Commento al Vangelo del 18 Novembre 2018 โ€“ p. Roberto Mela scj

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Il ramo tenero

Paura e custodia

Nelle ultime domeniche dellโ€™anno liturgico la Chiesa invita i credenti a innalzare/approfondire lo sguardo dal proprio impegno nel vivo della storia per contemplare, almeno alla fine dellโ€™anno, la fine/il Fine felice del cammino dellโ€™umanitร , della storia e del creato. Chi sa dove va a finire vive sereno i suoi giorni, senza lโ€™angoscia del totalmente sconosciuto e incerto.

Le tematiche escatologiche, riguardanti le realtร  ultime e definitive possono sembrare lontane della sensibilitร  moderna, ma possono invece giocare un ruolo di rasserenamento di una societร  in cui lโ€™angoscia esistenziale รจ mascherata, edulcorata o drogata da immersioni totalizzanti in realtร  lavorative, di successo, di apparenza, del carpe diem edonistico, di rassegnazione ai giorni tristi, di isolamenti nel proprio particulare ecc.

Gli sconvolgimenti ambientali dovuti ai cambiamenti climatici stanno perรฒ convincendo molti a percepire lโ€™unitarietร  del tutto, la globalizzazione/comunione allโ€™interno della casa comune del mondo e della natura (il creato, per i credenti). Gli sconvolgimenti โ€“ dovuti al comportamento tragicamente sbagliato e omicida/suicida dellโ€™uomo nei confronti della natura โ€“ spaventano e fanno pensare.

Lโ€™emersione sempre piรน imponente di sovranismi malati di egoismo autoreferenziale, di dittature e persone โ€œfortiโ€ che pensano di poter risolvere i problemi delle loro nazioni con chiusure cieche degli spazi di convivenza, la pervasivitร  del controllo informatico dei dati personali, la pericolositร  delle campagne di fake news create ad arte, le guerre elettroniche e gli attacchi degli hacker informatici fanno percepire la precarietร  della convivenza pacifica e della possibilitร  di unโ€™esistenza umana serena nella solidarietร  e nellโ€™accettazione reciproca degli altri esseri umani.

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Nel campo ecclesiale si รจ compreso che con la paura non si convince nessuno, al giorno dโ€™oggi. Ma รจ innegabile che la situazione attuale puรฒ indurre molti a riflettere, a cercare in un messaggio sovraumano e in una convivenza governata dallโ€™amore, dal perdono e dalla veridicitร  dei rapporti un conforto e una custodia non evanescenti o ingannevoli.

La cultura odierna, almeno nei mondi cosiddetti โ€œsviluppatiโ€ รจ avvezza al linguaggio apocalittico-catastrofico (mutamenti climatici, film horror e catastrofici ecc.).

Le letture di questa domenica possono essere unโ€™occasione per chiarire lโ€™apocalittica salvifica della parola di Dio. Quello apocalittico non รจ un genere letterario facilmente decodificabile in modo corretto e particolarmente attraente nel campo della fede, ma contiene risorse interpretative della realtร  non esprimibili forse con altre categorie.

Daniele: incoraggiamento e resistenza

Il libro di Daniele (โ€œIl mio giudice รจ Dioโ€) non รจ un libro profetico ma di natura apocalittica, rivelatoria. Riflette sulla storia e il suo risolvimento finale. Si avvale di espedienti letterari quali la finzione e le immagini allegoriche. Frutto di accrescimenti progressivi, il libro fu redatto definitivamente nel II secolo a.C. durante il periodo dellโ€™oppressione feroce attuata da Antioco IV nei confronti dei giudei.

Con lโ€™espediente della pseudepigrafia โ€“ fenomeno legittimo, approvato culturalmente allโ€™epoca e alieno da intenti falsari โ€“, venne attribuito al personaggio Daniele. Esso era venuto crescendo nel post-esilio come figura emblematica di sapienza e di capacitร  interpretativa delle vene profonde degli avvenimenti.

Il libro intende incoraggiare la resistenza del popolo ebraico facendo intravedere, oltre la crosta ingannevole della supremazia opprimente delle superpotenze che si sono avvicendate nei secoli, lโ€™unico potere capace di sconfiggere il male con la vittoria definitiva nella storia e soprattutto oltre la storia.

Nella letteratura apocalittica รจ presente un personaggio che รจ portato in cielo, dove riceve da un angelus interpres la rivelazione dei veri destini del mondo al di lร  delle vicende storiche visibili al momento.

Composto in aramaico (2,4โ€“7,28, eccetto 3,24-90 in greco), ebraico (1,1โ€“2,3; 8,1โ€“12,) e greco (3, 24-90; 13,1โ€“14,41), il libro di Daniele vuole avere unโ€™apertura universale, con unโ€™ampia schiera di destinatari. La sua struttura letteraria รจ discussa, e la divisione degli interpreti originata, fra lโ€™altro, dal ruolo da attribuire al c. 7, vero snodo del libro. Esso ha relazioni con i capitoli precedenti (racconti) e prepara quelli successivi (visioni).

Seguendo il commentario di L. Alonso Schรถkel, possiamo strutturare lโ€™insieme in questo modo: Dn 1 Daniele alla corte di Babilonia; Dn 2โ€“7 racconti (con struttura chiastica: Dn 2 sogno dei quattro regni; Dn 3 atti dei martiri; Dn 4โ€“5 giudizio sui re; Dn 6 atti dei martiri; Dn 7 sogno dei quattro re); Dn 8โ€“12 visioni (raccontate in prima persona; il montone e il capro; settanta settimane, la visione terribile; Dn 13โ€“14 racconti (testi deuterocanonici in greco; Dn 13 Daniele e Susanna; Dn 14,1-22 Daniele e i sacerdoti di Bel; Dn 14,23-32 Daniele e il drago.

La saggezza di Daniele si manifesta questa volta non nellโ€™interpretazione dei sogni ma nellโ€™amministrazione della giustizia. Si dimostra, in modo ironico, che lโ€™osservanza della Legge salva il giusto e provoca il fallimento dei nemici.

Visioni

In Dn 8โ€“12, che contiene tre visioni, prevale nettamente la connotazione apocalittica del libro. ยซVi domina la prospettiva storica della persecuzione di Antioco IV: รจ cominciata la grande tribolazione, ma seguirร  la liberazione totale, attraverso il giudizio e la risurrezione dei mortiยป (Alonso Schรถkel).

In Dn 8 si descrive il potere crescente di Antioco V e la sua disfatta miracolosa.

In Dn 9 si parla del destino di Gerusalemme, la cui salvezza viene annunciata nella profezia delle settanta settimane.

In Dn 10โ€“12, visione molto prolissa, si descrivono le lotte continue tra i tolomei (successori di Tolomeo I Sotere, 323-285, diadoco di Alessandro Magno che si insediรฒ ad Alessandria dโ€™Egitto) e i seleucidi (successori di Seleuco I Nicatore, 305/4-281, diadoco di Alessandro Magno che si insediรฒ ad Antiochia sullโ€™Oronte, fondata da lui nel 300), con i conseguenti danni per il popolo giudaico e la vittoria finale di quelli ยซche sono scritti nel libroยป.

Le visioni di Dn 8โ€“12 ยซrisultano curiosamente assai meno nazionaliste: aspettano la sconfitta di Antioco V ben piรน che la fondazione del โ€œregno dei santiโ€. Dโ€™altra parte, questi capitoli contengono due affermazioni teologiche di grande valore: la fede nella risurrezione (12,2) e il valore del martirio (11,33.35; 12,10)ยป (Alonso Schรถkel).

Si risveglieranno

Come nelle escatologie classiche, la sconfitta del nemico รจ solo il penultimo atto, quello che precede lโ€™instaurazione definitiva del regno di Dio (cf. Gl 3โ€“4; Ez 38โ€“39; Is 24โ€“27.66). La nuova era sarร  illuminata dai dolori del parto, che annunciano la vita e la salvezza.

Lโ€™elemento nuovo, perรฒ, รจ costituito dalla risurrezione dei morti per il giudizio finale. รˆ un tema annunciato piรน o meno implicitamente in Is 53, Ez 37 e Is 26,14-29. Seguiamo ancora Alonso Schรถkel nelle sue conclusioni esegetico-teologiche.

Il libro di Daniele apporta un superamento decisivo della tradizione trasmessa, annunciando tuttavia per ora solo una risurrezione non generale, ma personale e differenziata. Per lโ€™autore originale si tratta del popolo giudaico, ma per il finto Daniele la soluzione รจ dubbia: solo i morti nellโ€™ultima persecuzione, o tutti i morti della storia? La risurrezione precede il giudizio di separazione.

In Ez 37 la risurrezione coincideva con la liberazione del popolo e il rientro in patria. Ez 20,35-38 introduceva perรฒ un giudizio intermedio nel deserto: i ribelli saranno esclusi, i fedeli entreranno nella terra. Se lโ€™uscita da Babilonia significa uscire da un sepolcro, si ha una risurrezione per vivere in patria e unโ€™altra per morire nel deserto.

Il libro di Daniele allarga la portata dellโ€™immagine. Si tratta di una vera risurrezione di morti. Essa perรฒ non รจ in vista di entrare nella patria geografica, ma di essere incorporati al nuovo regno che Dio instaura.

Il libro di Daniele apporta inoltre un ulteriore contributo. Egli distingue ยซun gruppo di privilegiato tra i salvati: non si tratta di guerrieri (Maccabei e seguaci) e neppure dei martiri (Eleazaro e altri), ma di un gruppo di maestri che predicano con frutto la conversioneยป. Ai profeti e ai predicatori deuteronomici succedono ora in questo compito i โ€œmaestri/saggi/maล›kilรฎmโ€ della stirpe sapienziale.

In Dn 12 parla ancora, dopo Gabriele del c. 8 (8,16) e del c. 9 (9,21-22), uno con sembianze dโ€™uomo (10,10.12.16.18.20). Egli annuncia che il tempo finale sarร  un tempo di โ€œrestringimento/tempi difficili/แนฃฤrฤhโ€ (CEI: โ€œangosciaโ€), un โ€œimbutoโ€ esistenziale decisivo e mai visto prima.

Ogni popolo ha il proprio angelo che vigila su di esso. Israele ha โ€œMichele/Chi come Dio?/Mรฎkฤโ€™ฤ“lโ€, che nei testi biblici dellโ€™AT e del NT รจ sempre visto come il soccorritore โ€œmilitareโ€ decisivo nel combattimento contro il male/il Drago/il diavolo (cf. Dn 10,13.21; Gd 9; Ap 12,7). Michele, โ€œche in piedi sopra/che si occupa di/hฤโ€˜ลmฤ“d โ€˜alโ€ Israele, โ€œsi alzerร /yaโ€˜ฤƒmลdโ€ per esercitare con efficacia il compito espresso dal suo nome stesso.

Lโ€™esito del suo aiuto nel combattimento finale col male รจ โ€œla salvezza del tuo popolo/yimmฤlฤ“แนญ โ€˜ammekฤโ€. La radice mlแนญ, nella coniugazione passiva niphal, rimanda al significato di ยซsfuggire, uscire indenne, scampare, liberarsi, trovare scampo, mettersi in salvo, mettere al sicuro, salvare la pelle, rifugiarsi, ricorrereยป (Alonso Schรถkel, Dizionario di Ebraico biblico).

Vita eterna o ignominia

Gli iscritti nel libro della vita (cf. Es 32,32; Sal 69,29; Is 4,3; Ml 3,16; Fil 3,14.20; Ap 3,5; 20,5-1; in senso negativo Ap 17,8) usciranno indenni dal combattimento finale. Coloro che โ€œdormono nella polvere/yeลกฤ“nรช โ€™admat-โ€˜ฤpฤrโ€ โ€œsi desteranno/yฤqรฎแนฃรป dal sonno (della morte e si rialzeranno) dalla polvereโ€.

La risurrezione รจ personalizzata e differenziata. Ci sarร  una risurrezione per la โ€œvita eterna/แธฅฤyyรช โ€˜รดlฤmโ€ e una โ€œper la vergogna e per lโ€™infamia eterna/laแธฅฤƒrฤpรดt ledirโ€™รดn โ€˜รดlฤmโ€. Per la vita eterna si alzeranno โ€œcoloro che hanno convertito molti/maแนฃdรฎqรช hฤrabbรฎmโ€, coloro cioรจ che hanno portato molti allo stato di giustizia, di buon rapporto con lโ€™alleato YHWH.

Lโ€™instaurazione del nuovo regno non รจ una realtร  automatica, ma richiede la necessaria collaborazione umana, sovrana e indipendente. I cittadini del nuovo regno dovranno praticare la giustizia ed essere giusti. Cosรฌ chiedevano giร  altri testi: ยซDagli angoli estremi della terra abbiamo udito il canto: โ€œGloria al giustoโ€ยป; ยซAprite le porte: entri una nazione giusta, che si mantiene fedeleยป (Is 26,2).

Dn 12,2 supera la visione di Is 65,20 (ยซNon ci sarร  piรน un bimbo che viva solo pochi giorni, nรฉ un vecchio che dei suoi giorni non giunga alla pienezza, poichรฉ il piรน giovane morirร  a cento anni e chi non raggiunge i cento anni sarร  considerato maledettoยป), ma puรฒ fondarsi su Is 25,8: ยซEliminerร  la morte per sempre. Il Signore Dio asciugherร  le lacrime su ogni volto, lโ€™ignominia del suo popolo farร  scomparire da tutta la terra, poichรฉ il Signore ha parlatoยป. Per comparire a giudizio, gli uomini devono alzarsi e presentarsi (Sap 4,20; 5,1).

ยซLโ€™ignominia puรฒ essere una coscienza di disfatta che verrร  sperimentata senza fine, o coscienza di disfatta definitiva e irreversibile: indefinita o definitiva. Si puรฒ obiettare: se il fallimento non si farร  sentire per sempre, perchรฉ tale resurrezione? Essa si fonda sul motivo che nella mentalitร  israelitica il morto non รจ capace di simile coscienzaยป (Alonso Schรถkel). Il nostro testo non contrappone vita gloriosa/vita eterna ignominiosa, ma vita eterna/ignominia eterna.

Non pare che a quel tempo i giudei pensassero a un Antioco V in un carcere perpetuo e redivivo; credevano piuttosto a un suo fallimento definitivo (cf. 1Mac 6; 2Mac 9). Il secondo libro dei Maccabei esprime perรฒ la sua credenza nella risurrezione dei martiri e la consapevolezza dellโ€™unitร  tra il popolo di Israele e alcuni dei suoi membri (Geremia, Onia ecc., cf. 2Mac 13).

Le apocalissi posteriori svilupperanno lโ€™idea della vita ultraterrena degli uni e degli altri nei loro rispettivi luoghi. Composti prima della nascita di Gesรน, si servono di un linguaggio che tornerร  anche negli scritti del NT. Salmi Salomone 3,16; 14,9 riporta delle espressioni sobrie, mentre 1En103,7ss afferma: ยซSapete che si faranno scendere le loro anime agli inferi e che esse diverranno misere e la loro afflizione (sarร ) grande? E (che) il vostro spirito, in tenebra, in rete e in fiamma ardente entrerร  nella grade condanna e (che) la grande condanna sarร  per tutte le generazioni in eterno? Guai a voi perchรฉ non avrete pace!ยป; alla fine del libro, 1En 108,5ss afferma invece: ยซE interrogai uno degli angeli santi che stava con me e gli dissi: โ€œChe cosโ€™รจ quella (cosa) brillante dato che non รจ cielo, ma fiamma di fuoco, che brucia sola, e voce di grido, pianto, lamenti e grande sofferenza?โ€. Ed egli mi rispose: โ€œ(In) quel luogo che tu vedi colร  sono gettati gli spiriti dei peccatori e degli empi e di coloro che fanno il male e di quelli che pervertono tutto quello che Iddio, per bocca di profeti, ha detto che doveva esser fattoยป (tr. L. Fusella).

Le ultime realtร : quando e come?

Dopo la sequenza delle cinque controversie gerosolimitane ambientate nellโ€™area templare (Mc 11,27โ€“12,44) e prima del racconto della passione e risurrezione di Gesรน (Mc 14,1โ€“16,8.9-20), Marco riporta nel c. 13 un lungo discorso sulle realtร  ultime, il discorso escatologico. Esso rimanda a un momento in cui sarร  distrutta lโ€™istituzione templare e sarร  superata anche la morte di Gesรน.

Gesรน esce dal tempio e si siede sul monte degli Ulivi, da dove domina sia la cittร  che il tempio. Giร  Zc 14,1-2 menzionava il monte degli Ulivi in un contesto escatologico.

Dopo lโ€™introduzione (va. 1-4), nella quale Gesรน annuncia la distruzione dellโ€™ambiente templare e quattro discepoli gli domandano quando (pote) avverrร  questo e quale sarร  il segno (to sฤ“meion) che lo annuncia, il discorso prosegue con la risposta di Gesรน, riguardante la fine di tutte le vicende storiche.

A differenza di Luca, Marco non distingue chiaramente lโ€™immagine della distruzione di Gerusalemme dalla fine delle vicende umane, ma le mescola in un modo inestricabile.

Il discorso escatologico รจ strutturabile in tre momenti (cf. il commentario di B. Standaert), con una disposizione molto amata da Marco: A B Aโ€™ C D.

Primo momento A. vv. 5-6 messa in guardia dai falsi profeti; B. vv. 7-13 โ€œQuando sentireteโ€ฆโ€; vv. 14-20 โ€œQuando vedreteโ€ฆโ€; Aโ€™ vv. 21-23 messa in guardia dai falsi profeti.

Secondo momento: C. vv. 24-25.26-27 la fine (il cosmico e il personale); a) vv. 28-29 parabola della pianta di fico (immagine della natura, cosmico); v. 30 questa generazione non passerร  prima che la fine venga.

Terzo momento D. v. 31 cielo e terra passeranno (cosmico), le mie parole non passeranno (personale); v. 32 quanto al giorno e allโ€™ora, nessuno lo sa, eccetto il Padre; aโ€™) vv. 33-37 parabola dellโ€™uomo partito e che puรฒ ritornare a qualsiasi ora (immagine personale).

Dopo una prima messa in guardia dai seduttori messianici (vv. 5-6), vengono ricordati lโ€™inizio dei dolori (vv. 7-8), le prove necessarie della comunitร  (vv. 9-13), gli ultimi avvenimenti prima della fine (vv. 14-20) a cui segue la seconda messa in guardia dai falsi messia (vv. 21-23).

I versetti centrali del discorso descrivono la fine cosmica e la venuta vittoriosa del Figlio dellโ€™uomo (vv. 24-27) e riportano la parabola dellโ€™albero di fico che illustra la prossimitร  imminente della fine (vv. 28-29) e tre pronunciamenti paradossali (vv. 30.31.32).

Verrร  il Figlio dellโ€™uomo sulle nubi del cielo

Dopo la tribolazione descritta nei vv. 19-20, che allude alla distruzione di Gerusalemme strettamente congiunta alla fine di tutte le realtร  storiche, il mondo sarร  totalmente trasformato.

La teologia apocalittica vede la storia incamminata verso una risoluzione finale positiva che, grazie alla vittoria del bene sul male โ€“ attraverso un giudizio e una condanna definitivi inflitti da YHWH/il Padre al male e ai malvagi โ€“, attuerร  un rovesciamento di sorti di cui beneficerร  la comunitร  dei giusti, che vedranno la vita, la vittoria, la luce e la pace.

Le immagini apocalittiche degli sconvolgimenti cosmici sono parte essenziale dellโ€™armamentario letterario di cui lโ€™apocalittica si avvale per indicare la trasformazione profonda delle realtร  attuali. A questo fine si attinge a piene mani dai testi dellโ€™AT. Qui si citano espressamente o implicitamente Is 13,10; 34,4; Ez 32,7-8; Gl 2,10; 3,4; 4,15. Testi simili si trovano in 1En 102,2 e Ap 6,12.

Gesรน parla della venuta definitiva del Figlio dellโ€™uomo sulle nubi del cielo.

La figura del Figlio dellโ€™uomo, che oscilla tra una individuazione personale e una collettiva (il popolo dei santi, Dn 7,24) godeva di unโ€™immensa popolaritร  nel pensiero teologico e ideologico immediatamente precedente o coevo a Gesรน. Vittorioso sul male grazie a una guerra definitiva, senza prigionieri, e ad un giudizio senza pietร  per i malvagi, il Figlio dellโ€™uomo avrebbe instaurato il suo regno di pace. Personaggio posto al livello divino da Dn 7,12, ha caratteri insieme umani e divini.

Gesรน si appropria di questo titolo molto popolare e onorato, abbinandolo perรฒ a una modalitร  operativa โ€œdeboleโ€, sofferente, crocifissa. Una novitร  straordinaria.

Secondo le parole di Gesรน, il Figlio dellโ€™uomo verrร  sulle nubi. Dn 7,12 aramaico ha: โ€œim/conโ€ e la traduzione greca LXX riportata dai migliori codici e accettata come oggi normativa ha โ€œmeta/conโ€; la recensione origeniana e la traduzione di Teodozione hanno โ€œepi/sopraโ€ (cf. Mt 24,30; 26,64), che presupporrebbe un originale aramaico โ€˜al; il testo di Mc 13,26 ha โ€œen/conโ€, che puรฒ essere interpretato come un en + dativus sociativus indicante le circostanze concomitanti (ad es. in Lc 14,31 un capo militare si fa incontro con [unโ€™armata di] diecimila [uomini]; cf. BDR ยง 198,1) e quindi raggiunge il significato di โ€œcon/gr. metaโ€ che presuppone lโ€™aramaico originale โ€˜im. Anche se non รจ โ€œsopra/epiโ€ le nuvole, venendo โ€œcon/en = metaโ€ le nuvole, il Figlio dellโ€™uomo rivela in Mc 13,26 unโ€™identitร  insieme umana e sovrumana (Dn 7,13 ยซโ€ฆ ecco venire con le nubi del cielo uno simile/ke a un figlio dโ€™uomoยป). Gli uomini lo vedranno venire infatti con grande potenza e gloria.

Il Figlio dellโ€™uomo manderร  i suoi messaggeri/angeli per radunare (episynagล, cf. Zc 2,10; Dt 30,4; Mc 1,32 e 48 volte nella LXX) i suoi eletti dai quattro venti (cf. Zc 2,10), dallโ€™estremitร  della terra fino allโ€™estremitร  del cielo. Molti i chiamati, ma tutti eletti? (cf. Mt 22,11-14).

Il ramo tenero:certezza e incertezza paradossale

Con lโ€™esempio parabolico della pianta di fico โ€“ manca in esso una vera e propria storia โ€“, Gesรน invita a leggere i segni dei tempi. Le trasformazioni del mondo, anche violente, sono sempre il segno del Regno che viene, lโ€™annuncio della volontร  del Figlio dellโ€™uomo di radunare e salvare gli uomini. La venuta รจ certa, la sua cadenza temporale perรฒ e conosciuta solo dal Padre. Certo il fatto, incerto il tempo.

La generazione nella quale avvengono le trasformazioni decisive non puรฒ avere quindi una determinazione temporale precisa, ma โ€œquesta generazioneโ€ esprime il fatto che ogni generazione deve sentirsi come se ad essa fosse rivolto direttamente lโ€™invito alla vigilanza e alla trasformazione.

Le parole di Gesรน non passeranno mai e la comunitร  dei suoi discepoli vive serena il diventare tenero dei rami della storia. Chi รจ con Gesรน sperimenta giร  le primizie del Regno e non avrร  paura degli avvenimenti, anche tremendi, che lo richiamano a crescere nella comunione umana e a scegliere una scala valoriale che valga la pena di essere seguita come decisiva per avere fin dโ€™ora una vita buona e beata, โ€œdolceโ€.

I rami del fico sono teneri e traditori, ma il frutto รจ dolce/nฤรฎm e gustoso/แนญรดb.

I due canestri di fichi intravisti da Geremia sono pieni uno di frutti buoni, lโ€™altro di cattivi: ยซโ€ฆ i fichi buoni sono molto buoni (แนญลbรดtmeโ€™ลd), quelli cattivi sono molto cattivi (rฤโ€˜รดtmeโ€™ลd), tanto che non si possono mangiare per la loro cattiveria (mฤ“rลaโ€˜, tralasciato da CEI)ยป (Ger 24,3; cf. 24,1-10).

ยซEcco come รจ bello (แนญรดb) e comโ€™รจ dolce (nฤรฎm) che i fratelli vivano insiemeยป (Sal 133,1).

Lโ€™albero della Chiesa รจ tenero ma affidabile, la sua vita dolce e amabile.

Commento a cura di padre Roberto Mela scj โ€“ Fonte del commento: Settimana News

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XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO โ€“ Anno B

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Mc 13, 24-32
Dal Vangelo secondo Marco

24In quei giorni, dopo quella tribolazione,
il sole si oscurerร ,
la luna non darร  piรน la sua luce,
25le stelle cadranno dal cielo
e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.
26Allora vedranno il Figlio dellโ€™uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. 27Egli manderร  gli angeli e radunerร  i suoi eletti dai quattro venti, dallโ€™estremitร  della terra fino allโ€™estremitร  del cielo.
28Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che lโ€™estate รจ vicina. 29Cosรฌ anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli รจ vicino, รจ alle porte.
30In veritร  io vi dico: non passerร  questa generazione prima che tutto questo avvenga. 31Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
32Quanto perรฒ a quel giorno o a quellโ€™ora, nessuno lo sa, nรฉ gli angeli nel cielo nรฉ il Figlio, eccetto il Padre.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 18 โ€“ 24 Novembre 2018
  • Tempo Ordinario XXXIII
  • Colore Verde
  • Lezionario: Ciclo B
  • Anno: II
  • Salterio: sett. 1

Fonte: LaSacraBibbia.net

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