Dio all’opera
In questa domenica 15 settembre ricorre il 26esimo anniversario nell’assassinio di Padre Pino Puglisi, prete palermitano, ad opera della mafia. Padre Pino Puglisi in quel tragico giorno del 1993, che corrisponde anche al suo compleanno, nella visione di fede “nasce” al cielo, e la sua morte così drammatica segna una sconfitta proprio di chi lo ha ucciso e voleva fermare la sua opera. Nel 2013 Padre Pino per la sua opera è stato proclamato Beato dalla Chiesa che ha servito, esempio di fede e dicarità che neanche una pallottola possono fermare.
Voglio ricordare questa figura straordinaria di prete perché il Vangelo di questa domenica parla in fondo anche di lui e della sua opera. Padre Puglisi due anni prima di morire, fonda nel quartiere Brancaccio di Palermo, a quei tempi uno dei più degradati e segnati dalla malavita, il Centro parrocchiale “Padre Nostro”. Il suo progetto era quello di creare un luogo che togliesse i bambini e i ragazzi più poveri dalla strada, dal degrado e dalle mani della malavita. Padre Puglisi combatteva la mafia non solo con le parole e le innumerevoli coraggiose denunce, ma soprattutto con le opere concrete, come con questo Centro parrocchiale iniziato insieme alle religiose della Comunità delle Sorelle dei Poveri. Nel Centro parrocchiale attraverso la scuola, la formazione umana e spirituale e l’aggregazione, i bambini e ragazzi e le loro famiglie imparano a vedere una speranza nella loro vita e a guardare oltre le difficoltà, le privazioni e le ingiustizie. Mi ha sempre colpito il nome scelto per quest’opera, “Padre Nostro”, un modo davvero concreto di attuare il Vangelo.
L’evangelista Luca prima di riportare le tre parabole della Misericordia (la pecora perduta, la moneta smarrita e il figliol prodigo) il motivo per il quale Gesù le racconta.
Gesù era sempre più centro di attrazione per tutti coloro che erano tagliati fuori dalla società e dalla comunità religiosa. I pubblicani e peccatori erano visti come maledetti da Dio e destinatari, secondo l’idea religiosa dei più religiosi, di castighi divini. Gesù contesta profondamente questa idea di Dio. Dio non è un legislatore inflessibile che condanna e esclude. Dio non ama perdere nessuno e prima ancora che uno lo cerchi va lui in cerca e prova gioia nel ritrovare chi si perde e chi lo abbandona. Gesù con la sua azione vuole mostrare questo volto di Dio, e per questo motivo che tutti si rivolgono a lui e si sentono accolti da Dio, qualsiasi sia la loro vita, il loro punto di partenza, la loro fede e moralità. Gesù vuole mostrare che la forza di Dio che converte la perdona non è la paura e la punizione, ma l’amore, la misericordia, il perdono…
Le tre parabole della misericordia ci presentano Dio in modi davvero straordinari. Dio è come un pastore che è pronto a rischiare tutto pur di trovare la pecora smarrita e quando la ritrova non la punisce ma se la carica in spalla. È significativo che le primissime immagini di Gesù nella storia dell’arte non sono Gesù in croce, ma come pastore che porta la pecora debole e ferita in spalle. Dio secondo quello che insegna e mostra Gesù è come una donna (qui davvero Gesù rischia di essere blasfemo… ma lo fa apposta per scuotere le nostre idee sclerotizzate di Dio…), che fa di tutto per ritrovare la moneta preziosa a cui tiene e che fa una festa con le amiche quando la ritrova. Dio è come un padre che è pronto a perdere possedimenti e onore pur di accogliere il figlio perduto, e che non si da pace finché i fratelli siano tra loro riconciliati.
Gesù mostra Dio non come divinità immobile sul suo trono celeste, ma piegato verso l’umanità e in totale dinamismo per cercare, trovare e alla fine gioire. Dio è uno che si dà da fare per l’uomo ancor prima che l’uomo si dia da fare per cercare Dio.
Questo è il Padre che dà il nome al centro di Padre Pino Puglisi a Brancaccio. Un Centro che assomiglia davvero all’azione di Dio così come insegna il Vangelo. Il Beato Puglisi ha avuto questa intuizione che è la stessa di Dio e che si trova nel Vangelo. Dio è un Padre che si mette a ricercare i propri figli che siamo noi, con le nostre povertà, peccati, debolezze, ferite…
E la Chiesa, se davvero vuole essere immagine del suo Maestro Gesù, non può che fare altrettanto, cioè mostrare questo Dio all’opera, un’opera di misericordia senza limiti.
Letture della
XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C
Prima Lettura
Il Signore si penti del male che aveva minacciato di fare al suo popolo.
Dal libro dell’Esòdo
Es 32,7-11.13-14
In quei giorni, il Signore disse a Mosè: «Va’, scendi, perché il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d’Egitto, si è pervertito. Non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che io avevo loro indicato! Si sono fatti un vitello di metallo fuso, poi gli si sono prostrati dinanzi, gli hanno offerto sacrifici e hanno detto: “Ecco il tuo Dio, Israele, colui che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto”».
Il Signore disse inoltre a Mosè: «Ho osservato questo popolo: ecco, è un popolo dalla dura cervice. Ora lascia che la mia ira si accenda contro di loro e li divori. Di te invece farò una grande nazione».
Mosè allora supplicò il Signore, suo Dio, e disse: «Perché, Signore, si accenderà la tua ira contro il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d’Egitto con grande forza e con mano potente? Ricòrdati di Abramo, di Isacco, di Israele, tuoi servi, ai quali hai giurato per te stesso e hai detto: “Renderò la vostra posterità numerosa come le stelle del cielo, e tutta questa terra, di cui ho parlato, la darò ai tuoi discendenti e la possederanno per sempre”».
Il Signore si pentì del male che aveva minacciato di fare al suo popolo.
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 50 (51)
R. Ricordati di me, Signore, nel tuo amore.
Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro. R.
Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito. R.
Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode.
Uno spirito contrito è sacrificio a Dio;
un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi. R.
Seconda Lettura
Cristo è venuto per salvare i peccatori.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
1 Tm 1,12-17
Figlio mio, rendo grazie a colui che mi ha reso forte, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia mettendo al suo servizio me, che prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia, perché agivo per ignoranza, lontano dalla fede, e così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù.
Questa parola è degna di fede e di essere accolta da tutti: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, il primo dei quali sono io. Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Cristo Gesù ha voluto in me, per primo, dimostrare tutta quanta la sua magnanimità, e io fossi di esempio a quelli che avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna.
Al Re dei secoli, incorruttibile, invisibile e unico Dio, onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen.
Parola di Dio
Vangelo
Ci sarà gioia in cielo per un solo peccatore che si converte.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 15, 1-32
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.
Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».
Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».
Parola del Signore
Oppure forma breve: Lc 15,1-10