Commento al Vangelo a cura di don Giovanni Berti
Amore esigente e liberante
Se si ha l’occasione di visitare un monastero di clausura femminile si fa sempre un’esperienza che tocca nel profondo e mette in discussione. Alcuni vedendo da queste donne che rinunciano ad uno stile di vita libero, rinunciano ai legami con il mondo e con famiglie di origine e gli amici, per vivere per sempre in uno spazio ristretto fatto dalla chiesa, dagli ambienti del monastero e dall’orto, rimangono affascinati positivamente. Per altri tutto questo magari è al contrario percepito come segno di una insana fuga dal mondo che non ha molto senso e mostra un lato negativo della religione.
[ads2]Anche a me la visita ad un monastero di clausura diventa sempre una profonda provocazione per la mia fede e la mia vita.
A Verona sono tre i monasteri di clausura femminili, e uno in particolare è per me più significativo. Si tratta del Monastero delle Suore Oblate Sacerdotali che si trova in via Pestrino, nella zona sud della città.
La sua data di fondazione è relativamente recente, il 2 luglio 1967, data per me molto significativa perché corrisponde alla mia data di nascita. Le suore monache del Pestrino (così come sono chiamate) sono state fondate quando era vescovo a Verona mons. Giuseppe Carraro, che accolse la volontà di un piccolo gruppo di suore di un altro monastero di fondarne uno nuovo in città con la specifica vocazione di pregare per le vocazioni sacerdotali, già in profonda crisi alla fine degli anni sessanta.
Quando faccio visita a queste monache, e parlo con qualcuna di loro anziana o giovane, mi vengono proprio in mente le parole del Vangelo di questa domenica: amare Gesù più della famiglia, più dei propri figli e più di ogni altra cosa che si può possedere e costruire nella vita, amare Gesù anche più della propria stessa vita, più della libertà, perché pronti anche a perderle come Gesù ha fatto, salendo sulla croce.
Tutto questo non è forse troppo? Io non mi sento capace di rinunce così drastiche e definitive: la libertà, i legami famigliari, le mie cose… Non sono così certo se al momento opportuno sarò capace di dare la vita in testimonianza della mia fede.
La visita alle monache però non mi fa mai sentire giudicato, e ogni volta esco non con un senso di colpa (non sei capace di dare la tua vita, non sei degno di Gesù, la tua è una falsa fede…) ma con un incentivo e un incoraggiamento interiore forte che mi fa dire che “è possibile, si può fare, il Vangelo non è impossibile!”
Se ci penso bene, Gesù non propone ai suoi amici una vita disumana, e non li sprona all’odio della famiglia, degli amici, del mondo e della loro stessa vita, ma li sprona a trovare in Lui e nei suoi insegnamenti un punto di riferimento, una energia potente che li porta a vivere la vita e le relazioni in un modo nuovo.
Gesù provoca i suoi discepoli a purificare il loro amore umano, non lo vuole distruggere! Gesù sa che gli uomini di allora come quelli di oggi, sono sempre a rischio di “rovinare” la loro vita quando l’egoismo rende chiusi in se stessi e toglie respiro all’amore.
Quando al centro della mia vita ci sono solo io e quello che io voglio e solamente tutto quello che dà’ felicità solo a me, allora anche i legami famigliari si deteriorano, anche i rapporti con gli altri diventano poco sani e infelici, anche il mio rapporto con le cose del mondo diventa sbagliato e schiavizzante. Amare più Gesù di tutto il resto mi porta ad amare veramente proprio tutto quello che ho e le persone che ho accanto. E così anche il più piccolo gesto di amore, come quello di dare un bicchiere d’acqua, diventa occasione di amore e mi fa scoprire la bellezza della vita.
Ecco perché fare visita a delle monache che hanno uno stile di vita completamente diverso dal mio e che io non sarei in grado di vivere (consapevole del mio amore per la libertà e il viaggiare…) diventa una consolazione profonda e mi fa sentire il Vangelo possibile anche per me, là dove io vivo. Se loro riescono in nome del Vangelo a rinunciare a tante cose che io non sarei capace di rinunciare e se questo le rende comunque donne felici e realizzate, allora anche io se metto Gesù al primo posto non sarò deluso. Anche io se mi fido del Vangelo e di quello che mi insegna, anche se spesso esigente, molto esigente nell’amore, la mia vita anche a 50 anni può trovare nuovo slancio e forza, verso Dio ma anche verso gli altri.
LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
Puoi leggere (o vedere) altri commenti al Vangelo di domenica 2 luglio 2017 anche qui.
XIII Domenica del Tempo Ordinario – Anno A
- Colore liturgico: Bianco
- 2 Re 4,8-11.14-16; Sal 88; Rm 6, 3-4. 8-11; Mt 10, 37-42
Mt 10, 37-42
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me.
Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà.
Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.
Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto.
E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa”.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
- 02 – 08 Luglio 2017
- Tempo Ordinario XIII, Colore Verde
- Lezionario: Ciclo A | Salterio: sett. 1
Fonte: LaSacraBibbia.net
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