Il commento al Vangelo della domenica a cura di don Mauro Pozzi parroco della Parrocchia S. Giovanni Battista, Novara.
PROVVIDENZA
Dio ha fatto l’uomo per metterlo in un giardino, cioè per dargli tutto ciò di cui ha bisogno. Questa sua determinazione non viene meno nemmeno dopo il peccato, cioè dopo che Adamo rifiuta questa grazia. È proprio come dice Isaia, al modo di una madre il Signore sente che l’umanità è il frutto delle sue viscere e non può abbandonarla. La vita spirituale inizia accogliendo liberamente questo infinito amore materno. Concretamente ciò si traduce nel fidarsi della sua Provvidenza. L’atteggiamento contrario invece è confidare nella ricchezza, pensando che l’unico modo per far fronte alle difficoltà sia far assegnamento sulle proprie forze. Nell’Antico Testamento Dio si definisce un Dio geloso: per concederci la sua grazia, vuole che noi siamo completamente abbandonati a Lui. Non sopporta la concorrenza di nessuno. A fronte di questo rigore c’è però una munificenza infinita, che non si limita solo al piano spirituale, ma si estende ai bisogni materiali. Ci parla infatti degli uccelli che sono sfamati e dei fiori che sono vestiti. Sono creature molto inferiori all’uomo, ma totalmente abbandonate alla Provvidenza come dobbiamo imparare a fare noi. I santi ce ne danno un grande esempio. Mi vengono in mente i grandi santi torinesi dell’ottocento. Don Bosco ha cominciato a occuparsi di pochi bambini che teneva vicini avendo come risorsa una povera tettoia e ha finito per costruire case e chiese in tutto il mondo. Lo stesso ha fatto il Cottolengo che, partito da una stanza con cinque letti, ha costruito molti ospedali. Nessuno dei due aveva soldi da parte, ma la Provvidenza ha dato loro i mezzi per fare molto di più di quanto essi stessi si aspettassero. Non si sono preoccupati di sé stessi, del loro bisogno materiale, ma hanno cercato di capire come mettersi al servizio del Regno di Dio. Tutto il resto è stato dato in aggiunta. Il Maestro ci chiede di essere altrettanto fiduciosi. Non preoccupatevi del domani: è una raccomandazione molto forte, ma ci riporta alla realtà. Noi non abbiamo il potere di rendere bianco o nero uno solo dei nostri capelli, per cui non diamoci pena per il domani, piuttosto cerchiamo di vivere al meglio il nostro presente, al resto ci pensa la Provvidenza.
Mt 6,24-34
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza.
Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito?
Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita?
E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede?
Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno.
Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.
Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.