La liturgia ci fa ascoltare delle pagine difficili della Scrittura: Dn 12 e Mc 13. Il genere letterario che le accomuna รจ quello detto “apocalittico”. Non si tratta di profezie sulla fine del mondo, ma sulla constatazione credente della necessitร della fine di un mondo. Questa sottolineatura รจ capitale per non interpretare le parole di Gesรน come una previsione letterale della catastrofe finale.
Oggi, sempre con maggiore insistenza, sembra essere questa la tendenza anche all’interno di alcune frange ecclesiali: tutto ciรฒ che avviene รจ segno della fine dei tempi. Solo Dio sa quando “sarร quel giorno e quell’ora”; il credente, tuttavia, sa che l’ora decisiva per la propria vita รจ quella che sta vivendo.
Gesรน insegna ai suoi discepoli la capacitร profetica di scorgere nel tempo presente la salvezza di Dio che giunge in un modo misterioso. Il linguaggio apocalittico preferisce iperboli, paradossi, elementi cosmici impressionanti (sole, stelle, e luna). Ma anche la menzione di guerre, angeli/soldati, scontri titanici tra il bene e il male sono nel tipico modo di esprimersi dell’apocalittica.La prima lettura, tratta da Daniele, ne รจ un ulteriore esempio.
[ads2] Il brano di Marco che leggiamo รจ inserito nell’articolazione dell’intero capitolo 13, in cui si avvertono tre parti: domanda dei discepoli sul dove e quando con risposta di Gesรน sulla tribolazione (vv. 1-23), la venuta del Figlio dell’uomo (vv. 24-27) e informazioni e avvertimenti per i discepoli (28-37). Il vangelo liturgico comprende la seconda sezione e parte della terza. Interessante notare come Marco costruisca il discorso di Gesรน a partire dalla richiesta dei discepoli: “Spiegaci quando avverranno queste cose e quale sarร il segno che tutto questo sta per accadere”. Spesso il nostro atteggiamento รจ simile a quello: vogliamo conoscere precisamente ciรฒ che accadrร , come comprendere il momento decisivo. Facendo cosรฌ spostiamo in avanti e sempre piรน avanti il momento della conversione, dell’accoglienza del vangelo, dell’ascolto della Parola. Il Maestro vuole avvertirli/ci di fugare questa tentazione.
Il racconto di Marco si apre con la capitale affermazione: “il tempo รจ compiuto, il regno di Dio รจ vicino! Convertitevi e credete al vangelo” (1,15). Questo รจ il lieto annuncio del vangelo, spiegato con le parole di Paolo: “la salvezza รจ piรน vicina ora di quando diventammo credenti”. La salvezza รจ vicina a noi, ci รจ stata donata e ancora oggi รจ davanti a noi. Il Cristo salva l’uomo e lo ama, senza bisogno che si rimandi la decisione dell’accogliere la salvezza ad un indefinito domani.
L’accento alla guerra, alla battaglia, alla lotta futura รจ il modo apocalittico di descrivere la situazione presente. Anche oggi proviamo il dolore e lo sconvolgimento interiore e sociale davanti alla lotta tra il desiderio di un mondo sereno e innervato d’amore e la triste constatazione di quanto siamo lontani da ciรฒ. Quando il sole, che รจ sorto la mattina per illuminare e rendere chiari i passi dell’uomo, viene adombrato dalla violenza e dal sopruso, ci sembra di essere entrati in un buio esistenziale profondo. Lo scoraggiamento e la delusione per la tribolazione possono avere due soluzioni: affidarsi a Dio con fiducia da figli o disperarsi e aspettare che la salvezza sia portata da qualcun altro.
Il richiamo di Gesรน alla figura del figlio dell’Uomo (titolo che lui si attribuisce spesso, evitando accuratamente altri titoli regali) rivela il segno vero della salvezza. “Figlio dell’uomo” รจ l’uomo stesso, l’uomo per eccellenza, l’uomo chiamato a servire Dio e gli uomini. L’incarnazione e la risurrezione sono il momento della gloria del figlio dell’uomo, sono l’evento capitale da contemplare per vedere la salvezza. “Non passerร questa generazione prima che tutto avvenga”. Ecco l’affermazione che ci conferma quanto quelle parole di Gesรน sono per ogni credente nel suo oggi, nella propria situazione vitale.
- Pubblicitร -
Credere al vangelo, che รจ Gesรน nella sua parola e nella sua persona, richiede la necessitร di evitare in qualsiasi modo allarmismi moralistici e spiritualoidi. “Imparate dalla pianta di fico” รจ l’avvertimento del Maestro per non cercare altrove la salvezza, ma nell’azione di Dio che si attua nella storia, anche quella piรน buia, tormentata, dolorante e ferita.
Fonte: Qumran
XXXIII Domenica del Tempo Ordinario – Anno B
- Colore liturgico: verde
- Dn 12, 1-3; Sal.15; Eb 10, 11-14. 18; Mc 13, 24-32
Mc 13, 24-32
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesรน disse ai suoi discepoli:
ยซIn quei giorni, dopo quella tribolazione,
il sole si oscurerร ,
la luna non darร piรน la sua luce,
le stelle cadranno dal cielo
e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderร gli angeli e radunerร i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremitร della terra fino all’estremitร del cielo.
Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate รจ vicina. Cosรฌ anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli รจ vicino, รจ alle porte.
In veritร io vi dico: non passerร questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
Quanto perรฒ a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, nรฉ gli angeli nel cielo nรฉ il Figlio, eccetto il Padreยป.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
Fonte: LaSacraBibbia.net