Commento al Vangelo del 2 Maggio 2021 (Rito Ambrosiano e Romano) – don Michele Cerutti

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Commento al Vangelo di Rito Romano

Gv 15, 1-8

Quello che ci viene proposto in questa domenica รจ un pezzo del lungo discorso dโ€™addio che Gesรน lascia ai discepoli come una sorta di testamento spirituale.

Vengono utilizzate come sempre espressioni semplici e immediate.

IO SONO LA VERA VITE E IL PADRE MIO Eโ€™ IL VIGNAIOLO

La vigna nellโ€™Antico Testamento rappresenta il popolo di Israele e molte icone mettono in evidenza il rapporto stretto tra il vignaiolo e la vigna stessa non sempre capace di portare frutti.

Nel brano odierno Gesรน stesso si identifica con la vite รจ il Maestro che si identifica con la pianta stessa.

Lโ€™espressione IO SONO รจ utilizzata da Dio nel roveto ardente utilizzando questa espressione Gesรน si identifica con Dio.

VOI SIETE I TRALCI

Identificandosi con la vita il Signore indica i credenti, ovvero i discepoli come i tralci.

OGNI TRALCIO CHE NON PORTA FRUTTO

Attenzione non รจ garanzia il portare frutto. Ma cosa si intende per frutto? Potremmo pensare le cose che si fanno. No, cโ€™รจ qualcosa di piรน profondo in questa espressione ovvero la dobbiamo considerare come la vita di Dio che permea la nostra totalmente e tutto deve operare in noi.

RIMANETE IN ME significa il vero e proprio dimorare nel Signore abitando la sua Parola perchรฉ questa possa permanere in noi.

La potatura la fa il Padre non siamo noi a procedere a questo tipo di operazione.

A noi invece รจ chiesto solo di rimanere nel suo amore per essere bene innestati.

Giovanni lโ€™apostolo, nel brano della seconda lettura, ci chiede una maggiore profonditร  e non un amore fatto di semplici parole, ma che si deve concretizzare in fatti.

Questa concretizzazione ci viene offerta nel Libro degli Atti degli Apostoli.

La comunitร  cristiana fredda e impaurita nellโ€™accogliere Saulo il persecutore ora si trova di fronte alla scelta se accoglierlo o meno.

Siamo chiamati ancora una volta a rendere visibile i frutti di una comunitร  nellโ€™accoglienza.

Quante volte lโ€™esperienza che la Comunitร  sta vivendo con Paolo la viviamo nei confronti dei fratelli che si accostano per la prima volta nelle nostre Comunitร  dopo cammini lontani da Dio e li accogliamo con freddezza e li mettiamo ai margini limitandosi a giudicare la loro storia.

Lโ€™amore di Dio e lโ€™amore del prossimo costituiscono il centro della nostra fede.

Ogni chiusura diventa scandalo nella comunitร  e rompe la comunione.

Sulla capacitร  di accogliere si misura il nostro rimanere innestati nella vigna fuori da questo viviamo una fede solo di etichetta, ma non nella dimensione dellโ€™unitร  e della comunione.

Commento al Vangelo di Rito Ambrosiano

Giovanni 17, 1b-11

Spezzare il brano evangelico, di questa domenica, non รจ sicuramente molto semplice. Proveniamo da una mentalitร  diffusa in cui si afferma diffusamente: debbo dire le preghiere.

Lโ€™idea รจ che a Dio ci si rivolge con formule precise fuori dalle quali non veniamo ascoltati.

Lโ€™originalitร  della preghiera stenta a decollare.

Non voglio dire che non bisogna utilizzare formule che la tradizione ci ha consegnato.

Mi piace quello che il Papa, nellโ€™udienza del mercoledรฌ 21 aprile ha affermato:

Tutti dovremmo avere lโ€™umiltร  di certi anziani che, in chiesa, forse perchรฉ ormai il loro udito non รจ piรน fine, recitano a mezza voce le preghiere che hanno imparato da bambini, riempiendo la navata di bisbigli. Quella preghiera non disturba il silenzio, ma testimonia la fedeltร  al dovere dellโ€™orazione, praticata per tutta una vita, senza venire mai meno. Questi oranti dalla preghiera umile sono spesso i grandi intercessori delle parrocchie: sono le querce che di anno in anno allargano le fronde, per offrire ombra al maggior numero di persone. Solo Dio sa quando e quanto il loro cuore fosse unito a quelle preghiere recitate: sicuramente anche queste persone hanno dovuto affrontare notti e momenti di vuoto. Perรฒ alla preghiera vocale si puรฒ restare sempre fedeli. รˆ come un ancora: aggrapparsi alla corda per restare lรฌ, fedeli, accada quel che accada.

Gesรน in questi versetti ci chiede, tuttavia, di fare un salto ovvero quello di una preghiera costruita anche da noi nella nostra semplicitร .

Il Maestro non ci consegna parole ci affida uno stile.

Prima di tutto ci chiede intimitร . Con Dio cresciamo in una relazione intima.

Il Signore dice il Vangelo eleva gli occhi al cielo. La preghiera รจ incrocio di sguardi.

Il curato dโ€™Ars colpito da un anziano che passava tempo in Chiesa in silenzio si avvicina e riceve una lezione importante: โ€œIo guardo Lui e Lui guarda meโ€.

Cโ€™รจ di piรน in questi versetti che impariamo.

Per gli uomini del tempo sembra quasi che Gesรน oggi ci insegni a bestemmiare. Sรฌ, perchรฉ chiamare Dio Padre per il pio israelita era impensabile.

Per i pagani che credevano in tante divinitร  era impossibile creare unโ€™amicizia con Dio.

Il salmista avverte guardate che vi rivolgete a sculture che hanno occhi, mani, narici e orecchie, ma non vedono, non palpano, non odorano e non odono.

Eโ€™ duro ancora oggi, 2000 anni dopo, riuscire a crescere nella consapevolezza che Dio non รจ distante, ma molto piรน vicino di quanto pensiamo e vuole che noi ne percepiamo la sua vicinanza.

Ci lamentiamo come preti perchรฉ non vediamo una risposta generosa della nostra gente alle proposte religiose forse dovremmo chiederci se molto spesso non siamo riusciti a fare percepire un Dio che si vuole fare intimo con ciascuno di noi.

Mi sto proprio interpellando su questo di questi tempi in cui iniziamo a intravvedere una via dโ€™uscita dal lungo periodo che abbiamo attraversato e occorre ripartire sperando di non ripercorrere le stesse strade di sempre che hanno messo in evidenza anche alcune criticitร  e cercare di percorrere strade che, invece, siano capaci di farci percepire un Dio molto vicino.

Lo stile che ci consegna Gesรน รจ lโ€™abbandono.

Il Maestro si affida alla vigilia di quello che sarร  la sua croce al Padre e lo fa elevando proprio a Lui una preghiera che sorge dal cuore.

Lo stile dellโ€™abbandono che scaturisce da un cuore che รจ strettamente unito ed รจ quello di un figlio che compie un passo decisivo per Amore.

Intimitร  da un lato e abbandono dallโ€™altro non fanno venire meno la dimensione della comunione.

La preghiera sale affidando tutti nessuno escluso. Gesรน da lรฌ a poco verrร  tradito da tutti, ma Egli non esclude nessuno e mette tutti nelle mani del Padre perchรฉ siano una cosa sola, โ€œcome io e te siamo una sola cosaโ€.

La realtร  comunionale non diventa qualcosa di umano, ma trova fondamento in Dio stesso.

Il cristiano รจ chiamato a rendere visibile questa forte unione perchรฉ il mondo creda occorre trovare questo aspetto della comunione.

Quando i cristiani si dividono fanno scandalo. Mi impressiona sempre vedere le scene di guerriglia nei posti santi di Gerusalemme tra le diverse confessioni cristiane.

Penso ai martiri beatificati dal Papa in Romania, greco cattolici, uccisi sotto il regime comunista con lโ€™alleanza degli ortodossi.

Quando i cristiani si dividono il demonio gioca a scacchi sulle nostre divisioni.

Intimitร , abbandono e comunione abitino sempre la nostra preghiera perchรฉ possa salire gradita al Padre.