Commento al Vangelo del 17 Giugno 2018 – Piccole Suore della Sacra Famiglia

COME UN GRANELLO DI SENAPE

In quel tempo, Gesù 26. diceva [alla folla]: “Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno;

Nel Vangelo di questa domenica sono compendiate due piccole parabole: la prima racconta la storia del seme che cresce; la seconda prende spunto dal piccolo granello di senape che diventa un grande arbusto.

Secondo gli studiosi il capitolo quattro di Marco raccoglie narrazioni fatte da Gesù in un periodo difficile del suo ministero. Dopo un primo entusiasmo, infatti, le folle si diradano, aumenta l’incomprensione da parte delle autorità e rimane solo il piccolo gruppo di discepoli, tanto che Gesù dice: “Perché questa generazione chiede un segno? In verità, vi dico: non sarà dato alcun segno a questa generazione” (Marco 8,12).

Per incoraggiare la sua comunità, Marco ricorda le parole di Gesù e assicura che l’annuncio ha sempre dei frutti, basta avere perseveranza coraggio e fiducia. I tempi di Dio sono diversi da quelli degli uomini, ma si giungerà sicuramente a risultati imprevisti e insperati.

Nel brano odierno viene sviluppato il tema del “regno di Dio”, termine che si trova nell’Antico Testamento e significa la signoria di Dio sull’universo. In particolare, l’espressione si riferisce al popolo di Israele, con cui ha fatto alleanza e che è sua proprietà particolare: “Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa” (Esodo 19,6). In seguito il concetto si è allargato alla Chiesa e al mondo, ad identificare una realtà soprannaturale, annunciata da Gesù e confermata con i miracoli: “Se io scaccerò i demoni per virtù dello Spirito di Dio, è certo giunto a voi il regno di Dio” (Matteo 12,28). La realizzazione porta all’uomo il dono della salvezza, cioè la liberazione dal peccato, dal dominio di satana, nella partecipazione alla vita stessa di Dio. Il regno si realizza in parte nella storia degli uomini, si sviluppa con l’azione della Chiesa, si manifesta in modo pieno e definitivo oltre il tempo, quando Cristo tornerà glorioso e “consegnerà il regno a Dio Padre” (1 Cor 15,24).

Nel primo racconto meditiamo sulla piccolezza, sul nascondimento, su una realtà che emerge dopo lo svuotamento. È il miracolo della vita che si perpetua nonostante l’indifferenza di chi passa e va, quando l’autunno non rivela nulla di quello che accade sotto le zolle. Bisognerà attendere mesi e mesi per vedere i frutti dell’annientamento del seme. È un richiamo alla paziente attesa del ritmo della vita. Non possiamo tirare l’erba perché cresca più in fretta, non possiamo costringere una persona a capire cose che solo con l’esperienza potrà maturare dentro di sé. Così fa Dio con noi: attende pazientemente che raggiungiamo quella consapevolezza che ci permette di aderire a Lui.

Così è il regno di Dio”: il regno di Dio è una realtà piccola che si espande senza che noi facciamo nulla. Il contadino semina, ma poi, la crescita non dipende più da lui: sarebbe stoltezza andare a scavare per vedere quanto il seme si sta sviluppando.

Noi cristiani abbiamo la certezza della venuta del Regno di Dio e in vista di questo operiamo per gettare il seme della Parola nel solco del cuore degli uomini. Lo facciamo con l’annuncio e con la testimonianza silenziosa, consapevoli che la fecondità non dipende da noi.

“Come un uomo che getta il seme”: l’agricoltore esperto conosce il processo della crescita. Sa che senza la sua semina il terreno non produrrà nessun raccolto. Vede già la messe pronta per il raccolto, anche quando gli estranei colgono solo un terreno brullo. Attende con pazienza il risultato del suo impegno, che è nelle mani del Creatore, l’Unico padrone.

  1. dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo

La parabola di Gesù ci esorta a confidare, anche nel buio della notte. Ci insegna che non è l’azione indaffarata che egli vuole da noi, ma l’abbandono fiducioso alla potenza del Padre, che opera sempre, soprattutto là dove noi non siamo in grado di fare nulla. Il bene ha in sé una forza inarrestabile che porterà certamente frutto.

Il Vangelo ha un’efficacia sicura che non coincide con l’efficienza, che viene tanto declamata oggigiorno. Il credente sta tranquillo perché sa che la salvezza viene da Dio, l’Unico Signore di tutto e di tutti. “Non abbiate paura e vedrete la salvezza che il Signore oggi opera per voi. Il Signore combatterà per voi, e voi starete tranquilli” (Esodo 14,14): sono le parole che Mosè dice al popolo che si trova coi nemici alle calcagna e il mare davanti.

La Parola esorta sempre all’abbandono in Dio: Nella conversione e nella calma sta la vostra salvezza, nell’abbandono confidente sta la vostra forza” (Isaia 30,15).

Le inquietudini sono segno di sfiducia, provocano agitazione e non approdano a nulla: “Ma gli empi sono come il mare agitato, quando non si può calmare e le sue acque caccian fuori fango e pantano. Non v’è pace per gli empi, dice il mio Dio” (Isaia 57, 20-21).

Dorma o vegli, di notte o di giorno”: l’uomo ha bisogno del riposo prima di affrontare la fatica del giorno. In questo piccolo versetto è nascosto il contrasto tra la morte e la vita, tra il sonno e la veglia, tra l’inattività fiduciosa in Dio e l’operosità ansiosa.

“Il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non sa”: non sono le opere dell’uomo che producono il raccolto, ma la potenza insita nel seme. È un prodigio incomprensibile all’uomo, tanto è grande. È Gesù stesso il seme che Dio getta nel campo della storia. Ha bisogno della passività della terra feconda del nostro cuore accogliente, della pazienza che attende con fiducia e speranza la realizzazione delle promesse.

È velata la straordinarietà della risurrezione: come il contadino si stupisce nel vedere germinare la pianta dal terreno, così sono piene di stupore le donne nel trovare la tomba vuota. Come dal seme sepolto nella terra scaturisce la vita, così dal sepolcro si erge vittorioso il Risorto.

  1. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga;

Gesù con questi dettagli spiega che la crescita avviene gradualmente, con il trascorrere del tempo.

Spontaneamente”: il termine greco significa “per impulso proprio, per azione spontanea”. Il seme non fa uno sforzo per crescere. Si sgonfia, sembra morire, invece produce vita, ma senza concorrere volontariamente a tutto il processo. Possiede una virtù intrinseca.

“Prima uno stelo”: lo stelo si confonde con l’erba, ma l’occhio esperto lo sa distinguere.

“Poi una spiga”: vedendo la spiga già si spera nel frutto, anche se ci vuole ancora tempo perché maturi e dia il grano buono.

“Poi grano pieno nella spiga”: si parla del frutto maturo che cresce senza concorso umano.

  1. e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura”.

Finalmente la messe è matura ed è giunto il tempo del raccolto. Il contadino miete con gioia il raccolto, atteso con pazienza, senza affrettarne l’ora.

Ricordiamoci anche noi oggi che la storia è in mano a Dio. Egli la conduce con pazienza ad un fine di salvezza, vincendo il male e le potenze umane.

  1. Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo?

Gesù cerca l’immagine più adatta per descrivere la grandezza del regno di Dio e lo fa ponendo una domanda retorica, per suscitare l’attenzione dell’uditorio.

  1. È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno;

Inizia il secondo racconto di questo brano. Gesù prende ad esempio il seme di senape: è molto piccolo, ma cresce in breve tempo, al punto da diventare un arbusto grande. Per questo lo paragona al regno di Dio: realtà piccola, ma che si espande rapidamente.

Mentre gli uomini cercano di emergere a qualsiasi costo, Gesù addita la piccolezza quale caratteristica sua personale: Egli è venuto a dare la vita per tutti. Lui, il primo, si è fatto l’ultimo; Lui, il più grande, si è fatto il più piccolo.

Così noi, suoi discepoli, siamo chiamati a scegliere la logica di Gesù: abbassarsi per innalzarsi, nascondersi per emergere, essere piccoli per diventare grandi, patire per risorgere. La grandezza di Dio, infatti,è l’Amore, che si fa piccolo per donarsi.

Anche la Parola di Dio sembra una piccola cosa, ma quando è seminata diventa feconda e può svilupparsi in modo prodigioso. Questa fede ci consente di operare senza timore, certi che il risultato non è nelle nostre mani, ma è sicuro perché è nelle Mani di Dio.

  1. ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».

Questo versetto allude all’albero citato nel libro di Daniele, simbolo del regno universale di Dio: “Io stavo guardando ed ecco un albero di grande altezza in mezzo alla terra. Quell’albero era grande, robusto, la sua cima giungeva al cielo e si poteva vedere fin dall’estremità della terra. I suoi rami erano belli e i suoi frutti abbondanti e vi era in esso da mangiare per tutti. Le bestie della terra si riparavano alla sua ombra e gli uccelli del cielo facevano il nido fra i suoi rami; di lui si nutriva ogni vivente”. (Daniele 4:6-9).

“Fa rami così grandi”: simili alla pianta di senape che ospita gli uccelli, che si nutrono dei suoi semi, così i bracci dell’albero della croce abbracciano il mondo intero.

Gesù ci parla della vita che trionfa dove tutto sembra secco e sterile. Così avviene quando Cristo risorge dal sepolcro. È la vittoria della vita! Così Gesù risorge anche oggi quando, attraverso noi, può continuare ad amare e a salvare il mondo, anche dove sembra che tutto sia perduto.

“Gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra”: secondo alcune interpretazioni gli uccelli del cielo sono i pagani che si avvicinano al Regno. Ma gli alberi siamo anche noi quando accogliamo chi ha bisogno, chi è senza speranza, chi è scartato dalla società: “Se tu hai aiutato anche uno solo a stare un po’ meglio, la tua vita si è realizzata” (Papa Francesco).

  1. Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano

Gesù semina con semplicità la Parola, la quale viene accolta secondo la capacità di comprensione dell’uditorio. Chi non comprende è perché prevenuto suoi confronti. Utilizzando tanti e vari esempi Gesù riesce a far comprendere meglio il suo messaggio: l’amore eterno del Padre per ciascuno di noi.

  1. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli, spiegava ogni

Le parabole possono essere comprese solo se la persona che le ascolta si fa coinvolgere. Il Vangelo ci presenta la folla che rimane colpita dal messaggio di Gesù, mentre ciò non avviene per le autorità religiose, che lo ascoltano solo per coglierlo in flagrante.

Quando Gesù parla induce gli ascoltatori a cambiare il loro modo di pensare. Va sempre controcorrente, annuncia una novità, un cambiamento del modo di vivere, di sentire, di giudicare e di operare. Parte dalla concretezza della realtà, la osserva con attenzione e la rielabora, così da essere vicino al vissuto della gente. La folla lo capisce perché vive le realtà della vita e riceve da Gesù il segreto per capire il senso delle cose, degli eventi, il fine ultimo dell’uomo.

Anche a noi è dato di capire nella misura in cui siamo aperti a lasciarci cambiare il cuore da ciò che ascoltiamo.

“In privato, ai suoi discepoli”: i discepoli hanno desiderio di capire più in profondità la Parola che Gesù annuncia, hanno bisogno di superare i loro dubbi; pertanto Egli, in disparte, spiega loro il senso del suo messaggio.

Se meditiamo a lungo la Parola, il Signore rivela cose che non capiremmo ad una lettura superficiale.

Forti di questa Parola, discepoli e discepole, poveri e illetterati, hanno evangelizzato il mondo. Conserviamo sempre la speranza, sogniamo messi abbondanti quando nessuno vede neanche un filo d’erba. Ricordiamoci che Dio è sempre all’opera, nel profondo del cuore di ogni uomo, nonostante gli sbagli, i peccati, i dubbi, le violenze, le guerre. In una società malata perché ha dimenticato il Signore, vedremo sbocciare i fiori di un nuovo giardino, spuntare le spighe di un nuovo raccolto, splendere l’alba di un nuovo giorno. Sì, perché Dio è novità, è positività, è Vita, è Amore.

Non temiamo se siamo pochi e deboli: dobbiamo agire spinti dalla potenza di Dio che sbriciola le forze del mondo con la debolezza dell’amore. Egli attende solo che abbiamo fiducia nella sua potenza, che può fare cose grandi nella debole piccolezza del nostro niente, consegnata senza riserve a Lui.

Suor Emanuela Biasiolo

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XI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno B

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Mc 4, 26-34
Dal Vangelo secondo Marco

26Diceva: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; 27dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. 28Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; 29e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».
30Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? 31È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; 32ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».
33Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. 34Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 17 – 23 Giugno 2018
  • Tempo Ordinario XI
  • Colore Verde
  • Lezionario: Ciclo B
  • Anno: II
  • Salterio: sett. 3

Fonte: LaSacraBibbia.net

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