Commento al Vangelo del 17 Gennaio 2021 – don Giovanni Berti (don Gioba)

Domande e risposte

C’è una barzelletta che racconta di una signora anziana che bussa con decisione alla porta della camera del figlio e gli dice: “Alzati e sbrigati che altrimenti farai tardi per la messa!”. E lui da dentro risponde: “Ma a 40 anni potrò decidere da solo se andarci, no?”. E lei: “Beh, hai deciso tu di fare il prete…”.
Perché siamo venuti a Messa oggi?
Vorrei iniziare così la celebrazione di domenica, con questa domanda. E il primo a cui la pongo guardandolo negli occhi è proprio il sottoscritto.

Perché decido di partecipare al momento più qualificante della mia vita di fede? Solo perché “mi tocca” visto che sono il parroco? Cerco qualcosa di profondo in questo incontro di preghiera comunitario? Ho “desiderio” di incontrare il Signore?
I dettagli dei racconti spesso ci sfuggono quando pensiamo di sapere già la storia, e se c’è una storia di cui pensiamo già di sapere tutto è proprio quella di Gesù. Eppure non sono secondari quei particolari con i quali gli evangelisti raccontano le vicende note di Gesù. Questo brano del Vangelo è all’inizio del racconto dell’evangelista. Giovanni fa entrare in scena Gesù in modo singolare perché la prima cosa che gli fa dire nel suo racconto è una domanda “che cosa cercate?”, rivolto ai due discepoli che lo seguono. Gli studiosi della Bibbia fanno notare che anche la prima cosa pronunciata da Gesù risorto è un’altra domanda, stavolta rivolta a Maria Maddalena che davanti al sepolcro vuoto piange la perdita dell’amico e Maestro, “Donna perché piangi, chi cerchi?”

È la domanda la parte fondamentale della fede. Da quello che cerchiamo, se lo cerchiamo, dipende la qualità di ogni rapporto umano e anche spirituale. Quante relazioni umane sono nate male perché si cercavano cose diverse tra le persone, e non si è avuto il coraggio di dichiararle. Se per me l’altro è solo uno da sfruttare per miei fini personali, allora quel rapporto è destinato da subito a esser vissuto solo in modo superficiale e non dura.

Gesù ai due che lo seguono pone una domanda che li “costringe” ad interrogarsi nel profondo e a dare la giusta risposta che permette un vero legame con il Maestro. La risposta è un’altra domanda, “Maestro, dove dimori?” che indica il desiderio profondo e sincero di conoscere Gesù, di stare con lui, e di fidarsi di lui. Non è tanto la curiosità di sapere il suo indirizzo di casa, ma di conoscere il suo indirizzo di vita, chi è veramente, come i suoi insegnamenti e lo stare con lui possano cambiare la loro vita per davvero.
L’evangelista Giovanni ricorda anche l’ora di quell’incontro e la scrive (“erano circa le quattro del pomeriggio”) come a ribadire che certi incontri veri cambiano la vita e non si possono certo dimenticare.

Da questo passo del Vangelo troviamo l’immagine di cosa vuol dire essere credenti.
Il credente è colui che si lascia scavare nel profondo dalla domanda sempre presente che Dio gli pone: “che cosa cerchi?”. Dio ci ascolta e ci invita ad ascoltare il nostro cuore senza paura.
Una parrocchiana confrontandosi con me su questo passo del Vangelo mi ha detto che aveva quasi vergogna a dire quale era in quel momento la sua domanda. Si domandava come mai Dio permette tanto male, perché ci fossero persone e soprattutto bambini che muoiono per le guerre. Le ho risposto che porsi queste domande non è sbagliato, anzi è segno di voler davvero conoscere Dio, facendolo scendere dal piedistallo con il quale lo teniamo lontano dal cuore e guardarlo in faccia con quello che sentiamo!
L’evangelista si è ricordato dell’ora in cui ha incontrato Gesù perché proprio in quel momento si è sentito preso in considerazione da Dio che gli rivolgeva la parola e dava valore alle sue domande interiori più vere.

La risposta di Gesù ai discepoli di allora e a noi oggi non è una formula magica, ma l’offerta di una relazione e di “stare” con lui. È l’offerta di una amicizia che non risolve tutti i problemi e non risponde nell’immediato tutte le domande, ma ci mette sulla buona strada per trovare le risposte al nostro cuore.
Perché siamo qui questa domenica a messa, perché essere credenti e aprire il Vangelo?
E’ perché cerchiamo risposte profonde… e ci fidiamo che stare con Gesù, stare con la comunità che porta il suo nome e meditare insieme il Vangelo sono la strada migliore per trovare risposte alle nostre domande, quelle vere.


Fonte: il blog di don Giovanni Berti (“in arte don Gioba”)

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