Commento al Vangelo del 17 gennaio 2016 – don Giovanni Berti – Gioba

Commento al Vangelo a cura di don Giovanni Berti 

Un paio di anni fa ho avuto il dono di poter celebrare le nozze di due giovani amici e di partecipare alla loro festa di nozze che mi è tornata in mente meditando sulla festa di nozze di cui si parla nel Vangelo. Lo sposo, mio amico, è uno dei più grandi produttori di vino della Valpolicella, e la qualità del vino è conosciuta in tutto il mondo. Elemento forte quindi della festa non poteva che essere il vino, e per sottolineare l’evento così eccezionale della loro vita, gli sposi hanno voluto creare un momento speciale per tutti. Mi ricordo che a metà del pranzo, gli sposi hanno chiesto a tutti di andare in una sala preparata appositamente dove al centro di una tavolata di formaggi speciali campeggiava un’enorme bottiglia del miglior vino della loro produzione. La bottiglia era così grande che era difficile da sollevare, ma alla fine tutti hanno potuto assaggiare il vino buono che per me rappresentava la bontà dell’amore di questi due amici che iniziavano una nuova tappa della loro storia d’amore benedetta dall’amore di Dio.

[ads2]Nella tradizione ebraica, gli sposi sanciscono la loro unione bevendo del vino da una sola coppa. Si può quindi immaginare che la mancanza del vino alle nozze di Cana, sia il drammatico segno che in quella unione manca l’elemento centrale, cioè l’amore. Maria, la madre di Gesù, che con lui è presente alle nozze, non dice semplicemente “non abbiamo…“, ma “non hanno vino”, sottolineando così che non è tanto il vino della festa a mancare per tutti, ma il vino del rito di unione…
Questo che sta raccontando l’evangelista non è una semplice storiella di un miracolo, ma un vero e proprio racconto carico di simboli che vogliono prima di tutto dire chi è Gesù e svelarne sempre più l’identità e la missione. La mancanza del vino buono alle nozze di Cana è chiaramente il segno della mancanza di amore vero dentro la religione quando manca unione vera tra Dio e l’uomo. Una religione, fatta di simboli, riti, strutture… corre sempre il rischio di essere priva dell’amore vero. Se questo rischio era possibile per l’istituzione religiosa ai tempi di Gesù, così è possibile anche per noi oggi, nella nostra esperienza religiosa, sia a livello della Chiesa intera, che nella nostra esperienza comunitaria e personale. Una vita religiosa con il marchio e i simboli cristiani ma senza amore è un rischio possibile e magari non ce ne accorgiamo neppure.
Ho trovato molto significativa la continuità di un elemento nei vangeli di queste due ultime domeniche, anche se non appartengono allo stesso evangelista. Questo elemento è l’acqua. Domenica scorsa, ricordando il battesimo di Gesù, il luogo dell’azione sono le acque del fiume Giordano, dove Giovanni il battista compie il gesto di purificazione e conversione e dove Gesù stesso si immerge. In questo racconto dell’evangelista Giovanni sono proprio le acque usate per purificare, secondo il rituale ebraico, ad essere usate da Gesù per il segno del vino buono.
Se nel giorno in cui si ricorda il Battesimo del Signore abbiamo meditato sul nostro battesimo, che nell’acqua rituale viene celebrato, questa volta non possiamo non pensare al rischio che la nostra vita cristiana manchi alla fine di vino buono, cioè dell’elemento fondamentale per la vita di fede, che è l’amore. Senza la presenza di Gesù la nostra vita cristiana rischia di esserlo solo di facciata e quindi morta in se stessa, proprio come quelle nozze di Cana, dove c’è tutto, ma manca il tutto, cioè l’amore. E la madre di Gesù diventa per noi credenti di oggi un esempio di attenzione perché è proprio lei ad accorgersi e a dirigere verso Gesù il problema gravissimo di quella festa. Maria in quel brano sembra domandare al mio cuore e al cuore di tutti noi cristiani “c’è il vino buono?” nella tua vita, nella tua comunità, nella Chiesa intera? Se manca quel vino buono, allora non dobbiamo far altro che ritornare al Vangelo di Gesù, al suo amore, che è sempre capace di riportare il vero amore, che in questo anno speciale vogliamo ribadire con il nome di misericordia, dentro la nostra esperienza personale e di Chiesa, e attraverso di noi nel mondo intero che ha più che mai bisogno del vino buono dell’amore di Dio

Giovanni don

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