Commento al Vangelo del 15 agosto 2015 – padre Antonio Rungi

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Il commento di padre Antonio Rungi al Vangello della Solennità di Maria SS.ma Assunta in cielo, domenica 15 agosto 2015.

Maria, giardino di Dio, dove attende tutti i suoi figli

La solennità dell’Assunzione dal cielo della Madonna, in anima e corpo, ci porta istintivamente a pensare al Paradiso. In fondo, il paradiso non è altro il giardino di Dio, dove tutti i fiori più belli vengono accolti e costituiscono l’armonia dell’insieme nell’eternità di Dio. In questo giardino eterno, nel santo paradiso, vi è entrata in anima e corpo, unico caso nella storia della salvezza, la Vergine Maria, assunta alla gloria del cielo con la sua anima e con la sua corporeità. Lei ha dato inizio a quel paradiso, dove un giorno, ci auguriamo possiamo entrare anche noi suoi devoti e suoi figli amatissimi. Maria, infatti, è il tramite più naturale per portarci a Gesù e farci entrare nell’eternità. Per poi uomini pellegrini sulla terra, nel mistero dell’Assunzione al cielo della Vergine Santa, si apre una chiara prospettiva di salvezza eterna nella duplice dimensione spirituale e corporale, per cui la persona umana, nella sua integrità va amata e rispettata, dal momento del concepimento al sua naturale termine che è sorella morte, come la definiva San Francesco d’Assisi. San Giovanni Damasceno, anticipando il dogma dell’Assunzione della Madonna, proclamato da Pio XII, nel 1950, così scriveva: «Colei che nel parto aveva conservato illesa la sua verginità doveva anche conservare senza alcuna corruzione il suo corpo dopo la morte. Colei che aveva portato nel suo seno il Creatore, fatto bambino, doveva abitare nei tabernacoli divini. Colei, che fu data in sposa dal Padre, non poteva che trovar dimora nelle sedi celesti. Doveva contemplare il suo Figlio nella gloria alla destra del Padre, lei che lo aveva visto sulla croce, lei che, preservata dal dolore, quando lo diede alla luce, fu trapassata dalla spada del dolore quando lo vide morire. Era giusto che la Madre di Dio possedesse ciò che appartiene al Figlio, e che fosse onorata da tutte le creature come Madre ed ancella di Dio». Un altro padre della Chiesa, san Germano di Costantinopoli, che aveva intuito in anticipo questa verità di fede scriveva: «Tu, come fu scritto, sei tutta splendore (cfr. Sal 44, 14); e il tuo corpo verginale è tutto santo, tutto casto, tutto tempio di Dio. Per questo non poteva conoscere il disfacimento del sepolcro, ma, pur conservando le sue fattezze naturali, doveva trasfigurarsi in luce di incorruttibilità, entrare in una esistenza nuova e gloriosa, godere della piena liberazione e della vita perfetta».

[ads2] Il padri e il magistero della Chiesa, nell’affermare questa verità di fede si rifanno ai testi biblici e a tutta la storia di questa donna unica e irripetibile nella storia dell’umanità e della salvezza, a partire da quel Si che Maria ha detto all’Angelo nel momento dell’Annunciazione. Testi che in questa solennità dell’Assunta ci aiutano a capire ulteriormente il senso di questa celebrazione e di questo mistero della fede, che anche mistero del santo rosario che preghiamo nella corona dei misteri della gloria. Il libro dell’Apocalisse che oggi leggiamo ci fa immergere con il pensiero, la mente e la meditazione nella gloria del cielo. In esso leggiamo: Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto… Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e suo figlio fu rapito verso Dio e verso il suo trono”. Questo testo più di carattere escatologico ed ecclesiologico, i biblisti lo attribuiscono anche alla figura luminosa di Maria, la Madre di Gesù, la donna che genera alla vita terrena il Figlio di Dio, il Salvatore del Mondo, il Redentore, il Re dei Re. Lei Madre del Re dei Re, è anche la Regina di tutto il Regno di amore, giustizia, verità che Gesù Cristo è venuto ha impiantare sulla terra, nell’attesa della Pasqua senza fine, quando, nel giudizio universale anche i morti risorgeranno per sempre per una vita eterna. Sempre l’Apocalisse ci rammenta che dopo il parto, la donna invece fuggì nel deserto, dove Dio le aveva preparato un rifugio. E di uno speciale cammino ed itinerario mariano leggiamo nel vangelo di questa solennità, che è quello della visitazione, che è cammino di amore, di carità, di accoglienza, di servizio generoso della Madonna verso la sua cugina Elisabetta., Infatti, l’evangelista Luca, il grande devoto, scrittore e pittore di Maria, scrive in questo bellissimo testo: “In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». Il che sta a significare il senso più vero della devozione mariana che ogni discepolo di Gesù, ogni vero cristiano deve alimentare quotidianamente non solo con le devozioni personali, ma con la preghiera mariana per eccellenza che è il santo Rosario. Si va in paradiso e si alimenta la speranza di una risurrezione finale per la vita, se sull’esempio di Maria viviamo l’amore e la carità verso Dio e verso i fratelli, con la mente sempre fissa sui beni eterni e non sulle cose terrene che passano e svuotano di senso la nostra esistenza. Cristo nella sua risurrezione ha vinto al morte e Lui la primizia dell’umanità nuova risorta. Dopo Gesù nella scala dei valori, di chi conta, dopo la santissima Trinità, c’è proprio Lei, la Madonna, la Madre di Dio e Madre nostra che Gesù ha voluto associata a se nella vita terrena e nell’eternità, nella totalità della sua persona. Ecco perché Gesù ha preso tra le sue braccia la sua mamma, Maria, come Lei lo prese tra le sue braccia, quando venne alla luce in questo mondo, nel suo grembo verginale, per opera dello Spirito Santo, e l’ha portata con se nel giardino del Paradiso, dove questo fiore unico, splendente di ogni luce, attende tutti noi e prega il suo figlio, perché nessuno dei suoi figli vada perduto nel giardino della morte eterna, ma tutti arrivino al giardino di Dio, ala giardino della vita eterna. Sia questa la nostra preghiera nel giorno in cui eleviamo il nostro sguardo al cielo, dove Maria è stata assunta e proclamata Regina degli Angeli e dei Santi.

Vergine Santissima,
Madre del monte della preghiera,
salga a te dal nostro cuore
l’umile supplica di chi in Te
ripone speranza e gioia.

Nelle afllizioni della vita,
nella valle di tante lacrime umane,
Tu ci inviti a salire la santa montagna

della fede, della speranza e della carità.

Vergine del monte della gioia,
fa’ che gli uomini di questa martoriata terra;
assetati di vera felicità;
possano incontrare Cristo,
il Verbo di Dio fatto uomo

nel tuo grembo purissimo ed immacolato.

Maria, Vergine del monte della meditazione,
insegnaci ad amare il silenzio,
la preghiera ed il raccoglimento,
ponendo al centro della nostra esistenza
Gesù Cristo, la Parola del Dio vivente
uscita dal silenzio per parlare agli uomini

dell’infinito Amore delle Tre Santissime Persone.

Vergine del monte della perfetta letizia
comunicaci la gioia di stare con Cristo,
in questa vita piena di contraddizioni e croci.
Proteggici dalle mille difficoltà e dai pericoli
che incombono su questa umanità,
che non riesce a costruire un mondo
d’amore e di pace.

Vergine della Santa Montagna
attira a Te i cuori induriti,
senza amore e senza Dio.
Fa’ che ogni uomno e donna
di questa problematica terra
possa sperimentare il tuo stesso amore

con il quale ti sei donata al Tuo e nostro Signore. Amen.

(preghiera di padre Antonio Rungi) | via Qumran

Vangelo di  Luca

  • Colore liturgico: bianco
  • Ap 11,19;12,1-6.10; Sal 44; 1Cor 15, 20-26; Lc 1, 39-56.

Lc 1, 39-56
Dal Vangelo secondo Luca

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Allora Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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