Commento al Vangelo del 17 Marzo 2019 – Figlie della Chiesa

L’episodio della trasfigurazione è un appuntamento fisso nella seconda domenica di Quaresima. Nel tempo che ci prepara alla Pasqua anche i credenti sono chiamati come i discepoli di allora a penetrare in profondità il mistero della passione, morte e risurrezione di Cristo, mistero che non è mai scontato nè ovvio. L’episodio viene narrato nei tre Vangeli sinottici: Matteo (Mt 17,1-9), Marco (Mc 9,2-8) e Luca (Lc 9,28-36). Segnale che questo episodio racchiudeva un messaggio molto importante. Confermò Gesù nella sua missione in qualità di Messia Servo. Aiutò i discepoli a superare la crisi che la croce e la sofferenza causavano loro. Portava le comunità ad approfondire la loro fede in Gesù, Figlio di Dio, colui che ci rivelò il Padre e che diventò la chiave nuova per interpretare la Legge ed i Profeti

Il contesto del discorso di Gesù

Nei due capitoli precedenti del Vangelo di Luca, si impone la novità portata da Gesù e crescono le tensioni tra il Nuovo e l’Antico. Alla fine Gesù si rende conto che nessuno aveva capito la sua proposta e tanto meno la sua persona. La gente pensava che fosse come Giovanni Battista, Elia o qualche antico profeta (Lc 9,18-19). I discepoli lo accettavano come il Messia, ma come un Messia glorioso, secondo la propaganda del governo e della religione ufficiale del Tempio (Lc 9,20-21). Gesù cercò di spiegare ai discepoli che il cammino previsto dai profeti era un cammino di sofferenza, per l’impegno assunto verso gli esclusi, ed il discepolo poteva essere tale solo se prendeva la sua croce (Lc 9,22-26). Ma non ebbe molto successo. E’ in questo contesto di crisi che avviene la Trasfigurazione.

Una divisione del testo per aiutarci a leggerlo

I) Luca 9,28: Il momento di crisi

II) Luca 9,29: Il cambiamento che avviene nella preghiera

III) Luca 9,30-31: L’apparizione di due uomini e la loro conversazione con Gesù

IV) Luca 9,32-34: La reazione dei discepoli

V) Luca 9,35-36: La voce del Padre

Luca 9,28: Il momento di crisi

Varie volte Gesù era entrato in conflitto con la gente e con le autorità religiose e civili dell’epoca (Lc 4,28-29; 5,21-20; 6,2-11; 7,30.39; 8,37; 9,9). Lui sapeva che non lo lasciavano fare ciò che stava facendo. Prima o poi, l’avrebbero preso. Inoltre, in quella società, l’annuncio del Regno, come lo faceva Gesù, non era tollerato. O tornava indietro, o l’aspettava la morte! Non c’era altra alternativa. Ma Gesù non tornò indietro. Per questo nell’orizzonte appare la croce, non già come una possibilità, bensì come una certezza (Lc 9,22). Insieme alla croce appare la tentazione di continuare il cammino del Messia Glorioso e non il cammino del Servo Sofferente Crocifisso, annunciato dal Profeta Isaia (Mc 8,32-33). In questa ora difficile Gesù va sulla montagna per pregare, portando con sé Pietro, Giacomo e Giovanni. Nella preghiera Gesù cerca la forza per non perdere la direzione della sua missione (cf. Mc 1,35). La preghiera è inizio quotidiano della trasfigurazione

Luca 9,29: Il cambiamento che avviene durante la preghiera

Appena Gesù prega, il suo aspetto cambia ed appare glorioso. Il suo volto cambia d’aspetto e la sua veste diviene candida e sfolgorante. E’ la gloria che i discepoli immaginavano per il Messia. Questo cambiamento dell’aspetto dimostrava loro chiaramente che Gesù, di fatto, era il messia che tutti aspettavano. Ma la sequenza dell’episodio della Trasfigurazione indicherà che il cammino verso la gloria è ben diverso da quello immaginato da loro. La trasfigurazione sarà una chiamata alla conversione. La preghiera è inizio quotidiano di trasfigurazione. Paolo dice: “Noi tutti contemplando la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella stessa immagine, di gloria in gloria” (2Cor 3,18). Contemplare trasforma: l’uomo diventa ciò che guarda con gli occhi del cuore, diventa ciò che ama, diventa ciò che prega.

Luca 9,30-31: Due uomini appaiono e parlano con Gesù

Insieme a Gesù, nella stessa gloria appaiono anche Mosè ed Elia, i due grandi protagonisti della storia di Israele che rappresentavano la Legge ed i Profeti. Parlano con Gesù dell’“esodo che avrebbero portato a compimento a Gerusalemme”. Così, davanti ai discepoli, la Legge ed i Profeti confermano che Gesù è veramente il Messia Glorioso, promesso nell’Antico Testamento ed atteso da tutto il popolo. Inoltre confermano che il cammino verso la Gloria passa per la via dolorosa dell’esodo. L’esodo di Gesù è la sua passione, morte e risurrezione. Per mezzo del suo “esodo” Gesù rompe il dominio della falsa idea del Messia divulgata sia dal governo che dalla religione ufficiale e che manteneva tutti intrappolati nella visione del messia glorioso nazionalista. L’esperienza della Trasfigurazione confermava che Gesù nella sua opzione di Messia Servo costituiva un aiuto per liberare dalle loro idee sbagliate sul Messia e scoprire un vero significato del Regno di Dio.

Luca 9,32-34: La reazione dei discepoli

I discepoli erano profondamente addormentati. Quando si svegliarono, poterono vedere la gloria di Gesù ed i due uomini che stavano con lui. Ma la reazione di Pietro indica che non si resero conto del significato della gloria in cui Gesù appariva davanti a loro. Come avviene in noi tante volte, solo si rendono conto di ciò che li interessa. Il resto sfugge alla loro attenzione. “Maestro, è bello per noi stare qui!” E non vogliono scendere più dalla montagna! Quando si parla di croce, sia sul Monte della Trasfigurazione come sul Monte degli Olivi (Lc 22,45), loro dormono! A loro piace più la Gloria che la Croce! Non piace loro parlare e sentir parlare della croce. Loro vogliono assicurare il momento della gloria sul Monte, e si offrono per costruire tre tende. Pietro non sapeva ciò che stava dicendo.

Mentre Pietro parlava, una nube scende dall’alto e li ricopre con la sua ombra. Luca dice che i discepoli ebbero paura quando li avvolse la nube. La nube è un simbolo della presenza di Dio. La nube accompagnò la moltitudine nel suo cammino per il deserto (Es 40, 34-38; Nm 10,11-12). Quando Gesù salì al cielo, fu coperto da una nube e non lo videro più (Atti 1,9). Un segnale che Gesù era entrato per sempre nel mondo di Dio.

Luca 9,35-36: La voce del Padre

Una voce esce dalla nube e dice: “Questo è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo”. Con questa stessa frase il profeta Isaia aveva annunciato il Messia-Servo (Is 42,1). Dopo Mosè ed Elia, ora Dio stesso presenta Gesù come Messia-Servo che giungerà nella gloria mediante la croce. E ci lascia un’avvertenza finale: “Ascoltatelo!” Nel momento in cui la voce celeste si fa sentire, Mosè ed Elia scompaiono e rimane solo Gesù. Ciò significa che d’ora in avanti è solo Lui che interpreta la Scrittura e la Volontà di Dio. E’ lui la Parola di Dio per i discepoli: “Ascoltatelo!”

L’affermazione “Questo è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo” era molto importante per le comunità della fine degli anni ’80. Per mezzo di questa affermazione Dio Padre confermava la fede dei cristiani in Gesù come Figlio di Dio. La Trasfigurazione continua ad essere un aiuto per superare la crisi che la sofferenza e la croce provocano oggi. I tre discepoli addormentati sono lo specchio di noi tutti. La voce del Padre si dirige a loro, come a noi: “Questo è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!”

Nel Vangelo di Luca, c’è una somiglianza assai grande tra la scena della Trasfigurazione (Lc 9,28-36) e la scena dell’agonia di Gesù nell’Orto degli Ulivi (Lc 22,39-46). E possibile percepire quanto segue: nei due episodi, Gesù sale sulla montagna per pregare e porta con sé i suoi tre discepoli, Pietro, Giovanni e Giacomo. Nelle due occasioni, Gesù cambia aspetto e si trasfigura davanti a loro: glorioso nella trasfigurazione; sudando sangue nell’Orto degli Ulivi. Le due volte appaiono figure celesti per confortarlo, Mosè ed Elia, un angelo del cielo. E sia nella Trasfigurazione come pure nell’agonia, i discepoli dormono, si mostrano estranei al fatto e sembra che non capiscono nulla. Alla fine dei due episodi, Gesù si riunisce di nuovo con i suoi discepoli. Indubbiamente, Luca ebbe l’intenzione di accentuare la somiglianza tra questi due episodi. Quale sarebbe? E’ meditando e pregando che riusciremo a capire il significato che supera le parole, ed a percepire l’intenzione del suo autore. Lo Spirito Santo ci guiderà.

Ci sono momenti nella vita in cui la sofferenza è tanta che una persona arriva a pensare: “Dio mi ha abbandonato! Non sta più con me!” Ed improvvisamente la persona scopre che Lui mai si era allontanato, ma che lei stessa aveva gli occhi bendati, e non si rendeva conto della presenza di Dio. Ed allora tutto cambia e si trasfigura. E’ la trasfigurazione! Avviene ogni giorno nella nostra vita.

Appendice

Cristo si trasfigura, ma non tutti vedono la Trasfigurazione

Mi domandi se, quando si trasfigurò innanzi a quelli che aveva condotto sul monte, apparve loro nella sua precedente forma divina, come appariva in forma di servo a quelli che erano a piè del monte…

Guarda che non fu detto semplicemente “si trasfigurò; Matteo e Marco aggiungono un particolare significativo, ambedue dicono: “Si trasfigurò innanzi a loro” (Mt 17,2; Mc 9,2). E potresti dire che Gesù si sia trasfigurato innanzi ad alcuni e non innanzi ad altri. Ma se vuoi vedere la Trasfigurazione di Gesù che avvenne innanzi a quelli che salirono con lui sul monte, sappi che nei Vangeli trovi un Gesù conosciuto, si potrebbe dire, secondo la carne, da quelli che non salgono il monte attraverso i suoi miracoli e i suoi sermoni, e un Gesù conosciuto teologicamente, attraverso tutti i Vangeli, e visto, attraverso la loro conoscenza, in forma divina; innanzi a questi Gesù si trasfigura, non innanzi a quelli che sono a piè del monte, in basso. Dopo che il suo volto trasfigurato sarà diventato simile al sole, per rivelarsi ai figli della luce, che si saranno spogliati delle opere delle tenebre e si saranno rivestiti delle armi della luce (Rm 13,12) e non saranno piú figli delle tenebre e della notte, ma del giorno (1Ts 5,5) e cammineranno nello splendore del giorno (1Ts 4,12), allora egli si manifesterà ai loro occhi, non solo come un sole, ma come il sole di giustizia (Rm 13,13).

Ma non è solo il suo volto che si trasforma innanzi a tali discepoli; i suoi vestiti diventano bianchi come la luce, agli occhi di coloro che egli condusse con sé sul monte. Ma i vestiti di Gesù sono le parole e le lettere dei Vangeli, di cui egli è vestito. Anche le lettere degli apostoli, che espongono le cose che riguardano Gesù, penso che siano quelle vesti di Gesù fatte bianche agli occhi di coloro che salirono con Gesù sul monte… Quando, dunque, incontrerai uno che cerca non solo la teologia di Gesù, ma che studia anche il testo dei Vangeli, puoi dire che per lui i vestiti di Gesù son diventati bianchi come la luce. (Origene, Comment. in Matth., 12, 37 s.)

L’insegnamento della Trasfigurazione

[Il Salvatore] insegnò che coloro che avessero in mente di seguirlo debbono rinunciare a se stessi e tenere in poco conto la perdita dei beni materiali in vista di quelli eterni; infatti, salverà sicuramente la propria anima chi non avrà avuto paura di perderla per Cristo (cf. Mt 16,25).

Era per altro necessario che gli apostoli concepissero davvero nel loro cuore quella forte e beata fermezza, e non tremassero di fronte alla rudezza della croce che dovevano assumersi occorreva che non arrossissero minimamente del supplizio di Cristo, né che stimassero vergogna per lui la pazienza con la quale doveva subire gli strazi della sua Passione senza perdere la gloria della sua potestà. Cosi, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello (cf. Mt 17,1), e, dopo aver salito con essi l`erta di un monte appartato, si manifestò loro nello splendore della sua gloria; infatti, benché avessero compreso che la maestà di Dio era in lui, ignoravano ancora la potenza detenuta da quel corpo che celava la Divinità. Ecco perché aveva promesso in termini netti e precisi “che alcuni dei discepoli non avrebbero gustato la morte prima di aver visto il Figlio dell`uomo venire nel suo regno” (Mt 16,28), cioè nello splendore regale che egli voleva rendere visibile a quei tre uomini, in modo conveniente alla natura umana da lui assunta. Infatti, in ciò che attiene la visione ineffabile e inaccessibile della Divinità in sé, visione riservata ai puri di cuore (cf. Mt 5,8) nella vita eterna, esseri ancora rivestiti di carne mortale non avrebbero potuto in alcun modo né contemplarla né vederla.

Il Signore svela dunque la sua gloria alla presenza di testimoni scelti e illumina questa comune forma mortale di splendore tale che il suo viso diviene simile al sole e le sue vesti sono paragonabili al bianco della neve (cf. Mt 17,2). Senza dubbio, la Trasfigurazione aveva soprattutto lo scopo di rimuovere dal cuore dei discepoli lo scandalo della croce, affinché l`umiltà della Passione volontariamente subita non turbasse la fede di coloro ai quali sarebbe stata rivelata l`eccellenza della dignità nascosta.

Con eguale previdenza, egli dava però nel contempo un fondamento alla speranza della santa Chiesa, in modo che il corpo di Cristo conoscesse di quale trasformazione sarebbe stato gratificato, e i membri si sforzassero da sé di partecipare all`onore che aveva rifulso nel Capo. A tal proposito, il Signore stesso aveva detto, parlando della maestà del suo avvento: “Allora i giusti risplenderanno come il sole nel regno del loro Padre” (Mt 13,43); e il beato apostolo Paolo afferma la stessa cosa in questi termini: “Stimo, infatti, che le sofferenze del tempo presente non siano da paragonare con la gloria di cui saremo rivestiti” (Rm 8,18); e ancora: “Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio; quando Cristo sarà manifestato, egli che è la vostra vita, anche voi sarete manifestati con lui nella gloria” (Col 3,3-4)…

Animato da questa rivelazione dei misteri, preso da disprezzo per i beni di questo mondo e da disgusto per le cose terrene lo spirito dell`apostolo Pietro era come rapito in estasi nel desiderio dei beni eterni; pieno di gioia per quella visione, si augurava di abitare con Gesù in quel luogo in cui la sua gloria si era così manifestata, costituendo tutta la sua gioia; così disse: “Signore è bello per noi restar qui; se vuoi facciamo qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia” (Mt 17,4). Ma il Signore non rispose a quella proposta, volendo dimostrare non certo che quel desiderio fosse cattivo, bensì che era fuori posto il mondo, infatti, non poteva essere salvato se non dalla morte di Cristo e l`esempio del Signore invitava la fede dei credenti a comprendere che, senza arrivare a dubitare della felicità promessa, dobbiamo tuttavia, in mezzo alle tentazioni di questa vita, chiedere la pazienza prima della gloria; la felicità del Regno non può, in effetti, precedere il tempo della sofferenza. (Leone Magno, Sermo 38 [51], 2-3.5)

Il sole della Trasfigurazione

La sua faccia divenne come il sole” (Mt 17,2).

Che meraviglia che la sua faccia sia diventata come il sole, se egli è il Sole? Che c`è di strano che la faccia del Sole diventi come il sole? Era il Sole, ma nascosto sotto una nube; rimossa la nube, ecco che splende. Che cosa è questa nube che viene rimossa? Non proprio la carne, ma la debolezza della carne, che viene rimossa per un istante. E` la nube della quale il Profeta disse: “Ecco il Signore sale sopra una nube leggera” (Is 19,1). La nube-carne che cela la divinità; leggera, perché non appesantita da colpe. Nube che cela lo splendore divino; leggera, sollevata anch`essa agli eterni splendori. Nube, perché come si legge nel Cantico: “Alla sua ombra, cui anelavo, mi siedo” (Ct 2,2); leggera, perché è la carne dell’Agnello che porta via i peccati del mondo. Portati via questi! il mondo s’innalza fino al cielo. Coperto da questa nube della carne il Sole, non questo sole che sorge per i buoni e per i cattivi, ma il Sole di giustizia, che sorge solo per quelli che temono Dio. Oggi però, sebbene coperta da questa nube di carne la luce che illumina ogni uomo ha manifestato il suo splendore, glorificando anche la sua carne e mostrandola deificata agli apostoli e, attraverso gli apostoli, a tutto il mondo. Della contemplazione di questo Sole anche tu, Città beata, godrai in eterno, quando, discesa dal cielo, sarai ornata come sposa preparata da Dio per il suo sposo. Questo Sole non tramonterà più per te, esso ti stende un eterno mattino sereno. Questo Sole non sarà più coperto di nubi, ma rifulgendo sempre ti ravviva di luce incessante. Questo Sole non ti acceca, ma ti aiuta a vedere, t’invade di divino fulgore. Questo Sole non conosce eclissi, perché il suo fulgore non viene interrotto da nessun tuo dolore; perché “non ci sarà più né morte, né lutto, né dolore, né grida” che possano oscurare lo splendore a te dato da Dio perché, come fu detto a Giovanni: “Queste cose ormai sono passate” (Ap 21,4). Questo è il Sole del quale il Profeta disse: “Non sarà il sole a farti luce di giorno, né la luna t`illuminerà di notte, ma il Signore tuo Dio sarà la tua luce eterna” (Is 60,19). Questa è la tua luce eterna, che viene dalla faccia del Signore. Senti la voce del Signore, senti la fulgente faccia del Signore; nella faccia, per cui uno è riconosciuto, riconoscete la sua illuminazione. Qui lo credi per fede, lì lo vedrai. Qui vien compreso per intelligenza, lì lo vedrai in se stesso.

Qui vedi attraverso uno specchio e in immagini, li lo vedrai a faccia a faccia (1Cor 13,12). Allora davvero, com`egli ti conosce, sarai irraggiato dal suo eterno splendore, ne sarai felicemente illuminato, gloriosamente illustrato. Allora sotto lo splendore del volto di Dio, si avvererà ciò che il Profeta desiderava: “Faccia risplendere il suo volto sopra di noi” (Sal 66,2). (Pietro il Vener., Sermo 1, passim)

In questa seconda domenica di Quaresima la liturgia è dominata dall’episodio della Trasfigurazione, che nel Vangelo di san Luca segue immediatamente l’invito del Maestro: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua! (Lc 9,23). Questo evento straordinario, è un incoraggiamento nella sequela di Gesù.

Luca non parla di Trasfigurazione, ma descrive quanto è avvenuto attraverso due elementi: il volto di Gesù che cambia e la sua veste che diventa candida e sfolgorante, alla presenza di Mosè ed Elia, simbolo della Legge e dei Profeti. I tre discepoli che assistono alla scena sono oppressi dal sonno: è l’atteggiamento di chi, pur essendo spettatore dei prodigi divini, non comprende. Solo la lotta contro il torpore che li assale permette a Pietro, Giacomo e Giovanni di “vedere” la gloria di Gesù. Allora il ritmo si fa incalzante: mentre Mosé ed Elia si separano dal Maestro, Pietro parla e, mentre sta parlando, una nube copre lui e gli altri discepoli con la sua ombra; è una nube, che, mentre copre, rivela la gloria di Dio, come avvenne per il popolo pellegrinante nel deserto. Gli occhi non possono più vedere, ma gli orecchi possono udire la voce che esce dalla nube: “Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!” (v. 35).

I discepoli non sono più di fronte ad un volto trasfigurato, né ad una veste candida, né ad una nube che rivela la presenza divina. Davanti ai loro occhi, c’è “Gesù solo” (v. 36). Gesù è solo davanti al Padre suo, mentre prega, ma, allo stesso tempo, “Gesù solo” è tutto ciò che è dato ai discepoli e alla Chiesa di ogni tempo: è ciò che deve bastare nel cammino. È lui l’unica voce da ascoltare, l’unico da seguire, lui che salendo verso Gerusalemme donerà la vita e un giorno “trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso” (Fil 3,21).

“Maestro, è bello per noi essere qui” (Lc 9,33): è l’espressione estatica di Pietro, che assomiglia spesso al nostro desiderio di fronte alle consolazioni del Signore. Ma la Trasfigurazione ci ricorda che le gioie seminate da Dio nella vita non sono punti di arrivo, ma sono luci che Egli ci dona nel pellegrinaggio terreno, perché “Gesù solo” sia la nostra Legge e la sua Parola sia il criterio che guida la nostra esistenza. (Benedetto XVI, Angelus 28 febbraio 2010, II domenica di Quaresima)

Fonte: Figlie della Chiesa

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