Il commento al Vangelo della domenica a cura di don Mauro Pozzi parroco della Parrocchia S. Giovanni Battista, Novara.
PARLA O SIGNORE
La vocazione del piccolo Samuele è una delle pagine più belle dell’Antico Testamento. La madre di Samuele lo aveva concepito dopo molti anni di matrimonio e tante preghiere, quando tutti pensavano che fosse sterile. Così la donna lo offrì al Signore portandolo ancora bambino al tempio perché servisse Dio e il sacerdote Eli. Il racconto della vocazione fa pensare a un fatto straordinario, perché il piccolo sente la voce di Dio, ma in realtà il Signore parla a ciascuno di noi nel cuore. Nessun uomo è un’isola, intero per se stesso, è un celeberrimo verso del poeta inglese John Donne, che esprime l’incompletezza dell’uomo solo e la reciproca dipendenza che ci lega. Il nostro cuore è inquieto perché cerca il suo completamento. Sant’Agostino nelle Confessioni, dice che lui si gettava con avidità sulle cose esteriori inseguendo una sazietà che non trovava mai, ma poi finalmente scoprì che nel cuore del suo cuore c’era l’unico amore che non tradisce mai, capace finalmente di colmare la sua solitudine. Samuele per tre volte non sa riconoscere il richiamo di Dio. Come accadde ad Agostino e come succede spesso a noi, anche lui brancola cercando di capire, credendo di trovare risposte dove non ci sono. Eli, benché non fosse uno stinco di santo, gli dà la dritta giusta: sta in silenzio e renditi disponibile. Il Signore non è un’astrazione, un concetto, è una persona da incontrare a da amare. Quando i discepoli di Giovanni incontrano Gesù, sono le quattro del pomeriggio. È un dettaglio in apparenza superfluo che però sottolinea il contesto assolutamente quotidiano in cui questo incontro avviene. Come dire che il Maestro entra nella nostra vita di ogni giorno, nella ferialità. Non è un’esperienza riservata ai mistici, né un miracolo. Dove abiti, gli chiedono e Gesù li invita ad andare a vedere e a trascorrere il pomeriggio con lui. Per conoscerlo bisogna frequentarlo, passare del tempo con lui, ascoltare le sue parole, avere cioè un rapporto personale. Io vorrei dire a tutti e specialmente a voi ragazzi, di fare come Samuele e come Andrea, di chiedere a Gesù questo incontro personale e quotidiano: portami a casa tua, parlami, io ti ascolto. Non preoccupatevi di come vi parlerà, non è necessario sentire la risposta con le orecchie, ma rendetevi disponibili, aprite il cuore, provate a fare un po’ di silenzio davanti a lui e l’incontro avverrà. Se ogni giorno gli facciamo posto, lo accogliamo, allora diventeremo suoi amici, lo conosceremo personalmente e capiremo anche cosa ci chiede, capiremo la nostra vocazione.
1 Sam 3, 3b-10.19
In quei giorni, Samuèle dormiva nel tempio del Signore… Allora il Signore chiamò: «Samuèle!» ed egli rispose: «Eccomi», poi corse da Eli e gli disse: «Mi hai chiamato, eccomi!». Egli rispose: «Non ti ho chiamato, torna a dormire!». Tornò e si mise a dormire. Ma il Signore chiamò di nuovo: «Samuèle!»; Samuèle si alzò e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Ma quello rispose di nuovo: «Non ti ho chiamato, figlio mio, torna a dormire!». In realtà Samuèle fino allora non aveva ancora conosciuto il Signore, né gli era stata ancora rivelata la parola del Signore… Allora Eli comprese che il Signore chiamava il giovane. Eli disse a Samuèle: «Vattene a dormire e, se ti chiamerà, dirai: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta”». Samuèle andò a dormire al suo posto. Venne il Signore, stette accanto a lui e lo chiamò come le altre volte: Samuèle, Samuèle!». Samuèle rispose subito: «Parla, perché il tuo servo ti ascolta». Samuèle crebbe e il Signore fu con lui…
Gv 1, 35-42
In quel tempo, Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbi – che, tradotto, significa maestro -, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui: erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa», che significa Pietro