Il commento alle Letture di giovedì 18 Aprile 2019, a cura di don Claudio Doglio.
Gesù sceglie di offrire la propria vita e lo dimostra con un gesto eloquente: la lavanda dei piedi indica il senso della sua morte come atto di amore che trasforma l’umanità, rendendola capace di un amore simile.
La scena narrata da Giovanni è umilmente solenne: Gesù, pienamente consapevole della sua dignità divina, sorge dalla mensa, si toglie il vestito bello, si mette uno straccio e si inginocchia per terra, lavando i piedi – poco poetici – dei suoi discepoli. Sembra una drammatizzazione del mistero stesso dell’incarnazione e della passione: colui che è Dio si spoglia per divenire schiavo.
La lavanda esprime il senso dei fatti e racconta ciò che avverrà: come sul monte della trasfigurazione, la gloria coincide con la pasqua di risurrezione, l’essere lavati anticipa il condividere con Cristo la sua gloria. L’acqua con cui il Cristo-servo lava i suoi lo annuncia, P acqua e il sangue che escono dal suo costato trafitto lo testimoniano.
La lavanda con acqua esprime l’offerta della salvezza che si compie proprio nell’atto del servizio supremo di Gesù: una purificazione come simbolo di vita nuova. L’acqua, infatti, è – secondo la teologia giovannea – il simbolo battesimale dello Spirito, che rende possibile l’unione con Dio e dà inizio a una nuova creazione, il supremo frutto del suo dono, il fine della sua missione.
L’allusione al Battesimo e all’Eucaristia intendono esprimere come solo dalla confidente comunione con il Cristo può venire al discepolo la salvezza, piena e definitiva.