risollevarsi dall’odio, dalla guerra, dalla violenza, dalla vendetta, ma ha bisogno di una fede in Dio più grande e di una fede più grande in quell’amore che Dio gli ha messo dentro, dentro ogni essere umano, ma che spesso dimentica e non crede più di avere…
Ci crediamo nel perdono? Crediamo in quello che Dio ha messo nei nostri cuori? Oppure siamo arresi e senza fede in noi stessi, in Dio, in quello che ci è stato dato?
Ho provato ad interrogare il Catechismo della Chiesa Cattolica sul concetto di fede.
Al numero 166 troviamo scritto:
“La fede è un atto personale: è la libera risposta dell’uomo all’iniziativa di Dio che si rivela. La fede però non è un atto isolato. Nessuno può credere da solo, così come nessuno può vivere da solo. Nessuno si è dato la fede da se stesso, così come nessuno da se stesso si è dato l’esistenza. Il credente ha ricevuto la fede da altri e ad altri la deve trasmettere. Il nostro amore per Gesù e per gli uomini ci spinge a parlare ad altri della nostra fede. In tal modo ogni credente è come un anello nella grande catena dei credenti. Io non posso credere senza essere sorretto dalla fede degli altri, e, con la mia fede, contribuisco a sostenere la fede degli altri.”
Mi piace l’immagine della catena per parlare della fede personale unita a quella degli altri.
La fede, cioè la nostra risposta a Dio, la riceviamo per insegnamento e testimonianza da chi è prima di noi e da chi vive con noi, e a nostra volta la trasmettiamo con parole, gesti, scelte di vita, ad altri attorno a noi e dopo di noi.
La nostra fede è messa alla prova continuamente da quello che ci succede e proprio come una catena, può essere corrosa e rotta da eventi che ci “spezzano” dentro.
E’ davvero difficile avere fede in Dio e rispondere al suo amore con la vita, quando siamo corrosi dall’odio, dalla ricerca del nostro esclusivo interesse, dalla indifferenza e dai pregiudizi.
Chiedendo a Dio di aumentare la fede, chiediamo che i nostri anelli della catena non si rompano.
Ed ecco la risposta di Gesù che sembra apparentemente non centrare nulla con la domanda, ma che in realtà è il vero segreto per preservare e aumentare la fede.
Gesù non risponde parlando di uno sforzo intellettuale da compiere per aumentare la fede, ma parla di servizio. L’immagine dei servi che eseguiscono i comandi del padrone, ci insegna che la fede si preserva e aumenta proprio con il mettersi al servizio, con quello che siamo, con i nostri pregi e limiti.
L’espressione inizialmente disturbante di “servi inutili” va tradotta in “semplicemente servi”, “niente altro che servi”, e questo ci fa capire che la forza di aumentare la fede in Dio passa dalla nostra disponibilità prima di tutto a non farci come Dio, ma poi ad intraprendere la strada del servizio. Ed è in fondo la strada di Gesù stesso, che è stato il primo “servo inutile”, o meglio il primo “semplicemente servo”, che ha rivelato Dio con la vita, con i gesti, con la disponibilità concreta ad amare tutti, senza riserve.
Gesù è il primo credente, perché ha creduto non solo in Dio come Padre, ma ha creduto anche in se stesso, nei suoi limitati e litigiosi amici. Ha avuto fede nei pubblicani e prostitute, nei poveri, nei piccoli e negli stranieri, e persino nel ladro crocifisso accanto a lui.
Gesù è il primo anello della solida catena della fede, ma consapevole che questa catena è continuamente messa in pericolo di corrosione e di rottura proprio dall’egoismo e dalla violenza che abita nell’uomo insieme all’amore. Per questo insiste nell’insegnare ai suoi amici di amare, perdonare, dare la vita…
Se domando a Dio “aumenta la mia fede!”, Dio con il Vangelo suggerisce al mio cuore “aumenta il tuo amore!”
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XXVII Domenica del Tempo Ordinario – Anno C
- Colore liturgico: verde
- Ab 1,2-3; 2, 2-4; Sal 94; 2 Tm 1,6-8.13-14; Lc 17, 5-10
[ads2]Lc 17, 5-10
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!».
Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.
Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
- 02 – 08 Ottobre 2016
- Tempo Ordinario XXVII, Colore verde
- Lezionario: Ciclo C | Anno II, Salterio: sett. 3
Fonte: LaSacraBibbia.net