Gesù non è in cielo
Sono fregato! È la prima cosa che mi è venuta in mente leggendo le parole che Gesù dice ai suoi prima di salire in cielo. Il Maestro Risorto insiste sul credere come modo per salvare la propria vita. E come verifica per vedere se uno crede veramente o no, non ci sono domande di catechismo a cui rispondere con una crocetta o risposta breve da questionario, ma ci sono dei segni molto concreti e… impossibili: “… i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno.
Ho fatto un rapido punto della situazione della mia vita e non ricordo di aver mai fatto esorcismi (ho solo visto l’Esorcista in tv), conosco un po’ di inglese e qualche parola come “buona sera” o “grazie” in altre lingue, non ho mai maneggiato serpenti (di cui ho una paura terribile come Indiana Jones), sono sicuro che se bevo qualche veleno muoio subito e non mi pare di aver mai guarito qualcuno toccandolo, manco me stesso…
Se questi sono i segni che dimostrano la mia fede e che mi salvo, allora sono davvero messo male, e Gesù davvero mi chiede l’impossibile. O forse sono io a capire male?
C’è qualcosa in questo brano che mi suggerisce che forse non devo fermarmi alla superfice delle parole del racconto ma comprendere meglio cosa l’Evangelista vuole trasmettere degli insegnamenti di Gesù. Le ultime righe del brano dicono che Gesù “fu elevato in cielo alla destra di Dio”, ma nello stesso tempo “… agiva insieme a loro con i segni…”
Ecco suggerita la chiave di lettura delle parole di Gesù. Quando viene raccontato che Gesù viene “elevato”, significa che i suoi discepoli comprendono che quel Maestro che hanno conosciuto in carne ed ossa e che proprio perché era vero uomo è morto, ora con la Resurrezione mostra nella sua pienezza che è Dio. Da ora in poi non lo avranno più “davanti” a loro come erano abituati umanamente, ma nemmeno sarà “distante” da loro e irraggiungibile. Dal momento in cui Gesù risorge entra “dentro” di loro definitivamente e le sue azioni e le sue parole diventano le loro azioni e le loro parole. Credere è accogliere Gesù e sintonizzare ogni nostra scelta, gesto e parole alle sue, così come lui ha agito e parlato. Credere è una scelta di testa che diventa scelta concreta di azioni straordinarie. Quello che all’inizio mi spaventava se preso alla lettera (scacciare demoni, parlare lingue nuove… ecc), mi dà delle indicazioni su come fare della mia vita come la sua vita, come tutta la comunità dei credenti diventi segno della presenza di Gesù e non della sua assenza.
Posso scacciare demoni anche io se mi do da fare per scacciare il demone della ricchezza, dell’ingiustizia, del razzismo, del potere. Posso parlare nuove lingue quando comunico a tutti il Vangelo con il linguaggio dell’amore, sapendo che l’amore sincero arriva a tutti, indipendentemente dalla cultura e lingua. Posso prendere in mano i serpenti del male se prendo atto delle mie fragilità e tentazioni e insieme ai fratelli e sorelle cerco di superarle senza chiudere gli occhi. Se ho il cuore abitato dalla Parola di Dio, anche le relazioni umani più avvelenate da giudizi, malizie, cattiverie non mi faranno morire. E posso fare miracoli di guarigione del cuore quando concretamente mi prendo cura di chi sta male nel corpo e nello spirito, sapendo che una buona parola è potente per il cuore del prossimo come una medicina.
“Non è tanto chi sei, quanto quello che fai, che ti qualifica”, dice Rachel Dawes a Bruce Wayne nel film “Batman begins”. E anche per noi possiamo qualificarci come credenti e cristiani non tanto dal dirlo, ma dal farlo, dalle nostre azioni che diventano come quelle di Cristo.
Gesù non è nei cieli, distaccato dal mondo e dagli uomini. Gesù salendo in cielo è definitivamente entrato nel mondo, in tutti coloro che ovunque accolgono il Vangelo e lo trasformano in vita, in gesti concreti straordinari e possibili. In questo modo la mia vita non solo è salvata ma diventa capace di salvezza per il prossimo.
Fonte: il blog di don Giovanni Berti (“in arte don Gioba”)