Commento al Vangelo del 16 Dicembre 2018 – p. Roberto Mela scj

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Viene il piรน forte

Sofonia
Il nome del profeta Sofonia ha due significati, corrispondenti alle diciture ebraica e greca: TM ebr. แนฃepanyฤh/sepanyฤhรป = โ€œYHWH proteggeโ€; LXX gr. Sophonias = โ€œIl Saphon รจ YHWHโ€, identificando la montagna sacra del Saphon con Sion (Sal 48,3).

Sofonia profetizzรฒ in Giuda sotto il regno di Giosia (640-609 a.C.), specialmente dal 640 al 630. Promosse con forza la riforma religiosa attuata dal pio re, combattendo lโ€™idolatria proliferata sotto il regno dellโ€™empio re Manasse (687-642 a.C.).

Quando, nel 622, fu scoperto nel tempio un rotolo โ€“ probabilmente il nucleo del libro del Deuteronomio โ€“, lo si portรฒ dalla profetessa Hulda, segno che Sofonia probabilmente era giร  morto.

Nella successione dei libri del canone ebraico, il libro di Sofonia occupa il posto che segue ai libri di Michea, Nahum, Abacuc. Secondo lโ€™esegeta Donatella Scaiola, in un contesto di lettura canonica del โ€œLibro dei Dodici (Profeti minori)/Dodekaprophetonโ€, che, nella traduzione greca dei LXX, era considerato un libro solo, Sofonia sembra quasi sintetizzare il messaggio teologico dei tre libri precedenti.

Come i grandi profeti del VII secolo a.C., anche Sofonia attaccรฒ lโ€™idolatria cultuale, le ingiustizie, il materialismo, la trascuratezza religiosa, gli abusi delle autoritร , le offese recate dagli stranieri al popolo di Dio. Una situazione insostenibile che avrebbe provocato il castigo di YHWH. Il โ€œgiorno del Signoreโ€ annunciato non sarร , perรฒ, solo di distruzione e di annientamento. Ci sarร  una salvezza. Dalla cittร  di Gerusalemme, contaminata e oppressiva, uscirร  un resto che YHWH si sceglierร  (Sof 3,13).

Le minacce pronunciate dal profeta intendono indurre un cambiamento profondo. Egli promuoverร  con forza la riforma religiosa di Giosia, con la rinnovata celebrazione della Pasqua e la centralizzazione del culto a Gerusalemme.

Le proposte di individuazione della struttura letteraria sono varie. Seguiamo i suggerimenti di Scaiola (2016), specialista del โ€œLibro dei Dodici/Dodekaprophetonโ€.

La studiosa propone la seguente strutturazione:

1,1 Il titolo;

1,2-18 Il giorno del Signore: 1,2-6 Annuncio del giudizio (Contro la terra, Contro Giuda e Gerusalemme); 1,7-13 Contro i capi; 1,14-18 Il โ€œgiorno del Signoreโ€;

2,1-15 Oracoli di giudizio: 2,1-4 Invito alla conversione; 2,5-15 Gli oracoli contro le nazioni (2,5-7 Contro i filistei; 2,8-11 Contro Moab e Ammon; 2,12 Contro Kush; 2,13-15 Contro lโ€™Assiria);

3,1-20 Giudizio e promesse finali: 3,1-8 Giudizio su Gerusalemme (3,1-5 Denuncia del peccato di Gerusalemme; 3,6-8 La storia e le sue lezioni); 3,9-13 Dio purificherร  il suo resto; 3,14-20 Promesse finali (3,14-17 Lโ€™inno alla gioia; 3,18-20 il ritorno finale).

Rallegrati, figlia di Sion!
Con un accorato lamento profetico, โ€œGuai/Hรดyโ€, allโ€™inizio del capitolo (3,1), Gerusalemme era stata bollata come cittร  ยซribelle, contaminata e vessatriceยป, perchรฉ non ha obbedito a YHWH, non ha accettato la correzione, non ha confidato in YHWH, nรฉ si รจ avvicinata al suo Dio. Per questo i suoi principi sono dei leoni ruggenti, i suoi giudici dei lupi della sera che non lasciano niente per il mattino, i suoi profeti sono arroganti e uomini bugiardi, i suoi sacerdoti hanno profanato ciรฒ che รจ santo, hanno fatto violenza alla Legge.

Lโ€™รฉlite direttiva della comunitร  รจ andata incontro al fallimento totale: interessi privati in atti dโ€™ufficio, corruzione, concussione, peculato, appropriazione indebita, malversazione, abuso di autoritร  e della credulitร  popolare, disastro ambientale intenzionale, manipolazione dei mass-media, hackeraggio e produzione sistematica di fake newsโ€ฆ

Solo YHWH รจ โ€œgiusto/แนฃaddรฎqโ€ in mezzo a Gerusalemme (beqirbฤh). Verrร  lโ€™ardore dellโ€™ira di YHWH, il fuoco del suo zelo consumerร  i criminali che non riconoscono la propria colpa (cf. v. 5) e tutta la terra (v. 8). Resterร  un piccolo resto umile e povero, fiducioso in YHWH e sincero nei pensieri e nelle opere.

Dal lamento addolorato allโ€™inno alla gioia, uno scoppio di quattro imperativi che invitano allโ€™euforia liberatoria: โ€œRallegrati/Prorompi in grida di gioia/Esulta/ronnรฎโ€ figlia di Sion โ€“ grida il profeta โ€“, โ€œacclama/rallegrati/hฤrรฎโ€˜รปโ€, Israele, โ€œfesteggia esultante/rallegrati e gioisci/ล›imแธฅรฎ weโ€˜olzรฎโ€ โ€œfiglia di Gerusalemme/capitale/bรชt Yerรปลกฤlฤmโ€. Quasi tutto il campo semantico della gioia รจ sfruttato a fondo nelle sue potenzialitร  espressive. Nel v. 17 si aggiungeranno altri due verbi, che descrivono lโ€™esultanza di YHWH stesso: โ€œesulterร /yฤล›รฎล›โ€ e โ€œgioirร /yฤgรฎlโ€ a causa di Gerusalemme.

Sono sentimenti di gioia che si esprimono anche esternamente (rฤnan; โ€˜ฤlaz; rรปโ€˜) e altri che rimangono piรน contenuti nellโ€™intimo della persona (ล›ฤmaแธฅ; gรฎl; ล›รปล›). Questi versetti fanno la pariglia con Os 2; Is 49.54.62.

Giustizia restitutiva
Il passaggio dal lamento (3,1) alla gioia incontenibile (3,14ss) รจ dovuto allโ€™opera di YHWH. La gioia รจ dovuta a lui, a YHWH in persona.

Dapprima egli ha compiuto unโ€™azione negativa di rimozione in due tempi.

In un primo tempo ha โ€œallontanato/sรปrโ€ da Gerusalemme i โ€œgiudizi/tiranni/avversari/miลกpฤtaiykโ€. Dopo la prima fase dellโ€™inchiesta preliminare, YHWH โ€œha allontanato, ha tolto completamente, ha modificatoโ€ le proprie conclusioni.

Gerusalemme era stata rinviata a giudizio con accuse molto gravi a proprio carico. In sede di giudizio perรฒ YHWH ha ribaltato completamente le conclusioni alle quali era arrivato il GIP (che era sempre Lui!). Il giudice monocratico non ha voluto confermare automaticamente le richieste del GIP. Esse avrebbero previsto inevitabilmente una sentenza di condanna molto pesante.

A guardar bene, sarebbe stata pienamente giustificata. Ineccepibile, grazie allโ€™accurata inchiesta preliminare. La โ€œgiustiziaโ€ di Dio perรฒ non รจ di tipo forense, puramente distributiva. Non รจ una giustizia โ€œumanaโ€ (ยซsono Dio e non uomoยป, Os 11,9), ma una giustizia divina, salvifica, restitutiva, riabilitante il reo.

In un secondo tempo, dopo aver rinfacciato con severitร  allโ€™imputata i propri addebiti, YHWH lโ€™ha condannataโ€ฆ al perdono! Che le accuse, motivate e infamanti, bastino a farle provare vergogna, a riconoscere i propri errori e responsabilitร , e a decidere di cambiar vita.

YHWH โ€œha cacciato via/pinnฤhโ€ i nemici di Gerusalemme. Nemici esterni certamente, ma soprattutto quelli interni. Un quinta colonna che svuota dallโ€™interno le energie spirituali vive e feconde, per avvelenarle con la corruzione e lโ€™autoreferenzialitร  onnivora. Traditori che pugnalano alle spalle, furtivi, e consegnano la cittร  dellโ€™uomo al suo nemico. Idolatria spirituale e sapienziale che chiude un cielo plumbeo di acciaio sopra le teste, di modo che lโ€™umanitร  possa vivere solo guardando in basso, alle proprie vie strette e alle rotte di piccolo cabotaggio, monche di prospettiva e di una strategia umanizzante. Si salvi chi puรฒ e vinca il piรน forte!

YHWH re in mezzo a te!
Si โ€œribaltanoโ€ le conclusioni del GIP: via i nemici! Con una potente azione positiva, YHWH si insedia come re in cittร , โ€œin mezzo a te/beqirbฤ“kโ€. Sarร  lui stesso in persona a governarla direttamente (cf. 1Sam 12,12). I suoi intermediari lโ€™hanno tradito, hanno stravolto la sua volontร  di salvezza e di vita piena.

YHWH porterร  serenitร  alla gente. La cittร  non avrร  piรน da temere per lโ€™angoscia del domani, per la ferocia subdola dei โ€œnemiciโ€. โ€œNon temere/โ€™al tรฎrฤโ€™รฎโ€, โ€œnon cadano le tue braccia/non scoraggiarti/โ€™al yirpรป yฤdฤyikโ€, sarร  il messaggio chiaro fatto girare per le vie di Gerusalemme.

YHWH รจ un โ€œsoldato vittorioso/potente salvatore/prode che salva/gibbรดr yรดลกรฎaโ€˜โ€. ยซEsulterร  di gioia per te, โ€œfarร  silenzio nel suo amore/yaแธฅarรฎลก beโ€™ahฤƒbฤtรดโ€, gioirร  per causa tua con grida di gioiaยป (Scaiola).

La radice ebraica แธฅrลก significa โ€œtacere, fare silenzioโ€. Non vedendo il nesso col contesto, la LXX ha tradotto col greco โ€œkainiei se/ti rinnoverร โ€ (lectio facilior seguita anche della CEI 2008). Anche Alonso Schรถkel-Sicre traducono con โ€œrinnovandoโ€, leggendo yแธฅdลก al piel invece della lezione yแธฅrลก del TM. Ipotizzano quindi il classico errore scribale di scambio di lettura fra la lettera resh r e la lettera dalet d, molto simili nella grafia ebraica (errore โ€œcorrettoโ€ dalla traduzione greca della LXX). Scaiola mantiene la lectio difficilior del TM (ยซfarร  silenzio nel suo amoreยป) e la spiega cosรฌ: ยซnon continuerร  ad accusare Gerusalemme per i suoi misfattiยป.

YHWH รจ re in mezzo alla cittร , alla cittร -madre delle cittร -figlie โ€“ o cittร  sorelle minori, cf. Ez 23,4 Oolร  รจ Samaria e Oolibร  รจ Gerusalemme, sua sorella โ€“ che la circondano. Si deve tradurre bene Is 40,9: ยซSul monte alto, salitene (โ€˜ฤƒlรฎ-lฤk, imperativo femminile piรน la preposizione โ€œle/perโ€ con suffisso di seconda persona singolare femminile = dativo etico); โ€œSion che sei aralda di buone notizie/mebaล›ล›eret แนขiyyรดnโ€ (participio piel singolare femminile; Sion รจ soggetto, non oggetto!), alza (imperativo seconda persona singolare femminile) con forza โ€œla tua voce/qลlฤ“kโ€ (sostantivo piรน suffisso di seconda persona singolare femminile), Gerusalemme (che sei) aralda di buone notizie, alza (imperativo seconda persona singolare femminile) (la voce), non avere paura (imperativo seconda persona singolare femminile) diโ€™ (imperativo seconda persona singolare femminile) โ€œalle cittร  di Giuda/leโ€˜ฤrรช Yeรปdฤhโ€: Ecco il vostro Dioยป.

In Is 40,9 โ€“ a differenza della traduzione CEI 2008 โ€“ Gerusalemme รจ vista aralda di buone notizie per le cittร  di Giuda che la circondano.

Sofonia proclama quindi: Gioisci, Gerusalemme, perchรฉ il tuo re รจ in mezzo a te, e gioisce con te e per te!

Che cosa dobbiamo fare?
Giovanni predicava la necessitร  di unโ€™immersione/battesimo rituale (unica) che fosse segno esterno della volontร  di cambiamento di mentalitร  e potesse ottenere il perdono dei peccati (da parte di Dio). Egli fonda un movimento ascetico, con uno stile di vita profetico spartano nel vestito e nel cibo. Opera nel deserto e non vive piรน in comunitร  come probabilmente aveva fatto in precedenza per un certo tempo a Qumran.

La sua accoglienza delle persone era rude, al limite dellโ€™offesa personale: โ€œrazza di vipereโ€, rinfacciava alle folle che venivano a lui, uscendo dalle loro cittร  e villaggi (ek-poreuomenois, v. 6). Egli metteva a nudo una possibile falsa coscienza: non pensassero di cavarsela nella vita spirituale con un atto religioso privo di frutti concreti, idonei, qualificati, giuridicamente e religiosamente allโ€™altezza (karpous axious) della conversione mentale (metanoias) professata a parole. Nessun presunto automatismo salvifico da rivendicare a causa della pura e semplice discendenza carnale da Abramo. Un giudizio severo e tagliente aspetta coloro che non fanno โ€œun frutto buono (e bello)/karpon kalonโ€. Una scure รจ pronta alle radici dei loro alberi, destinati ad alimentare il fuoco (della Geenna).

A differenza degli altri sinottici, lโ€™evangelista Luca presenta Giovanni il Predicatore (e Battezzatore) non solo come ispido profeta ascetico che annuncia il severo giudizio imminente di Dio, che taglia e separa il bene dal male, i buoni dai cattivi. In questo modo si potrร  andare a Dio per separazione. Prospettiva teologica e spirituale che attraversa tutto il Primo Testamento.

Luca presenta Giovanni anche nella veste di maestro attento ed equilibrato di vita spirituale e morale, che dispensa consigli mirati alla condizione sociale di ciascuno di coloro che lo ricercano per avere delle indicazioni su come poter cambiare la propria vita.

Le folle
La gente che interpella Giovanni โ€“ uscendo con un certo impegno dalle proprie cittร  e villaggi โ€“ รจ mossa da sincera volontร  e apertura di cuore a intraprendere una vita religiosa e morale rinnovata e concretamente impegnata nel bene. Chiedono come poter declinare concretamente lโ€™appello generico di Giovanni a fare frutti โ€œdegniโ€ di conversione, espressivi di un vero cambiamento di vita giร  manifestato con il sottoporsi al battesimo/immersione penitenziale proposta da lui in vista della remissione dei peccati.

Alle folle che chiedono indicazioni piรน precise consequenziali (oun) alla predicazione da lui impartita (ti oun poiฤ“sลmen, congiuntivo deliberativo: ยซcosa dobbiamo fare dunque?ยป, ripetuto altre due volte senza oun, vv. 12.14), Giovanni prospetta un cammino di solidarietร  concreta ed esigente: il 50% (!) delle tuniche (chitลn), possedute non in abbondanza (una sulle due possedute!), โ€œvanno spartite/metadodotลโ€ in un dono distributivo (meta + didลmi) tendente a creare una situazione di paritร  e di uguaglianza nella dignitร . Chi ha due tuniche e le โ€œspartisceโ€ donandone una a chi non ne ha neppure una, genera una situazione nuova di vita โ€œalla pariโ€.

Il chitลn fa parte del vocabolario greco (lat. tunica; identico per contenuto allโ€™ebraico kuttลnet) ยซindica la sottoveste (di lino o lana, lunga fino al malleolo o al ginocchio, con lunghe o mezze maniche), derivata dal semplice ล›aq (capo di vestiario a sacco), molto vario per foggia e confezione, che veniva portata sulla nuda pelle o sopra una camicia di lino ed era usata sia dai ricchi che dai poveri. Chitลn e himation (sottoveste e sopravveste) formavano insieme lโ€™abito (cf. Mt 5,40; Lc 6,26; At 9,39)ยป (Dent, 1906-1907). Himation ยซsignifica o lโ€™abito in genere, al plur. le vesti, o particolarmente la sopravveste, il mantello provvisto di aperture per le braccia: tunica o mantellinaยป (Dent, 1737). Mt 5,40 pensa a un processo con una sequenza che parte dalla veste che sta sopra a quella che sta sotto: chitลn โ†’ himation; il parallelo Lc 6,29, che parla di unโ€™aggressione, segue invece un ordine inverso: himation โ†’ chitลn.

Lo stesso stile di comunione รจ richiesto per quanto riguarda il cibo, โ€œi viveri/ta brลmataโ€. Non si indica una percentuale, ma una โ€œsomiglianza/homoiลsโ€ di stile compartecipativo. In tal modo si realizzerร  il comandamento/la constatazione che nessuno in Israele sia bisognoso (cf. Dt 15,4; At 4,34).

Cibo e vestiti sono beni essenziali per la sopravvivenza e per la dignitร  dellโ€™uomo. Giovanni richiede una solidarietร , una compartecipazione concreta esigente, che tocca sul vivo, tocca la carne. Non รจ possibile voltarsi dallโ€™altra parte, richiedere preventivamente a chi รจ in stato di necessitร  carte di identitร  e passaporti, chiudere cuori, frontiere e porti.

La situazione concreta, che tocca spesso una moltitudine di gente, va gestita evidentemente a livello politico in modo equilibrato e attento ai diversi valori in campo. Lo stimolo evangelico (di un personaggio a cerniera fra AT e NT!) resta perรฒ pur sempre valido come indicazione profetica che detta la linea di fondo perchรฉ non si crei nelle persone un atteggiamento persistente di chiusura egoistica e di grettezza mentale, alla ricerca continua di improbabili capri espiatori.

ยซSiamo autorizzati a pensareยป, ha affermato lโ€™arcivescovo di Milano Mario Delpini il 7 dicembre 2018 nel discorso alla cittร  tenuto alla vigilia della festa di santโ€™Ambrogio. Il consenso costruito ยซcon unโ€™eccessiva stimolazione dellโ€™emotivitร  dove si ingigantiscano paure, pregiudizi, ingenuitร , reazioni passionaliยป, non giova, ha pure ricordato.

E non rallegra neppure il titolo del rapporto Censis 2018: โ€œSovranisti psichiciโ€, รจ lโ€™espressione coniata per delineare lo stato mentale degli italiani sempre piรน rinchiusi in se stessi, incattiviti e senza grandi prospettive per il lungo termine.

La solidarietร  non impoverisce, ma fa arricchire in umanitร , grandezza di cuore e gioia di vivere.

Peccatori pubblici
Come le folle, anche alcuni โ€œpubblicani/telลneisโ€, venuti โ€œper farsi battezzare/per essere immersi/baptisthฤ“naiโ€ chiedono a Giovanni che cosa debbano fare, rivolgendosi a lui con rispetto col titolo di โ€œmaestro/didaskalosโ€, maestro di sapienza.

Sono peccatori pubblici perchรฉ durante il giorno stanno seduti al telลnion, il banco del gabelliere, lโ€™ufficio doganale o lโ€™ufficio dellโ€™esattore delle imposte. รˆ interessante conoscere questa figura giuridico-economica, citata spesso nei Vangeli.

Il telลnฤ“s รจ ยซuna persona che acquista dallo stato lโ€™esercizio di diritti statali di tassazione e dโ€™imposta e riscuote le imposte di debitoriยป (Michel, cit. in Dent, 1604). ยซLโ€™appalto annuale a privati di diritti statali di tassazione e dโ€™imposta, giร  praticato nelle cittร -stato della Grecia, venne adottato dai regni ellenistici dei diadochi. Lโ€™appaltatore doveva raggiungere nel corso dellโ€™anno la somma dellโ€™appalto; lโ€™eccedenza rimaneva a lui; di un disavanzo doveva rispondere lโ€™appaltatore e i suoi garanti.

Anche nella repubblica romana si sviluppรฒ il sistema dellโ€™appalto delle imposte. A partire dalla fine del III sec. a.C. si formรฒ una vera e propria classe di appaltatori, lโ€™ordo publicanorum, che apparteneva allโ€™ordine equestre.

Per poter acquistare lโ€™appalto di dazi di unโ€™intera provincia, erano necessari capitali giganteschi, che venivano raccolti grazie al costituirsi di societร  di appaltatori (societas publicanorum). La riscossione delle imposte avveniva per mezzo di impiegati (partitores).

La maggior parte degli storici suppone che i romani abbiano introdotto questo sistema fiscale nella Palestina occupata; il telลnฤ“s dei sinottici sarebbe stato quindi lโ€™impiegato di una societร  romana appaltatrice della riscossione dei tributi [โ€ฆ]. Ma specialmente lโ€™analogia con il vicino Egitto favorisce lโ€™ipotesi che in Palestina โ€“ a prescindere dagli anni 63-44 a.C. โ€“ sia stato mantenuto il sistema ellenistico dei piccoli appalti fino alla fine del I sec. d.C. [โ€ฆ].

Il telลnฤ“s al tempo di Gesรน era quindi un giudeo benestante che aveva avuto in appalto singole tasse (per posteggio al mercato, pedaggio) o imposte (sullโ€™industria, sulla casa, imposte di consumo). La letteratura ellenistica giudica assai sfavorevolmente il telลnฤ“s. La letteratura rabbinica lascia trasparire giร  per il I sec. d.C. un inconciliabile contrasto tra farisei e pubblicani [โ€ฆ]. Un telลnฤ“s che avesse voluto entrare in unโ€™associazione di farisei doveva rinunciare alla sua professione e risarcire tutti coloro che erano stati da lui truffatiยป (Dent, pp. 1604-1605).

Nel mondo giudaico lโ€™esattore delle tasse era ostracizzato dalla vita religiosa, considerato un impuro per il contatto continuo con il denaro e con gli odiati โ€œpaganiโ€, disprezzato ed emarginato a livello sociale per il suo collaborazionismo con il potere occupante romano e per le truffe, imbrogli e vessazioni varie connesse al suo lavoro e per il margine di profitto non determinato che ne poteva trarre. Tutto ciรฒ lo spingeva a un condotta morale deprecabile e altamente mal vista dalla popolazione giudaica locale.

Giovanni non chiede loro di abbandonare il loro mestiere (come invece richiedevano i farisei), ma di comportarsi rettamente, non esigendo di piรน di quanto fissato loro (senza cercare โ€œeccedenzeโ€ e โ€œcresteโ€ varie). Egli segue una legge della gradualitร  e chiede il massimo di bene loro possibile in quel momento, nella tensione continua verso lโ€™ottimo: il vero, il buono, il giusto, il bello.

Militari
Anche alcuni soldati (โ€œstrateuomenoi = militari, coloro che servono come soldato nellโ€™esercito/strateiaโ€, in servizio permanente (il participio presente del verbo deponente indica continuitร ; termine meno frequente di stratiลtฤ“s, che ricorre invece 26 volte nel NT), chiedono che cosa debbano fare. Senza discutere dei massimi sistemi di pace e guerra, e senza inoltrarsi in affermazioni denigratorie verso un lavoro di salariati inquadrati con ogni probabilitร  in truppe ausiliarie locali al soldo dellโ€™esercito romano, Giovanni indica tre atteggiamenti praticabili immediatamente per migliorare la loro vita e quella delle popolazioni locali.

Giovanni li invita prima di tutto a non a non โ€œvessare/scuotere/maltrattare/diaseiลโ€ la gente. Il verbo รจ un termine tecnico che si trova in vari papiri del tempo (Pap. Oxy. II 240,5 [37 d.C.!]; 248,5 [50 d.C.]. Pap. Tebt. 143.26 [118 a.C.]), e si riferisce per lo piรน allโ€™uso della forza per estorcere denaro.

La seconda raccomandazione/comando รจ quella di non โ€œincolpare falsamente/diffamare/sykophanteลโ€ nessuno (cf. โ€œestorcereโ€ in Lc 19,8, in bocca a Zaccheo).

La terza รจ quella di contentarsi della propria paga, senza ribellarsi in modo violento e senza cercare compensazioni nella violenza inflitta alla popolazione civile.

Sono tre suggerimenti/comandi di interpretazione sapienziale della Legge, dettate da Giovanni che, oltre che come profeta che annuncia il giudizio con toni apocalittici, รจ presentato anche come maestro di sapienza. La โ€œlegge della gradualitร โ€ puรฒ far progredire tutti nel cammino morale e spirituale.

Il piรน forte
La gente รจ sulle spine e si domanda se Giovanni sia il Cristo, il Messia atteso. Da lui si aspetta il giudizio, la vittoria definitiva sul male e lโ€™inaugurazione del regno di Dio. Giovanni riprende il suo aspetto di profeta apocalittico, dai toni severi e minacciosi, che annunciano soprattutto il giudizio di Dio. Egli relativizza la sua persona, rispetto a uno โ€œpiรน forte/hischyrotererosโ€ che โ€œvieneโ€ (quindi con probabilitร  il titolo di una figura messianica).

Giovanni riconosce che il suo รจ un battesimo che si limita a essere un rito penitenziale indicante una volontร  di cambiare mentalitร , di convertirsi e ottenere il perdono da Dio.

Colui che verrร , il piรน forte, immergerร  le persone โ€œnello Spirito Santo/en pneumati hagiลiโ€ infuocato che scioglie e purifica, separando il materiale prezioso e โ€œvero/buonoโ€ dalle scorie โ€œfalse/inutiliโ€. Un giudizio di โ€œseparazioneโ€ espresso anche con lโ€™esempio simbolico della pala tenuta in mano dal contadino/giudice che, lanciando in aria le spighe di grano giร  pestato dalle zampe dellโ€™asino che gira legato intorno al palo, le espone allโ€™azione โ€œgiudicatrice/separatriceโ€ del vento (pneuma). Il grano che ricade a terra verrร  raccolto nel granaio del regno di Dio, la pula e la paglia saranno invece bruciate come scoria nel fuoco inestinguibile della Geenna, โ€œluogoโ€ situato allโ€™opposto di dove si trova Dio.

I lacci dello Sposo
Giovanni si dichiara non โ€œhikanosโ€ di slegare i lacci del piรน forte che โ€œvieneโ€. Non si tratta tanto dellโ€™espressione di grande umiltร  da parte di Giovanni, che si pone a un livello inferiore a quello giร  basso dello schiavo ebreo, che tuttavia non era tenuto a slegare i calzari del suo padrone. Questa immagine, riportata da tutti e tre i sinottici (Mt 3,11 [โ€œportargli i sandaliโ€]; Mc 1,7 [โ€œsciogliergli il laccioโ€]; Lc 3,16 [โ€œsciogliergli il laccioโ€]) e โ€œsvelataโ€ nel suo significato profondo dallโ€™evangelista Giovanni (3,29-30), rappresenta un โ€œcodice nuzialeโ€, alludendo allโ€™istituto giuridico del levirato (cf. Dt 25,9-10).

Un fratello (levir in latino) era tenuto a sposare la cognata che fosse rimasta vedova senza figli. I figli nati dal matrimonio leviratico entravano nella linea genealogica del fratello morto e avevano parte alla sua ereditร . In tal modo si garantiva la sussistenza e la continuitร  della discendenza del fratello morto, ma questo costituiva un certo โ€œpesoโ€ per il levir, che non โ€œguadagnavaโ€ nulla dallโ€™assolvimento del suo impegno.

Chi si fosse rifiutato sarebbe stato sostituito dal parente piรน prossimo disponibile. Questi avrebbe scalzato il fratello indegno e sarebbe diventato lo sposo della vedova. Il testo legislativo di Dt 25,9 descrive la scena drammatica della cognata rimasta vedova che toglie il sandalo dal piede del concognato e gli sputa in faccia dicendo: ยซCosรฌ si fa allโ€™uomo che non vuole ricostruire la famiglia del fratelloยป. Il testo prosegue annotando: ยซLa sua sarร  chiamata in Israele la famiglia dello scalzatoยป (Dt 25,10). Piรน tranquilla la scena nel testo narrativo di Rt 4,8, dove lโ€™avente diritto-dovere del levirato rinuncia con semplicitร  al suo impegno, si toglie spontaneamente il sandalo e lo dร  a Booz (Rt 4,8), che aveva ben tessuto la sua tela per arrivare al traguardo della bella moabitaโ€ฆ

Giovanni riconosce con onestร  di non avere la โ€œcapacitasโ€ giuridica di โ€œsciogliere/lysaiโ€ il laccio dei suoi [= del Piรน Forte] sandaliโ€, e annuncia di non volersi arrogare il potere di sottrarre al legittimo sposo (sciogliere il legaccio dei suoi sandali) i suoi legittimi diritti sulla sposa.

Profeta apocalittico, maestro di sapienza morale, paraninfo dello Sposo (cf. chiaramente Gv 3,20-30).

Da profeta, Giovanni ammonisce a prendere sul serio il giudizio che la vita stessa emette sullโ€™uomo, donandogli fin dโ€™ora una vita buona nel caso scegliesse di seguire la parola di Dio.

In qualitร  di maestro di sapienza, egli insegna a tutti la possibilitร  di vivere serenamente la โ€œlegge della gradualitร โ€ anche rimanendo nella propria condizione di vita.

Quale ยซamico dello sposoยป (Gv 3,29), Giovanni annuncia lโ€™avvento de โ€œIl Piรน Forte/ho ischyroterosโ€, lโ€™Infuocato dallo Spirito, lo Sposo.

ยซRallรจgrati, il Signore รจ re in mezzo a teยป.

ยซUna voce! Lโ€™amato mio!

Eccolo, viene

saltando per i monti,

balzando per le colline. [โ€ฆ]

Ora lโ€™amato mio prende a dirmi: โ€œร€lzati, amica mia, mia bella,

e vieni presto!โ€ยป (Ct 2,8.10).

Commento a cura di padre Roberto Mela scj – Fonte del commento: Settimana News