Commento al Vangelo del 15 febbraio 2015 – don Mauro Pozzi

Il commento al Vangelo della domenica a cura di don Mauro Pozzi parroco della Parrocchia S. Giovanni Battista, Novara.

PURIFICAZIONE

L’invalidità e la malattia erano considerati una sorta di maledizione, un segno della presenza del peccato nel malato stesso o nella sua famiglia. Gli ebrei avevano orrore dell’impurità, che era normata dalla legge, e il contatto con persone, cibi o oggetti impuri era un peccato che andava lavato con una purificazione rituale. La lebbra poi era il male impuro per eccellenza. Il Levitico bandiva il lebbroso dalla società, costringendolo ad una vita miserabile e solitaria. Non solo, doveva anche avvertire della sua immonda presenza gridando: impuro, impuro!, al suo passaggio. Una condizione miserevole e umiliante. Nonostante ciò il lebbroso del vangelo osa avvicinarsi a Gesù per chiedergli di essere guarito. Questo ci insegna qualcosa. L’obiettivo del demonio, non è solo quello di tentare e indurre al peccato, ma in generale di allontanare da Dio. Quando ottiene di far cadere qualcuno subito approfitta del suo rimorso e gli suggerisce che è indegno, sporco, che la sua colpa è troppo grossa, imperdonabile. Si tratta di una tentazione subdola e pericolosa. Dio non vuole la morte del peccatore, tanto è vero che sacrifica suo figlio per riconciliare l’umanità, ed è contento quando il figliol prodigo torna sui suoi passi. Si fa festa in cielo quando un peccatore si converte (Lc 15,7) e dunque anche noi dobbiamo fare questo passo verso il Signore umilmente e senza paura. Il resto lo fa la compassione di Gesù, che non sa resistere alla preghiera di chi chiede il suo perdono. Infatti tende la mano e tocca l’intoccabile. Quello che è sporco e immondo per gli uomini non lo è per Dio! La sua misericordia è più grande della nostra. Il contatto con lui cancella la lebbra istantaneamente. La guarigione è totale, tanto del corpo che dello spirito, ma è la purificazione interiore che interessa a Gesù, mentre la salute fisica ha solo valore di segno, di conferma delle sue parole. Lo invita a presentarsi al tempio e a compiere i riti prescritti dalla legge, perché il perdono, anche se è solo di Dio, passa per le mani del sacerdote. La gioia di quell’uomo è però troppo grande e non riesce a tacere. Un incontro autentico con Gesù cambia la vita. Il passo successivo alla conversione, come ci suggerisce S. Paolo, è l’imitazione di Cristo. In questa giornata mondiale del malato, impariamo da Gesù la sua sollecitudine verso chi soffre. Ricordiamo che la sofferenza fisica è specchio di una grande sofferenza interiore e cerchiamo di imitarlo nell’andare incontro a chi è malato con lo stesso slancio che lo ha spinto a toccare chi doveva essere intoccabile.

Mc 1, 40-45
Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.
E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro».
Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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