In questa III domenica del tempo di avvento, tempo di preparazione all’incontro col Signore, la Chiesa ci invita a gioire perché Egli viene.
Per questo, la prima parola della liturgia è gaudete: perché Dio è salvezza (I lettura), è pace nel cuore (II lettura), è invito ad una seria conversione sotto il segno della misericordia e della giustizia (vangelo).
Nel tempo di avvento ci soffermiamo sulla figura di Giovanni Battista quale icona dell’Antico Testamento, sintesi del popolo d’Israele che Dio ha preparato per accogliere il Messia. Egli ne è il profeta e il testimone proclamando, senza però appartenervi, l’avvento di un tempo nuovo e definitivo che sarà inaugurato da Gesù. Dunque, il suo annuncio è compiuto secondo la prospettiva veterotestamentaria, con l’esigente linguaggio del genere apocalittico, in cui ancora la dimensione del castigo divino è prevalente sulla misericordia. Alla luce di ciò vanno intese le invettive e i toni minacciosi usati dal Battista nel suo urgente appello alla conversione.
La domanda iniziale del nostro brano (v. 10: Che cosa dobbiamo fare?) va appunto ricollegata al precedente v. 8, ai “frutti di conversione” che il Battista ci esorta a compiere. Si tratta di una domanda che nel vangelo ricorre più volte al fine di indicare concretamente come edificare la comunità cristiana.
Nella comprensione del brano può essere utile distinguere una prima parte (vv.10-14), in cui viene appunto presentato l’interrogativo posto dalle folle, il cui senso è quello di indicare in che modo, la Parola che ha raggiunto il cuore possa diventare scelta, azione, vita quotidiana; e la seconda parte (vv.15-18) in cui la domanda è invece “Sei tu il Messia?”, in cui viene proclamato l’annuncio del Veniente, esplicitando il portato teologico del brano.
Siamo invitati a compiere gesti semplici, profondamente umani, per vivere nella condivisione e nel servizio verso il prossimo, perché la società sia più giusta ed equa. A non approfittare delle posizioni di potere di cui eventualmente si gode, a non esercitare la forza, a dare ognuno dove può nella ferialità della vita, a dedicarsi con cura alle relazioni interpersonali. Si tratta di azioni estremamente concrete, che riconoscono la dignità dell’uomo, mettendo al bando ogni forma di ipocrisia: non riti o dottrine ma dare all’esistenza forma secondo la pedagogia di Dio.
Giovanni Battista fondamentalmente non è un predicatore di morale, ma del Veniente e chiedendo la conversione dispone ad accoglierlo e a conoscere la salvezza di Dio (L. Manicardi). Egli chiude l’Antico Testamento ed apre il Nuovo: adesso l’incontro tra Dio e l’uomo si compie in Gesù.
Ecco il senso della seconda domanda (v. 15: “Sei tu il Messia?”), pretesto per svelare come si adempirà quello che per ora è solo l’annuncio messianico di Giovanni sul Giordano: Gesù è colui che viene per farci dono dello Spirito Santo, l’essenza della Vita.
Se il battesimo di Giovanni simboleggia il desiderio di salvezza a partire dalla consapevolezza del proprio limite, il battesimo di Gesù è il compiersi di questo desiderio. Là il simbolo, qua il compimento: nella fede sappiamo che il battesimo cristiano ci fa rinascere a vita nuova, una vita sotto il segno della croce, ossia del dono di sé.
Occorre mettersi in cammino, che poi è il senso dell’avvento, per prepararsi all’incontro col Signore che viene, per dire sì alla vita in pienezza che Gesù è venuto a portarci affinché sia segnata dall’amore verso il prossimo e dalla giustizia.
Nella relazione si compie il mistero d’amore di Dio che Cristo realizza nel dono dello Spirito santo, la vita di Dio immessa in noi, “il dono da donare”.
La fede è un cammino di conversione: Giovanni oggi ci chiede di metterci nelle vie del Signore per annunciare e testimoniare che Gesù viene sempre a noi chiedendo di essere accolto perché la vita sia trasfigurata dall’amore.
La predicazione del Battista è già evangelo, al di là dei toni minacciosi, perché il suo decentrarsi per indicare Gesù rende la radicalizzazione del suo ammonimento alla conversione dono di misericordia per il “popolo in attesa”.
Monica
Fonte: Comunità Kairos (Palermo)
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III DOMENICA DI AVVENTO – ANNO C
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- Colore liturgico: Viola
- Sof 3, 14-18; Sal.Is 12; Fil 4, 4-7; Lc 3, 10-18
Lc 3,10-18
In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».
Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».
Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».
Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.
- 09 – 15 Dicembre 2018
- Tempo di Avvento II
- Colore Viola
- Lezionario: Ciclo C
- Anno: III
- Salterio: sett. 3
Fonte: LaSacraBibbia.net
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