Viene il piรน forte
Sofonia
Il nome del profeta Sofonia ha due significati, corrispondenti alle diciture ebraica e greca: TM ebr. แนฃepanyฤh/sepanyฤhรป = โYHWH proteggeโ; LXX gr. Sophonias = โIl Saphon รจ YHWHโ, identificando la montagna sacra del Saphon con Sion (Sal 48,3).
Sofonia profetizzรฒ in Giuda sotto il regno di Giosia (640-609 a.C.), specialmente dal 640 al 630. Promosse con forza la riforma religiosa attuata dal pio re, combattendo lโidolatria proliferata sotto il regno dellโempio re Manasse (687-642 a.C.).
Quando, nel 622, fu scoperto nel tempio un rotolo โ probabilmente il nucleo del libro del Deuteronomio โ, lo si portรฒ dalla profetessa Hulda, segno che Sofonia probabilmente era giร morto.
Nella successione dei libri del canone ebraico, il libro di Sofonia occupa il posto che segue ai libri di Michea, Nahum, Abacuc. Secondo lโesegeta Donatella Scaiola, in un contesto di lettura canonica del โLibro dei Dodici (Profeti minori)/Dodekaprophetonโ, che, nella traduzione greca dei LXX, era considerato un libro solo, Sofonia sembra quasi sintetizzare il messaggio teologico dei tre libri precedenti.
Come i grandi profeti del VII secolo a.C., anche Sofonia attaccรฒ lโidolatria cultuale, le ingiustizie, il materialismo, la trascuratezza religiosa, gli abusi delle autoritร , le offese recate dagli stranieri al popolo di Dio. Una situazione insostenibile che avrebbe provocato il castigo di YHWH. Il โgiorno del Signoreโ annunciato non sarร , perรฒ, solo di distruzione e di annientamento. Ci sarร una salvezza. Dalla cittร di Gerusalemme, contaminata e oppressiva, uscirร un resto che YHWH si sceglierร (Sof 3,13).
Le minacce pronunciate dal profeta intendono indurre un cambiamento profondo. Egli promuoverร con forza la riforma religiosa di Giosia, con la rinnovata celebrazione della Pasqua e la centralizzazione del culto a Gerusalemme.
Le proposte di individuazione della struttura letteraria sono varie. Seguiamo i suggerimenti di Scaiola (2016), specialista del โLibro dei Dodici/Dodekaprophetonโ.
La studiosa propone la seguente strutturazione:
1,1 Il titolo;
1,2-18 Il giorno del Signore: 1,2-6 Annuncio del giudizio (Contro la terra, Contro Giuda e Gerusalemme); 1,7-13 Contro i capi; 1,14-18 Il โgiorno del Signoreโ;
2,1-15 Oracoli di giudizio: 2,1-4 Invito alla conversione; 2,5-15 Gli oracoli contro le nazioni (2,5-7 Contro i filistei; 2,8-11 Contro Moab e Ammon; 2,12 Contro Kush; 2,13-15 Contro lโAssiria);
3,1-20 Giudizio e promesse finali: 3,1-8 Giudizio su Gerusalemme (3,1-5 Denuncia del peccato di Gerusalemme; 3,6-8 La storia e le sue lezioni); 3,9-13 Dio purificherร il suo resto; 3,14-20 Promesse finali (3,14-17 Lโinno alla gioia; 3,18-20 il ritorno finale).
Rallegrati, figlia di Sion!
Con un accorato lamento profetico, โGuai/Hรดyโ, allโinizio del capitolo (3,1), Gerusalemme era stata bollata come cittร ยซribelle, contaminata e vessatriceยป, perchรฉ non ha obbedito a YHWH, non ha accettato la correzione, non ha confidato in YHWH, nรฉ si รจ avvicinata al suo Dio. Per questo i suoi principi sono dei leoni ruggenti, i suoi giudici dei lupi della sera che non lasciano niente per il mattino, i suoi profeti sono arroganti e uomini bugiardi, i suoi sacerdoti hanno profanato ciรฒ che รจ santo, hanno fatto violenza alla Legge.
Lโรฉlite direttiva della comunitร รจ andata incontro al fallimento totale: interessi privati in atti dโufficio, corruzione, concussione, peculato, appropriazione indebita, malversazione, abuso di autoritร e della credulitร popolare, disastro ambientale intenzionale, manipolazione dei mass-media, hackeraggio e produzione sistematica di fake newsโฆ
Solo YHWH รจ โgiusto/แนฃaddรฎqโ in mezzo a Gerusalemme (beqirbฤh). Verrร lโardore dellโira di YHWH, il fuoco del suo zelo consumerร i criminali che non riconoscono la propria colpa (cf. v. 5) e tutta la terra (v. 8). Resterร un piccolo resto umile e povero, fiducioso in YHWH e sincero nei pensieri e nelle opere.
Dal lamento addolorato allโinno alla gioia, uno scoppio di quattro imperativi che invitano allโeuforia liberatoria: โRallegrati/Prorompi in grida di gioia/Esulta/ronnรฎโ figlia di Sion โ grida il profeta โ, โacclama/rallegrati/hฤrรฎโรปโ, Israele, โfesteggia esultante/rallegrati e gioisci/ลimแธฅรฎ weโolzรฎโ โfiglia di Gerusalemme/capitale/bรชt Yerรปลกฤlฤmโ. Quasi tutto il campo semantico della gioia รจ sfruttato a fondo nelle sue potenzialitร espressive. Nel v. 17 si aggiungeranno altri due verbi, che descrivono lโesultanza di YHWH stesso: โesulterร /yฤลรฎลโ e โgioirร /yฤgรฎlโ a causa di Gerusalemme.
Sono sentimenti di gioia che si esprimono anche esternamente (rฤnan; โฤlaz; rรปโ) e altri che rimangono piรน contenuti nellโintimo della persona (ลฤmaแธฅ; gรฎl; ลรปล). Questi versetti fanno la pariglia con Os 2; Is 49.54.62.
Giustizia restitutiva
Il passaggio dal lamento (3,1) alla gioia incontenibile (3,14ss) รจ dovuto allโopera di YHWH. La gioia รจ dovuta a lui, a YHWH in persona.
Dapprima egli ha compiuto unโazione negativa di rimozione in due tempi.
In un primo tempo ha โallontanato/sรปrโ da Gerusalemme i โgiudizi/tiranni/avversari/miลกpฤtaiykโ. Dopo la prima fase dellโinchiesta preliminare, YHWH โha allontanato, ha tolto completamente, ha modificatoโ le proprie conclusioni.
Gerusalemme era stata rinviata a giudizio con accuse molto gravi a proprio carico. In sede di giudizio perรฒ YHWH ha ribaltato completamente le conclusioni alle quali era arrivato il GIP (che era sempre Lui!). Il giudice monocratico non ha voluto confermare automaticamente le richieste del GIP. Esse avrebbero previsto inevitabilmente una sentenza di condanna molto pesante.
A guardar bene, sarebbe stata pienamente giustificata. Ineccepibile, grazie allโaccurata inchiesta preliminare. La โgiustiziaโ di Dio perรฒ non รจ di tipo forense, puramente distributiva. Non รจ una giustizia โumanaโ (ยซsono Dio e non uomoยป, Os 11,9), ma una giustizia divina, salvifica, restitutiva, riabilitante il reo.
In un secondo tempo, dopo aver rinfacciato con severitร allโimputata i propri addebiti, YHWH lโha condannataโฆ al perdono! Che le accuse, motivate e infamanti, bastino a farle provare vergogna, a riconoscere i propri errori e responsabilitร , e a decidere di cambiar vita.
YHWH โha cacciato via/pinnฤhโ i nemici di Gerusalemme. Nemici esterni certamente, ma soprattutto quelli interni. Un quinta colonna che svuota dallโinterno le energie spirituali vive e feconde, per avvelenarle con la corruzione e lโautoreferenzialitร onnivora. Traditori che pugnalano alle spalle, furtivi, e consegnano la cittร dellโuomo al suo nemico. Idolatria spirituale e sapienziale che chiude un cielo plumbeo di acciaio sopra le teste, di modo che lโumanitร possa vivere solo guardando in basso, alle proprie vie strette e alle rotte di piccolo cabotaggio, monche di prospettiva e di una strategia umanizzante. Si salvi chi puรฒ e vinca il piรน forte!
YHWH re in mezzo a te!
Si โribaltanoโ le conclusioni del GIP: via i nemici! Con una potente azione positiva, YHWH si insedia come re in cittร , โin mezzo a te/beqirbฤkโ. Sarร lui stesso in persona a governarla direttamente (cf. 1Sam 12,12). I suoi intermediari lโhanno tradito, hanno stravolto la sua volontร di salvezza e di vita piena.
YHWH porterร serenitร alla gente. La cittร non avrร piรน da temere per lโangoscia del domani, per la ferocia subdola dei โnemiciโ. โNon temere/โal tรฎrฤโรฎโ, โnon cadano le tue braccia/non scoraggiarti/โal yirpรป yฤdฤyikโ, sarร il messaggio chiaro fatto girare per le vie di Gerusalemme.
YHWH รจ un โsoldato vittorioso/potente salvatore/prode che salva/gibbรดr yรดลกรฎaโโ. ยซEsulterร di gioia per te, โfarร silenzio nel suo amore/yaแธฅarรฎลก beโahฤbฤtรดโ, gioirร per causa tua con grida di gioiaยป (Scaiola).
La radice ebraica แธฅrลก significa โtacere, fare silenzioโ. Non vedendo il nesso col contesto, la LXX ha tradotto col greco โkainiei se/ti rinnoverร โ (lectio facilior seguita anche della CEI 2008). Anche Alonso Schรถkel-Sicre traducono con โrinnovandoโ, leggendo yแธฅdลก al piel invece della lezione yแธฅrลก del TM. Ipotizzano quindi il classico errore scribale di scambio di lettura fra la lettera resh r e la lettera dalet d, molto simili nella grafia ebraica (errore โcorrettoโ dalla traduzione greca della LXX). Scaiola mantiene la lectio difficilior del TM (ยซfarร silenzio nel suo amoreยป) e la spiega cosรฌ: ยซnon continuerร ad accusare Gerusalemme per i suoi misfattiยป.
YHWH รจ re in mezzo alla cittร , alla cittร -madre delle cittร -figlie โ o cittร sorelle minori, cf. Ez 23,4 Oolร รจ Samaria e Oolibร รจ Gerusalemme, sua sorella โ che la circondano. Si deve tradurre bene Is 40,9: ยซSul monte alto, salitene (โฤlรฎ-lฤk, imperativo femminile piรน la preposizione โle/perโ con suffisso di seconda persona singolare femminile = dativo etico); โSion che sei aralda di buone notizie/mebaลลeret แนขiyyรดnโ (participio piel singolare femminile; Sion รจ soggetto, non oggetto!), alza (imperativo seconda persona singolare femminile) con forza โla tua voce/qลlฤkโ (sostantivo piรน suffisso di seconda persona singolare femminile), Gerusalemme (che sei) aralda di buone notizie, alza (imperativo seconda persona singolare femminile) (la voce), non avere paura (imperativo seconda persona singolare femminile) diโ (imperativo seconda persona singolare femminile) โalle cittร di Giuda/leโฤrรช Yeรปdฤhโ: Ecco il vostro Dioยป.
In Is 40,9 โ a differenza della traduzione CEI 2008 โ Gerusalemme รจ vista aralda di buone notizie per le cittร di Giuda che la circondano.
Sofonia proclama quindi: Gioisci, Gerusalemme, perchรฉ il tuo re รจ in mezzo a te, e gioisce con te e per te!
Che cosa dobbiamo fare?
Giovanni predicava la necessitร di unโimmersione/battesimo rituale (unica) che fosse segno esterno della volontร di cambiamento di mentalitร e potesse ottenere il perdono dei peccati (da parte di Dio). Egli fonda un movimento ascetico, con uno stile di vita profetico spartano nel vestito e nel cibo. Opera nel deserto e non vive piรน in comunitร come probabilmente aveva fatto in precedenza per un certo tempo a Qumran.
La sua accoglienza delle persone era rude, al limite dellโoffesa personale: โrazza di vipereโ, rinfacciava alle folle che venivano a lui, uscendo dalle loro cittร e villaggi (ek-poreuomenois, v. 6). Egli metteva a nudo una possibile falsa coscienza: non pensassero di cavarsela nella vita spirituale con un atto religioso privo di frutti concreti, idonei, qualificati, giuridicamente e religiosamente allโaltezza (karpous axious) della conversione mentale (metanoias) professata a parole. Nessun presunto automatismo salvifico da rivendicare a causa della pura e semplice discendenza carnale da Abramo. Un giudizio severo e tagliente aspetta coloro che non fanno โun frutto buono (e bello)/karpon kalonโ. Una scure รจ pronta alle radici dei loro alberi, destinati ad alimentare il fuoco (della Geenna).
A differenza degli altri sinottici, lโevangelista Luca presenta Giovanni il Predicatore (e Battezzatore) non solo come ispido profeta ascetico che annuncia il severo giudizio imminente di Dio, che taglia e separa il bene dal male, i buoni dai cattivi. In questo modo si potrร andare a Dio per separazione. Prospettiva teologica e spirituale che attraversa tutto il Primo Testamento.
Luca presenta Giovanni anche nella veste di maestro attento ed equilibrato di vita spirituale e morale, che dispensa consigli mirati alla condizione sociale di ciascuno di coloro che lo ricercano per avere delle indicazioni su come poter cambiare la propria vita.
Le folle
La gente che interpella Giovanni โ uscendo con un certo impegno dalle proprie cittร e villaggi โ รจ mossa da sincera volontร e apertura di cuore a intraprendere una vita religiosa e morale rinnovata e concretamente impegnata nel bene. Chiedono come poter declinare concretamente lโappello generico di Giovanni a fare frutti โdegniโ di conversione, espressivi di un vero cambiamento di vita giร manifestato con il sottoporsi al battesimo/immersione penitenziale proposta da lui in vista della remissione dei peccati.
Alle folle che chiedono indicazioni piรน precise consequenziali (oun) alla predicazione da lui impartita (ti oun poiฤsลmen, congiuntivo deliberativo: ยซcosa dobbiamo fare dunque?ยป, ripetuto altre due volte senza oun, vv. 12.14), Giovanni prospetta un cammino di solidarietร concreta ed esigente: il 50% (!) delle tuniche (chitลn), possedute non in abbondanza (una sulle due possedute!), โvanno spartite/metadodotลโ in un dono distributivo (meta + didลmi) tendente a creare una situazione di paritร e di uguaglianza nella dignitร . Chi ha due tuniche e le โspartisceโ donandone una a chi non ne ha neppure una, genera una situazione nuova di vita โalla pariโ.
Il chitลn fa parte del vocabolario greco (lat. tunica; identico per contenuto allโebraico kuttลnet) ยซindica la sottoveste (di lino o lana, lunga fino al malleolo o al ginocchio, con lunghe o mezze maniche), derivata dal semplice ลaq (capo di vestiario a sacco), molto vario per foggia e confezione, che veniva portata sulla nuda pelle o sopra una camicia di lino ed era usata sia dai ricchi che dai poveri. Chitลn e himation (sottoveste e sopravveste) formavano insieme lโabito (cf. Mt 5,40; Lc 6,26; At 9,39)ยป (Dent, 1906-1907). Himation ยซsignifica o lโabito in genere, al plur. le vesti, o particolarmente la sopravveste, il mantello provvisto di aperture per le braccia: tunica o mantellinaยป (Dent, 1737). Mt 5,40 pensa a un processo con una sequenza che parte dalla veste che sta sopra a quella che sta sotto: chitลn โ himation; il parallelo Lc 6,29, che parla di unโaggressione, segue invece un ordine inverso: himation โ chitลn.
Lo stesso stile di comunione รจ richiesto per quanto riguarda il cibo, โi viveri/ta brลmataโ. Non si indica una percentuale, ma una โsomiglianza/homoiลsโ di stile compartecipativo. In tal modo si realizzerร il comandamento/la constatazione che nessuno in Israele sia bisognoso (cf. Dt 15,4; At 4,34).
Cibo e vestiti sono beni essenziali per la sopravvivenza e per la dignitร dellโuomo. Giovanni richiede una solidarietร , una compartecipazione concreta esigente, che tocca sul vivo, tocca la carne. Non รจ possibile voltarsi dallโaltra parte, richiedere preventivamente a chi รจ in stato di necessitร carte di identitร e passaporti, chiudere cuori, frontiere e porti.
La situazione concreta, che tocca spesso una moltitudine di gente, va gestita evidentemente a livello politico in modo equilibrato e attento ai diversi valori in campo. Lo stimolo evangelico (di un personaggio a cerniera fra AT e NT!) resta perรฒ pur sempre valido come indicazione profetica che detta la linea di fondo perchรฉ non si crei nelle persone un atteggiamento persistente di chiusura egoistica e di grettezza mentale, alla ricerca continua di improbabili capri espiatori.
ยซSiamo autorizzati a pensareยป, ha affermato lโarcivescovo di Milano Mario Delpini il 7 dicembre 2018 nel discorso alla cittร tenuto alla vigilia della festa di santโAmbrogio. Il consenso costruito ยซcon unโeccessiva stimolazione dellโemotivitร dove si ingigantiscano paure, pregiudizi, ingenuitร , reazioni passionaliยป, non giova, ha pure ricordato.
E non rallegra neppure il titolo del rapporto Censis 2018: โSovranisti psichiciโ, รจ lโespressione coniata per delineare lo stato mentale degli italiani sempre piรน rinchiusi in se stessi, incattiviti e senza grandi prospettive per il lungo termine.
La solidarietร non impoverisce, ma fa arricchire in umanitร , grandezza di cuore e gioia di vivere.
Peccatori pubblici
Come le folle, anche alcuni โpubblicani/telลneisโ, venuti โper farsi battezzare/per essere immersi/baptisthฤnaiโ chiedono a Giovanni che cosa debbano fare, rivolgendosi a lui con rispetto col titolo di โmaestro/didaskalosโ, maestro di sapienza.
Sono peccatori pubblici perchรฉ durante il giorno stanno seduti al telลnion, il banco del gabelliere, lโufficio doganale o lโufficio dellโesattore delle imposte. ร interessante conoscere questa figura giuridico-economica, citata spesso nei Vangeli.
Il telลnฤs รจ ยซuna persona che acquista dallo stato lโesercizio di diritti statali di tassazione e dโimposta e riscuote le imposte di debitoriยป (Michel, cit. in Dent, 1604). ยซLโappalto annuale a privati di diritti statali di tassazione e dโimposta, giร praticato nelle cittร -stato della Grecia, venne adottato dai regni ellenistici dei diadochi. Lโappaltatore doveva raggiungere nel corso dellโanno la somma dellโappalto; lโeccedenza rimaneva a lui; di un disavanzo doveva rispondere lโappaltatore e i suoi garanti.
Anche nella repubblica romana si sviluppรฒ il sistema dellโappalto delle imposte. A partire dalla fine del III sec. a.C. si formรฒ una vera e propria classe di appaltatori, lโordo publicanorum, che apparteneva allโordine equestre.
Per poter acquistare lโappalto di dazi di unโintera provincia, erano necessari capitali giganteschi, che venivano raccolti grazie al costituirsi di societร di appaltatori (societas publicanorum). La riscossione delle imposte avveniva per mezzo di impiegati (partitores).
La maggior parte degli storici suppone che i romani abbiano introdotto questo sistema fiscale nella Palestina occupata; il telลnฤs dei sinottici sarebbe stato quindi lโimpiegato di una societร romana appaltatrice della riscossione dei tributi [โฆ]. Ma specialmente lโanalogia con il vicino Egitto favorisce lโipotesi che in Palestina โ a prescindere dagli anni 63-44 a.C. โ sia stato mantenuto il sistema ellenistico dei piccoli appalti fino alla fine del I sec. d.C. [โฆ].
Il telลnฤs al tempo di Gesรน era quindi un giudeo benestante che aveva avuto in appalto singole tasse (per posteggio al mercato, pedaggio) o imposte (sullโindustria, sulla casa, imposte di consumo). La letteratura ellenistica giudica assai sfavorevolmente il telลnฤs. La letteratura rabbinica lascia trasparire giร per il I sec. d.C. un inconciliabile contrasto tra farisei e pubblicani [โฆ]. Un telลnฤs che avesse voluto entrare in unโassociazione di farisei doveva rinunciare alla sua professione e risarcire tutti coloro che erano stati da lui truffatiยป (Dent, pp. 1604-1605).
Nel mondo giudaico lโesattore delle tasse era ostracizzato dalla vita religiosa, considerato un impuro per il contatto continuo con il denaro e con gli odiati โpaganiโ, disprezzato ed emarginato a livello sociale per il suo collaborazionismo con il potere occupante romano e per le truffe, imbrogli e vessazioni varie connesse al suo lavoro e per il margine di profitto non determinato che ne poteva trarre. Tutto ciรฒ lo spingeva a un condotta morale deprecabile e altamente mal vista dalla popolazione giudaica locale.
Giovanni non chiede loro di abbandonare il loro mestiere (come invece richiedevano i farisei), ma di comportarsi rettamente, non esigendo di piรน di quanto fissato loro (senza cercare โeccedenzeโ e โcresteโ varie). Egli segue una legge della gradualitร e chiede il massimo di bene loro possibile in quel momento, nella tensione continua verso lโottimo: il vero, il buono, il giusto, il bello.
Militari
Anche alcuni soldati (โstrateuomenoi = militari, coloro che servono come soldato nellโesercito/strateiaโ, in servizio permanente (il participio presente del verbo deponente indica continuitร ; termine meno frequente di stratiลtฤs, che ricorre invece 26 volte nel NT), chiedono che cosa debbano fare. Senza discutere dei massimi sistemi di pace e guerra, e senza inoltrarsi in affermazioni denigratorie verso un lavoro di salariati inquadrati con ogni probabilitร in truppe ausiliarie locali al soldo dellโesercito romano, Giovanni indica tre atteggiamenti praticabili immediatamente per migliorare la loro vita e quella delle popolazioni locali.
Giovanni li invita prima di tutto a non a non โvessare/scuotere/maltrattare/diaseiลโ la gente. Il verbo รจ un termine tecnico che si trova in vari papiri del tempo (Pap. Oxy. II 240,5 [37 d.C.!]; 248,5 [50 d.C.]. Pap. Tebt. 143.26 [118 a.C.]), e si riferisce per lo piรน allโuso della forza per estorcere denaro.
La seconda raccomandazione/comando รจ quella di non โincolpare falsamente/diffamare/sykophanteลโ nessuno (cf. โestorcereโ in Lc 19,8, in bocca a Zaccheo).
La terza รจ quella di contentarsi della propria paga, senza ribellarsi in modo violento e senza cercare compensazioni nella violenza inflitta alla popolazione civile.
Sono tre suggerimenti/comandi di interpretazione sapienziale della Legge, dettate da Giovanni che, oltre che come profeta che annuncia il giudizio con toni apocalittici, รจ presentato anche come maestro di sapienza. La โlegge della gradualitร โ puรฒ far progredire tutti nel cammino morale e spirituale.
Il piรน forte
La gente รจ sulle spine e si domanda se Giovanni sia il Cristo, il Messia atteso. Da lui si aspetta il giudizio, la vittoria definitiva sul male e lโinaugurazione del regno di Dio. Giovanni riprende il suo aspetto di profeta apocalittico, dai toni severi e minacciosi, che annunciano soprattutto il giudizio di Dio. Egli relativizza la sua persona, rispetto a uno โpiรน forte/hischyrotererosโ che โvieneโ (quindi con probabilitร il titolo di una figura messianica).
Giovanni riconosce che il suo รจ un battesimo che si limita a essere un rito penitenziale indicante una volontร di cambiare mentalitร , di convertirsi e ottenere il perdono da Dio.
Colui che verrร , il piรน forte, immergerร le persone โnello Spirito Santo/en pneumati hagiลiโ infuocato che scioglie e purifica, separando il materiale prezioso e โvero/buonoโ dalle scorie โfalse/inutiliโ. Un giudizio di โseparazioneโ espresso anche con lโesempio simbolico della pala tenuta in mano dal contadino/giudice che, lanciando in aria le spighe di grano giร pestato dalle zampe dellโasino che gira legato intorno al palo, le espone allโazione โgiudicatrice/separatriceโ del vento (pneuma). Il grano che ricade a terra verrร raccolto nel granaio del regno di Dio, la pula e la paglia saranno invece bruciate come scoria nel fuoco inestinguibile della Geenna, โluogoโ situato allโopposto di dove si trova Dio.
I lacci dello Sposo
Giovanni si dichiara non โhikanosโ di slegare i lacci del piรน forte che โvieneโ. Non si tratta tanto dellโespressione di grande umiltร da parte di Giovanni, che si pone a un livello inferiore a quello giร basso dello schiavo ebreo, che tuttavia non era tenuto a slegare i calzari del suo padrone. Questa immagine, riportata da tutti e tre i sinottici (Mt 3,11 [โportargli i sandaliโ]; Mc 1,7 [โsciogliergli il laccioโ]; Lc 3,16 [โsciogliergli il laccioโ]) e โsvelataโ nel suo significato profondo dallโevangelista Giovanni (3,29-30), rappresenta un โcodice nuzialeโ, alludendo allโistituto giuridico del levirato (cf. Dt 25,9-10).
Un fratello (levir in latino) era tenuto a sposare la cognata che fosse rimasta vedova senza figli. I figli nati dal matrimonio leviratico entravano nella linea genealogica del fratello morto e avevano parte alla sua ereditร . In tal modo si garantiva la sussistenza e la continuitร della discendenza del fratello morto, ma questo costituiva un certo โpesoโ per il levir, che non โguadagnavaโ nulla dallโassolvimento del suo impegno.
Chi si fosse rifiutato sarebbe stato sostituito dal parente piรน prossimo disponibile. Questi avrebbe scalzato il fratello indegno e sarebbe diventato lo sposo della vedova. Il testo legislativo di Dt 25,9 descrive la scena drammatica della cognata rimasta vedova che toglie il sandalo dal piede del concognato e gli sputa in faccia dicendo: ยซCosรฌ si fa allโuomo che non vuole ricostruire la famiglia del fratelloยป. Il testo prosegue annotando: ยซLa sua sarร chiamata in Israele la famiglia dello scalzatoยป (Dt 25,10). Piรน tranquilla la scena nel testo narrativo di Rt 4,8, dove lโavente diritto-dovere del levirato rinuncia con semplicitร al suo impegno, si toglie spontaneamente il sandalo e lo dร a Booz (Rt 4,8), che aveva ben tessuto la sua tela per arrivare al traguardo della bella moabitaโฆ
Giovanni riconosce con onestร di non avere la โcapacitasโ giuridica di โsciogliere/lysaiโ il laccio dei suoi [= del Piรน Forte] sandaliโ, e annuncia di non volersi arrogare il potere di sottrarre al legittimo sposo (sciogliere il legaccio dei suoi sandali) i suoi legittimi diritti sulla sposa.
Profeta apocalittico, maestro di sapienza morale, paraninfo dello Sposo (cf. chiaramente Gv 3,20-30).
Da profeta, Giovanni ammonisce a prendere sul serio il giudizio che la vita stessa emette sullโuomo, donandogli fin dโora una vita buona nel caso scegliesse di seguire la parola di Dio.
In qualitร di maestro di sapienza, egli insegna a tutti la possibilitร di vivere serenamente la โlegge della gradualitร โ anche rimanendo nella propria condizione di vita.
Quale ยซamico dello sposoยป (Gv 3,29), Giovanni annuncia lโavvento de โIl Piรน Forte/ho ischyroterosโ, lโInfuocato dallo Spirito, lo Sposo.
ยซRallรจgrati, il Signore รจ re in mezzo a teยป.
ยซUna voce! Lโamato mio!
Eccolo, viene
saltando per i monti,
balzando per le colline. [โฆ]
Ora lโamato mio prende a dirmi: โรlzati, amica mia, mia bella,
e vieni presto!โยป (Ct 2,8.10).
Commento a cura di padre Roberto Mela scj – Fonte del commento: Settimana News