Il brano evangelico della terza Domenica di Quaresima ci presenta l’episodio di Gesù che incontra una donna samaritana al pozzo di Giacobbe della città samaritana di Sicar. L’episodio è molto significativo per la sua implicazione spirituale.
Prima di tutto perché si tratta di una città samaritana.
La Samaria era una regione posta tra la Giudea e la Galilea. Essa era il risultato di una mescolanza di diverse popolazioni. Nel 721 a.C., infatti, gli Assiri avevano deportato il meglio della popolazione samaritana, sostituendola con coloni babilonesi ed aramei che portarono con sé i loro culti pagani. Col tempo ne risultò una popolazione mista, sia di razza che di religione, al punto che i giudei non vollero mai considerare i Samaritani come fratelli di sangue e di fede. Questo episodio ci insegna che Gesù è venuto per la salvezza di tutti e che il Vangelo deve essere predicato fino agli estremi confini della terra.
Gesù parla ad una donna.
Questo stupì non poco i suoi Discepoli. Il fatto che Gesù si fermi a parlare con la samaritana al pozzo di Sicar ci insegna la pari dignità che vi è tra l’uomo e la donna.
All’inizio del suo ministero pubblico, andando dalla Giudea verso la Galilea, Gesù prese la via che, attraverso la montagna, passa per la Samaria. Assetato per il lungo cammino, il Maestro divino domanda un po’ da bere a quella donna. A nessuno si poteva negare un bicchiere d’acqua; ma, per la parlata di Gesù, quella donna si accorse subito che colui che gli domandava da bere era giudeo. Si meravigliò che un giudeo si degnasse di farle simile domanda. Iniziò allora il dialogo.
L’Acqua viva della conversione.
In cambio di quella poca acqua necessaria per dissetarsi, Gesù promette “l’acqua viva”. L’acqua viva è l’acqua di sorgente, che zampilla, a differenza di quella di pozzo che è ferma. L’acqua viva simboleggia molto bene la grazia che scaturisce dal Cuore trafitto di Gesù. Di quest’acqua ha parlato la prima lettura di oggi; Dio disse a Mosè: «Tu batterai sulla roccia: ne uscirà acqua e il popolo berrà» (Es 17,6). Quella roccia simboleggiava Cristo Crocifisso, dal cui Costato trafitto uscì sangue e acqua, simbolo di grazia e di salvezza. Di quest’acqua ha parlato anche la seconda lettura di oggi, quando dice che «l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Rm 5,5).
Conclusione.
L’acqua è simbolo di grazia e purificazione, ed è importante notare come Gesù parlò di quest’acqua viva e parlò anche della situazione di peccato nella quale si trovava la donna samaritana, la quale conviveva con un uomo che non era suo marito. Un po’ per volta, Gesù volle portare quella donna alla conversione, e volle farle comprendere che ella aveva bisogno di una profonda purificazione. La donna si convertì al punto che corse nel villaggio per portare tutti a Gesù
Come quella donna, anche noi abbiamo avuto bisogno della grazia purificatrice. Questa grazia l’abbiamo ricevuta nel nostro Battesimo, con il quale ci è stato tolto il peccato originale. Il Battesimo si riceve una sola volta nella vita, mentre noi pecchiamo ogni giorno, e ogni giorno abbiamo bisogno di perdono e purificazione. Come la samaritana dobbiamo diventare missionari e portare i fratelli a Gesù.
Dopo il Battesimo, la grazia del perdono e della purificazione ci è offerta dal sacramento della Confessione. Questo Sacramento si può ricevere molte volte. La Chiesa ci fa obbligo di riceverlo almeno una volta all’anno. Si capisce però che ci è fortemente raccomandato di confessare i nostri peccati molto più spesso, ogni mese, o anche ogni settimana se ci è possibile. Facendo così, l’acqua della grazia ci purificherà continuamente.
La Madonna, Madre di Dio, si avvicina il 25 marzo quando sarà la festa dell’annunciazione, dell’incarnazione di Dio nel suo grembo, ci aiuti ad aprirci per ricevere l’acqua viva di Dio.