XX Domenica del Tempo Ordinario
Prima Lettura Pr 9, 1-6
Dal libro dei Proverbi
La sapienza si è costruita la sua casa,
ha intagliato le sue sette colonne.
Ha ucciso il suo bestiame, ha preparato il suo vino
e ha imbandito la sua tavola.
Ha mandato le sue ancelle a proclamare
sui punti più alti della città:
«Chi è inesperto venga qui!».
A chi è privo di senno ella dice:
«Venite, mangiate il mio pane,
bevete il vino che io ho preparato.
Abbandonate l’inesperienza e vivrete,
andate diritti per la via dell’intelligenza».
La sapienza non è un albero che nasce dalla nostra terra. È invece un dono dell’Onnipotente, una sua purissima elargizione di amore, che discende sempre dal Cielo. Per natura ogni uomo è insipiente, stolto, cieco a motivo del peccato. Riesce anche ad aprire gli occhi e ad intravedere qualcosa, ma è sempre miope. La sua vista è assai corta. Nutrendosi al banchetto della sapienza riceve una intelligenza soprannaturale, divina, celeste. Vede il bene e il male, discerne ciò che è giusto e ciò che è ingiusto, separa la verità dalla falsità, la moralità dall’immoralità, ciò che rispetta la verità della persona umana e ciò che invece la deturpa. Nella superbia l’uomo pensa di non aver bisogno di nutrirsi al banchetto della sapienza e per questo vive di grande stoltezza. Nella stoltezza anche i più orrendi peccati, nefandezze, immoralità, delitti, li giustifica e li dichiara cose sante per sé per i suoi fratelli.
Seconda Lettura Ef 5, 15-20
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini
Fratelli, fate molta attenzione al vostro modo di vivere, comportandovi non da stolti ma da saggi, facendo buon uso del tempo, perché i giorni sono cattivi. Non siate perciò sconsiderati, ma sappiate comprendere qual è la volontà del Signore.
E non ubriacatevi di vino, che fa perdere il controllo di sé; siate invece ricolmi dello Spirito, intrattenendovi fra voi con salmi, inni, canti ispirati, cantando e inneggiando al Signore con il vostro cuore, rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo.
Quando è saggio il cristiano? Se fa del tempo presente un tempo di grazia, nell’osservanza dei Comandamenti e delle Beatitudini. San Paolo ci ricorda che per vivere da saggio non deve perdere mai il controllo di sé, cosa che avviene attraverso l’uso esagerato dell’alcool, di altre bevande inebrianti e nei nostri tempi di ogni droga che mette a rischio la stessa vita. Il cristiano non può concedersi ai vizi del mondo e pensare di vivere con saggezza. I vizi sono la negazione dell’ideale cristiano e chi trascorre la sua vita in essi di certo ha rinnegato Cristo Gesù nella sua verità e nella sua grazia. Il discepolo di Gesù vive annullando le esigenze esagerate del suo corpo. Ottiene la vittoria sulla sua carne vivendo una vita di preghiera, meditazione, contemplazione, sempre ricolmo dello Spirito Santo.
Vangelo Gv 6, 51-58
Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me.
Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Il discorso di Gesù nel Vangelo è abbastanza complesso da comprendere per la mente umana e lo è molto di più se si cammina su binari diversi ovvero, il binario del cielo e quello della terra o di colui che pensa secondo la terra e di chi parla di realtà celesti. Quanto Gesù rivela oggi ai Giudei richiede il rinnegamento della fede fin qui vissuta, della religione finora praticata. Domanda che si inizi un nuovo corso, abbandonando Mosè e la sua Legge, andando oltre ogni insegnamento dei Profeti e Saggi dell’Antico Testamento. Gesù dice ai Giudei che devono realmente mangiare la sua carne, sostanzialmente bere il suo sangue. Loro devono rinnegare il passato e iniziare un cammino nuovo. Si dimentica l’Antico Testamento e si inizia da oggi. Non c’è spazio per il ragionamento, la logica, la sapienza secondo la carne. C’è solo spazio per la fede. In questa carne è la vita. Chi la mangia vivrà in eterno. Come il Padre aveva chiesto ad Abramo di sacrificare il suo unico figlio, così oggi Gesù chiede ai Giudei di sacrificare sul mistero dell’Eucaristia tutta la loro fede. Non è cosa da poco. È la vera via da percorrere che oggi il Signore traccia per noi.