Commento al Vangelo del 16 settembre 2017 – Monastero di Bose

Nel capitolo sesto del vangelo secondo Luca Gesù compie azioni e proclama parole che testimoniano la sua autorità di “Signore”, Kyrios, grazie alla forza della sua preghiera incessante a Dio. È in questa preghiera che egli chiama a sé i dodici, proclama le beatitudini e l’esigenza scandalosa dell’amore incondizionato per i nemici e della misericordia. La profondità della vita di Gesù, la sua preghiera, sono la chiave di lettura per tentare di comprendere ogni suo gesto, ogni sua parola tramandatici attraverso i vangeli. Con la sua vita e le sue parole il Signore chiama tutti noi a vivere in profondità la relazione con lui: solo esercitandoci quotidianamente in questa vita spirituale possiamo sperare di realizzare pienamente la nostra umanità .

Allora diventeremo capaci di vera misericordia e perdono, allora potremo amare in verità anche i nostri nemici e sapremo vedere il nostro peccato prima di giudicarlo e condannarlo nel fratello, nella sorella davanti e accanto a noi.

Il brano evangelico ci parla di eventi naturali, alberi che producono frutti; fichi e uva che proprio in questa stagione raccogliamo, e ci parla di sconvolgimenti naturali che minacciano le nostre case, anch’essi purtroppo sotto i nostri occhi in questi giorni.

La contemporaneità e la quotidianità delle immagini che Gesù utilizza sono una sollecitazione affinché giungiamo al cuore del suo messaggio, ascoltandolo in profondità. Proprio di profondità egli ci parla, di radici e di fondamenta. Un grande compositore contemporaneo ha parlato delle radici come di un “ albero che cresce sotto terra per permettere ad un albero di crescere sopra la terra”. È un’immagine suggestiva che rende bene l’idea della forza e della vita che possono scaturire dalle profondità. Allo stesso modo una casa può resistere alla violenza degli elementi se le sue fondamenta poggiano in profondità, sulla roccia, che è il Cristo stesso (1Cor 10,4), la sua parola accolta, amata, custodita, realizzata.

La nostra vita umana e le nostre relazioni potranno giungere a una pienezza se saremo capaci di una vita spirituale profonda. La vita di un cuore integro e buono (Lc 8,15), un cuore che ascolta, sovrabbondante della misericordia e dell’amore di Dio. Se le radici della nostra vita si nutriranno di un tale cuore, diventeremo capaci di parole e azioni di bene verso ogni creatura vivente. Accogliendo e custodendo la sua parola, come il seme che cade sulla buona terra, la nostra invocazione sarà coerente alle nostre azioni.

Grazie a questo ascolto che è prassi quotidiana di azioni e parole, non saremo più sconosciuti a noi stessi, ma potremo riconoscerci volto al nostro stesso volto (cfr Gc 1,23). La risposta alla nostra invocazione: “Signore, Signore!” sarà un volto in cui potremo riconoscere un fratello, una sorella da amare prima ancora di voler guardare la pagliuzza nel suo occhio.

Questo amore nel quotidiano della vita è il tesoro in cui far dimorare il nostro cuore, perché già qui e ora ci sia dato di gustare il Regno di Dio e la sua giustizia. Forti di questa speranza, di cui dobbiamo rendere conto, possiamo con fede e fiducia continuare a costruire la nostra casa sulla roccia, su Cristo nostra vita, perché “le grandi acque non possono spegnere l’amore né i fiumi travolgerlo” ( Ct 8,7).

Fratel Nnimal della comunità monastica di Bose

Leggi il brano del Vangelo

Lc 6, 43-49
Dal Vangelo secondo  Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo.
L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda.
Perché mi invocate: “Signore, Signore!” e non fate quello che dico?
Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume investì quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene.
Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la distruzione di quella casa fu grande».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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