Commento al Vangelo del 15 Settembre 2019 โ€“ p. Roberto Mela scj

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Nel corso della liberazione di Israele dalla schiavitรน in Egitto, il libro dellโ€™Esodo narra come alla montagna del Sinai (Es 19,1โ€“40,38) avvenga il dono della Legge e la stipulazione dellโ€™alleanza (19,1โ€“24,11) e il dono della Dimora (24,12โ€“40,38). Mosรจ sale sul monte (24,12-18) e, dopo gli ordini di YHWH (25,1โ€“31,18), viene registrato il mistero della misericordia divina (32,1โ€“34,35) e la costruzione della Dimora (35,1โ€“40,38).

Es 32,1-35 narra della costruzione del vitello dโ€™oro e delle sue gravi conseguenze: Il peccato del vitello dโ€™oro (vv. 1-6); Denuncia di YHWH e intercessione di Mosรจ (vv. 7-14); Giudizio e distruzione del vitello dโ€™oro (vv. 15-20); Giudizio e punizione dei colpevoli (vv. 26-29); Denuncia di Mosรจ e nuova intercessione (vv. 30-34); Giudizio finale (v. 35).

Il vitello dโ€™oro

Dopo varie settimane di assenza di Mosรจ, il popolo di Israele si lamenta di questo fatto con Aronne, prendendo le distanze dal loro liberatore (ยซquel Mosรจ, lโ€™uomo che ci ha fatto salire dal paese dโ€™Egittoโ€ฆยป). Il loro comando รจ preciso: ยซAlzati, faโ€™ per noi un dio che cammini davanti a noiยป. Fare un dio? Si puรฒ โ€œfareโ€ un idolo, ma non โ€œDioโ€. Non si possono confondere le cose, anche se il nome รจ uguale (โ€™ฤ•lลhรฎm).

Un dio non lo si puรฒ creare, lo si puรฒ solo accogliere nella sua esistenza eterna, azione provvidente, amore costante e preveniente. Non si puรฒ fare un dio che cammini, perchรฉ chi viene portato su una portantina รจ solo un idolo che va dove lo si vuol far andare, ma che non puรฒ โ€œcamminareโ€ autonomamente.

Facci un dio/idolo perchรฉ lo possiamo vedere, venerare, toccare, manipolare, controllare. Questo รจ il desiderio inconscio nella richiesta degli israeliti. Questo รจ il suo peccato originale: non affidarsi alla fede nellโ€™Invisibile, ma vedere e controllare lโ€™opera delle mani dellโ€™uomo.

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Dio fatto dagli uomini?

Privo di autorevolezza propria di un leader, Aronne cede immediatamente alla richiesta e fonde per il popolo un vitello indorato, un vitello dโ€™oro. Un dio fuso dagli orecchini e dai pendenti in possesso degli uomini e delle donne. Un dio fatto dagli uomini e con materiale fabbricato da essi non puรฒ essere che un idolo senza vita, pura proiezione di desideri umani.

I brani di Sap 13,10-19; 14,11-31; 15,7-19 sono una critica feroce e annichilatrice dellโ€™idolatria egiziana e della ragione psicologica dellโ€™origine di essa, che finisce col culminare nella zoolatria. Una vera โ€œfolliaโ€.

Israele invece non รจ idolatra, ricorda Sap 15,2-6: ยซAnche se pecchiamo, siamo tuoi, perchรฉ conosciamo la tua potenza; ma non peccheremo piรน, perchรฉ sappiamo di appartenerti. Conoscerti, infatti, รจ giustizia perfetta, conoscere la tua potenza รจ radice dโ€™immortalitร . Non ci indusse in errore nรฉ lโ€™invenzione umana di unโ€™arte perversa, nรฉ il lavoro infruttuoso di coloro che disegnano ombre, immagini imbrattate di vari colori, la cui vista negli stolti provoca il desiderio, lโ€™anelito per una forma inanimata di unโ€™immagine morta. Amanti di cose cattive e degni di simili speranze sono coloro che fanno, desiderano e venerano gli idoliยป.

Ben misera la vita e il pensiero dellโ€™idolatra: ยซCenere รจ il suo cuore, la sua speranza piรน vile della terra, la sua vita piรน spregevole del fango, perchรฉ disconosce colui che lo ha plasmato, colui che gli inspirรฒ unโ€™anima attiva e gli infuse uno spirito vitale. Ma egli considera la nostra vita come un gioco da bambini, lโ€™esistenza un mercato lucrosoยป (Sap 15,10-12a).

Gli idoli, ยซsono oggetti inutili, opere ridicole; al tempo del loro castigo scomparirannoยป, stronca recisamente il profeta Geremia (Ger 10,15). ยซRipudio il tuo vitello, o Samaria โ€“ dichiara YHWH per bocca del profeta Osea โ€“, รจ opera di artigiano, non un dio; sarร  ridotto in frantumiยป (Os 8,6).

Posto su un piedistallo, il vitello dโ€™oro รจ segno di potenza e di feconditร . ยซI giudei chiedono segniยป, mentre noi predichiamo Cristo crocifisso, ammonisce lโ€™apostolo Paolo (cf. 1Cor 1,22).

Il popolo ha identificato nel vitello indorato il dio che lo ha fatto salire dallโ€™Egitto, e Aronne vi costruisce addirittura un altare davanti a esso.

Mosรจ intercede e YHWH โ€œsi penteโ€

YHWH comanda a Mosรจ di scendere immediatamente dal monte perchรฉ il popolo di Israele si รจ pervertito (ลกiแธฅฤ“แนญ), si รจ allontanato dalla via indicatagli dal suo vero Signore. Hanno fabbricato un idolo, vi hanno fabbricato un altare e lo stanno venerando. รˆ un popolo dalla โ€œcervice pesante/cervice ostinata/qeลกฤ“h โ€˜ลrฤ“pโ€, ribelle e avversa allโ€™ascolto docile. ยซรˆ il popolo che tu hai fatto uscire dallโ€™Egittoยป, rinfaccia YHWH a Mosรจ. E poi sbotta: ยซโ€œLasciami in pace/hannรฎแธฅฤh lรฎโ€, che la mia ira li divori, mentre di te farรฒ una grande nazioneยป.

Mosรจ non spezza la solidarietร  che lo lega al suo popolo e ricorda a YHWH che Israele รจ il popolo che egli ha fatto uscire dallโ€™Egitto con grande forza e braccio potente (cf. v. 11). Ne va della sua faccia, del suo onore, se ora lo distruggesse. Mosรจ inoltre ricorda a YHWH che deve ricordarsi delle promesse fatte ai padri: una discendenza numerosa e un possesso permanente della terra della libertร .

Il brano ricorda con una forte nota antropomorfica come Mosรจ riuscรฌ in tal modo a โ€œplacare il voltoโ€ di YHWH (wayyaแธฅฤ“l โ€™et-penรช YHWH) e a indurlo persino a โ€œpentirsi/wayyinnฤแธฅemโ€ del male programmato contro il popolo e a recedere dal suo proposito.

Sono espressioni certamente antropomorfiche, che attribuiscono a Dio sentimenti umani. Ma esse non sbagliano nel loro intento: indicare che il Dio di Israele coltiva un amore appassionato per il suo popolo, spesso indicato con il termine โ€œgelosia/qinnฤโ€™โ€. E lโ€™amore appassionato non sopporta che lโ€™amato si faccia del male da solo, prendendo i sentieri interrotti dellโ€™idolatria, della ricerca cioรจ della โ€œvisibilitร โ€ e della volontร  di โ€œcontrolloโ€.

La vita del popolo di Israele deriva invece solo dalla fiducia che esce da sรฉ per accogliere il dono, unโ€™apertura propria di chi si fida e si apre allโ€™ascolto docile, totalmente opposto alla โ€œcervice pesanteโ€.

La vita del popolo puรฒ continuare, grazie allโ€™amore appassionato di YHWH e allโ€™intercessione solidale di Mosรจ. Egli non cede infatti alla โ€œlusingaโ€ di YHWH di cercare una propria grandezza desolidarizzando dal popolo, con il quale ormai ha fatto corpo unico da tanti anni. Una fusione cementata da un lungo cammino, prove e sofferenze superate, gioie godute per i doni provvidenziali di YHWH.

Perduto e ritrovato

A Gesรน si avvicinano in continuitร  (ฤ“san eggizontes) folle di personaggi poco affidabili. Vanno da lui โ€œtuttiโ€ i โ€œpubblicani/telลnaiโ€. Incuriositi? Intimiditi? Strafottenti? Con qualche segno di voler โ€œcambiare mentalitร /meta-noeinโ€? Sulle loro motivazioni non viene specificato nulla.

Sono gli addetti alla raccolta delle imposte e delle tasse per conto dei romani al loro โ€œbanco delle imposte/telonionโ€. Sono professionisti abituati a โ€œfare la crestaโ€ sui loro introiti e per tutto questo considerati sfruttatori, ladri, collaborazionisti e peccatori pubblici, emarginati dalla societร  civile e religiosa giudaica.

Con loro si avvicinano a Gesรน โ€“ con gli stessi sentimenti? โ€“ anche tutti i โ€œpeccatoriโ€, probabilmente trasgressori particolarmente conosciuti della legge divina e delle mille prescrizioni elaborate dalla tradizione orale farisaica. Gente invecchiata nel male. Senza alcuna speranza di riscatto sociale e religiosa.

Si avvicinano a Gesรน forse perchรฉ hanno sentito che รจ un rabbi accogliente? Gesรน infatti li โ€œaccoglie/prosdechetaiโ€ โ€“ non li sopporta solo, infastidito. Li accoglie guardando verso di loro, verso il loro volto e il loro cuore pesante, inaridito, in ricerca di luce, di una parola comprensiva.

Gesรน li accoglie e mangia con loro, il massimo gesto di familiaritร , di comunione, di amicizia. Questo non vuol dire che approvasse il loro comportamento e i loro pensieri. Tuttavia egli sceglie in prima battuta lโ€™accoglienza della persona, lโ€™apertura di una breccia, la costruzione di un ponte che renda possibile un incontro. Tutto questo suscita il mormorio continuo (diegoggyzon) dei farisei e degli scribi, studiosi della Bibbia e del diritto, per lo piรน di orientamento religioso farisaico.

Gesรน difende e spiega il proprio atteggiamento, che รจ quello del Padre che lo ha mandato, con una parabola/tฤ“n parabolฤ“n, che si rivela poi essere composta di tre splendide parabole. Esse insistono tutte sul motivo del perduto-ritrovato: il pastore, la massaia, il padre prodigo di due figli (questโ€™ultima, splendida, รจ un prezioso โ€œbene particolareโ€/Sondergut lucano).

Agli interlocutori spetta rispondere personalmente alla domanda esplicita o implicita che esse pongono a chi le ascolta (e a chi oggi le legge o le sente proclamare). Questa รจ la ricchezza unica e insurrogabile della parabola, un risultato retorico-letterario (e teologico-spirituale) altrimenti non raggiungibile in altre maniere.

Il pastore premuroso

Un uomo, un pastore buono e premuroso lascia novantanove pecore nel deserto โ€“ non del tutto al sicuro โ€“ per cercare โ€œla perduta (irrimediabilmente)/to apolลlosโ€ (< apollymi; non solo โ€œsmarrita/to planลmenonโ€, Mt 18,12.13). A prima vista โ€œperdutaโ€. Ma lโ€™apparenza puรฒ ingannareโ€ฆ

Il risultato della ricerca non รจ ipotetico, ma sicuro, ottenuto (heurลn < heuriskล). Senza scene di rimprovero o di violenza, il pastore la riporta a casa con delicatezza, sulle spalle, come si fa con gli animali e le persone in particolare difficoltร  (cf. Is 40,11). Ciรฒ che ha la qualitร  di perduto โ€“ il neutro to apolลlos sottolinea proprio questo โ€“ รจ ritrovato. Il pastore chiama gli amici a congioire per il ritrovamento.

Lโ€™applicazione fatta da Gesรน โ€“ e ripresa e perfezionata forse dallโ€™evangelista quale vero autore che applica alle sue comunitร  la parola del Maestro โ€“ sottolinea che, allo stesso modo, tutto questo avverrร  nel cielo, cioรจ nel cuore del Padre. Ci sarร  piรน gioia per un peccatore che si pente (hamartolลi metanoounti) che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione.

La parabola ha sottolineato lโ€™insistente e totale gratuitร  misericordiosa dellโ€™agire del pastore verso un animale โ€œperdutoโ€ irrimediabilmente, almeno allโ€™apparenza. Lโ€™applicazione (v. 7) ricorda, da parte sua, la necessitร  che la persona peccatrice mostri segni di cambiamento di mentalitร . Questo รจ sufficiente a scatenare una gioia nel Padre del tutto imparagonabile (uno contro novantanoveโ€ฆ) con quella suscitata in lui dalla vita โ€œregolareโ€ degli altri novantanove sue pecore/figli piรน o meno al sicuro (giusti sembra, ma pur sempre nel desertoโ€ฆ).

Perduto-ritrovato, misericordia-accoglienza, (conversione)-gioia. Tanti temi si sovrappongono in modo indistricabile nella parabola, ma tutti a servizio della difesa che Gesรน intende fare della sua prassi di accoglienza totalmente gratuita โ€“ in prima battuta โ€“ dei peccatori che si avvicinano a lui.

Domanda esplicita della parabola: quale uomo (v. 4: Tis antrลpon hymลn;) si comporta in questo modo, raro, arrischiato, ai limiti dellโ€™irragionevolezza? Qualcuno di voi si comporterebbe forse cosรฌ? Cโ€™รจ qualcuno che invece si comporta certamente cosรฌ? Ognuno deve rispondere. E la risposta data deve essere applicata alla propria vita. Ricchezza insurrogabile delle parabole!

La massaia coscienziosa

Una donna, una massaia povera e coscienziosa non si rassegna ad aver perduto (irrimediabilmente)/apolesฤ“i (< apollymi) โ€“ almeno cosรฌ sembra in un primo momento โ€“ una delle dieci dracme che aveva in casa. Quattro grammi e mezzo di argento: il costo di una pecora, di un quinto di bue, la paga di una giornata di lavoro! La fatica sua, quella di suo maritoโ€ฆ Ha perduto una dramma su dieci, ma รจ una perdita immensa, che morde la vita della famiglia e la spinge ai limiti della disperazione.

Non farร  lei forse quello che sto per raccontarvi, domanda Gesรน (ouchi) ai suoi ascoltatori, aspettando una risposta necessariamente positiva (la grammatica รจ teologia, diceva Luteroโ€ฆ)? La donna accende la luce, spazza la casa e cerca con cura (epimelลs) finchรฉ non ritrova la sua dracma. Una โ€œcuraโ€ che non era detta esplicitamente neppure del buon pastoreโ€ฆ

Il risultato della ricerca รจ certo, positivo anche in questo caso (heurousa). La donna allora chiama vicine e amiche a congioire per il ritrovamento della dramma che sembrava persa (irrimediabilmente).

Speriamo per lei che non abbia speso piรน per la festa di quello che ha ritrovatoโ€ฆ

Una parabola che รจ un regno delle donne. Perduto-ritrovato-gioia condivisa.

Dei vari elementi della parabola, lโ€™applicazione (v. 10) riprende solo la gioia (presso gli angeli, cioรจ in cielo, cioรจ nel Padre), motivandola con il cambiamento di mentalitร  di un solo peccatore (hamartolลi metanoounti, v. 10, cf. v. 7).

Lโ€™applicazione (v. 10) compiuta da Gesรน e dallโ€™evangelista a suo tempo, amplia il motivo principale della parabola costituito dalla gioia per ciรฒ che era perduto ed รจ stato ritrovato. Essa, infatti, lo collega al tema della conversione, possibile allโ€™uomo peccatore, impossibile a una dracma inanimata (o a un animale come una pecora della parabola precedente).

Gesรน difende se stesso e il Padre, pastore e massaia insieme, con cuore di padre e di madre.

Ricerca appassionata, accoglienza, gioia del ritrovamento di ciรฒ che ha la qualitร  del perduto. Questa รจ la base teologica di partenza imprescindibile. Il perduto รจ stato ritrovato, passivum humanum ma soprattutto divinum! Solo a partire da questo, da quello che il Padre e il Figlio โ€“ nello Spirito โ€“ compiono e suscitano in pura gratuitร , si puรฒ innestare la serie degli altri elementi che concorrono alla riuscita dellโ€™impresa e alla โ€œveritร โ€ della parabola.

Il padre prodigo e due figli schiavi

La richiesta irrituale fatta dal figlio minore al padre di avere subito lโ€™anticipo totale della propria parte di ereditร  spezza la vita al genitore (dieilen autois ton bion = divise fra loro la vita). โ€œNon ho tempo per aspettare che tu muoiaโ€, sembra essere il suo messaggio subliminale. Gli spettava un terzo dei beni o forse i due noni.

In capo a pochi giorni, il figlio raccoglie i suoi beni, non i suoi affetti.

Parte per un paese lontano โ€“ in esilio โ€“ senza salutare il padre e il fratello maggiore. Nella parabola (non necessariamente nel mondo di Dio!), in quella casa non cโ€™รจ presenza femminile (ambiente un poโ€™ teso, maschilista, concorrenziale?).

Il progetto del figlio minore รจ quello di realizzare la propria vita senza il padre, lontano dal padre, forse contro il padre. Strappare le radici, rinnegare paternitร  e fratellanza. Monade in cammino. Figlio e fratello di nessuno. Schiavitรน mascherata da volontร  di libertร  ab-soluta, sciolta da ogni legame. In teoria i suoi doveri verso la famiglia non avrebbero dovuto essere conclusi, ma non sarร  questo il suo caso.

Il figlio minore finisce per dissipare i beni e la propria anima devastando i suoi desideri con la soddisfazione compulsiva dei propri bisogni. Alla fine, ridotto in miseria dalla carestia e dalla sua follia onnivora fagocitante tutto quel gli passa sotto gli occhi, si ritrova a doversi โ€œincollare/ekollฤ“thฤ“โ€ a un padroncino straniero che lo schiavizza mandandolo a pascolare i porci, animali impuri per un ebreo.

Schiavo in casa, si ritrova schiavo lontano da casa. Abituato a un certo tenore di vita sociale e religiosa, si ritrova privato della dignitร  religiosa, ridotto a livello di schiavitรน subumana. Non ha piรน neppure la libertร  interiore o il coraggio/dignitร  virile di chiedere โ€“ o di rubare โ€“ le ghiande che i porci ingurgitano invece allegramente in piena libertร . La fame lo ha ridotto in uno stato di necessitร , e poi non ci sono telecamere di sicurezza in giroโ€ฆ Che fare?

I salariati sovrabbondano di pani

La fame gli attorciglia le budella, lo fa ripiegare su se stesso (eis heuaton de elthลn) e gli fa ricordare la situazione piรน che dignitosa dei salariati di suo padre che โ€œsovrabbondano di pani/perisseuontai artลnโ€ (pur restando sempre servi/schiavi/doulous, v. 22). Un padre prodigo perfino con i suoi serviโ€ฆ

La fame gli fa rabberciare in fretta una frasetta religioso-umana di pentimento che forse puรฒ riaprirgli la porta di casa. Potrebbe andare in cerca di un altro luogo in cui vivere, ma รจ la casa paterna che di fatto lo attira come una calamita: mio padreโ€ฆ

Schiavo era, schiavo si รจ ritrovato, schiavo si immagina per il futuro. ยซTrattami come uno dei tuoi salariatiยป, pensa di dire al padre. Non ha piรน niente da perdere, perchรฉ รจ giร  in stato di perdizione apparentemente irrimediabile (ยซqui sono perduto/hลde apollymaiยป, v. 17; cf. stesso verbo nei vv. 4[bis].6.9). Per questo, โ€œalzatosi/risorto (dalla prostrazione mortale)/anastasโ€, si mette in cammino verso suo padre.

Sembra una decisione autonoma, di fatto รจ un accondiscendere alla forza di una calamita che attrae con forza e dolcezza, per grazia. รˆ il padre ad attirarlo.

Il bacio del padre prodigo

Mentre era ancora lontano (makran), il padre vede il figlio arrivare dal paese lontano (chลran makran). Lo vede perchรฉ ogni giorno lo attende scrutando dalla terrazza di casa, fiducioso che egli ceda allโ€™attrazione โ€œcalamitanteโ€ del suo cuore. Lo vede e si commuove (esplagchisthฤ“).

Il primo verbo finito della serie delle tre azioni successive compiute dal padre indica il sommovimento delle viscere (materne), che nella Bibbia indicano metaforicamente lโ€™amore paterno/materno di Dio per il suo popolo, in riferimento al ventre femminile che genera alla vita (nellโ€™AT il gr. splagchna traduce lโ€™ebr. raแธฅฤƒmรฎm). In ebraico, il plurale esprime inoltre spesso la qualitร  o un termine astratto: โ€œle viscereโ€ indicano perciรฒ anche la โ€œmisericordiaโ€.

Dignitร , infine!

Incurante della dignitร  senile di un padre e di un padrone di casa mediorientale, il padre corre incontro al figlio, cade sul suo collo e lo bacia. Non cโ€™รจ tempo per le domande o i rimproveri. La gioia (implicita) e la commozione regnano sovrane. Non cโ€™รจ tempo per stare ad ascoltare le frasi fatte, preparate per lโ€™occasione. Il figlio trova in extremis la dignitร  di non esprimere la volontร  di rimanere in casa del padre come un salariatoโ€ฆ Oppure รจ il padre a tappargli la bocca prima di sentire simili degradazioni, insopportabili al suo cuore.

La voce del padrone si alza chiara e forte. La serie dei cinque imperativi rivolti agli schiavi รจ fulminante, un fiume in piena. Non cโ€™รจ tempo neanche per lavarsi (una buona dose di profumo coprirร  la puzza dellโ€™esiliato tornato a casa?).

Velocemente si porti al ritornato la veste migliore e lo si rivesta della dignitร  filiale. Un anello gli sia posto al dito perchรฉ ha recuperato la sua autorevolezza per sigillare ogni atto con sovranitร  indiscutibile. Calzari ai suoi piedi, a indicare la sua dignitร  di uomo libero e sovrano.

Sia portato il vitello mantenuto allโ€™ingrasso per ospiti importanti e feste memorabili. Lo si uccida, perchรฉ ยซdopo aver mangiato, rallegriamoci/phagontes euphranthลmen!ยป, comanda il padre. Il padre comanda la festa e la gioia! Una gioia condivisa con tutto il villaggio: cโ€™รจ carne per tutti, lโ€™alleanza interpersonale e sociale รจ ristabilitaโ€ฆ

La baraonda di festa ha unโ€™unica ragione: ยซQuesto figlio mio era morto ed รจ tornato in vita, โ€œera perduto/apolลlลsโ€ [cf. vv. vv. 4[bis].6.9.17] ed โ€œรจ stato ritrovato/heurethฤ“โ€ยป (cf. vv. 4.5.6.8.9 [bis]). Un passivum humanum, ma soprattutto divinum nella mente di Gesรนโ€ฆ

Lโ€™โ€œassedioโ€ allโ€™altro schiavo

Il figlio maggiore โ€œsenteโ€ dal servo che โ€œtuo fratelloโ€ รจ tornato e che il padre ha fatto uccidere il vitello grasso solo perchรฉ lo ha riavuto โ€œsano (e salvo)/hygiainontaโ€. Ma non โ€œascoltaโ€ il messaggio subliminale che il servo gli lancia perchรฉ si unisca alla festa.

In casa egli รจ sempre vissuto da schiavo nei confronti del padre (douleuล soi), โ€œsenza mai trasgredire un tuo ordine/oudepote entolฤ“n sou parฤ“lthonโ€, gli ricorderร . Il suo linguaggio fa trasparire quello impiegato spesso dai farisei verso Dio, in riferimento ai loro fratelli peccatori (cf. la parabola del fariseo e del pubblicano saliti al tempio a pregare, Lc 18,9-14).

Uno schiavo privo perfino della libertร  interiore di chiedere al padre un capretto per far festa con gli amici. Forse il padre della parabola โ€“ da non identificare immediatamente e totalmente con Dio Padre a cui rimanda come referente extradiegetico! โ€“ poteva essere una persona severa (indurita forse un poโ€™ dalla mancanza di una presenza femminile in casa?). Questo non giustifica lโ€™animo di schiavo del figlio maggiore, coltivato per tanti anniโ€ฆ Dโ€™altra parte, che gioia (euphranthล, v. 29) potrebbe essere stata quella ipotizzata con i (presunti) amici (o complici?) senza/contro il padre e senza/contro il fratello minore? Gioia sradicata, spaesata. Gioia artificiale, virtuale, digitaleโ€ฆ

Il figlio maggiore non condivide in nulla i movimenti del cuore del padre.

Non li conosce, perchรฉ รจ schiavo e non figlio, e perciรฒ non li puรฒ neppure condividere.

Il padre per prima cosa si commuove (esplagcnisthฤ“, v. 20). Il figlio maggiore per prima cosa si arrabbia (ลrghisthฤ“, v. 28).

Il padre si abbassa con umiltร  a โ€œuscire/exeltลnโ€ di nuovo da casa, dopo averlo fatto di corsa per il figlio minore. Ascolta lo sfogo rabbioso del figlio maggiore, che gli rinfaccia lโ€™uccisione del vitello ingrassato per un suo figlio che รจ diventato quasi uno zombie per la sua vita dissoluta (come fa a sapere il maggiore che il minore รจ stato con le prostitute? Proiezione di desideri repressi?). Gli ricorda che quel suo figlio gli ha divorato la sua vita di padre (ho kataphagลn sou ton bion, v. 30) dopo avergliela giร  spezzata con la sua partenza (cf. v. 12: dieilen autois ton bion).

Il figlio maggiore rifiuta il sentimento di paternitร  e di figliolanza, vivendo in casa come uno schiavo, senza neppure il coraggio di andarsene come ha fatto il minore.

Rigetta pure ogni sentimento di fratellanza: quello che รจ tornato รจ il figlio del padre (ยซquesto figlio tuoยป), non il suo fratello minoreโ€ฆ Nessun residuo di amore fraterno nel suo cuore.

Bisognava far festa!

Il padre โ€œassediaโ€ il figlio maggiore con il suo amore prodigo. Il figlio รจ sempre col padre, gode sempre della sua presenza e del suo amore. Tutti i beni che il padre possiede sono in comunione con il figlio. A questi manca perรฒ di condividere il bene piรน grande del padre, lโ€™amore prodigo per i due suoi figli, entrambi diversamente schiavi.

โ€œFare festa/rallegrarsi/euphranthฤ“naiโ€ e โ€œgioire/charฤ“naiโ€ (una gioia condivisa, cf. sygcharฤ“te nei vv. 6 e 9) โ€œรจ assolutamente necessario/deiโ€ per il cuore del padre. Egli ricorda infatti al figlio maggiore che quello che รจ tornato รจ ยซtuo fratelloยป minore e non solo il figlio cadetto del padre. Ed รจ assolutamente necessario far festa perchรฉ egli ยซera morto ed รจ tornato in vitaยป (cf. v. 24), ยซ(era) perduto ed รจ stato ritrovato/apolลlลs kai heurethฤ“ยป (cf. 4.5.6.8.9.17.24).

Il padre โ€œassediaโ€ con amore prodigo il cuore del figlio maggiore schiavo in casa, dissipatore prodigo anche lui ma, nel suo caso, di amore paterno, filiale e fraterno. Si รจ mangiato la propria vita (e quella del padre) pur rimanendo a casa, schiavo obbediente e osservante, ma vuoto dentro.

Figlio e fratello puramente virtuale, digitale.

Entrerai alla festa? Precedenza alla grazia

Sarร  entrato in casa il fratello maggiore? Avrร  condiviso lโ€™amore paterno con animo di figlio e di fratello? Avrร  potuto cosรฌ finalmente godere di una vera gioia e di una vera festa (alla quale forse erano giร  stati invitati quali ospiti di riguardo anche i suoi amici: non cโ€™รจ nessun problema per il padreโ€ฆ)?

Questa รจ la domanda implicita alla quale devono rispondere i farisei e gli scribi interlocutori di Gesรน.

Questa la domanda rivolta ad ogni lettore.

Tutte e tre le parabole raccontate da Gesรน per difendere e spiegare ai farisei e agli scribi che contestavano molto perplessi il suo atteggiamento di accoglienza verso i peccatori โ€“ atteggiamento che riflette quello del Padre che lo ha inviato โ€“ insistono sul tema del perduto-ritrovatoโ€ฆ da Dio. Temi correlati a quello principale sono quelli del peccato e della conversione, della ricerca premurosa e della gioia condivisa per il ritrovamento.

Queste parabole sono lette spesso in contesto liturgico e spirituale che invita alla conversione dal peccato e alla penitenza. Non va perรฒ mai dimenticato lโ€™intento originale con il quale Gesรน le ha raccontate e che lโ€™evangelista ha recepito sottolineando alcuni aspetti particolari attraverso le varie applicazioni (lโ€™applicazione รจ assente nella terza!).

Le parabole non vanno confuse con le allegorie, nรฉ ridotte alla loro pura applicazione, che ne sottolinea legittimamente spesso un aspetto sui tanti originali intesi da Gesรน.

La ricchezza fresca delle tre parabole della lettura evangelica odierna sta nel sottolineare la prevenienza della grazia di Dio in ogni esperienza spirituale e la domanda che essa pone a ciascun lettore: che ne dici tu? acconsenti alla grazia? entrerai alla festa?

Accetterai il bacio del Padre prodigo dโ€™amore?

Il resto verrร  di conseguenza.

Commento a cura di padre Roberto Mela scj

Fonte del commento: Settimana News

Letture della
XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO โ€“ ANNO C

Prima Lettura

Il Signore si penti del male che aveva minacciato di fare al suo popolo.

Dal libro dellโ€™Esรฒdo
Es 32,7-11.13-14

 
In quei giorni, il Signore disse a Mosรจ: ยซVaโ€™, scendi, perchรฉ il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra dโ€™Egitto, si รจ pervertito. Non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che io avevo loro indicato! Si sono fatti un vitello di metallo fuso, poi gli si sono prostrati dinanzi, gli hanno offerto sacrifici e hanno detto: โ€œEcco il tuo Dio, Israele, colui che ti ha fatto uscire dalla terra dโ€™Egittoโ€ยป.
 
Il Signore disse inoltre a Mosรจ: ยซHo osservato questo popolo: ecco, รจ un popolo dalla dura cervice. Ora lascia che la mia ira si accenda contro di loro e li divori. Di te invece farรฒ una grande nazioneยป.
 
Mosรจ allora supplicรฒ il Signore, suo Dio, e disse: ยซPerchรฉ, Signore, si accenderร  la tua ira contro il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra dโ€™Egitto con grande forza e con mano potente? Ricรฒrdati di Abramo, di Isacco, di Israele, tuoi servi, ai quali hai giurato per te stesso e hai detto: โ€œRenderรฒ la vostra posteritร  numerosa come le stelle del cielo, e tutta questa terra, di cui ho parlato, la darรฒ ai tuoi discendenti e la possederanno per sempreโ€ยป.
 
Il Signore si pentรฌ del male che aveva minacciato di fare al suo popolo.

Parola di Dio

Salmo Responsoriale

Dal Salmo 50 (51)

R. Ricordati di me, Signore, nel tuo amore.

Pietร  di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquitร .
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro. R.
 
Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito. R.
 
Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode.
Uno spirito contrito รจ sacrificio a Dio;
un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi. R.

Seconda Lettura

Cristo รจ venuto per salvare i peccatori.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timรฒteo
1 Tm 1,12-17

 
Figlio mio, rendo grazie a colui che mi ha reso forte, Cristo Gesรน Signore nostro, perchรฉ mi ha giudicato degno di fiducia mettendo al suo servizio me, che prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi รจ stata usata misericordia, perchรฉ agivo per ignoranza, lontano dalla fede, e cosรฌ la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla caritร  che รจ in Cristo Gesรน.
 
Questa parola รจ degna di fede e di essere accolta da tutti: Cristo Gesรน รจ venuto nel mondo per salvare i peccatori, il primo dei quali sono io. Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perchรฉ Cristo Gesรน ha voluto in me, per primo, dimostrare tutta quanta la sua magnanimitร , e io fossi di esempio a quelli che avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna.
 
Al Re dei secoli, incorruttibile, invisibile e unico Dio, onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen.

Parola di Dio

Vangelo

Ci sarร  gioia in cielo per un solo peccatore che si converte.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 15, 1-32
 

In quel tempo, si avvicinavano a Gesรน tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: ยซCostui accoglie i peccatori e mangia con loroยป.
 
Ed egli disse loro questa parabola: ยซChi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finchรฉ non la trova? Quando lโ€™ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: โ€œRallegratevi con me, perchรฉ ho trovato la mia pecora, quella che si era perdutaโ€. Io vi dico: cosรฌ vi sarร  gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, piรน che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.
 
Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finchรฉ non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: โ€œRallegratevi con me, perchรฉ ho trovato la moneta che avevo perdutoโ€. Cosรฌ, io vi dico, vi รจ gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converteยป.
 
Disse ancora: ยซUn uomo aveva due figli. Il piรน giovane dei due disse al padre: โ€œPadre, dammi la parte di patrimonio che mi spettaโ€. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio piรน giovane, raccolte tutte le sue cose, partรฌ per un paese lontano e lร  sperperรฒ il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciรฒ a trovarsi nel bisogno. Allora andรฒ a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandรฒ nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornรฒ in sรฉ e disse: โ€œQuanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerรฒ, andrรฒ da mio padre e gli dirรฒ: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono piรน degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariatiโ€. Si alzรฒ e tornรฒ da suo padre.
 
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettรฒ al collo e lo baciรฒ. Il figlio gli disse: โ€œPadre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono piรน degno di essere chiamato tuo figlioโ€. Ma il padre disse ai servi: โ€œPresto, portate qui il vestito piรน bello e fateglielo indossare, mettetegli lโ€™anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perchรฉ questo mio figlio era morto ed รจ tornato in vita, era perduto ed รจ stato ritrovatoโ€. E cominciarono a far festa.
 
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udรฌ la musica e le danze; chiamรฒ uno dei servi e gli domandรฒ che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: โ€œTuo fratello รจ qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perchรฉ lo ha riavuto sano e salvoโ€. Egli si indignรฒ, e non voleva entrare. Suo padre allora uscรฌ a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: โ€œEcco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che รจ tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grassoโ€. Gli rispose il padre: โ€œFiglio, tu sei sempre con me e tutto ciรฒ che รจ mio รจ tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perchรฉ questo tuo fratello era morto ed รจ tornato in vita, era perduto ed รจ stato ritrovatoโ€ยป.

Parola del Signore

Oppure forma breve: Lc 15,1-10

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