Commento al Vangelo del 2 Agosto 2020 – don Giovanni Berti (don Gioba)

“Gianluca cosa vuoi che ti porti come regalo di Natale?”
“Don… vorrei la Comunione”
Questa richiesta di Gianluca spiazza letteralmente don Marco, perché non si aspettava che un ragazzo di neanche 20 anni potesse chiedere una cosa così.

Gianluca Firetti è al suo ultimo Natale. Siamo nel 2014 e da due anni il ragazzo cremonese sta combattendo un tumore alle ossa. Ormai è a letto e non si alza più e don Marco D’Agostino, educatore in seminario, lo va spesso a trovare e a parlare con lui. Questa richiesta del Pane Eucaristico sembra davvero strana, eppure dimostra il cammino interiore che Gianluca sta compiendo: mentre il suo corpo si consuma, il suo cuore e la sua fede crescono. Mentre tutte le medicine e le operazioni non hanno saziato la fame di salute fisica del giovane animatore parrocchiale e calciatore, ora lui sente che il cibo materialmente piccolo e semplice di quel pezzo di pane, l’Eucarestia, lo può saziare in modo definitivo e sovrabbondante.

Gianluca da quando è malato ha trasformato la malattia del corpo in un nutrimento di speranza e forza per la sua famiglia, gli amici e chi lo viene a trovare. Quel poco che ha di salute si moltiplica con la forza di vita e la fede che ha dentro.
Succede questo anche quel giorno della moltiplicazione dei pani e dei pesci, quando Gesù non si arrende al poco che è disponibile per sfamare la folla, ma lo fa bastare e addirittura sovrabbondare. Quelle dodici ceste di pane avanzato che i discepoli portano via sono sufficienti per nutrirsi ancora e ancora. Sono 12 come il numero dei discepoli, e 12 è il numero simbolico del nuovo popolo di Dio, 12 è anche il numero dei mesi dell’anno. Quei cinque pani e due pesci condivisi dalla forza d’amore di Gesù basteranno ancora per la comunità e per il futuro…

L’evangelista Matteo non ci racconta come Gesù riesce a far bastare il poco per tutti, ma sappiamo solo che Gesù ha fiducia, non si abbatte della povertà iniziale e prega. E il miracolo avviene in modo inaspettato ma reale.
Questo episodio della moltiplicazione che nei quattro Vangelo è raccontato ben sei volte, è stato visto fin dai primi cristiani come un insegnamento del senso profondo dell’Eucarestia. In questo episodio abbiamo tutti gli elementi per capire il significato della Messa che viviamo come comunità ogni domenica.

Gesù ci raduna come quella folla e vuole prendersi cura di tutti e di ogni persona, senza lasciare escluso nessuno. Anche noi portiamo a Messa quel poco che siamo e che abbiamo. L’unica cosa che ci viene davvero richiesta è condividere. Senza condivisione la Messa nemmeno inizia e non ha senso. Condividiamo la nostra vita, le nostre povertà e fragilità umane. Condividiamo la preghiera insieme riconoscendo che nessuno basta a sé stesso. A Messa portiamo i nostri cinque pani e due pesci che mettiamo nelle mani di Gesù. E lui moltiplica e nutre tutti noi presenti, e attraverso di noi nutre il mondo. La Messa infatti continua con quelle ceste di pezzi avanzati di amore che ci vengono messe in mano e che portiamo via con noi per nutrire a nostra volta chiunque incontreremo.
Ecco il miracolo vero: trovare forza nell’amore di Gesù che ci nutre con la sua presenza.

Nutre la nostra fame di speranza e amore.
Tutto questo Gianluca lo aveva capito proprio mentre la sua vita di andava spegnendo fisicamente ma accendendo sempre più dal punto di vista spirituale. Quel poco che aveva con Gesù si moltiplicava in modo davvero miracoloso. Il giovane Gianluca aveva capito che il miglior regalo che potesse ricevere era proprio Gesù, in quel pezzo di pane piccolo e debole, proprio come lui.

Fonte: il blog di don Giovanni Berti (“in arte don Gioba”)


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