Tre parabole con lo stesso significato.
La prima parabola, quella del buon grano e della zizzania, ci dice della presenza del male accanto al bene. Il campo di cui parla il Vangelo è il mondo, oppure l’anima di ciascuno di noi, e il buon grano seminato da Dio è il bene. Dio vuole solo il bene, e allora come spiegare la presenza del male? Gesù allora ricorre al paragone della zizzania seminata dal nemico di notte.
La parabola adoperata da Gesù è ricca di insegnamenti.
1. Prima di tutto, il racconto dice che la zizzania è seminata di notte, mentre tutti dormivano. Questo particolare ci fa comprendere che i buoni si sono addormentati, e il nemico, il diavolo, ha potuto agire indisturbato.
Dove semina Dio, semina anche satana, ed è importante che ogni cristiano sappia che la lotta contro il male è continua, e che ovunque il nemico cercherà di seminare il male. Dobbiamo dunque vigilare, rimanere desti, e non lasciarci sorprendere dal sonno della nostra indolenza spirituale.
2. Questa parabola ci insegna inoltre che, tante volte, è difficile distinguere il bene dal male. La zizzania è infatti molto simile al grano e solo al momento della mietitura si riesce a distinguere. Ciò indica che molte volte le tentazioni del maligno sono molto sottili e appaiono a noi come idee luminose. Ci vuole la grazia del discernimento per accorgersi degli inganni del maligno.
Questa grazia del discernimento è data da Dio alla “guida spirituale” che è la Chiesa: Papa, Vescovi, Sacerdoti, che ci indicano la strada giusta. Al contrario, se riterremo di non aver bisogno di questa “direzione spirituale”, inevitabilmente cadremo in questi inganni. Papa Francesco quanti accenni ci dà ogni giorno sulla povertà, carità, e contro la corruzione e la mafia.
3. La parabola ci insegna inoltre che il male continuerà nel mondo sino alla fine dei tempi, che per ognuno di noi è la nostra morte, che ci libera dalla tentazione. L’estirpazione totale della zizzania avverrà non su questa terra, ma dopo la morte, con il Giudizio. La mietitura di cui parla Gesù simboleggia proprio il Giudizio, per mezzo del quale ci sarà la netta distinzione: i buoni andranno in Paradiso, i malvagi all’inferno.
Bisogna aspettare questa fine, perché, fino all’ultimo momento, l’uomo malvagio si può convertire. Il Signore, nella sua bontà, gli concede tempo e attende il suo ravvedimento; ma, con la morte, non vi sarà più altro tempo, e ciascuno avrà la giusta retribuzione.
4. Satana è astuto. La sua intelligenza depravata, tendente perennemente al male, spia tutti i passi dell’uomo e non appena scorge anche la più piccola fessura, subito inietta il suo veleno di morte. È sufficiente anche un momento di disattenzione, una pausa di stanchezza, un piccolo rilassamento morale, e cadiamo nella sua falsità. S. Pietro ammonisce: “Attenzione al demonio, che come leone ruggente va in giro cercando chi divorare”. Il primo peccato è avvenuto per istigazione del demonio.
Noi ci stanchiamo, lui non si stanca mai. Di notte e di giorno, lui è sempre in “cerca di chi divorare”.(dice S. Pietro). È questa la sua costanza: sempre in giro per tentare l’uomo.
5. I mezzi posti da Cristo Signore a custodia della nostra vita, contro gli attacchi di satana, sono: Eucaristia e sacramenti, preghiera e lettura quotidiana del Vangelo, esame di coscienza e verifica spirituale; Papa Francesco augura che tutti portino con sé il libro del Vangelo. San Paolo parla di vera armatura dello spirito che sempre va indossata. I mezzi di grazia li possediamo tutti. Tutti sono a nostra disposizione, ma spesso non ci curiamo di usarli o li usiamo male.
La Madonna che ha formato il cuore di Gesù è la vincitrice del demonio in tutto e per sempre.
«O Gesù, mite ed umile di cuore, fai il nostro cuore simile al tuo».
Fonte: consolata.org