Il commento al Vangelo di domenica 18 ottobre 2015 a cura di Paolo Curtaz per la XXIX domenica del tempo ordinario.
Non è così fra di voi
Vorrebbero sedere uno a destra e l’altro a sinistra del Maestro, ora che tutto sembra andare per il meglio. Ma a destra e a sinistra, fra poco più di una settimana dall’episodio raccontato da Marco, ci saranno due ladri appesi. E Giacomo e Giovanni saranno lontani anni luce.
Da quella serata memorabile, su, a Cesarea di Filippi, in cui Gesù ha finalmente ammesso di essere il Messia atteso dalle folle, ad oggi, sono passate poche settimane. L’euforia nel gruppo è cresciuta, mentre il rabbì, curiosamente, si sta richiudendo in un pensieroso silenzio di cui nessuno sembra accorgersi.
Scendono a Sud, verso la Giudea, attraverso la valle del Giordano.
Scendono sotto il livello del mare, nel punto più basso della crosta terrestre: Gerico.
E, scendendo, hanno incontrato il giovane ricco che non ha dimostrato coraggio anche se sembrava il discepolo perfetto. E, ora, nemmeno loro, i Dodici, dimostrano di essere discepoli.
Gesù ha appena detto loro di essere pronto a morire. E lo ha ripetuto per la terza volta.
E questi che fanno? Manovre politiche in vista del Sinodo. Pro o contro questo o quel Papa.
Immaginano alleanze e manovre per poter santamente emergere.
Da piangere.
[ads2] Acidità di stomaco
È un vangelo talmente destabilizzante da avere fatto impallidire le prime comunità.
Un vangelo talmente forte che Luca lo salta piè pari e Matteo lo attenua, attribuendo alla mamma dei boanerghes l’improvvida iniziativa.
Ma dobbiamo avere il coraggio di prenderlo com’è. Possiamo essere discepoli di lungo corso, apostoli, finanche, e non avere capito nulla.
Certo, fanno notare gli esegeti, quando Marco scrive Giacomo l’arrogante è già stato ucciso e Giovanni passerà la vita a raccontare di Gesù, altro che cariche nel governo.
La lezione l’hanno imparata.
Ma per arrivare lì, devono essere macinati dalla croce.
Paradosso
Il paradosso è cercato da Marco: non un infervorato giovane scivola così pesantemente, ma due discepoli che hanno appena sentito il terzo annuncio della Passione. Peggio: gli altri dieci se la prendono con loro per avere per primi preso l’iniziativa!
Marco sembra rimandare alla tragica situazione di Israele quando, morto Salomone, si dividerà in due parti: dieci tribù al Nord e due al Sud.
Gesù è sconcertato, nuovamente. Sa che il suo Regno è servizio, sa che questa sua posizione gli costerà del sangue e questi parlano di privilegi e di cariche, di bonus e di benefit.
Sembra di leggere uno degli squallidi resoconti di questi giorni in cui politici meschini e piccini sprecano denari pubblici mentre molte famiglie scivolano nella disperazione.
O di fratelli e sorelle che hanno un ministero nella Chiesa e che sembrano vivere fuori dal mondo, godendo di anacronistici privilegi oggi fuori luogo e che Papa Francesco, con il suo esempio, stigmatizza.
Terribile.
Logiche
Una pagina sincera, che ci obbliga a guardare al nostro modo di essere Chiesa. Penso, in particolare, ha quanti hanno compiti e responsabilità all’interno della comunità: vescovi, sacerdoti, ma anche catechisti e animatori.
Ho visto persone straordinarie, consapevoli dei propri limiti, consumare la propria vita nell’annuncio del Vangelo. Ho visto sacerdoti in età di pensione e pieni di acciacchi portare ancora l’immenso dono del Pane di Vita in piccole comunità sperdute e giovani passare il loro sabato libero a giocare con i ragazzi in un polveroso e improbabile campo di calcio in periferia. Ma ho anche visto (e sento dentro di me), la tentazione dell’applauso e della gloria, del riconoscimento sociale del mio sforzo, del risultato che, in qualche modo, deve essere visibile e quantificabile. Ho visto (e sento dentro di me) rispolverare vecchi titoli e privilegi, giovani preti convinti che basti la loro semplice presenza e simpatia per cambiare le cose. Ho visto (e sento dentro di me) catechisti offendersi per un richiamo, lettori incupirsi per una minore attenzione, educatori stancarsi al primo soffio di vento.
E penso che dobbiamo ancora fare tanta strada, stare attenti a non cadere nell’inganno della mondanità, guardare sempre e solo al Maestro che ha amato, senza attendersi dei risultati e ottenendoli proprio dando il meglio di sé, in assoluta umiltà e mitezza.
Fra noi non è così, come la logica del mondo, logica istintiva.
Maestro
Gesù dice di essere come agnelli in mezzo ai lupi. A volte pensiamo che, finché gli altri non sono diventati agnelli, meglio essere, se non lupi, almeno lupacchiotti. Che bisogna pur scendere a qualche compromesso, blandire il politico amico, mettere un bemolle all’intransigenza evangelica. Gesù, davanti a tanta piccineria, non si scoraggia.
Avrebbe bisogno di conforto, dona conforto.
Si siede e insegna, ancora una volta.
È naturale che ci sia il desiderio di emergere, di prevalere, di primeggiare, anche nella Chiesa.
È da discepoli fare come lui, mettersi a servizio del Regno.
Così possiamo affrontare la Storia, anche quella insanguinata che uccide i cristiani inermi nei paesi travolti dalla follia del Califfato. Così possiamo raccontare il vangelo all’uomo d’oggi, e questa domenica ricorda lo stile con cui farlo, senza cedere, anche nel nostro piccole realtà, alle logiche mondane del dominio.
il blog di paolo curtaz: www.paolocurtaz.it
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XXIX Domenica del Tempo Ordinario – Anno B
- Colore liturgico: verde
- Is 53,2.3.10-11; Sal.32; Eb 4, 14-16; Mc 10, 35-45
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».
Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
- 18 – 24 ottobre 2015
- Tempo Ordinario XXIX, Colore verde
- Lezionario: Ciclo B | Anno I, Salterio: sett. 1
Fonte: LaSacraBibbia.net