12PORTE del 4 novembre 2010 – XXXIII domenica del tempo ordinario.
Lc 21, 5-19
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».
Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.
Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.
Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
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Bisogna fare una premessa importante, per comprendere il brano evangelico di questa domenica. Gesù è arrivato da qualche giorno a Gerusalemme. Ha già compiuto il suo ingresso messianico, acclamato dalle folle, quello che noi ricordiamo nella liturgia delle domenica delle Palme.
Il suo tradimento e la sua uccisione, sono questione di giorni, poche ore ancora.
Gesù ne è profondamente consapevole. I suoi discepoli sono rapiti dalla bellezza e dalla imponenza del Tempio di Gerusalemme, la Casa di Dio in mezzo al suo popolo. Per gli Ebrei, il Tempio era una certezza. Israele avrebbe potuto subire ogni sventura a causa dei suoi tradimenti e della sua infedeltà, ma nel Tempio di Gerusalemme sapeva di poter sempre trovare il perdono e la benedizione di Dio.
Possiamo immaginare lo sconcerto di chi ascoltava Gesù, che, in modo profetico e incredibilmente realistico, annunciava l’imminente e definitiva distruzione di questo edificio, l’unico luogo che per la fede di Israele poteva esser definito sacro, di lì a pochi anni. Cosa che avvenne nell’assedio delle truppe romane del 70 dopo Cristo.
“La fine del Tempio è la fine del mondo”… ne erano convinti gli ebrei, perché senza Tempio, senza luogo dell’incontro con l’Altissimo e inaccessibile Dio, il mondo non aveva più senso di esistere.
Ecco perché le domande angosciate che vengono rivolte a Gesù riguardano in realtà la fine del mondo.
La risposta di Gesù rifugge da qualsiasi indicazione cronologica: in un istante senza tempo, Gesù vede passare davanti a sé la storia del mondo, soprattutto la storia dei suoi discepoli, della sua Chiesa.
Vi saranno (…) terremoti, carestie e pestilenze.
metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno (…) a causa del mio nome. (…) e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome.
Ripeto: sono poche parole nelle quali Gesù non fa riferimento a qualche episodio in particolare, ma in queste parole c’è tutta la storia dell’umanità e della Chiesa.
I cristiani staranno freschi se penseranno di potersi sistemare indisturbati in questo mondo. C’è una incompatibilità tra il regno di Dio e la logica di questo mondo, che segnerà una prova continua e a tratti anche molto dolorosa per i credenti.
Ma il mondo, no: non resterà senza un Tempio. Sarà Gesù Cristo, il suo corpo distrutto e riedificato il terzo giorno, il nuovo e definitivo Tempio, casa dell’incontro con Dio, luogo della misericordia e del perdono, possibilità di accesso al quel Regno, che Gesù ha chiaramente, “non è di questo mondo”.