Commento al Vangelo del 19 novembre 2017 โ€“ dom Luigi Gioia

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Il commento alle Letture di domenica  19 novembre 2017 (audio e testo), XXXIII domenica del Tempo Ordinario, a cura di dom Luigi Gioia.

https://youtu.be/FS_5OKLSs3E

File audio prelevato dal sito web di dom Luigi  ed il testo del commento รจ presente nel libro โ€œMi guida la Tua mano โ€“ Omelie sui vangeli domenicali. Anno Aโ€ disponibile nelle seguenti librerie:

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Il poco che da gioia

Anche solo soffermandosi sul frutto atteso, non รจ scontato riconoscere la logica evangelica nella parabola dei talenti. Nella parabola del seme, Matteo afferma infatti che il seme gettato sulla buona terra produce il cento, il sessanta, il trenta per uno, mentre in quella dei talenti il padrone non sembra attendere nulla di piรน dellโ€™uno per uno! Da chi ha ricevuto cinque talenti se ne attendono non cinquecento, ma solo cinque; da chi ha ricevuto due talenti, solo due. Siamo lontani dallโ€™abbondanza che caratterizza i frutti dellโ€™azione di Dio nei fedeli secondo il Nuovo Testamento!

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Ma la logica evangelica รจ difficilmente riconoscibile anche riguardo al tipo di relazione che questa parabola sembra presupporre. Si parla di un padrone e di servi, sembra che si tratti di un contratto ben definito, un do ut des, โ€œti do perchรฉ tu mi dia in ritornoโ€. Per riprendere una classificazione ben nota nella tradizione spirituale, sembra che essa descriva una relazione da servi o da mercenari, non da figli o da amici. Invece Gesรน ci dichiara: Vi ho chiamati amici e non servi e ci insegna a chiamare Dio Padre.

Partiamo allora dalla frase con la quale lโ€™ultimo servitore cerca di giustificare la propria negligenza con il suo padrone: Signore, io so che sei un uomo duro che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciรฒ che รจ tuo .

Eโ€™ in causa qui la percezione che questo servitore si fa del suo padrone. Fin dallโ€™inizio lo ha giudicato come un uomo duro, come qualcuno che vuole solo approfittare di lui, sfruttarlo, tendergli un tranello, che gli mente o che comunque sicuramente non cerca il suo vero bene. Non รจ sorprendente allora che subentri la paura e il riflesso che sempre lโ€™accompagna, quello cioรจ di nascondersi, di proteggersi, di chiudersi in sรฉ stessi. Ma รจ soprattutto la frase conclusiva quella che fa piรน impressione: Ecco ciรฒ che รจ tuo, dice il servo. Cโ€™รจ la volontร  di stabilire una differenza tra il mio e il tuo, di separarsi. Cโ€™รจ un rifiuto di relazione, di cooperazione, di comunione.

Un tale comportamento ci invita a riflettere sullโ€™immagine che ci facciamo del Signore, su come lo percepiamo, su che tipo di relazione abbiamo con lui. Cโ€™รจ una differenza fondamentale tra lโ€™avere paura del Signore -la paura di cui parla lโ€™ultimo servo quando dice Ho avuto paura โ€“ e il timore del Signore evocato nella prima lettura tratta dal libro dei Proverbi e dal salmo 127: La donna che teme Dio รจ da lodare. Oppure: Ecco come รจ benedetto lโ€™uomo che teme il Signore .

La paura del Signore paralizza, rinchiude in sรฉ, acceca, intristisce, rende meschini e sterili. Il timore del Signore invece rende beati, Beato chi teme il Signore, e fecondi: i figli si moltiplicano come i virgulti dโ€™ulivo. Il timore del Signore rende operosi, forti, coraggiosi, come questa donna della prima lettura che vediamo lavorare volentieri, stendere la mano al povero, suscitare la lode della cittร .

Vi รจ un parallelo tra il timore del Signore e la benedizione. Dice il salmo: Ecco come รจ benedetto lโ€™uomo che teme il Signore. Chi teme il Signore รจ benedetto, cioรจ รจ reso fecondo, รจ amato, รจ ricompensato. Chi si riconosce benedetto dal Signore, lo benedice in ritorno, cioรจ gli rende grazie, lo adora, vive la sua vita in un trasporto di gratitudine che gli da ali, le ali che si acquistano quando ci si sente amati.

Quindi il timore del Signore รจ una forma di gratitudine: riconosco quanto ho ricevuto da lui, che tutto รจ dono, e ne gioisco, ne rendo grazie. Il timore del Signore รจ una forma di gioia: sapermi amato in questo modo, sapermi colmato, vedere quale prezzo ho agli occhi del Signore, dร  un senso alla mia vita, una direzione, un dinamismo.

I primi due servitori hanno capito che il loro padrone era in realtร  un padre e che i talenti affidati loro non erano un investimento dal quale il padrone sperava di ricavare qualcosa, ma erano un โ€˜pocoโ€™. Il padrone dice: Sei stato fedele nel poco. Ma questo โ€˜pocoโ€™ รจ molto importante, perchรฉ questi talenti erano solo lโ€™occasione che il padre offriva loro di mostrare un piccolo segno della loro gratitudine. Il Signore non ci chiede di fare grandi cose, si accontenta di piccoli segni. Come dice il salmo, non cerco cose grandi, superiori alle mie forze: โ€œIo non sono capace di grandi imprese ma cerco di fare almeno quel โ€˜pocoโ€™ che dร  gioia al Signoreโ€.

Non vi รจ piรน grande fierezza in un figlio che nellโ€™avere la possibilitร , lโ€™occasione di manifestare a suo padre il proprio amore filiale e la propria gratitudine. I due primi servitori hanno riconosciuto nel lascito di questi talenti il Padre e il dono e si sono donati in cambio, felici di farlo, non per calcolo, ma per amore. รˆ stata per loro una gioia. Ecco perchรฉ รจ detto: Entra nella gioia del tuo padrone. La nostra gioia piรน grande sarร  infatti quella di potere un giorno incrociare lo sguardo del Signore e constatare che, poveramente, facendo un โ€˜pocoโ€™, gli abbiamo dato gioia, abbiamo saputo accogliere il suo amore, lo abbiamo lasciato crescere in noi e diffondersi intorno a noi. Teniamo allora, meditiamo, portiamo con noi questa frase: Bene, servo buono e fedele, sei stato fedele nel poco, ti darรฒ potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone .

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LEGGI IL BRANO DEL VANGELO

Puoi leggere (o vedere) altri commenti al Vangelo di domenica 19 novembre 2017 anche qui.

XXXIII Domenica del Tempo Ordinario โ€“ Anno A

Mt 25, 14-30
Dal Vangelo secondo  Matteo

14Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentรฌ compassione per loro e guarรฌ i loro malati. 15Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: ยซIl luogo รจ deserto ed รจ ormai tardi; congeda la folla perchรฉ vada nei villaggi a comprarsi da mangiareยป. 16Ma Gesรน disse loro: ยซNon occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiareยป. 17Gli risposero: ยซQui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!ยป. 18Ed egli disse: ยซPortatemeli quiยป. 19E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sullโ€™erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzรฒ gli occhi al cielo, recitรฒ la benedizione, spezzรฒ i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. 20Tutti mangiarono a sazietร , e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. 21Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini. 22Subito dopo costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sullโ€™altra riva, finchรฉ non avesse congedato la folla. 23Congedata la folla, salรฌ sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassรน, da solo. 24La barca intanto distava giร  molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. 25Sul finire della notte egli andรฒ verso di loro camminando sul mare. 26Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: ยซรˆ un fantasma!ยป e gridarono dalla paura. 27Ma subito Gesรน parlรฒ loro dicendo: ยซCoraggio, sono io, non abbiate paura!ยป. 28Pietro allora gli rispose: ยซSignore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acqueยป. 29Ed egli disse: ยซVieni!ยป. Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andรฒ verso Gesรน. 30Ma, vedendo che il vento era forte, sโ€™impaurรฌ e, cominciando ad affondare, gridรฒ: ยซSignore, salvami!ยป.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 19 โ€“ 25 Novembre 2017
  • Tempo Ordinario XXXIII
  • Colore Verde
  • Lezionario: Ciclo A
  • Salterio: sett. 1

Fonte: LaSacraBibbia.net

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