Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di venerdรฌ 19 Aprile 2019.
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Abbiamo contemplato un amore piรน forte della morte
Il drammatico supplizio della croce ha spesso indotto i predicatori del passato a insistere in modo eccessivo sugli aspetti cruenti della passione di Gesรน. Da questa predicazione sono derivate immagini, rappresentazioni popolari e alcune devozioni in cui si esasperava la violenza dei colpi della flagellazione, le cadute sotto il peso della croce, il sadismo dei soldati.
Questo tipo di approccio ai testi evangelici non ha reso un buon servizio alla comprensione degli avvenimenti della Pasqua, anzi, ne ha offuscato il significato.
I vangeli si muovono in tuttโaltra prospettiva. Sono molto sobri nel raccontare gli orrendi tormenti inflitti a Gesรน. Il loro obbiettivo non รจ impressionare o commuovere i lettori, ma far comprendere lโimmensitร dellโamore di Dio che si รจ rivelato in Cristo.
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Non si attardano sulle sofferenze perchรฉ la passione che presentano non รจ quella del patire, ma la passione dโamore. Vogliono mostrarci che:
โForte come la morte รจ lโamore,
tenace come gli inferi รจ la passione:
le sue vampe sono vampe di fuoco,
una fiamma divina!
Le grandi acque non possono spegnere lโamore
nรฉ i fiumi travolgerlo.
Se uno desse tutte le ricchezze della sua casa
in cambio dellโamore, non ne avrebbe che disprezzoโ (Ct 8,6-7).
Nel presentare lโaspetto cruento della passione, Giovanni รจ il piรน sobrio di tutti gli evangelisti. Tralascia tutti i dettagli umilianti come le percosse sulla testa e gli sputi, accenna solo alla flagellazione e agli schiaffi.
Il suo racconto โ quello che oggi la liturgia ci fa meditare โ non narra il cammino di Gesรน verso la morte, ma verso la gloria.
Nel Cristo sulla croce ci รจ dato di comprendere fin dove porta il peccato: conduce fino a rendere irriconoscibile un uomo. Ma subito Giovanni ci fa contemplare la risposta di Dio al peccato: il dono del suo Spirito e la risurrezione del Santo, del Giusto.
Per interiorizzare il messaggio, oggi ripeteremo:
Signore, fammi comprendere quanto รจ grande la tua passione dโamore.
Prima lettura (Is 52,13-53,12)
52, 13 Ecco, il mio servo avrร successo,
sarร onorato, esaltato e molto innalzato.
14 Come molti si stupirono di lui
โ tanto era sfigurato per essere dโuomo il suo aspetto
e diversa la sua forma da quella dei figli dellโuomo
15 cosรฌ si meraviglieranno di lui molte genti;
i re davanti a lui si chiuderanno la bocca,
poichรฉ vedranno un fatto mai ad essi raccontato
e comprenderanno ciรฒ che mai avevano udito.
53, 1 Chi avrebbe creduto alla nostra rivelazione?
A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore?
2 Eโ cresciuto come un virgulto davanti a lui
e come una radice in terra arida.
Non ha apparenza nรฉ bellezza
per attirare i nostri sguardi,
non splendore per provare in lui diletto.
3 Disprezzato e reietto dagli uomini,
uomo dei dolori che ben conosce il patire,
come uno davanti al quale ci si copre la faccia,
era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.
4 Eppure egli si รจ caricato delle nostre sofferenze,
si รจ addossato i nostri dolori
e noi lo giudicavamo castigato,
percosso da Dio e umiliato.
5 Egli รจ stato trafitto per i nostri delitti,
schiacciato per le nostre iniquitร .
Il castigo che ci dรก salvezza si รจ abbattuto su di lui;
per le sue piaghe noi siamo stati guariti.
6 Noi tutti eravamo sperduti come un gregge,
ognuno di noi seguiva la sua strada;
il Signore fece ricadere su di lui
lโiniquitร di noi tutti.
7 Maltrattato, si lasciรฒ umiliare
e non aprรฌ la sua bocca;
era come agnello condotto al macello,
come pecora muta di fronte ai suoi tosatori,
e non aprรฌ la sua bocca.
8 Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo;
chi si affligge per la sua sorte?
Sรฌ, fu eliminato dalla terra dei viventi,
per lโiniquitร del mio popolo fu percosso a morte.
9 Gli si diede sepoltura con gli empi,
con il ricco fu il suo tumulo,
sebbene non avesse commesso violenza
nรฉ vi fosse inganno nella sua bocca.
10 Ma al Signore รจ piaciuto prostrarlo con dolori.
Quando offrirร se stesso in espiazione,
vedrร una discendenza, vivrร a lungo,
si compirร per mezzo suo la volontร del Signore.
11 Dopo il suo intimo tormento vedrร la luce
e si sazierร della sua conoscenza.
Il giusto mio servo giustificherร molti,
egli si addosserร la loro iniquitร .
12 Perciรฒ io gli darรฒ in premio le moltitudini,
dei potenti egli farร bottino,
perchรฉ ha consegnato se stesso alla morte
ed รจ stato annoverato fra gli empi,
mentre egli portava il peccato di molti
e intercedeva per i peccatori.
Per introdurci nei momenti culminanti della vita di Gesรน, oggi ci viene proposto uno dei testi piรน celebri dellโAntico Testamento: il quarto carme del Servo del Signore.
Servo di Dio nella Bibbia รจ un titolo onorifico riservato a uomini eminenti come Mosรจ e Davide (Es 14,31; Sl 89,21) e, soprattutto, a un personaggio anonimo che compare nel libro di Isaia e che รจ chiamato il Servo del Signore.
ร una figura enigmatica. Di lui il profeta racconta anzitutto la vocazione: รจ stato chiamato ad essere luce, prima di Israele e, in seguito, di tutti i popoli. Poi ricorda il suo impegno nel portare a compimento la missione affidatagli da Dio, la sua delusione per lโincomprensione e lโinsuccesso e infine il tragico epilogo della sua vita: รจ stato condannato a una morte ignominiosa.
Dopo la sua scomparsa, nel cuore dei discepoli รจ affiorato un inquietante interrogativo: era o no lโinviato di Dio? Se era innocente, perchรฉ Dio ha voluto che soffrisse? Come mai non รจ intervenuto per proteggerlo?
Un discepolo che, a lungo e in silenzio, ha riflettuto sulla vicenda tragica del maestro, nel quarto e ultimo atto del dramma, risponde pacato: Era innocente e in suo favore Dio ha compiuto un prodigio inaudito.
La meditazione di questo discepolo ci รจ riferita nella parte centrale della lettura (Is 53,1-11a).
ร introdotta (Is 52,13-15) e conclusa (Is 53,11b-12) dalle parole del Signore che pronuncia il suo giudizio sulle vicende che hanno coinvolto il suo Servo fedele.
Dio, fin dallโinizio, dichiara che, contro ogni apparenza, il suo Servo avrร successo (v. 13). ร vero, il suo aspetto รจ sfigurato al punto che chi lo avvicina ne rimane spaventato perchรฉ non sembra neppure piรน un uomo (v. 14). Eppure รจ accaduto โ e un giorno tutti lo verificheranno con i loro occhi โ un fatto inaudito, tanto straordinario da lasciare stupiti gli stessi dominatori del mondo (v. 15).
Quale prodigio?
Non viene detto. Ma noi oggi, rileggendo questo testo alla luce della Pasqua, nel Servo del Signore siamo in grado di riconoscere โ come hanno fatto i primi cristiani (At 8,30-35) โ inconfondibile, la figura di Gesรน.
A questo punto inizia lโappassionata meditazione di un discepolo (Is 52,1-11a). Parla in nome di tutti coloro che โ come lui โ sono vissuti accanto al Servo e sono stati testimoni della sua integritร .
Chi mai potrร credere โ si chiede โ al nostro annuncio? (v. 1). Abbiamo assistito a unโimpresa spettacolare compiuta dal braccio del Signore; abbiamo visto un prodigio tanto straordinario che ai piรน sembrerร incredibile. Anche per noi โ assicura โ non รจ stato facile capire lโintervento di Dio nella storia del suo Servo fedele. Solo in seguito, nella riflessione e nel silenzio, siamo riusciti a cogliere il senso di ciรฒ che era accaduto. Ora continueremo a proclamare ciรฒ che abbiamo visto, anche se forse nessuno o pochi crederanno al nostro annuncio.
Ecco la sua storia.
ร sbocciato come un virgulto in terra arida (v. 2).
Comincia cosรฌ il racconto della vita del Servo.
Non ha un nome, non si conosce la sua terra nรฉ chi sono i suoi antenati. Appartiene allโumanitร , รจ cittadino del mondo, un mondo che, al suo apparire, era un deserto senza vita.
Poi รจ cresciuto e subito gli sono stati compagni il dolore e lโumiliazione (vv. 2-3).
Non aveva apparenza nรฉ bellezza, nulla di ciรฒ che attira lโammirazione degli uomini โricchezza, potere, successo โ รจ stato disprezzato perchรฉ, secondo i criteri umani, non contava nulla. A causa del suo fallimento รจ stato addirittura considerato un maledetto da Dio, uno da cui รจ bene stare lontani.
Eppure il suo dolore che pareva assurdo ha avuto un senso: le sue piaghe ci hanno guarito.
La sua sofferenza ci ha aperto gli occhi (vv. 4-5), mostrandoci a quali abiezioni porta il peccato.
I suoi dolori ci hanno fatto capire quanto fossero insensate le vie che stavamo percorrendo e ci hanno condotto alla saggezza (v. 6). Ci hanno trasmesso un messaggio che cambierร il mondo, una veritร ignorata dagli amici di Giobbe e da tutta la sapienza dellโOriente: il peccato non รจ commesso da chi soffre, ma da chi fa soffrire e la liberazione parte da chi, subendo un torto, non reagisce restituendo il male.
Il mondo nuovo non nasce da coloro che โ come Lamech โ rispondono allโingiustizia con terrificanti rappresaglie, ma da coloro che โ come Abele e come il Servo โ spezzano con lโamore il cerchio infernale del male lasciandolo scaricare su di sรฉ.
Il Servo ha dato questo messaggio non a parole, ma con la vita, con il suo dolore: โMaltrattato, resisteva, non apriva la bocca; come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte a chi la tosa, non apriva la boccaโ (v. 7).
Ha compreso molto bene il messaggio di questo Carme Pietro che, rivolto ai domestici sottoposti spesso a umiliazioni da parte dei loro padroni, li esortava cosรฌ: โCristo patรฌ per voi, lasciandovi un esempio, perchรฉ ne seguiate le orme. Egli non commise peccato e non si trovรฒ inganno sulla sua bocca, oltraggiato non rispondeva con oltraggi, e soffrendo non minacciava vendetta. Egli portรฒ i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce. Dalle sue piaghe siete stati guariti. Eravate erranti come pecore, ma ora siete tornati al pastore e custode delle vostre viteโ (1 Pt 2,21-25).
Dopo aver parlato dei dolori del Servo, il discepolo racconta come si รจ giunti alla sua condanna: โCon violenza e senza processo fu tolto di mezzoโ (v. 8).
Lโingiustizia รจ stata commessa dagli uomini, non da Dio; sono stati loro a pronunciare la sentenza iniqua. Lo hanno ucciso, poi โgli hanno dato una sepoltura con i malvagi e una tomba con i malfattoriโ (v. 9a).
Hanno gettato le sue spoglie nella fossa comune dei giustiziati, convinti di aver cosรฌ posto fine per sempre alla sua storia e di averne cancellato dalla terra il ricordo.
Sulla sua tomba non รจ stata collocata una lapide con lโiscrizione e il suo nome รจ stato dimenticato.
Il suo discepolo ci ha perรฒ lasciato, quasi fosse un epitaffio, una solenne dichiarazione: Non aveva commesso crimini nรฉ si era trovato inganno sulla sua bocca (v. 9b). Un riconoscimento questo che gli rende giustizia e lo onora piรน di qualunque monumento.
Gli avversari del Servo hanno deciso di togliere di mezzo non soltanto lui, ma anche la sua posteritร ; sono ricorsi al crimine pur di far scomparire il suo messaggio e la sua proposta di vita.
ร dunque tutto finito?
Nellโultima parte della sua riflessione (vv. 10-11a), il discepolo rivela il misterioso disegno di Dio: la passione silenziosa del Servo realizzerร il progetto di salvezza del Signore. Non solo non verrร cancellato il suo nome, ma egli avrร una sterminata posteritร .
La lettura termina (vv. 11b-12) con il giudizio del Signore che conferma quanto detto dal discepolo. La passione del Servo introdurrร nel mondo la giustizia di Dio e tutti conosceranno il Signore, cioรจ, accoglieranno e faranno proprio il modello di uomo che hanno visto incarnato nel Servo.
Seconda lettura (Eb 4,14-16; 5,7-9)
4, 14 Poichรฉ dunque abbiamo un grande sommo sacerdote, che ha attraversato i cieli, Gesรน, Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della nostra fede. 15 Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia compatire le nostre infermitร , essendo stato lui stesso provato in ogni cosa, a somiglianza di noi, escluso il peccato.
16 Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ricevere misericordia e trovare grazia ed essere aiutati al momento opportuno.
5, 7 Proprio per questo nei giorni della sua vita terrena egli offrรฌ preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a colui che poteva liberarlo da morte e fu esaudito per la sua pietร ; 8 pur essendo Figlio, imparรฒ tuttavia lโobbedienza dalle cose che patรฌ 9 e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono.
Ben Sirac raccomandava al discepolo: โFiglio, preparati alla tentazione. Accetta quanto ti capita, sii paziente nelle vicende dolorose, perchรฉ (il Signore) mette alla prova gli uomini che gli sono ben accetti nel crogiuolo del doloreโ (Sir 2,1.4-5).
Nella Bibbia non si parla mai degli empi tentati da Dio; la tentazione รจ un privilegio riservato ai giusti perchรฉ รจ attraverso di essa che la loro fedeltร รจ stimolata alla crescita.
Essendo realmente uomo ed essendo un giusto, Gesรน non poteva essere risparmiato dalla tentazione e difatti i vangeli sinottici ci raccontano che, allโinizio della sua vita pubblica, fu sottoposto alla prova da satana. Marco riferisce questo fatto in due soli versetti, Luca e Matteo sviluppano maggiormente il tema e, per fare comprendere quali sono state le tentazioni che hanno accompagnato Gesรน durante tutta la sua vita, introducono tre parabole che sono immagini delle tentazioni del potere, dellโavere e dellโapparire con cui anche noi ci dobbiamo confrontare.
Lโautore del brano della nostra lettura riprende lโargomento e indica quale significato ha per la nostra vita il fatto che Gesรน sia stato tentato.
Essendo stato provato in tutto come noi, egli รจ in grado di capire le nostre debolezze. Fra lui e noi cโรจ una sola differenza: mentre noi spesso siamo infedeli a Dio, egli non ha mai avuto alcun cedimento, non รจ mai stato neppure sfiorato dal peccato.
Il fatto che anchโegli sia passato attraverso le nostre stesse vicissitudini ce lo fa sentire molto vicino, sensibile ai nostri problemi, comprensivo per i nostri errori.
La prova piรน dura egli lโha affrontata nel Getsemani e sulla croce.
Lโevangelista Marco riferisce che, al Monte degli ulivi, Gesรน โcominciรฒ a sentire sgomento e angosciaโ di fronte al dramma che stava per coinvolgerlo e che lo terrorizzava (Mc 13,33). Era ย sconvolto perchรฉ, al termine della sua vita, verificava il fallimento della sua opera: sia il popolo che i suoi discepoli non avevano aderito alla sua proposta. Si รจ certamente chiesto se avesse senso che la sua esistenza, dedicata alla costruzione di un mondo nuovo, si concludesse in quel modo. Quale utilitร poteva avere la sua morte?
Eccola la tentazione, il dubbio che il fallimento e la sconfitta non sarebbero serviti a cambiare il mondo. Valeva la pena sacrificare la vita o era meglio fuggire come altre volte aveva dovuto fare (Gv 8,39; 11,54)? Infine lโultima tentazione, quella che traspare dal grido sulla croce: โDio mio, Dio mio, perchรฉ mi hai abbandonato?โ (Mc 15,34).
Nella seconda parte della lettura (Eb 5,7-9) viene comunicata unโaltra veritร consolante per noi: dalle cose che ha patito, Gesรน ha appreso quanto sia duro obbedire al Padre.
Possiamo ricorrere a lui con fiducia, certi che, se pregheremo con lui e se accoglieremo il suo Spirito, non saremo esentati dalla fatica e dalle prove, ma avremo la sua stessa forza per superarle.
Vangelo (Gv 18,1-19,42)
1 Gesรน uscรฌ con i suoi discepoli e andรฒ di lร dal torrente Cรจdron, dove cโera un giardino nel quale entrรฒ con i suoi discepoli. 2 Anche Giuda, il traditore, conosceva quel posto, perchรฉ Gesรน vi si ritirava spesso con i suoi discepoli. 3 Giuda dunque, preso un distaccamento di soldati e delle guardie fornite dai sommi sacerdoti e dai farisei, si recรฒ lร con lanterne, torce e armi. 4 Gesรน allora, conoscendo tutto quello che gli doveva accadere, si fece innanzi e disse loro: โChi cercate?โ. 5 Gli risposero: โGesรน, il Nazarenoโ. Disse loro Gesรน: โSono io!โ. Vi era lร con loro anche Giuda, il traditore. 6 Appena disse โSono ioโ, indietreggiarono e caddero a terra. 7 Domandรฒ loro di nuovo: โChi cercate?โ. Risposero: โGesรน, il Nazarenoโ. 8 Gesรน replicรฒ: โVi ho detto che sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadanoโ. 9 Perchรฉ sโadempisse la parola che egli aveva detto: โNon ho perduto nessuno di quelli che mi hai datoโ. 10 Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori e colpรฌ il servo del sommo sacerdote e gli tagliรฒ lโorecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. 11 Gesรน allora disse a Pietro: โRimetti la tua spada nel fodero; non devo forse bere il calice che il Padre mi ha dato?โ.
Gesรน davanti ad Anna e a Caifa. Rinnegamenti di Pietro
ย 12 Allora il distaccamento con il comandante e le guardie dei Giudei afferrarono Gesรน, lo legarono 13 e lo condussero prima da Anna: egli era infatti suocero di Caifa, che era sommo sacerdote in quellโanno. 14 Caifa poi era quello che aveva consigliato ai Giudei: โร meglio che un uomo solo muoia per il popoloโ.
15 Intanto Simon Pietro seguiva Gesรน insieme con un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote e perciรฒ entrรฒ con Gesรน nel cortile del sommo sacerdote; 16 Pietro invece si fermรฒ fuori, vicino alla porta. Allora quellโaltro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornรฒ fuori, parlรฒ alla portinaia e fece entrare anche Pietro. 17 E la giovane portinaia disse a Pietro: โForse anche tu sei dei discepoli di questโuomo?โ. Egli rispose: โNon lo sonoโ. 18 Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perchรฉ faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava.
19 Allora il sommo sacerdote interrogรฒ Gesรน riguardo ai suoi discepoli e alla sua dottrina. 20 Gesรน gli rispose: โIo ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. 21 Perchรฉ interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciรฒ che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho dettoโ. 22 Aveva appena detto questo, che una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesรน, dicendo: โCosรฌ rispondi al sommo sacerdote?โ. 23 Gli rispose Gesรน: โSe ho parlato male, dimostrami dovโรจ il male; ma se ho parlato bene, perchรฉ mi percuoti?โ. 24 Allora Anna lo mandรฒ legato a Caifa, sommo sacerdote.
25 Intanto Simon Pietro stava lร a scaldarsi. Gli dissero: โNon sei anche tu dei suoi discepoli?โ. Egli lo negรฒ e disse: โNon lo sonoโ. 26 Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato lโorecchio, disse: โNon ti ho forse visto con lui nel giardino?โ. 27 Pietro negรฒ di nuovo, e subito un gallo cantรฒ.
Gesรน davanti a Pilato: la regalitร di Gesรน
28 Allora condussero Gesรน dalla casa di Caifa nel pretorio. Era lโalba ed essi non vollero entrare nel pretorio per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua.
29 Uscรฌ dunque Pilato verso di loro e domandรฒ: โChe accusa portate contro questโuomo?โ. 30 Gli risposero: โSe non fosse un malfattore, non te lโavremmo consegnatoโ. 31 Allora Pilato disse loro: โPrendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge!โ. Gli risposero i Giudei: โA noi non รจ consentito mettere a morte nessunoโ. 32 Cosรฌ si adempivano le parole che Gesรน aveva detto indicando di quale morte doveva morire.
33 Pilato allora rientrรฒ nel pretorio, fece chiamare Gesรน e gli disse: โTu sei il re dei Giudei?โ. 34 Gesรน rispose: โDici questo da te oppure altri te lโhanno detto sul mio conto?โ. 35 Pilato rispose: โSono io forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto?โ. 36 Rispose Gesรน: โIl mio regno non รจ di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perchรฉ non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non รจ di quaggiรนโ. 37 Allora Pilato gli disse: โDunque tu sei re?โ. Rispose Gesรน: โTu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla veritร . Chiunque รจ dalla veritร , ascolta la mia voceโ. 38 Gli dice Pilato: โChe cosโรจ la veritร ?โ.
E detto questo uscรฌ di nuovo verso i Giudei e disse loro: โIo non trovo in lui nessuna colpa. 39 Vi รจ tra voi lโusanza che io vi liberi uno per la Pasqua: volete dunque che io vi liberi il re dei Giudei?โ. 40 Allora essi gridarono di nuovo: โNon costui, ma Barabba!โ. Barabba era un brigante.
19 1 Allora Pilato fece prendere Gesรน e lo fece flagellare. 2 E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora; quindi gli venivano davanti e gli dicevano: 3 โSalve, re dei Giudei!โ. E gli davano schiaffi.
4 Pilato intanto uscรฌ di nuovo e disse loro: โEcco, io ve lo conduco fuori, perchรฉ sappiate che non trovo in lui nessuna colpaโ. 5 Allora Gesรน uscรฌ, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: โEcco lโuomo!โ. 6 Al vederlo i sommi sacerdoti e le guardie gridarono: โCrocifiggilo, crocifiggilo!โ. Disse loro Pilato: โPrendetelo voi e crocifiggetelo; io non trovo in lui nessuna colpaโ. 7 Gli risposero i Giudei: โNoi abbiamo una legge e secondo questa legge deve morire, perchรฉ si รจ fatto Figlio di Dioโ.
8 Allโudire queste parole, Pilato ebbe ancor piรน paura
9 ed entrato di nuovo nel pretorio disse a Gesรน: โDi dove sei?โ. Ma Gesรน non gli diede risposta. 10 Gli disse allora Pilato: โNon mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertร e il potere di metterti in croce?โ. 11 Rispose Gesรน: โTu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dallโalto. Per questo chi mi ha consegnato nelle tue mani ha una colpa piรน grandeโ.
12 Da quel momento Pilato cercava di liberarlo; ma i Giudei gridarono: โSe liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque infatti si fa re si mette contro Cesareโ.
13 Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesรน e sedette nel tribunale, nel luogo chiamato Litรฒstroto, in ebraico Gabbatร . 14 Era la Preparazione della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: โEcco il vostro re!โ. 15 Ma quelli gridarono: โVia, via, crocifiggilo!โ. Disse loro Pilato: โMetterรฒ in croce il vostro re?โ. Risposero i sommi sacerdoti: โNon abbiamo altro re allโinfuori di Cesareโ. 16 Allora lo consegnรฒ loro perchรฉ fosse crocefisso.
La crocifissione
17 Essi allora presero Gesรน ed egli, portando la sua croce, si avviรฒ verso il luogo del Cranio, detto in ebraico Gรฒlgota, 18 dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dallโaltra, e Gesรน nel mezzo.
19 Pilato compose anche lโiscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: โGesรน il Nazareno, il re dei Giudeiโ. 20 Molti Giudei lessero questa iscrizione, perchรฉ il luogo dove fu crocefisso Gesรน era vicino alla cittร ; era scritta in ebraico, in latino e in greco. 21 I sommi sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: โNon scrivere: il re dei Giudei, ma che egli ha detto: Io sono il re dei Giudeiโ. 22 Rispose Pilato: โCiรฒ che ho scritto, ho scrittoโ.
La divisione dei vestiti
23 I soldati poi, quando ebbero crocefisso Gesรน, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato, e la tunica. Ora quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta dโun pezzo da cima a fondo. 24 Perciรฒ dissero tra loro: Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca. Cosรฌ si adempiva la Scrittura: โSi son divise tra loro le mie vesti e sulla mia tunica han gettato la sorteโ.
E i soldati fecero proprio cosรฌ.
Gesรน e la madre
25 Stavano presso la croce di Gesรน sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clรจofa e Maria di Mร gdala. 26 Gesรน allora, vedendo la madre e lรฌ accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: โDonna, ecco il tuo figlio!โ. 27 Poi disse al discepolo: โEcco la tua madre!โ. E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.
La morte di Gesรน
28 Dopo questo, Gesรน, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per adempiere la Scrittura: โHo seteโ. 29 Vi era lรฌ un vaso pieno dโaceto; posero perciรฒ una spugna imbevuta di aceto in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. 30 E dopo aver ricevuto lโaceto, Gesรน disse: โTutto รจ compiuto!โ. E, chinato il capo, spirรฒ.
Il colpo di lancia
31 Era il giorno della Preparazione e i Giudei, perchรฉ i corpi non rimanessero in croce durante il sabato (era infatti un giorno solenne quel sabato), chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e fossero portati via. 32 Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe al primo e poi allโaltro che era stato crocefisso insieme con lui. 33 Venuti perรฒ da Gesรน e vedendo che era giร morto, non gli spezzarono le gambe, 34 ma uno dei soldati gli colpรฌ il fianco con la lancia e subito ne uscรฌ sangue e acqua.
35 Chi ha visto ne dรก testimonianza e la sua testimonianza รจ vera e egli sa che dice il vero, perchรฉ anche voi crediate. 36 Questo infatti avvenne perchรฉ si adempisse la Scrittura: Non gli sarร spezzato alcun osso. 37 E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto.
La sepoltura
38 Dopo questi fatti, Giuseppe dโArimatรจa, che era discepolo di Gesรน, ma di nascosto per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesรน. Pilato lo concesse. Allora egli andรฒ e prese il corpo di Gesรน. 39 Vi andรฒ anche Nicodรจmo, quello che in precedenza era andato da lui di notte, e portรฒ una mistura di mirra e di aloe di circa cento libbre. 40 Essi presero allora il corpo di Gesรน, e lo avvolsero in bende insieme con oli aromatici, comโรจ usanza seppellire per i Giudei. 41 Ora, nel luogo dove era stato crocefisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora deposto. 42 Lร dunque deposero Gesรน, a motivo della Preparazione dei Giudei, poichรฉ quel sepolcro era vicino.
Tutti e quattro gli evangelisti dedicano due capitoli al racconto della passione e morte di Gesรน. Fanno riferimento agli stessi drammatici avvenimenti e, benchรฉ le loro versioni dei fatti non siano identiche e nemmeno si riesca a riunirle in un unico racconto perfettamente coerente dal punto di vista storico, sostanzialmente concordano.
Le diversitร derivano dalla particolare sensibilitร di ogni evangelista, per cui alcuni episodi sono narrati da uno e ignorati dagli altri, alcuni dettagli che sono tralasciati dai sinottici sono invece sviluppati da Giovanni.
Lโobbiettivo degli evangelisti non era redigere un verbale, una cronaca dei fatti, esatta fin nei minimi particolari, ma alimentare la fede dei credenti e illuminarli sul significato degli eventi accaduti durante la Pasqua.
La morte assurda di Gesรน aveva colto impreparati i discepoli e aveva suscitato in loro inquietanti interrogativi, gli stessi che ci poniamo noi oggi: sarร saggio dare fiducia a uno sconfitto, tradito e rinnegato dai suoi stessi amici? Ha senso prendere a modello un uomo che le legittime autoritร religiose hanno giudicato un bestemmiatore e che il procuratore romano ha condannato al supplizio come un malfattore? Ammettiamo pure che fosse un giusto perseguitato, ma allora perchรฉ Dio non รจ intervenuto per difenderlo?
Con il suo racconto della passione, Giovanni, piรน che darci informazioni su come si sono svolti i fatti, vuole aiutarci a capire il senso di ciรฒ che รจ accaduto.
Prima di entrare nei dettagli del messaggio che questo evangelista intende comunicare, รจ necessario premettere una riflessione sulle ragioni per cui Gesรน รจ stato giustiziato.
A chi ha interiorizzato una certa immagine abbastanza superficiale della sua persona, la sua morte non puรฒ che risultare del tutto assurda. Come si puรฒ uccidere uno che cura i malati, abbraccia e accarezza i bambini, ama i poveri e si fa servo di tutti?
Si deve allora attribuire la sua morte a una misteriosa volontร del Padre che, per perdonare il peccato dellโuomo, aveva bisogno di vedere scorrere il sangue di un giusto?
Una simile spiegazione non puรฒ nemmeno essere presa in considerazione.
Perchรฉ allora Gesรน รจ stato crocefisso? In che senso ha dato la sua vita per noi? Da quali schiavitรน ci ha liberato consegnandosi nelle mani degli uomini?
La ragione dellโostilitร che si รจ scatenata contro di lui รจ chiaramente indicata da Giovanni fin dalla prima pagina del suo vangelo: Gesรน era la luce, โla luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non lโhanno accoltaโ (Gv 1,4-5); โegli era la luce vera, quella che illumina ogni uomoโ (Gv 1,9), โma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perchรฉ le loro opere erano malvagieโ (Gv 3,19).
Alcuni raggi di questa luce che ha rischiarato la notte del mondo sono stati particolarmente intensi e provocatori. Hanno illuminato i cuori delle persone semplici colmandole di gioia e di speranza, ma hanno infastidito coloro che preferivano agire nelle tenebre.
Quattro di questi raggi sono apparsi particolarmente insopportabili ai detentori del potere religioso e politico.
Il primo รจ stato proiettato da Gesรน sul volto di Dio.
Le guide spirituali dโIsraele, poste da parte le dolci immagini di Dio sposo e padre predicate dai profeti, avevano educato il popolo a credere in un Dio legislatore e giudice rigoroso, pronto a scatenare rappresaglie e ritorsioni contro chi trasgredisse i suoi comandi.
Il Dio predicato da Gesรน รจ Padre ed รจ buono, solo buono. A lui ci si rivolge con la semplicitร e la fiducia del bambino perchรฉ egli riserva la stessa tenerezza a chi ascolta la sua parola e a chi la rifiuta (Mt 5,45), nutre gli uccelli del cielo e riveste i gigli del campo (Mt 6,25-31), conta i capelli del nostro capo e conosce i nostri bisogni prima che glie ne parliamo (Mt 6,8ss). Di lui nessuno, nemmeno il peggior peccatore, puรฒ avere paura. Egli โha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito e non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perchรฉ il mondo si salvi per mezzo di luiโ (Gv 3,16-17).
Nulla di piรน sovversivo per la mentalitร degli scribi e dei farisei che si sono costruiti un Dio a loro immagine e somiglianza, un Dio che non vuole aver nulla a che fare con pubblicani e peccatori.
Per queste guide spirituali Gesรน รจ un pazzo e un eretico (Gv 8,48), un bestemmiatore che deve essere lapidato (Gv 8,59;10,31.39), che deve essere tolto di mezzo, al piรน presto, perchรฉ pericoloso per la fede tramandata dai padri e travia il popolo semplice.
Un secondo raggio di luce nuova รจ stato proiettato sulla falsa religione.
Cโรจ una pratica religiosa che รจ espressione di fede autentica e questa comunica serenitร e pace e cโรจ una religione che รจ solo un insieme di pratiche esteriori, inventate dagli uomini per alimentare, magari inconsciamente, lโillusione di un rapporto autentico con il Signore. Questa affatica e schiaccia, รจ un giogo pensante e insopportabile (Mt 11,28-30). ร la religione che riduce il rapporto con Dio allโosservanza scrupolosa di riti e finisce sempre per ridursi a culto e formalismo ipocrita.
Gesรน non corregge questa religione, non si limita a denunciarne gli abusi. La rifiuta, in nome dellโadesione a Dio con il cuore. In piรน occasioni egli cita la frase di Isaia che gli รจ particolarmente cara: โQuesto popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore รจ lontano da me. Invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uominiโ (Mc 7,7). Rispetta il sabato, ma ritiene lโuomo superiore al sabato.
Il punto culminante di questo rifiuto รจ la drammatica cacciata dei venditori del tempio.
Giovanni la colloca allโinizio del suo vangelo (Gv 2,13-22) perchรฉ sintetizza il rifiuto delle pratiche rituali che non sono espressione di una vita di amore. Lโunico culto gradito a Dio รจ infatti quello reso โin spirito e veritร โ.
Anche questo secondo raggio di luce ha infastidito coloro che preferivano lโoscuritร alla luce.
Dal rifiuto sono passati allโostilitร e infine hanno preso la decisione di eliminarlo perchรฉ turbava lo svolgersi ordinato delle loro pratiche religiose: โร meglio che un uomo solo muoia per il popoloโ โ ha esclamato Caifa, il sommo sacerdote che presiedeva le solenni liturgie del tempio (Gv 11,50).
Un terzo raggio รจ stato proiettato sullโuomo.
Qual รจ il modello di uomo, lโideale di persona realizzata nella nostra societร ?
Al tempo di Gesรน, uomini di successo erano i membri del sinedrio, i sacerdoti del tempio, i rabbini che amavano โpasseggiare in lunghe vesti, ricevere i saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchettiโ (Mc 12,38-39). Degni dโonore erano Filippo e Antipa, i due figli di Erode il grande che vivevano in splendidi palazzi ed erano ossequiati dai loro sudditi.
Per Gesรน puntare a questo successo e ottenerlo non รจ una riuscita, ma un fallimento: โCome potete credere โ chiede un giorno ai Giudei โ voi che prendete la gloria gli uni dagli altri?โ (Gv 5,44).
Anche Gesรน si aspetta di essere โglorificatoโ e prega: โPadre, glorificami davanti a te con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosseโ (Gv 17,5). Ma il giorno glorioso che egli attende non quello in cui, montando un asinello, riceve lโapplauso al suo ingresso nella cittร santa, ma quello del Calvario. Lร , innalzato sulla croce, egli riesce finalmente a mostrare fin dove giunge lโimmenso amore del Padre per lโuomo.
โSe il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore produce molto frutto. Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverร per la vita eternaโ (Gv 12,24-25).
ร il capovolgimento dei valori di questo mondo. Per Gesรน il modello di uomo non รจ colui che vince, ma chi perde; non chi domina, ma chi serve; non chi pensa al proprio tornaconto, ma chi si sacrifica per gli altri.
Anche questo terzo raggio di luce era inaccettabile per coloro che โ come un giorno, con una punta di ironia, osservava Gesรน โ โamavano la gloria degli uomini piรน della gloria di Dioโ (Gv 12,43).
Il quarto raggio di luce รจ stato proiettato sulla societร .
Noi viviamo in una societร competitiva. Fin da piccoli assimiliamo la convinzione che, se non competiamo per emergere, rischiamo di non contare nulla. Eminente โ Eminenza โ รจ colui che sovrasta gli altri, che attira lโattenzione.
Quale raggio di luce proietta Gesรน su una societร basata su questi principi di vita?
Un giorno egli si siede, prende un bambino, lo pone in mezzo e abbracciandolo dice ai Dodici: โChi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandatoโ (Mc 9,36-37).
Al tempo di Gesรน i bambini erano il simbolo di chi non conta, di chi non ha valore, dipende completamente dagli altri, non produce nulla, consuma soltanto, ha bisogno di tutto.
Nel mondo nuovo queste persone passano dalla periferia al centro. A loro viene offerto il posto dโonore. La comunitร di Gesรน โabbracciaโ i poveri, i โbambiniโ che hanno bisogno di essere assistiti in tutto e magari intralciano la vita ordinata degli altri. Li โabbracciaโ non nel senso che ne accetta passivamente i capricci e ne favorisce lโindolenza, ma perchรฉ li aiuta a crescere e si impegna a farli diventare adulti, autosufficienti, capaci di progettare e costruire la loro vita.
Se la morte di Gesรน รจ stata provocata dalla luce liberante da lui introdotta nel mondo, allora โ ci chiediamo โ poteva essere evitata?
Certamente sรฌ. Se egli si fosse allontanato da Gerusalemme, come giร altre volte aveva fatto (Gv 11,54; 7,1; Mt 12,15-16), se fosse tornato a Nazaret a lavorar di pialla e martello e avesse lasciato che nel mondo tutto continuasse come prima della sua venuta, non vโรจ dubbio che lo avrebbero lasciato tranquillo.
Gesรน non ha ricercato la morte in croce, ma per evitarla avrebbe dovuto spegnere la luce che aveva acceso e rinnegare tutte le sue proposte; avrebbe dovuto rientrare nei ranghi, adeguarsi alla mentalitร corrente, rassegnarsi al trionfo del male, abbandonare per sempre lโumanitร nelle mani del โprincipe di questo mondoโ.
ร stato tentato di farlo e, se avesse acconsentito ai suggerimenti del maligno, non solo non sarebbe finito sulla croce, ma avrebbe avuto successo, avrebbe ottenuto quei โregni di questo mondoโ che, fin da principio, satana gli aveva promesso. Ma sarebbe stato il fallimento della sua missione.
Quanto detto finโora ci aiuta a capire i messaggi teologici del brano evangelico che ci viene proposto in questo venerdรฌ santo.
Nel suo vangelo Giovanni tratteggia una figura di Gesรน abbastanza diversa da quella degli altri evangelisti e la differenza traspare soprattutto nei racconti della passione.
La si rileva fin dalla prima scena, quella dellโarresto nel Getsemani (Gv 18,1-11).
I sinottici presentano Gesรน prostrato a terra, colto da โpaura e angosciaโ, โtriste fino alla morteโ, bisognoso del sostegno morale dei discepoli. Li supplica di stargli vicino, di vegliare e pregare con lui.
Giovanni non accenna a nessuna di queste emozioni molto umane di Gesรน. Non parla dellโagonia, della sua lotta interiore, della preghiera rivolta al Padre di risparmiargli โil caliceโ.
Lo presenta risoluto, consapevole di tutto. Non travolto dagli avvenimenti, ma capace di guidarli in modo sovrano. Non sono i soldati che lo catturano, รจ lui che si consegna spontaneamente, ripetendo, per due volte: โSono ioโ. Nessuno gli toglie la vita, รจ lui che, serenamente, si fa avanti e la dona (Gv 10,17-18).
Di fronte a lui, i malvagi che, come sempre, si muovono e agiscono nellโoscuritร della notte, indietreggiano e cadono (Gv 19,16).
La scena va letta e capita alla luce delle Scritture. โIo sonoโ nella Bibbia introduce una manifestazione di Dio e quando il Signore si presenta le forze del male sono costrette a battere in ritirata, sono colte dal panico, rotolano a terra.
Il brano รจ un midrash con cui lโevangelista veicola un prezioso messaggio teologico. Invita a leggere la cattura di Gesรน e gli eventi della sua passione alla luce dei Salmi: โI miei nemici retrocedono, davanti a te inciampano e perisconoโ (Sl 9,4). โI malvagi mi assalgono per straziarmi la carne, ma sono essi, avversari e nemici a inciampare e cadereโ (Sl 27,2).
Con questo richiamo alle Scritture Giovanni vuole infondere coraggio e speranza in coloro che, coinvolti nel drammatico conflitto fra la luce del cielo e la notte del mondo, temono di venire sopraffati dalle forze del male.
Li invita a non perdersi dโanimo perchรฉ il regno delle tenebre ha sรฌ dalla sua parte il potere delle armi, ma queste nulla possono contro la luce di Cristo. Anche se le schiere del maligno sembrano trionfare, in realtร sono allo sbando, i suoi guerrieri โvanno a tentoni nelle tenebre, senza luce e barcollano come ubriachiโ (Gn 12,25).
I vangeli sinottici riferiscono che, dopo la cattura, Gesรน fu portato nella casa del sommo sacerdote Caifa. Lรฌ, durante la notte, si riunirono gli anziani e gli scribi per mettere a punto unโaccusa da portare davanti al governatore Ponzio Pilato.
Giovanni dร una versione leggermente diversa dei fatti. Dice che lโinterrogatorio notturno avvenne di fronte ad Anna, suocero di Caifa (Gv 18,12-24).
Come mai pone in primo piano questโuomo ormai vecchio e apparentemente innocuo?
Anna รจ stato sommo sacerdote per dieci anni โ dal 6 al 15 d.C. โ ma, anche dopo essere stato destituito dal prefetto romano, รจ rimasto potentissimo. Dopo di lui, lโambita e prestigiosa carica ha continuato ad essere appannaggio, per altri cinquantโanni, della sua famiglia: quattro (forse cinque) suoi figli, un genero e un nipote gli sono succeduti come sommi sacerdoti.
Era il patriarca della famiglia che controllava tutta lโattivitร โreligiosaโ del tempio. Era lui che controllava e gestiva le offerte dei pellegrini, i guadagni dei cambiavalute, i commerci dei buoi, degli agnelli e delle colombe per i sacrifici e intascava i soldi che circolavano sottobanco per lโassegnazione degli appaltiโฆ
La cacciata dei venditori โ operata da Gesรน โ piรน che una provocazione sacrilega, per lui era stata un attentato agli enormi interessi economici della sua famiglia. Non poteva tollerare piรน a lungo che il figlio di un carpentiere galileo si azzardasse ad accusarlo di aver ridotto il tempio del Signore a una โspelonca di ladriโ.
Anna รจ la figura piรน sinistra dei vangeli. ร stato lui a tessere tutte le trame del processo a Gesรน. Per questo Giovanni lo presenta come il simbolo stesso delle forze del male, come la personificazione di chi preferisce le tenebre alla luce, di chi รจ deciso a perpetuare con ogni mezzo, anche con il crimine, il proprio potere basato su intrighi, ingiustizie e menzogne.
Con lui Gesรน si confronta senza paura. Alla richiesta di chiarimenti sulle sue posizioni dottrinali, ribatte senza scomporsi: โPerchรฉ interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciรฒ che ho detto loro; ecco essi sanno che cosa ho dettoโ (Gv 18,21).
Anna รจ il prototipo di chi riesce a commettere violenza senza sporcarsi le mani. Ha educato i suoi servi a intuire, anche senza un suo ordine, quando e come devono intervenire per porre fine a qualunque avvisaglia di ribellione contro il padrone.
ร uno di questi suoi servi che dร uno schiaffo a Gesรน.
La reazione del Maestro รจ calma, ma decisa: โSe ho parlato male, dimostrami dovโรจ il male, ma se ho parlato bene perchรฉ mi percuoti?โ (Gv 18,23).
Come altri personaggi del vangelo di Giovanni, anche questo servo ha assunto un valore simbolico. Rappresenta coloro che, il piรน delle volte per ignoranza o per ingenuitร , ma spesso anche per interesse, si schierano dalla parte del piรน forte.
ร facile lasciarsi soggiogare da chi โ non importa come e con quali mezzi โ riesce ad emergere e ad imporsi. Si rimane affascinati da chi ha successo e, senza rendersene conto, si finisce per consegnargli la propria libertร ed essere disposti a tutto pur di ottenere la sua approvazione e la sua gratitudine.
Giovanni invita tutti a riflettere sulla personalitร di questo servo perchรฉ, per compiacere i potenti di questo mondo e convinti di difendere la religione, si puรฒ giungere a schiaffeggiare Cristo e a rinnegare la sua parola.
Nel racconto della passione, Giovanni dedica ampio spazio al processo di fronte a Pilato โ il doppio rispetto a Marco โ (Gv 18,28-19,16).
Leggendo il brano, sorprende lโinsistenza dellโevangelista sugli spostamenti del procuratore romano, il suo continuo entrare e uscire dal pretorio.
Questo andirivieni aveva una motivazione religiosa โ i giudei non potevano entrare nella casa di un pagano perchรฉ ne sarebbero rimasti contaminati โ ma Giovanni se ne serve per comporre una scenografia con cui introdurre il tema della regalitร di Gesรน.
Se suddividiamo il testo in base ai movimenti del governatore, ci troviamo di fronte a sette scene molto ben strutturate (Gv 18,29-32; 18,33-38a; 18,38b-40; 19,1-3; 19,4-7; 19,8-11; 19,12โ16). In esse, oltre al protagonista โ Gesรน โ si muovono vari personaggi โ Pilato, i giudei, i soldati, Barabba โ che sono reali, ma che, nellโintenzione dellโevangelista, sono anche simboli di diversi modi di posizionarsi di fronte alla regalitร di Cristo.
Pilato rappresenta la regalitร di questo mondo, lโopposto di quella di Gesรน. ร lโimmagine di chi ha come valore supremo il raggiungimento e la conservazione del potere, non la giustizia e la veritร . ร colui che ritiene che al potere tutto debba essere sacrificato e pensa che anche lโinnocente possa essere messo a morte se la ragion di Stato lo richiede.
I giudei sono lโicona di quei credenti che storpiano la regalitร di Cristo adattandola ai loro criteri meschini. Sono persone ligie alla pratica religiosa, ma incapaci di rinunciare allโimmagine di Dio che hanno in mente.
Ai piedi della croce si indigneranno per lโiscrizione posta da Pilato per proclamare la regalitร universale di Gesรน. Vogliono continuare a credere nel Dio che vince con la forza, non con lโamore; non accettano un re umiliato e sconfitto.
I soldati del pretorio sono dei poveri uomini, piรน vittime che colpevoli. Sradicati dalla loro terra, lontani dalle famiglie, spesso umiliati dai loro superiori, hanno smarrito tutti i sentimenti umani e si sfogano infierendo su chi รจ piรน debole di loro. Sono lโimmagine di chi รจ stato educato a credere solo nella forza, a rispettare i vincitori e a schernire chi perde. Rappresentano coloro che si schierano, senza porsi interrogativi, dalla parte del potere e sono disposti ad eseguire anche ordini iniqui.
Barabba โ che significa figlio di padre ignoto โ era il nome dato ai figli di nessuno.
ร un criminale, un vero figlio di quel โpadreโ โ il maligno โ che รจ stato omicida fin dallโinizio del mondo (Gv 8,44). Rappresenta tutti i briganti della storia, tutti coloro hanno commesso violenze e versato sangue. Gli uomini li hanno spesso considerati degli eroi e li hanno sempre preferiti ai deboli.
Dopo aver osservato i personaggi, consideriamo le due indicazioni di tempo che compaiono nel brano e che sono molto significative.
La prima si trova nellโesordio: Era lโalba (Gv 18,28).
ร spuntato il nuovo giorno, รจ finita la notte su cui lโevangelista ha richiamato lโattenzione quando Giuda ha lasciato il cenacolo: โPreso il boccone, Giuda subito uscรฌ. Era notteโ (Gv 13,30).
Nellโoscuritร di questa notte si sono mossi vari personaggi: Giuda che, con il distaccamento di soldati muniti di lanterne, torce e armi, รจ andato al giardino e ha consegnato Gesรน; Malco, il servo cui Pietro ha tagliato lโorecchio destro; Anna e suo genero Caifa, marionette nelle mani del โprincipe delle tenebreโ (Gv 12,35-36) e poi di nuovo Pietro che ha rinnegato il Maestro.
Finalmente il buio di questa notte in cui il male ha celebrato il suo trionfo si sta dissolvendo e la luce comincia ad avere il sopravvento.
La seconda indicazione dellโora โ Era verso mezzogiorno โ รจ rilevata nel momento culminante del processo (Gv 19,14). Sarร quando il sole splenderร sul mondo in tutto il suo fulgore che Pilato proclamerร : โEcco il vostro reโ.
Siamo cosรฌ introdotti nel tema della regalitร di Gesรน attorno alla quale ruotano tutte e sette le scene.
Compito del re โ nellโantico Medio Oriente โ era far sรฌ che il suo popolo godesse di libertร e di pace. Lโesperienza monarchica di Israele era stata perรฒ disastrosa. Per quattro secoli e mezzo, sul trono di Gerusalemme si erano succeduti sovrani innetti ed empi.
Impietosito, il Signore aveva annunciato, per bocca dei profeti, che un giorno sarebbe venuto egli stesso a governare il suo popolo. Come?
Il modo in cui Dio realizza le sue promesse รจ sempre sorprendente, non corrisponde mai alle attese umane.
Giovanni ha giร accennato alla regalitร di Gesรน nella prima parte del suo vangelo (Gv 1,49; 6,15; 12,13.15), ora, nei capitoli 18-19, riprende per ben 12 volte il termine โreโ.
Lโapice รจ raggiunto in due scene, in quella centrale (Gv 19,1-3) e nellโultima (Gv 19,12-16).
Nella prima abbiamo la parodia della regalitร di questo mondo. I soldati si divertono a proclamare Gesรน re da burla.
Giovanni, cosรฌ sobrio nel raccontare le sofferenze, dร risalto invece a tutti gli elementi che caratterizzano lโintronizzazione di un imperatore: la corona (di spine), il mantello di porpora, le acclamazioni.
Gesรน che ha reagito allo schiaffo del servo di Anna non si oppone a questa parodia.
La accetta perchรฉ demolisce lโimmagine del messia davidico โ forte e vincitore โ atteso dal popolo. Ridicolizza tutte le ambizioni, le manie di grandezza, la frenesia per il potere, lโaspirazione ai titoli onorifici e agli inchini, la corsa ai primi posti. Ora รจ sotto gli occhi di tutti il vero il re, lโuomo riuscito secondo i criteri di Dio: รจ colui che consegna la propria vita per amore.
La scena finale (Gv 19,12-16) รจ introdotta con grande solennitร .
Pilato conduce fuori Gesรน, lo fa sedere su una tribuna sopraelevata e proclama: โEcco il vostro reโ.
Nessuno puรฒ capire la portata dellโevento. Eppure รจ con queste parole che il rappresentante dei regni di questo mondo, senza rendersene conto, ha passato le consegne del potere, ha riconosciuto in Gesรน il nuovo re.
Per i giudei (โฆnon dimentichiamo chi rappresentano!) la proposta del procuratore romano รจ tanto assurda che la ritengono una provocazione. Un re cosรฌ non lo vogliono, delude ogni attesa, รจ un insulto al buon senso: โVia, via, crocifiggilo!โ โ gridano.
Secondo i criteri umani, Gesรน รจ un fallito. Nei piani di Dio, invece, la sua sconfitta dissipa le tenebre che hanno oscurato il mondo e permesso il perpetuarsi di ogni forma di ingiustizia e di disumanizzazione.
Gesรน รจ lรฌ, in silenzio, non aggiunge una parola perchรฉ ha giร spiegato tutto. Attende che ognuno si pronunci, che faccia la sua scelta. Si puรฒ puntare sulle regalitร di questo mondo oppure impegnare la propria vita con lui nella costruzione del regno secondo il cuore di Dio.
Da questa scelta dipendono la riuscita o il fallimento della vita.
In Giovanni, la descrizione del cammino verso il luogo dellโesecuzione รจ brevissima: โGesรน, portando la sua croce, si avviรฒ verso il luogo del Cranioโ (Gv 19,17). Tutto qui. Non ci sono le donne che piangono su di lui nรฉ il cireneo che lo aiuta a portare la croce. ร egli stesso che va deciso verso la meta dove manifesterร la sua โgloriaโ.
Nel racconto della crocifissione (Gv 19,18-37) invece, Giovanni introduce alcune scene e alcuni dettagli ignorati dagli altri evangelisti.
Il primo riguarda lโiscrizione posta sulla croce. Serviva a spiegare ai passanti il motivo della condanna.
Mentre i sinottici non le riservano che un rapido accenno, Giovanni la pone in grande risalto (Gv 19,19-22). Ricorda che รจ stata composta e fatta collocare da Pilato e che era redatta in ebraico (la lingua sacra dโIsraele), in latino (la lingua dei dominatori del mondo) e in greco (la lingua parlata in tutto lโimpero).
Il rappresentante dellโimperatore Tiberio confermava di nuovo, in modo solenne e ufficiale, la regalitร di Gesรน e il nuovo modo di essere re. Tutti i popoli dovevano sapere che nel mondo era stata introdotta una nuova regalitร .
I giudei (di ieri e di oggi) la rifiutano, ma essa continuerร ad essere proclamata dallโalto della croce fino alla fine dei tempi. ร una proposta definitiva, irrevocabile, non puรฒ piรน essere modificata.
Senza saperlo, Pilato รจ stato un profeta.
Dopo che il nuovo re รจ stato installato sul suo seggio di gloria โ la croce โ che cosa accade?
A differenza degli altri evangelisti, Giovanni non ricorda gli insulti lanciati contro Gesรน dai passanti, dai sommi sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani. Cโรจ una ragione: questo re scandaloso per i giudei e follia per i pagani (1 Cor 1,23) puรฒ essere accolto o rifiutato, ma nessuno, fino alla fine dei tempi, potrร piรน ignorarlo o prendersi gioco di lui.
La divisione delle vesti (Gv 19,23-24) รจ ricordata anche nei sinottici, ma solo Giovanni precisa che furono divise in quattro parti; solo lui parla del sorteggio della tunica tessuta tutta dโun pezzo e cita esplicitamente il versetto del Salmo: โSi son divise tra loro le mie vesti e sulla mia tunica han gettato la sorteโ (Sl 22,19).
Come mai accorda tanta importanza a un episodio apparentemente secondario?
Gli antichi attribuivano valore simbolico allโabito. Ritenevano che il vestito si impregnasse dello spirito di colui che lo indossava. Lโabito indicava la persona stessa, le sue opere, il suo modo di atteggiarsi e di rapportarsi con gli altri. ร per questo che, nel rito del battesimo, i neofiti si spogliavano dellโabito vecchio e indossavano una veste nuova.
Le vesti di Gesรน rappresentano la sua persona, tutta la sua vita donata.
Il numero quattro indica i quattro punti cardinali, cioรจ il mondo intero al quale Gesรน รจ consegnato.
Ora diviene chiaro il messaggio teologico che Giovanni vuole trasmettere: il sacrificio di Cristo ha un valore universale, รจ distribuito ad ogni uomo.
A differenza delle vesti, la tunica รจ mantenuta intatta.
Pur annunciato a tutti i popoli e consegnato agli uomini di diverse culture, il suo vangelo โ che รจ Gesรน stesso โ rimarrร sempre integro; nessuno potrร mai apportarvi aggiunte o ritagliarne qualche parte.
La terza scena che si svolge sul Calvario (Gv 19,25-27) รจ quella della madre che, ai piedi della croce, รจ affidata al discepolo che Gesรน amava.
Dal punto di vista storico lโepisodio presenta serie difficoltร .
Marco riferisce che alcune donne โ e le cita per nome โ assistevano da lontano, ma nรฉ lui nรฉ gli altri due sinottici ricordano che ai piedi della croce ci fossero Maria e Giovanni.
Oltre a questo, pare che la legge romana vietasse ai parenti di avvicinarsi al luogo dellโesecuzione ed รจ davvero poco verosimile che Maria di Magdala e le altre donne siano state cosรฌ poco sensibili da permettere a una madre di assistere allโorrendo supplizio del figlio.
Sono sorprendenti anche โ se intese come cronaca โ le parole pacate di Gesรน (che sta morendo fra spasimi atroci) e il modo con cui egli si rivolge a sua madre. โDonnaโ โ la chiama โ come ha fatto a Cana (Gv 2,4); ma in Israele nessun figlio ha mai chiamato cosรฌ sua madre.
Tutti questi dati ci orientano verso unโinterpretazione diversa dalla cronaca.
Giovanni non vuole richiamare lโattenzione sul gesto premuroso di Gesรน che, preoccupato delle sorti di Maria, lโavrebbe affidata al discepolo prediletto. Conoscendo la stima che questa donna godeva allโinterno della comunitร dei discepoli, cโera se mai da aspettarsi una competizione per accoglierla nella propria casa.
Siamo di fronte a una pagina di teologia, composta prendendo spunto da un fatto reale: la presenza, nei pressi del Calvario, di alcune delle persone piรน care a Gesรน.
La madre รจ โ per Giovanni โ il simbolo dellโIsraele fedele al suo Dio.
Nella lingua ebraica, Israele รจ femminile, per questo, nella Bibbia, il popolo eletto รจ immaginato come donna, vergine, sposa e madre. ร da questa โdonnaโ, da questa madreโIsraele, che รจ nato il popolo nuovo dellโera messianica.
Gesรน esorta prima questa donnaโIsraele ad accogliere come figlio, come erede legittimo delle promesse messianiche, ogni discepolo che segue Lui, nuovo re del mondo, fino al Calvario, cioรจ, fino al dono della vita.
Poi si rivolge alla nuova comunitร โ rappresentata dal discepolo amato โ e la invita a considerarsi figlia della madreโIsraele da cui รจ nata.
Se questa volontร di Gesรน morente fosse stata compresa e accolta, quante incomprensioni e quanti crimini sarebbero stati evitati!
La morte di Gesรน avviene โ secondo quanto ci riferisce Giovanni โ in modo dolce e sereno (Gv 19,28-30). Nessun grido, nessun terremoto, nessun oscuramento del sole. Dallโalto della croce egli รจ il re intronizzato che controlla in modo sovrano il proprio destino.
Ha portato a compimento la missione che il Padre gli ha affidato: il velo che impediva allโuomo di contemplare il volto di Dioโamore รจ caduto per sempre.
Manca ancora un tassello, unโultima tessera per completare il mosaico.
Per adempiere la Scrittura Gesรน dice: Ho sete (Gv 19,28).
Solo Giovanni riporta queste parole e le ritiene importanti. Il testo biblico cui fa riferimento non puรฒ che essere il Sl 42,3: โLโanima mia ha sete del Dio viventeโ.
Con questa espressione il salmista dichiarava il suo ardente anelito di incontrare il Signore.
Giovanni rilegge in senso simbolico la sete reale di Gesรน dissanguato e ormai morente.
La sete cui allude รจ il suo ardente desiderio di effondere sullโumanitร lโacqua viva di cui ha parlato alla samaritana. Anche lร e solo lร โ lo si noti bene โ aveva avuto sete e aveva chiesto da bere, cioรจ accoglienza e disponibilitร a ricevere il suo dono.
Il suo desiderio ora sta per realizzarsi. Dopo aver ricevuto lโaceto dice: โTutto รจ compiuto!โ e, chinato il capo, dona lo Spirito (Gv 19,30).
Eccola lโacqua che disseta lโumanitร , lโacqua che รจ allโorigine della vera vita e che รจ effusa su tutti coloro che si accostano al Crocefisso.
Dopo la morte di Gesรน tutto รจ concluso, lo Spirito รจ stato donato. Si potrebbe passare al racconto della sepoltura. Ma Giovanni si rende conto che รจ necessario aiutare i discepoli a capire lโevento straordinario che รจ accaduto.
Lo fa ricordando un fatto in sรฉ marginale e privo di importanza: un soldato ha scagliato la sua lancia contro il corpo esanime di Gesรน (Gv 19,31-37).
Su questo fatto lโevangelista richiama lโattenzione con unโinsistenza che puรฒ apparire eccessiva; per ben tre volte fa appello allโattendibilitร della sua testimonianza: โChi ha visto ne dรก testimonianza e la sua testimonianza รจ vera e egli sa che dice il vero, perchรฉ anche voi crediateโ (Gv 19,35).
In questo episodio egli ha dunque intravisto un significato profondo.
Una prima chiave di lettura รจ offerta dalla menzione โ allโinizio del brano โ del tempo in cui รจ accaduto: era la parasceve; era lโora in cui, nella spianata del tempio, i sacerdoti stavano immolando gli agnelli pasquali.
ร un palese invito dellโevangelista a leggere lโavvenimento alla luce dei racconti dellโEsodo.
ร sul Calvario โ vuole dirci Giovanni โ che, nel giorno della parasceve, รจ stato immolato il vero agnello pasquale. Donando il proprio sangue, Gesรน ha salvato lโumanitร intera dallโangelo sterminatore, dallo spirito del male che รจ radicato in ogni uomo e che รจ causa di morte.
Per evidenziare ancor piรน questo messaggio, lโevangelista ricorda un altro dettaglio ignorato dagli altri evangelisti: ai due briganti crocifissi con Gesรน, i soldati, per accelerarne la morte, spezzarono le gambe, mentre lasciarono intatte quelle di Gesรน che era giร morto.
Ecco un nuovo richiamo allโagnello pasquale al quale โ secondo le disposizioni del libro dellโEsodo โ non doveva essere spezzato alcun osso (Es 12,46).
Infine il dettaglio piรน importante: uno dei soldati, con la lancia, colpรฌ il costato di Gesรน e dalla ferita subito uscรฌ del sangue e qualcosa di simile allโacqua.
Il fatto fisiologico in sรฉ รจ ben poco rilevante, ma, per Giovanni, diviene un segno straordinario.
Il sangue per un semita รจ il simbolo della vita: versarlo fino allโultima goccia significa donare la propria vita.
Attraverso la ferita del costato da cui esce lโultima goccia di sangue รจ dunque possibile scorgere il cuore di Dio, vedere il suo amore senza limiti: โDio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perchรฉ chiunque crede in lui non muoia ma abbia la vita eternaโ (Gv 3,16).
Quali benefici sono derivati al mondo da questo immenso amore?
โSe il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore porta molto fruttoโ (Gv 12,24) โ aveva detto Gesรน.
Il frutto รจ lโeffusione dello Spirito, simboleggiato dallโacqua uscita dal costato di Cristo.
Lโacqua viva, promessa alla donna di Samaria, sgorga dal cuore di Dio.
Giovanni conclude in modo solenne la sublime pagina di teologia che ha tratteggiato: โGuarderanno verso colui che hanno trafittoโ.
ร una citazione biblica che fa riferimento a una misteriosa profezia pronunciata verso la fine del IV secolo a.C. e conservataci nel libro di Zaccaria (Zc 12,10). Parla di un uomo giusto e innocente che รจ stato trafitto; subito dopo perรฒ il Signore ha risvegliato nel popolo, responsabile di quel crimine, un vivo dolore, una sincera compunzione. Tutti si pentirono e guardarono a colui che avevano trafitto; scoppiarono in un pianto disperato, un pianto simile a quello dei genitori che perdono il loro unico figlio, paragonabile al lutto per la morte di un primogenito (Zc 12,10-11).
Chi รจ questโuomo e perchรฉ รจ stato ucciso? Il profeta si riferiva certamente a una vicenda drammatica accaduta al suo tempo. Non sappiamo altro. Ciรฒ che a noi interessa รจ che Giovanni ha riconosciuto in questo misterioso personaggio lโimmagine di Gesรน.
A Cristo, giustiziato e trafitto sulla croce, tutti gli uomini guarderanno come al loro salvatore; il Crocefisso diverrร il punto di riferimento di ogni loro scelta, orienterร tutta la loro vita.
Il racconto della deposizione del corpo di Gesรน nel sepolcro (Gv 19,38-42) sostanzialmente corrisponde a quello dei sinottici; tuttavia Giovanni ricorda alcuni preziosi particolari che gli altri evangelisti ignorano.
A Giuseppe dโArimatea, egli affianca Nicodemo, โquello che era andato da lui di notteโ; ora viene con una mistura di mirra e di aloe di circa cento libbre. I due prendono il corpo di Gesรน e lo avvolgono in bende insieme con gli oli aromatici.
Questi dettagli sono sorprendenti. Anzitutto stupisce la profusione dei profumi: si tratta di 32,7 litri di essenze preziose, costosissime. Una quantitร eccessiva: per ungere un cadavere sarebbe stata piรน che sufficiente la millesima parte.
Inoltre, gli aromi impiegati non sono adatti allโimbalsamazione; sono quelli impiegati nelle feste di nozze per profumare gli abiti (Sl 45,9) e lโalcova: โHo profumato il mio giaciglio di mirra, di aloe e di cinnamomoโ โ esclama la donna nel libro dei Proverbi (Pr 7,17).
Giovanni non sta raccontando la sepoltura di un cadavere (si noti che non accenna nemmeno alla pietra di chiusura del sepolcro), ma la preparazione del talamo in cui sta per essere adagiato lo sposo.
Lโimmagine piรน bella impiegata dai profeti per spiegare lโamore di Dio era stata quella delle nozze. Il Signore โ avevano detto โ รจ lo sposo fedele e Israele รจ la sposa che, purtroppo, spesso allโamore del suo Dio preferisce quello degli idoli.
Nei Vangeli lo sposo รจ Gesรน. ร lui il Figlio di Dio venuto dal cielo a riprendersi la sposa che lo ha abbandonato.
Fin dallโinizio del suo vangelo Giovanni lo ha indicato come lo sposo (Gv 3,29-30).
Sulla croce Gesรน ha dato la prova massima del suo amore. Amore immenso perchรฉ โnessuno ha un amore piรน grande di questo: dare la vitaโ (Gv 15,13), amore appassionato come quello di cui parla il Cantico dei Cantici: โForte come la morte รจ lโamore, le grandi acque non possono spegnerlo, nรฉ i fiumi travolgerloโ (Ct 8,6-7).
Ora lo sposo che tanto ha amato attende lโabbraccio della sposa, la nuova comunitร , rappresentata dai discepoli Giuseppe e Nicodemo che si trovano ai piedi della croce.
Questa comunitร compie un gesto carico di simbolismo: sparge sulle bende โ abito di nozze che avvolgerร il corpo dello sposo โ tutti i profumi di cui dispone, senza calcolo, come ha fatto Maria di Betania (Gv 12,1-11). Con gli occhi gonfi di lacrime, mostra di avere finalmente capito quanto รจ stata amata.
La menzione dellโorto, infine, rievoca le sepoltura dei re di Giuda (cf. 2 Re 21,18.26).
Durante il processo, Gesรน รจ stato proclamato re, รจ stato incoronato, rivestito del manto di porpora e intronizzato sulla croce.
Ora viene sepolto non soltanto come sposo, ma anche come re.