Commento al Vangelo del 15 Agosto 2018 – p. Fernando Armellini

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Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di mercoledรฌ 15 Agosto 2018.

Assunzione B.V. Maria: Grandi cose compie in noi il Signore della vita

Maria รจ ricordata per lโ€™ultima volta nel Nuovo Testamento allโ€™inizio del libro degli Atti: in preghiera, circondata dagli apostoli e dalla prima comunitร  cristiana (At 1,14). Poi questa donna dolce e riservata esce di scena, silenziosa e discreta comโ€™era entrata e di lei non sappiamo piรน nulla; nei testi canonici non viene riferito dove abbia trascorso gli ultimi anni della sua vita e come abbia lasciato questa terra.

รˆ a partire dal VI secolo che si diffondono fra i cristiani numerose versioni di un unico tema, la Dormizione della Madonna.

Questi testi apocrifi tramandano una serie di notizie sugli ultimi giorni di Maria e sulla sua morte. Si tratta di racconti popolari, in gran parte romanzati, il cui nucleo originario perรฒ, risalente al II secolo e composto nellโ€™ambito della Chiesa Madre di Gerusalemme, contiene anche qualche informazione attendibile.

Dopo la Pasqua, Maria, con ogni probabilitร , visse a Gerusalemme, sul monte Sion, forse nella stessa casa in cui suo figlio aveva celebrato con gli apostoli lโ€™ultima cena.

Giunto per lei il momento di lasciare questo mondo โ€“ e qui inizia lโ€™aspetto leggendario dei racconti apocrifi โ€“ le apparve un messaggero celeste che le annunciรฒ il suo prossimo transito. Dalle terre piรน remote, gli apostoli, prodigiosamente trasportati su nuvole, giunsero al suo capezzale, conversarono teneramente con lei, rimanendole accanto fino al momento in cui Gesรน con una schiera di angeli venne a prendere la sua anima.

Accompagnarono poi il suo corpo in corteo fino al torrente Cedron e lรฌ lo deposero in un sepolcro scavato nella roccia. Questo รจ probabilmente un dettaglio storico. Fin dal I secolo, infatti, la sua tomba, nei pressi della grotta del Getsemani, รจ stata ininterrottamente venerata. Nel IV secolo fu isolata dalle altre e racchiusa in una chiesa.

Tre giorni dopo la sua sepoltura โ€“ e qui riprendono le notizie leggendarie โ€“ ecco comparire di nuovo Gesรน per prendere anche il suo corpo che gli apostoli avevano continuato a vegliare. Diede ordine agli angeli di portarlo sulle nubi e agli apostoli di accompagnarlo. Le nubi si diressero verso oriente, alla volta del paradiso e, giunte nel regno della luce, fra i canti degli angeli e i profumi piรน deliziosi, lo deposero accanto allโ€™albero della vita.

Questi dettagli romanzeschi non hanno evidentemente alcun valore storico, testimoniano perรฒ, attraverso immagini e simboli, lโ€™incipiente devozione del popolo cristiano per la madre del Signore.

La riflessione dei credenti sulla sorte di Maria dopo la morte ha continuato a svilupparsi lungo i secoli, ha portato alla fede nella sua assunzione e, il 1ยฐ novembre 1950, alla definizione pontificia: โ€œLโ€™Immacolata Concezione madre di Dio sempre vergine, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpoโ€.

Che significa questo dogma? Forse che il corpo di Maria non ha subito la corruzione o che solo lei e Gesรน si troverebbero in paradiso in carne ed ossa, mentre gli altri defunti sarebbero in cielo solo con la loro anima, in attesa del ricongiungimento con i loro corpi?

Questa concezione ingenua e grossolana dellโ€™ascensione di Gesรน e dellโ€™assunzione di Maria โ€“ oltre ad essere un retaggio della filosofia dualistica greca e a contraddire la Bibbia che considera lโ€™uomo unโ€™unitร  inscindibile โ€“ รจ positivamente esclusa da Paolo che, scrivendo ai corinti, chiarisce che non รจ il corpo materiale che risorge, ma โ€œun corpo spiritualeโ€ (1 Cor 15,44).

Il testo della definizione pontificia non parla di โ€œassunta in cieloโ€ โ€“ come se ci fosse stato uno spostamento nello spazio o un โ€œrapimentoโ€ del suo corpo dalla tomba verso la dimora di Dio โ€“ ma dice: โ€œassunta alla gloria celesteโ€.

La โ€œgloria celesteโ€ non รจ un luogo, ma una condizione nuova. Maria non รจ andata in un altro posto, portando con sรฉ le fragili spoglie che sono destinate a tornare polvere, non ha abbandonato la comunitร  dei discepoli che continuano a camminare pellegrini in questo mondo, ha mutato il modo di essere con loro, come ha fatto suo figlio nel giorno di Pasqua.

Maria โ€“ la โ€œserva del Signoreโ€ โ€“ รจ presentata oggi a tutti i credenti non come una privilegiata, ma come il modello piรน eccelso, come il segno del destino che attende ogni uomo che crede โ€œnellโ€™adempimento delle parole del Signoreโ€ (Lc 1,45).

Nel mondo si confrontano, in un drammatico duello, le forze della vita e della morte. Dolori, malattie, acciacchi della vecchiaia sono le schermaglie che annunciano lโ€™ultimo assalto dello spaventoso drago. Alla fine la lotta diventa impari e la morte agguanta sempre la sua preda.

Dio โ€œamante della vitaโ€ assiste impassibile a questa disfatta delle creature che hanno impressa in volto la sua immagine?

La risposta a questo interrogativo ci viene data oggi in Maria. In lei siamo invitati a contemplare il trionfo del Dio della vita.

Per interiorizzare il messaggio, oggi ripeteremo:
Nessun uomo tu abbandoni nel sepolcro, o Dio amante della vita.

Prima lettura (Ap 11,19; 12,1-6.10)
19 Allora si aprรฌ il santuario di Dio nel cielo e apparve nel santuario lโ€™arca dellโ€™alleanza. Ne seguirono folgori, voci, scoppi di tuono, terremoto e una tempesta di grandine.
12,1 Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle. 2 Era incinta e gridava per le doglie e il travaglio del parto.
3 Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; 4 la sua coda trascinava giรน un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra.
Il drago si pose davanti alla donna che stava per partorire per divorare il bambino appena nato.
5 Essa partorรฌ un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e il figlio fu subito rapito verso Dio e verso il suo trono.
6 La donna invece fuggรฌ nel deserto, ove Dio le aveva preparato un rifugio.
10 Allora udii una gran voce nel cielo che diceva:
โ€œOra si รจ compiuta
la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio
e la potenza del suo Cristoโ€.

La scena che si spalanca davanti agli occhi del veggente dellโ€™Apocalisse รจ grandiosa e oggi siamo invitati a contemplarla e a interpretarla.

Nel cielo, cioรจ, nel mondo di Dio compaiono due segni.

Il primo รจ qualificato come โ€œgrandeโ€: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle. รˆ incinta, grida per le doglie del parto e dร  alla luce un figlio.

Il secondo segno รจ un enorme drago rosso, un serpente gigantesco arrossato di sangue, dotato di forza spaventosa โ€“ simboleggiata da sette teste, dieci corna e sette diademi.

Con la coda trascina giรน dal cielo un terzo delle stelle e le precipita sulla terra. Poi si pone davanti alla donna che sta partorendo e tenta di divorargli il figlio appena nato. Ha fretta perchรฉ sa che questo bambino โ€œรจ destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferroโ€.

Dio interviene, prende il figlio e lo porta verso il cielo, mentre la donna cerca rifugio nel deserto ove rimane per tre anni e mezzo, alimentata dal Signore.

Scoppia allora una battaglia titanica. In cielo si affrontano da una parte Michele con i suoi angeli, dallโ€™altra il grande drago con i suoi angeli. Il grande drago, il serpente antico, colui che รจ chiamato diavolo, satana, seduttore di tutta la terra, รจ precipitato sulla terra e con lui sono precipitati anche i suoi angeli (vv. 7-9).

La scena di questo combattimento non รจ riportata dalla nostra lettura che conclude con il canto di vittoria, intonato in cielo da una voce misteriosa, al termine del terrificante scontro: โ€œOra si รจ compiuta la salvezza e il regno del nostro Dioโ€.

Dopo questo sguardo dโ€™insieme siamo in grado fare unโ€™analisi piรน dettagliata del brano.

Questa pagina รจ stata composta verso la fine del I secolo, in un momento difficile per le comunitร  cristiane tentate di apostasia a causa dei soprusi, delle angherie e della persecuzione cui erano sottoposte. Lโ€™autore si rivolge a loro in modo volutamente criptato per non incorrere nelle rappresaglie del potere. Ricorre a immagini e simboli che i suoi lettori โ€“ che conoscono lโ€™Antico Testamento โ€“ sanno immediatamente decodificare.

Ci chiediamo anzitutto chi รจ il figlio maschio che viene dato alla luce.

Il destino che lo attende e che รจ riferito con la citazione del Salmo 2,9 non lascia dubbi sulla sua identitร . In tutto il Nuovo Testamento colui che รจ chiamato a pascere tutte le genti con verga di ferro รจ sempre Cristo.

Se รจ lui il bambino che sta per nascere, allora la donna non puรฒ che essere Maria.

รˆ questa lโ€™interpretazione piรน semplice e immediata e difatti la Madonna รจ spesso raffigurata luminosa come il sole, con la luna sotto i piedi e una corona di dodici stelle sul capo.

In realtร  le comunitร  cristiane โ€“ che decifravano il simbolismo del testo alla luce dellโ€™Antico Testamento โ€“ non pensavano a Maria, ma al popolo di Dio che nella Bibbia รจ personificato dalla donna, sposa feconda del Signore, madre del messia.

Qui la donna raffigura la comunitร  cristiana, incarna il resto fedele di Israele.

รˆ rivestita di sole, astro che, per il suo fulgore e la sua magnificenza, era ritenuto il simbolo di tutto ciรฒ che รจ bello (Ct 6,10) e dello stesso Dio (Sl 84,12).

La comunitร  cristiana, amata dal Signore e colmata dei suoi doni piรน preziosi, รจ splendida perchรฉ in lei brilla una luce divina.

La luna era, presso i popoli dellโ€™antico Medio Oriente, il dio che, per le sue fasi di crescita e calo, era in rapporto con il mutare del tempo.

Nel nostro testo questo dioโ€‘luna รจ schiacciato dalla comunitร  dei credenti. Questa comunitร  non รจ soggetta ai condizionamenti del tempo, non รจ in balia delle vicissitudini di questo mondo transitorio perchรฉ รจ giร  nel mondo dellโ€™Eterno.

La corona sul capo indica il trionfo. Nella prospettiva di Dio, la chiesa ha giร  ottenuto la vittoria definitiva sul male. Le dodici stelle mettono in risalto la sua identitร : รจ il vero Israele che porta a compimento le promesse fatte ad Abramo.

Anche il secondo segno compare in cielo, cioรจ, nel mondo di Dio.

รˆ un enorme drago rosso che si oppone alla nascita del bimbo.

รˆ il simbolo di tutte le forze ostili a Dio che si incarnano nei centri di potere.

Hanno tre caratteristiche: sono perfetti nel progettare il male (hanno sette teste), sono mostruosi quanto a forza, ma non invincibili (hanno dieci corna), trionfano, ricevono da tutti onori e riconoscimenti (hanno sette diademi).

Queste strutture diaboliche si oppongono al bimbo fin dal giorno della sua nascita.

Va chiarito perรฒ che la nascita di Cristo cui fa riferimento il veggente dellโ€™Apocalisse non รจ il parto di Maria a Betlemme, ma la Pasqua. รˆ quello il momento in cui Cristo, nascendo dal sepolcro, รจ apparso al mondo come il messia di Dio.

Da subito le potenze del male si sono scagliate contro di lui, ma egli รจ irraggiungibile: il Padre lo ha accolto nella sua gloria.

Il drago ha la testa schiacciata โ€“ colpito a morte dalla forza divina del Risorto (Michele non รจ altri che lo stesso Dio) โ€“, รจ definitivamente sconfitto, ma ancora si dibatte e con la coda riesce a trascinare sulla terra un terzo delle stelle del cielo.

Queste non rappresentano gli angeli, ma i cristiani dellโ€™Asia minore i quali, sconvolti e disorientati, non resistono alle seduzioni del maligno, rinnegano la loro fede e abbandonano in gran numero le loro comunitร .

La donna che fugge e cerca rifugio nel deserto รจ il popolo di Dio che non ha ceduto alle lusinghe e alla forza del drago.

Il Signore la mette alla prova, come ha fatto con Israele, la colloca nella condizione in cui puรฒ mostrare a Dio lโ€™autenticitร  del suo amore e non lโ€™abbandona, la assiste con la sua manna: il pane della Parola e dellโ€™Eucaristia.

Milleduecentosessanta giorni corrispondono a tre anni e mezzo, il tempo che โ€“ secondo il profeta Daniele (Dn 7,25) โ€“ indica la durata di una persecuzione molto dolorosa, ma breve.

A questo punto una conclusione si impone: se il bambino รจ Cristo e la donna non รจ Maria, ma la comunitร  dei credenti, allora il figlioโ€‘Cristo nasce dalla chiesa.

รˆ proprio cosรฌ, ed รจ questo il messaggio commovente che lโ€™autore vuole far giungere ai cristiani scoraggiati delle sue comunitร . Li invita a prendere coscienza della loro sublime identitร . Giorno dopo giorno, con fatica, dolore e in mezzo a prove di ogni genere, stanno dando alla luce lโ€™uomo nuovo, Cristo, nella storia del mondo.

Paolo era consapevole di questa missione materna quando scriveva ai galati: โ€œFiglioli miei per voi io soffro ripetutamente le doglie del parto, finchรฉ Cristo prenda consistenza in voiโ€ (Gal 4,19).

Le violenze, le menzogne, le crudeltร  fanno soffrire, ma non possono spaventare il credente perchรฉ non sono presagi di morte, ma ineluttabili doglie di un difficile parto.

Se la donna non รจ Maria, ma la comunitร , come mai la liturgia ci propone questo brano nella festa dellโ€™Assunta?

Tutti i testi โ€“ sia dellโ€™Antico che del Nuovo Testamento โ€“ in cui si parla del popolo fedele a Dio possono essere giustamente riferiti a Maria perchรฉ รจ da lei che รจ nato il Messia, รจ lei la donna-Israele.

Lโ€™invito che oggi ci viene rivolto รจ di guardare a lei, al modo come ha portato a compimento la sua missione di madre. Rispecchiandosi in lei la chiesa scopre la propria identitร  di generatrice del Cristo totale, di Colui che ricapitolerร  in sรฉ tutto il creato

Il canto finale โ€œOra si รจ compiuta la salvezzaโ€ รจ un invito alla speranza. Malgrado lo strapotere che ancora ostentano le forze del male, il credente sa che il drago รจ giร  stato sconfitto dalla โ€œpotenza di Cristoโ€; i suoi colpi di coda saranno ancora terrificanti, ma la testa รจ stata schiacciata โ€“ come Dio aveva predetto, fin dallโ€™inizio del mondo (Gn 3,15).

Seconda lettura (1 Cor 15,20-26)
20 Ora, invece, Cristo รจ risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti.
21 Poichรฉ se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrร  anche la risurrezione dei morti; 22 e come tutti muoiono in Adamo, cosรฌ tutti riceveranno la vita in Cristo.
23 Ciascuno perรฒ nel suo ordine: prima Cristo, che รจ la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo; 24 poi sarร  la fine, quando egli consegnerร  il regno a Dio Padre, dopo aver ridotto al nulla ogni principato e ogni potestร  e potenza.
25 Bisogna infatti che egli regni finchรฉ non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi.
26 Lโ€™ultimo nemico ad essere annientato sarร  la morte.

I cristiani di Corinto erano fermamente convinti che Cristo fosse risorto. Tuttavia, alcuni di loro incontravano serie difficoltร  ad ammettere la risurrezione di tutti i defunti. Quello di Gesรน โ€“ ritenevano โ€“ costituiva un caso particolare ed esclusivo, era una specie di eccezione al destino di morte che accomuna tutti gli uomini.

รˆ a queste persone dubbiose che si rivolge Paolo nellโ€™ultima parte della sua lettera: โ€œSe non cโ€™รจ risurrezione dei morti โ€“ dice โ€“ neanche Cristo รจ risortoโ€ (1 Cor 15,13).

Il suo ragionamento รจ semplice: se Cristo non รจ riuscito a sconfiggere completamente il piรน terribile dei suoi avversari, allora non รจ lui il Signore dellโ€™universo, ma il suo nemico, la morte. รˆ lei la dominatrice.

A questo punto inizia la nostra lettura con unโ€™affermazione solenne: la risurrezione di Cristo non รจ unica, ma รจ la primizia cui segue lโ€™abbondante raccolto, rappresentato dallโ€™intera umanitร .

Cristo non ha eliminato la morte biologica: lโ€™organismo dellโ€™uomo, come quello di ogni essere vivente, si logora e finisce per consumarsi. Ha vinto la morte privandola del suo pungiglione letale (1 Cor 15,55), trasformandola in una nascita.

รˆ questa la vittoria che cantiamo nella notte di Pasqua.

Oggi celebriamo la liberazione dalla morte operata da Dio in Maria. Facciamo festa perchรฉ in lei contempliamo lโ€™alba della nuova umanitร , perchรฉ ciรฒ che Dio ha realizzato in lei รจ il destino che attende tutti noi.

Vangelo (Lc 1,39-56)
39 In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una cittร  di Giuda. 40 Entrata nella casa di Zaccaria, salutรฒ Elisabetta. 41 Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultรฒ nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo 42 ed esclamรฒ a gran voce: โ€œBenedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43 A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? 44 Ecco, appena la voce del tuo saluto รจ giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. 45 E beata colei che ha creduto nellโ€™adempimento delle parole del Signoreโ€.

46 Allora Maria disse:
โ€œLโ€™anima mia magnifica il Signore
47 e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
48 perchรฉ ha guardato lโ€™umiltร  della sua serva.
Dโ€™ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
49 Grandi cose ha fatto in me lโ€™Onnipotente
e Santo รจ il suo nome:
50 di generazione in generazione la sua misericordia
si stende su quelli che lo temono.
51 Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
52 ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
53 ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato a mani vuote i ricchi.
54 Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
55 come aveva promesso ai nostri padri,
ad Abramo e alla sua discendenza,ย  per sempreโ€.
56 Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornรฒ a casa sua.

Di fronte allโ€™evidenza della morte e della corruzione di un corpo nel sepolcro, ci vuole molto coraggio per credere che il Signore รจ il Dio della vita e per sperare in una vita oltre la vita.

Nella festa di oggi ci viene additata come modello colei che si รจ sempre fidata di Dio.

Elisabetta la proclama beata perchรฉ โ€œha creduto nellโ€™ademยญpimento delle parole del Signoreโ€ (v. 45). A lei Maria risponde elevando un inno di lode al Signore.

Ogni sera la comunitร  cristiana lo canta alla conclusione dei vespri, per mantenere vivo in tutti i fedeli, forse turbati dalle vicissitudini della giornata, lo sguardo di fede con cui Maria ha saputo leggere gli eventi della sua vita e la storia del suo popolo.

Inizia con un grido di esultanza: โ€œLโ€™anima mia magnifica il Signoreโ€ (v. 47).

Letteralmente lโ€™espressione suona: โ€œIo rendo grande il Signoreโ€.

Il nostro cuore tende a farcelo immaginare piccolo, lo modella a misura delle nostre meschinitร  e grettezze: un Dio generoso con i buoni e irato, giustiziere implacabile con chi trasgredisce i suoi ordini, proprio come siamo noi.

Maria ha uno sguardo puro, ha fatto lโ€™esperienza dellโ€™immensitร  dellโ€™amore di Dio, ha capito che egli fa spuntare il suo sole sui malvagi e sui buoni, per questo prova il bisogno incontenibile di proclamare la sua grandezza.

Chi assimila lo sguardo di Maria e scopre che il Signore ama lโ€™uomo senza condizioni esulta โ€“ come lei โ€“ in Dio suo salvatore. รˆ lieto perchรฉ la salvezza non dipende dalle sue capacitร  e opere buone, ma รจ ancorata alla indefettibile fedeltร  di Dio.

Questa certezza pone fine alle ansie che sono risvegliate dalla volontร  di costruirsi una propria perfezione ed รจ sorgente di serenitร  interiore, di pace, di gioia sconfinata.

Dopo aver magnificato il Signore, Maria chiarisce il motivo per cui innalza a lui un inno di lode: perchรฉ egli ha guardato allโ€™umile condizione della sua serva (v. 48).

Lo sguardo di Dio non รจ attirato dalle qualitร  morali e dalle virtรน dellโ€™uomo, ma dalla sua povertร , dal suo bisogno di essere arricchito dei doni del cielo.

Maria sa di essere una donna stupenda, ma non ha motivo di vanto, รจ cosciente di non avere alcun merito e riconosce che tutto in lei รจ dono gratuito del Signore.

Allโ€™angelo dellโ€™annunciazione aveva detto: Eccomi, sono la serva del Signore; nel suo canto di lode ritorna sulle sue labbra lโ€™autopresentazione: sono la serva.

รˆ il titolo dโ€™onore che la Bibbia riserva a coloro che hanno posto la loro vita a disposizione di Dio.

Le generazioni la proclameranno beata perchรฉ, guardando a lei, coloro che sono disprezzati per la loro condizione penosa, fisica o morale, cesseranno di sentirsi degli sconfitti e dei rifiutati da Dio. Si renderanno conto di essere nella condizione ideale per divenire i destinatari delle tenerezze del Signore.

Grandi cose ha compiuto in me il Potente (v. 49). Grandi cose รจ lโ€™espressione con cui la Bibbia presenta gli straordinari interventi di Dio: โ€œEgli fa cose grandi e incomprensibili,ย  meraviglie senza numeroโ€ (Gb 5,9).

Egli non รจ lโ€™onnipotente che puรฒ fare ciรฒ che vuole, รจ il Potente che, rispettoso delle leggi del creato e della libertร  dellโ€™uomo, riesce sempre a compiere prodigi dโ€™amore inattesi e sorprendenti.

Inizia ora la seconda parte del canto (vv. 50-55) in cui Maria passa in rassegna le meravigliose opere dโ€™amore del Signore.

Chiarisce anzitutto come mai egli รจ cosรฌ attento e premuroso. Egli distribuisce generosamente i suoi benefici perchรฉ รจ misericordioso: La sua misericordia si estende di generazione su quelli che lo temono (v. 50).

Misericordioso per noi รจ colui che si commuove di fronte alle disgrazie, al dolore, alla condizione del povero e di chi รจ colpito da sventure. Eppure, questo sentimento sarebbe vano se non muovesse a intervenire in favore di chi รจ bisognoso di aiuto.

Nella Bibbia Dio si ย presenta come โ€œmisericordioso e clementeโ€ (Es 34,6) e i termini ebraici che vengono impiegati non esprimono solo unโ€™emozione intensa ed profonda โ€“ quella che la mamma prova per il figlio che porta in grembo โ€“ ma anche lโ€™azione che questo sentimento determina, lโ€™impulso irresistibile a soccorrere la persona amata.

Lungo i secoli coloro che temono il Signore โ€“ cioรจ coloro che si sono fidati di lui e della sua parola โ€“ hanno sempre sperimentato la sua tenerezza e le sue premure.

Il canto prosegue elencando sette interventi salvifici di Dio.

Ha mostrato la forza del suo braccio (v. 51).

La Bibbia accenna spesso al braccio di Dio, simbolo della forza con cui egli interviene per liberare oppressi, proteggere deboli, tutelare chi subisce soprusi.

Maria conosce la storia del suo popolo e ricorda che il Signore รจ andato in Egitto a scegliersi Israele โ€œcon prove, segni, prodigi e lotte, con mano potente e braccio tesoโ€ (Dt 4,34).

Non viene nemmeno sfiorata dal dubbio che il male possa avere la meglio sul bene, la menzogna sulla veritร , la prevaricazione sulla rettitudine, la prepotenza sulla mitezza. Sa che il braccio del Signore tiene saldamente in mano i destini del mondo e la vita di ogni uomo.

Ha disperso gli arroganti (v. 51). Con questo termine la Bibbia indica gli insolenti, coloro che si disinteressano di Dio, parlano con alterigia e guardano tutti dallโ€™alto in basso.

Il Signore โ€“ promette Maria โ€“ li disperde.

Non รจ lโ€™invito ad attendere pazientemente che Dio intervenga per abbattere e ridurre a oggetto di scherno i prevaricatori. Il Signore non trionfa umiliando chi si fa beffe di lui, ma rivolge la sua parola di padre e converte con il suo amore. รˆ il mondo nuovo che Maria annuncia, il mondo dal quale sono dispersi โ€“ sono fatti scomparire โ€“ altezzosi e prepotenti. Tutti sono mutati in umili servi dei loro fratelli.

Ha rovesciato i potenti dai troni e ha elevato i miseri (v. 52).

La storia insegna che i forti hanno sempre dominato e i deboli sono stati soggiogati. Maria lo sa. Appartiene a un popolo tiranneggiato dai grandi imperi. Ora โ€“ assicura โ€“ Dio si รจ schierato dalla parte dei poveri e ha messo in atto una rivoluzione, ha ribaltato i rapporti di forza: i potenti sono rovesciati e i miseri elevati.

รˆ forse giunto il momento della vendetta? Con lโ€™aiuto di Dio i deboli alzeranno la testa, conquisteranno il potere e assoggetteranno coloro che li hanno vessati?

Se fosse questo il risultato dellโ€™intervento divino, non assisteremmo ad un evento nuovo, ma solo alla sostituzione di una classe di sfruttatori con un altra.

Dio non entra nella storia per recitare la parte del protagonista in quel copione dissennato che, da sempre, gli uomini hanno messo in scena. Non interviene con forza per cambiare gli attori, ma per introdurre un copione completamente diverso.

รˆ finita la commedia in cui ci si accanisce per salire in alto e spadroneggiare. Ora si compete per scendere in basso, per divenire servi per amore, per farsi pane per chi ha fame. Grande e degno di onore non รจ piรน chi รจ assiso in trono, ma chi sta in basso e risponde con gioia alle richieste di chi ha bisogno di lui.

Questa รจ la vera novitร : un cuore nuovo donato a tutti, un cuore come quello di Cristo, un cuore di servi.

Unโ€™umanitร  cosรฌ non la vedremo mai?

Maria รจ cosรฌ certa che Dio la costruirร  che parla al passato โ€“ ha rovesciato, ha elevato โ€“ come se questa prodigiosa trasformazione del mondo fosse giร  realizzata.

Lei ricorda, ha tenuto ben in mente la parola del messaggero celeste: โ€œNulla รจ impossibile a Dioโ€ (Lc 1,37).

Ha colmato di beni gli affamati e ha mandato vuoti i ricchi (v. 53).

โ€œDel Signore รจ la terra e quanto contiene, lโ€™universo e i suoi abitantiโ€ (Sl 24, 1).

Se tutto appartiene a Dio, gli uomini non sono padroni di nulla, sono ospiti, commensali alla mensa che il Padre munifico ha imbandito per i suoi figli. Egli largisce i suoi doni affinchรฉ tutti ne siano egualmente partecipi; chi li accumula per sรฉ, chi rifiuta di condividerli si appropria di beni non suoi, commette un furto.

La cupidigia โ€“ radice di tutti i mali (1 Tm 6,10) โ€“ induce ad accaparrarsene piรน del necessario e ad arricchire. Da questa bramosia insaziabile, derivano ingiustizie, ineguaglianze, discriminazioni e un mondo in contrasto con i disegni di Dio.

Maria vede sorgere un mondo nuovo, un mondo in cui i commensali condividono ciรฒ che il Padre mette gratuitamente a loro disposizione, un mondo dove tutti sono sazi di pane, di libertร  e di amore.

Ha un messaggio di speranza anche per i ricchi: Dio li rimanda vuoti.

Non รจ una minaccia di castigo, รจ un annuncio di salvezza.

I beni che hanno accumulato โ€“ spesso anche con estorsioni e rapine โ€“ sono stati per loro fonte di piaceri, ma anche di affanni e inquietudini; sono divenuti una zavorra ingombrante, un fardello che ha appesantito i loro cuori, rendendoli insensibili ai bisogni dei fratelli.

Dio li rimanda vuoti, li alleggerisce dal peso delle ricchezze, ammonendoli che โ€œnulla abbiamo portato in questo mondo e nulla possiamo portare viaโ€ (1 Tm 6,7), facendo loro comprendere che โ€œanche se uno รจ nellโ€™abbondanza, la sua vita non dipende dai suoi beniโ€ (Lc 12,15) e convincendoli che โ€œcโ€™รจ piรน gioia nel dare che nel ricevereโ€ (At 20,35).

Il canto si chiude con una riflessione sulla fedeltร  di Dio alle promesse fatte ai patriarchi e a Davide (vv. 54-55).

Israele รจ un popolo che ricorda. Il Signore lo invita spesso a non dimenticare le meraviglie da lui operate e le promesse fatte agli antichi padri (Dt 4,9; 7,18).

Anche Maria โ€“ figlia di questo popolo โ€“ ricorda ed รจ certa che Dio non dimentica il giuramento fatto ad Abramo e alla sua discendenza.

Il figlio che porta in grembo รจ la risposta fedele di Dio agli impegni che ha preso con il suo popolo.

Non solo ora, ma per sempre, per lโ€™eternitร  โ€“ assicura Maria โ€“ Dio rimarrร  fedele. Egli non verrร  mai meno al suo patto dโ€™amore con lโ€™uomo e, di certo, non lo abbandonerร  neppure nella morte.

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[accordion title=”Chi รจ Fernando Armellini” load=”hide”]Ha conseguito la licenza in Teologia presso la Pontificia Universitร  Urbaniana e in Sacra Scrittura presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma.
Ha perfezionato gli studi di storia, archeologia biblica e lingua ebraica presso lโ€™Universitร  di Gerusalemme.
Per alcuni anni รจ stato missionario in Mozambico.
Attualmente insegna sacra Scrittura, รจ accreditato conferenziere in Italia e allโ€™estero ed รจ autore di commenti alle Sacre Scritture.[/accordion]
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