Commento al Vangelo del 15 agosto 2017 – Fraternità Gesù Risorto

Nella preghiera, con cui ho raccolto e presentato a Dio Padre tutti i vostri desideri e la vostra adorazione, risuonano queste parole: “Fa’ che viviamo in questo mondo costantemente rivolti ai beni eterni”, per condividere la gloria “dell’immacolata Vergine Maria”. Al nostro Padre possiamo chiedere il compimento della nostra vita, cioè la gloria. Oggi lo vediamo realizzato per la madre di Gesù: lui stesso ha voluto che ella amasse anche noi come ha amato lui. A lei è stato dato di partecipare alla gloria del Figlio suo. Io mi chiedo sempre cosa significhi la parola «gloria», perché c’è il rischio costante di fraintenderla con una gloria fasulla. E mi fa bene ricordarmelo esplicitamente: con «gloria» intendiamo tutto ciò che ci manifesta la bellezza e la grandezza di Dio, cioè il suo amore. Maria è vissuta manifestando, con la fedeltà dei suoi piccoli e grandi servizi, l’amore del Padre al Figlio; ora il Padre lo riconosce accogliendola in cielo al di sopra degli angeli e al di sopra di tutti i suoi servi, i patriarchi e i profeti. Oggi noi godiamo di questa gara di amore e chiediamo di potervi partecipare. Chiediamo cioè di poter vivere l’amore a Gesù che soffre e muore, di vivere senza interruzione l’amore a Gesù amando gli uomini, tutti amati da Dio.

Il brano del vangelo ci immerge nella contemplazione di una scena di amore pratico, amore vissuto a tutti i livelli. È proprio Maria la protagonista di questo gesto di amore impegnativo. Ella, saputo che la sua parente anziana avrebbe avuto un figlio, corre lontano ad aiutarla, e l’aiuta non per due giorni, ma per tre mesi. Il primo aiuto che le offre è quello di vivere con lei la lode di Dio. E insieme si confidano le caratteristiche della loro fede e condividono la loro obbedienza ai disegni del Padre. Si aiutano l’una l’altra a portare il mistero di cui sono divenute serve privilegiate. Amandosi reciprocamente, Maria con i servizi domestici, Elisabetta con la sua comprensione e simpatia spirituale, si fanno sostegno l’una dell’obbedienza dell’altra. E prende consistenza la loro gioia.

Nel clima di amore tenero e forte che le due madri si donano, vivono e crescono i due figli presenti in loro. Giovanni Battista e Gesù godono della lode di Dio che le due madri vivono praticamente: l’amore che si donano e il canto che si sprigiona dal loro cuore uniscono i due figli in un’esperienza unica, già quasi di paradiso.

Il cantico di Maria, che ella portava nel cuore e che continuava a portar frutto di gioia, è infatti quello che si ripete ogni giorno con la voce dei credenti. È il canto che introduce la Chiesa al calar del giorno per preparare il cuore dei fedeli ad affrontare ogni notte. È il canto che accompagna la Chiesa incamminata verso il cielo. È il canto che ci fa già ora godere la bellezza del paradiso, dove lo canteremo accompagnati dalla voce della Madre! Con questo canto sulle labbra ella ci attende. Abbiamo infatti pregato di poter condividere con la Madre “la sua stessa gloria”. E Dio ci ha ascoltati. Maria ci aspetta nella gioia. La sua gioia ci contagia. La sua gioia ci aiuta a tenere il nostro sguardo fisso là dove il Figlio suo ci prepara il posto. Abbiamo pregato infatti: “Fa’ che viviamo in questo mondo costantemente rivolti ai beni eterni”.

La festa di oggi è un dono che riceviamo perché questa preghiera sia esaudita. Da questo mondo, che è sempre “una valle di lacrime”, i nostri occhi si staccano per vedere e contemplare con amore e desiderio “i beni eterni”. La presenza della nostra Madre là dove i beni eterni sono, non solo desiderati e attesi, ma già goduti, ci incoraggia e ci stimola. Coltiveremo anche noi l’amore per Gesù per viverlo come lo ha vissuto lei in ogni piccolo fatto, in tutti gli incontri, anche in mezzo ai rumori e alle distrazioni.

Ci sarà valido aiuto ripetere il cantico della madre: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore”!

A cura della Casa di Preghiera S.Maria Assunta – Tavodo  -Via della Pieve, 3 – 38078 SAN LORENZO DORSINO – TN

LEGGI IL BRANO DEL VANGELO

Lc 1, 39-56
Dal Vangelo secondo Luca

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Allora Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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