«A chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha». Mt 25,14-30
Quando l’illustrazione non si limita a travasare un testo, pari pari, nel linguaggio delle figure, ma lo arricchisce di una nuova interpretazione, dà una mano a comprenderlo meglio: è ciò che avviene con questo disegno, dove i talenti sono immaginati come palloni.
Il vantaggio è di uscire da una logica di lavoro o di investimento economico, per immettere in una dimensione di gioco. Facendo cogliere un aspetto non sempre associato al vedersi assegnare un compito: cioè che chi vi si appassiona e lo vive in modo leggero, come un dono ricevuto, riesce pure a divertirsi. Non che impegno e fatica vengano azzerati, ma passano in secondo piano di fronte alla bellezza del gioco.
Ciononostante, c’è chi non ha mai voglia di giocare: l’equivalente di chi, nella parabola, fa la stupidaggine di seppellire il talento. Se il disegno riproducesse l’azione del sotterramento, lascerebbe pensare che l’uomo non voglia vedere il talento per non sentirne la responsabilità. O per non condividerlo, come fa la maggior parte delle persone quando ha un tesoro. Quel pallone stretto al petto dice qualcosa in più: insinua l’idea che al giocatore non va di rischiarlo, passandolo a qualcuno; che non lo vuole condividere.
Ma chi non si fida di sé né degli altri, non arriverà mai in porta. E non si vergogna di ammettere d’aver paura, nell’accusa di durezza rivolta a chi gli ha dato il talento: paura di lui, di non mostrarsi all’altezza, di qualcuno che gli porti via la palla…
Oggi, per il suo disimpegno, troverebbe mille giustificazioni (e qualcuno a fornirgliene altre). Direbbe di non amare lo sport, e in particolare quelli con la palla; direbbe che aveva intenzione di conservarla, per non consumarla; direbbe di voler protestare per aver ricevuto meno degli altri, senza pensare che il suo unico pallone potrebbe essere il migliore.
Ma il pallone che non viene messo in gioco… alla fine si sgonfia. Il bello della metafora è che lo sport porta con sé l’idea della velocità. Che nella parabola è un valore, se si sottolinea come «subito, colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli…». Costui ha capito di avere una grande opportunità: in un tempo e in un luogo limitati, gli è data la possibilità di fare qualcosa di bello. Per questo non perde tempo e si attiva. Già: ci sono cose che si fanno adesso (era il titolo della celebre rivista di Don Primo Mazzolari) o mai più. Anche se il suo signore, dice la parabola, giunge «dopo molto tempo», quindi non è poi così fiscale…
A cura di Gian Carlo Olcuire per il sito www.vinonuovo.it/index.php?l=it&art=2834
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XXXIII Domenica del Tempo Ordinario – Anno A
- Colore liturgico: Verde
- Prv 31, 10-13. 19-20. 30-31; Sal.127; 1 Ts 5, 1-6; Mt 25, 14-30
Mt 25, 14-30
Dal Vangelo secondo Matteo
14Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati. 15Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». 16Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». 17Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». 18Ed egli disse: «Portatemeli qui». 19E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. 20Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. 21Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini. 22Subito dopo costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. 23Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo. 24La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. 25Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. 26Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. 27Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». 28Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». 29Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. 30Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
- 19 – 25 Novembre 2017
- Tempo Ordinario XXXIII
- Colore Verde
- Lezionario: Ciclo A
- Salterio: sett. 1
Fonte: LaSacraBibbia.net
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