Farsi prossimo
Siamo alle ultime disposizioni dettate da Mosรจ prima dellโentrata nella terra promessa, dalla quale lui perรฒ rimarrร escluso. Il โDeuteronomio/gr. Deuteronomion/Seconda Legge/ebr. Debฤrรฎm/Paroleโ) riporta alcuni suoi lunghi discorsi, frutto della rielaborazione che di quelle tradizioni si fecero a piรน ondate nella terra di Israele prima, durante e dopo lโesilio babilonese.
Dt 29,1โ30,20 contiene le ultime disposizioni di Mosรจ e lโalleanza in Moab, e si concludono con lโinvito a scegliere la vita (30,15-20). I versetti precedenti (Dt 30,1-14) sono incentrati invece sulla comunione esistente fra YHWH e il suo popolo, una comunione da approfondire e da mantenere sempre vitale. Dopo la promessa di feconde benedizioni (30,1-10), seguono i versetti dedicati alla riflessione sulla Torah/Legge.
Comando e Parola
Mosรจ รจ salito al monte Sinai fra manifestazioni meteorologiche spaventose per incontrarsi con YHWH e ricevere la sua Torah/Istruzione da donare al popolo (cf. Gen 19,1ss). Ora lo stesso Mosรจ ricorda che il โcomando/miแนฃwฤhโ (v. 11) di YHWH e la sua โparola/dฤbฤrโ non sono โdifficili/niplฤโtโ e non sono โlontane/reแธฅลqฤhโ dal popolo.
Mosรจ ha portato โvicinoโ il comando di YHWH, lโaspetto normativo della sua volontร , trasmessa mediante il suo profeta. La Torah รจ perรฒ anche โparola/dฤbฤrโ, rivelazione, luogo di incontro fra due interlocutori che si guardano in faccia e si accettano come luoghi di dialogo, accoglienza, risposta pronta e generosa.
La Torah come โcomandoโ non รจ troppo difficile e da considerare come impossibile da osservare, perchรฉ YHWH รจ venuto incontro a Israele, si รจ โabbassatoโ con condiscendenza e gli ha donato un cuore per comprendere: ยซMa fino a oggi il Signore non vi ha dato una mente (โlฤb/cuore/mente/intelligenza/coscienza/volontร โ) per comprendere nรฉ occhi per vedere nรฉ orecchi per udireยป (Dt 29,3).
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Fino ad oggi Israele non capiva il suo Dio. Ora YHWH gli dร un cuore circonciso per amare il suo Signore: ยซIl Signore, tuo Dio, circonciderร (รปmฤl) il tuo cuore e il cuore della tua discendenza, perchรฉ tu possa amare (leโahฤbฤh) il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore e con tutta lโanima e vivaยป (Dt 30,6).
Nei patti di alleanza e di vassallaggio del Medio Oriente, sulla falsariga dei quali รจ stata intesa lโalleanza tra YHWH e Israele, โamareโ non rimanda a qualcosa di sentimentale e volubile, ma a gesti concreti di obbedienza, sottomissione, collaborazione in uomini e denaro per le eventuali guerre da intraprendere.
Si รจ fatta vicinissima
La parola e il comando di YHWH non sono โin cieloโ o al di lร del mare โ sconosciuto e pauroso per un popolo di non navigatori come era Israele โ, in modo che sia impossibile metterli in pratica (wenaโฤลennฤh). Piรน li si mette in pratica e piรน si capiscono (cf. Es 24,8) e, in tal modo, Israele viene riconosciuto come lโunico popolo saggio e intelligente sulla terra: ยซOsservate dunque le parole di questa alleanza e mettetele in pratica, perchรฉ abbiate successo in tutto ciรฒ che fareteยป (Dt 29,8); ยซLe osserverete, dunque, e le metterete in pratica, perchรฉ quella sarร la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo parlare di tutte queste leggi, diranno: โQuesta grande nazione รจ il solo popolo saggio e intelligenteโ. Infatti, quale grande nazione ha gli dรจi cosรฌ vicini a sรฉ, come il Signore, nostro Dio, รจ vicino a noi ogni volta che lo invochiamo? E quale grande nazione ha leggi e norme giuste come รจ tutta questa legislazione che io oggi vi do?ยป (Dt 4,6-8).
La Torah di YHWH non รจ in un luogo irraggiungibile, in modo che si possa dichiararsi legittimati ad una sua ignoranza e alla trascuratezza riguardo alla sua messa in pratica. La Torah non รจ irraggiungibile e quindi estranea allโuomo. Essa si รจ fatta conoscibile e fattibile: ยซperchรฉ vicina a te molto (รจ) la parola/kรฎ-qฤrรดb โelรจkฤ haddฤbฤr meโลdยป (Dt 30,14). Essa รจ una realtร quasi personificata, scesa dal cielo e dal monte alto e spaventoso del Sinai per farsi vicinissima, del tutto abbordabile.
Sulla bocca
La Parola รจ uno spazio vitale in cui muoversi e vivere, incontrare YHWH e tutti i suoi beni promessi. Essa รจ โsulla tua bocca/bepรฎkฤโ (Dt 30,14). ร la realtร della tua relazione con Dio e con gli uomini. La puoi ripetere, pronunciare, comunicare, โmormorare rimuginandolaโ, insegnare e soprattutto pregare. Dalla bocca puรฒ scendere nel ventre, perchรฉ la puoi โmangiareโ (cf. Dt 8,3; Ez 2,8โ3,11; Sal 119,131) e farla diventare tuo nutrimento.
YHWH nutre Israele con la sua Parola che si fa vicinissima, diventa suo cibo che lo nutre e, al tempo stesso, trasforma il popolo in parola vivente, โpopolare: un popolo-testimone con le labbra e con la vita di ciรฒ che YHWH gli ha comandato e di ciรฒ con cui lo ha istruito.
La Parola รจ uscita dalla bocca dellโAltissimo e ora sta fissa in mezzo allโassemblea di Israele, sulla bocca dellโisraelita. Scrive il Siracide: ยซIo sono uscita dalla bocca dellโAltissimo e come nube ho ricoperto la terra. Io ho posto la mia dimora lassรน, il mio trono era su una colonna di nubi. Ho percorso da sola il giro del cielo, ho passeggiato nelle profonditร degli abissi. Sulle onde del mare e su tutta la terra, su ogni popolo e nazione ho preso dominio. Fra tutti questi ho cercato un luogo di riposo, qualcuno nel cui territorio potessi risiedere. Allora il creatore dellโuniverso mi diede un ordine, colui che mi ha creato mi fece piantare la tenda e mi disse: โFissa la tenda in Giacobbe e prendi ereditร in Israeleโยป (Sir 24,3-8).
Nel cuore
La parola di YHWH si รจ fatta vicinissima e ha posto la sua dimora sulla bocca dellโisraelita e nel suo cuore (bilbฤbekฤ, Dt 30,14). La Parola non รจ una realtร che possa diventare propaganda, parola svenduta sul mercato dei mass media e dei social, parola ingannata e ingannatrice, che nasconde e travia i pensieri del cuore (cf. Is 29,13; Ger 12,2; Sal 55,22; 62,5; 78,36-37). Essa scende โnel tuo cuore/bilbฤbekฤโ. Prende dimora, cioรจ, in ciรฒ che noi definiamo come โmenteโ. Per lโebreo il lฤb/lฤbฤb รจ la sede della coscienza, della volontร , delle capacitร decisionali e anche, in parte, dellโaffettivitร dellโuomo.
Certo, รจ necessaria la conversione (cf. Dt 30,7) per aprirsi alla Parola, ma essa si rivela in ogni caso comprensibile, affidabile, sensata, salvifica e sempre molto attuale alle circostanze che cambiano ma che da essa ricevono una splendida luce per essere vissute in quella pienezza che promuova lโuomo cosรฌ come YHWH/Il Padre lo sogna da sempre.
Ereditare la vita
Dopo lโinno di giubilo di Gesรน per la profonda comunione che lo lega al Padre (Lc 10,21-22) e la beatitudine annunciata in privato ai discepoli per il fatto di esserne testimoni privilegiati (Lc 10,23-24), ecco che si alza uno โscriba/nomikosโ, esperto della Torah e del diritto. Non si sa se fosse di orientamento farisaico, come in Mt 22,34-35 (incerto in Mc 12,28), seguito dalla maggioranza dei nomikoi.
Dal contesto in cui Matteo inquadra la scena (Mt 22,34-40), egli era probabilmente un sadduceo, uno di quelli che si alza dopo che Gesรน li aveva messi a tacere nella questione sullโappartenenza di una donna andata sposa a sette mariti una volta giunto il momento della risurrezione.
Nel racconto di Luca (10,25-37) lโesperto intavola con Gesรน una โmaqloqet buonaโ (secondo la terminologia dellโesegeta P. Basta), una discussione giuridico-religiosa positiva, incentrata sullโoggetto e non sui soggetti e su un giudizio su di essi, con accuse personali (โmaqloqet cattivaโ). Egli richiede a Gesรน il proprio parere di maestro molto rispettato circa una questione difficile e dibattuta (ekpeirazลn, Lc 10,25 con traduzione diversa da CEI 2008). Non vuole metterlo alla prova (cosรฌ la traduzione CEI 2008), magari con intento malvagio, ma vuole discutere fra pari per arrivare eventualmente a una conclusione condivisibile da entrambi.
Egli domanda a Gesรน: ยซDopo aver fatto che cosa vita eterna erediterรฒ?ยป (trad. lett.). Non si tratta di conquistare la vita definitiva o di potersela/doversela meritare con le opere della Legge. Si tenga presente che molti stereotipi sul giudaismo del tempo di Gesรน sono stati drasticamente ridimensionati o ridotti al nulla dallโopera magistrale di E.P. Sanders, Paul and Palestinian Judaism: A Comparison of Patterns of Religion del 1977 (tr. it. Torino-Brescia 1986). La vita eterna la si attendeva in dono per fede da YHWH anche nel giudaismo coevo a Gesรน e a Paolo (โereditare/klฤronomeลโ). Una volta entrati nel Patto, occorreva infatti stare nel (stay in) Patto, corrispondendo attivamente con le opere al dono gratuito del perdono e della giustificazione ottenuto da YHWH.
Sapere e fare
Nel Vangelo di Luca non si menziona il fatto che la discussione verte sul comandamento piรน grande fra i 613 previsti dalla legislazione religiosa (285 negativi โ uno per ogni membro del corpo umano โ e 365 propositivi โ uno per ogni giorno dellโanno). Gesรน risponde allo scriba con una controdomanda tipica del proto-rabbinismo (si ricordi che non esistevano ancora i rabbini al tempo di Gesรน!): ยซNella Torah che cosa รจ stato (e resta) scritto (gegraptai, perfetto greco)? Come leggi?ยป.
Lo scriba risponde citando il comando dellโamore radicale per YHWH di Dt 6,5 (con lโaggiunta di ยซcon tutta la tua menteยป), abbinandovi con un semplice โe/kaiโ il comando dellโamore verso il โprossimo/plฤsionโ come se stessi, riportato in Lv 19,18. Mentre nei Vangeli di Matteo e di Marco a rispondere citando i testi della Torah รจ Gesรน, nel Vangelo di Luca รจ lo scriba a rispondere immediatamente, e โin modo retto/orthลsโ, come riconosce immediatamente Gesรน. Lโevangelista Marco lo fa rispondere solo dopo che ha giร risposto Gesรน, praticamente ripetendo le sue paroleโฆ
Lo scriba era giunto, assieme a qualche suo maestro illuminato, ad abbinare i due amori. In Matteo e in Marco Gesรน espliciterร maggiormente il rapporto tra di loro (il piรน grande e il primo, il secondo simile).
Lo scriba ottiene immediatamente un giudizio lusinghiero da parte di Gesรน (ยซrettamente hai risposto/orthลs apekrithฤsยป, v. 28), con unโaggiunta correttiva decisiva: ยซquesto faโ/toutลn poiei e vivrai/kai zฤsฤiยป (di โvita/zลฤโ teologica, piena, definitiva, non puramente una โvita biologica/biosโ). Gesรน comanda una messa in pratica concreta, continua e ripetuta di ciรฒ che lo scriba ha perfettamente riconosciuto scritto nella Torah. La conseguenza certa prevista per il futuro sarร per lui la vita piena.
Gesรน non parla di ereditร /ereditare, ma connette in ogni caso un โfare/poieinโ con un โvivere teologico pieno/zฤnโ. Non ha problemi di interpretazione del rapporto grazia e opere che ha scatenato una dolorosa lotta e la scissione fra cattolici e luterani. Come ottimo ebreo, a Gesรน interessa un rapporto stretto, consequenziale tra ciรฒ che si legge nella Torah, e che si conosce, e quello che deve essere fatto (ebr. โฤลฤh, gr. poiein), messo in pratica.
Giustificarsi
Lc 10,29-37, che riporta il testo famoso denominato โLa parabola del buon Samaritanoโ, รจ un brano proprio di Luca (Sondergut lucano).
Volendo โgiustificarsi/dikaiลsai heautonโ, lo scriba interroga Gesรน sullโidentitร del โprossimo/plฤsionโ. Secondo un grande studioso del Vangelo di Luca, lo scriba intende ยซgiustificarsi, ossia secondo Luca, non avere torto, esser accolto e riconosciuto davanti agli uomini e davanti a Dio. Spera in una definizione del prossimo che corrisponda alla sua abituale condotta, probabilmente restrittiva. Vuol evitare il rimprovero implicito โtu non lโhai fattoโ, contenuto nel โfaโ questo e vivraiโ (v. 28). Non ne va solamente del suo onore nรฉ della sua posizione sociale nel giudaismo, ma della sua vita eterna. Luca critica questโatteggiamento interessato e gli contrapporrร , in modo indiretto nella parabola, la misericordia disinteressata, espressione di unโaltra giustiziaยป. E, in nota, aggiunge: ยซLuca vede nella giustizia a propria misura, quella che si crede di ottenere da sรฉ, il lineamento di carattere fondamentale degli scribi e dei farisei, cf. Lc 16,15 e 18,19ยป (F. Bovon).
Condivido la prima parte del commento dello studioso riguardante lโinterpretazione probabilmente restrittiva del concetto di prossimo sostenuta dallo scriba, ma non quella circa lโatteggiamento interessato dello scriba contrapposto a quello di misericordia disinteressata veicolato dalla parabola. Questa, secondo il mio parere, richiede un taglio interpretativo diverso da quello di una piรน o meno larvata accusa di โmeritocraziaโ attribuita al giudaismo per quanto riguarda la vita eterna.
Il โprossimoโ
Lo scriba ha con ogni probabilitร un concetto ristretto di โprossimoโ. Secondo la Torah, esso coincide di fatto col proprio correligionario, il proprio connazionale, il membro dello stesso clan e della stessa tribรน. La Torah contiene, invero, anche alcuni brani che comandano di aiutare lโโavversarioโ โ una persona con la quale si hanno rapporti problematici per tanti motivi โ che si trovi in difficoltร riguardo al proprio asino da carico o di accudire con cura lโanimale smarrito appartenente a lui finchรฉ non sia possibile restituirglielo sano e salvo (Es 3,4-5; Dt 22,1-4; Lv 19,17-18; cf. la tesi dottorale di G. Barbiero su questi testi biblici riguardanti lโโasino del nemicoโ).
ร innegabile il fatto che, con la sua splendida parabola narrata in risposta allo scriba, Gesรน intende allagare a dismisura il concetto di prossimo, piuttosto che insistere su una contrapposizione tramite la misericordia disinteressata come quella โ a mio parere errata โ a cui pensa Bovon.
Dallโaltra parte
Nel canalone del Wadi Kelt, che da Gerusalemme scende a Gerico quasi del tutto secco durante tutto lโanno, il caldo รจ asfissiante e i pericoli possono essere reali anche oggi. Alcuni anni fa due jogger vi sono stati uccisi proditoriamente.
Puรฒ darsi che il viandante โ โun uomo/anthrลpos tisโ qualsiasi, uguale a tutti gli altri uomini di questa terra (v. 30) โ stesse viaggiando nelle ore piรน fresche, mattutine o serali. Lโagguato รจ un gioco da ragazzi per dei โpredoni/lฤistaiโ che assalgono come un branco di lupi il viaggiatore che, imprudentemente, viaggia da solo.
Il termine lฤistai รจ impiegato anche per indicare i terroristi e i ribelli contro Roma, due dei quali sono crocifissi con Gesรน secondo Mt 27,38 e Mc 15,27 (Luca parla invece, forse per maggior rispetto verso Gesรน, di โmalfattori/kakourgousโ). I briganti spogliano il malcapitato e lo riempiono di botte, lasciandolo politraumatizzato in stato di semicoscienza, mezzo morto (ฤmithanฤ).
Questo basta per mettere in difficoltร il sacerdote e il levita che scendono uno dopo lโaltro da Gerusalemme per tornare alle loro case dopo la settimana di servizio svolto al tempio.
Il primo scende per la stessa strada, il secondo arriva addirittura sul posto dellโincidente. Accostarsi e toccare un mucchio di ossa sanguinolente del tutto simili a un cadavere avrebbe compromesso la loro puritร rituale, costringendoli, in caso di contatto, a una lunga procedura di purificazione. Entrambi, comportandosi in modo del tutto simile (homoiลs, v. 32) vedono (idลn) il malcapitato moribondo, ma lo oltrepassano da vicino, procedendo sullโaltra riva del wadi (anti-par-elthein) (vv. 31-32).
Si commosse
Un samaritano, considerato eretico dai giudei e da loro odiato ed evitato in tutti modi (cf. Gv 4,9, dove la Samaritana ricorda a Gesรน: ยซou โฆ sygchrลntai Ioudaioi Samaritais = non usano [gli stessi utensili]/non hanno buoni rapporti i giudei con i samaritaniยป). Il samaritano arriva dal malcapitato, โsu di lui/katโautonโ, guardandolo cioรจ da vicino e dallโalto in basso (v. 33). Oltre la stessa strada (hodos, v. 31), oltre il luogo dellโincidente (topon, v. 32), il Samaritano arriva vicino alla persona (katโauton).
Il samaritano dร il via a un torrente di opere di โmisericordiaโ (corporali e spiritualiโฆ), di azioni di grazia, di atti concreti di soccorso.
Egli non sa se lโammasso sanguinolento che giace ai suoi piedi sia un giudeo o no. Egli vede (idลn) un uomo (v. 30) โ in veritร , quel che resta di un corpo umano nudo dopo un feroce pestaggio. Si commuove/esplagchnisthฤ. Gli si muovono le viscere, sede della misericordia, dellโaffetto e della grazia. ร la molla essenziale, senza la quale non si mette in movimento alcuna azione di attenzione e di cura amorosa per le persone e le cose, sia ieri che nel mondo di oggi.
Dopo essersi โavvicinato/proselthลnโ coraggiosamente, forse deviando dal proprio percorso e disposto a perdere tempo per lโimprevisto โ il tempo รจ denaro! โ e senza aspettare sul posto che altri intervengano assieme a lui o al posto suo, โfascia i traumi/katedฤsen ta traumataโ, lenendo i dolori con applicazioni di olio e medicando le lacerazioni con frizioni di vino (acetoso). Lo carica quindi personalmente sulla propria cavalcatura e lo conduce al caravanserraglio, che ha il dovere di accogliere tutti (pandokeion < pan-dechomai), uomini e bestie. I Padri vi hanno visto la figura della Chiesa (!). Curioso che oggi sul posto si annidi sulle rocce il Monastero di San Giorgio in Koziba (ricordo ancora la bibita fresca offerta cordialmente dai monaci agli esausti pellegriniโฆ).
Prendersi cura
Una volta arrivati a destinazione, il Samaritano โsi prende cura di lui/epemelethฤ autouโ. Epimeleomai: si tratta di interessarsi, di prendersi in carico, di seguire da vicino una persona, assicurandole anche tutte le cure mediche del caso, dopo quelle assicurate come pronto soccorso.
Il giorno seguente, โdopo aver cacciato di tasca (propria)/ekbalลnโ due denari โ un anticipo di rimborso-spesa corrispondente a due giornate di lavoro โ li โdร /dona/edลkenโ al proprietario del โcaravanserraglio/tutto-accoglienteโ, comandandogli, con un imperativo aoristo, di iniziare a fare unโazione e precisamente solo quella: โPrenditi cura di lui/epimelฤthฤti autouโ. I Padri della Chiesa hanno visto nei due denari il dono del battesimo e dellโeucaristia donati alla Chiesa dal Cristo. Il samaritano assicura inoltre con decisione allโalbergatore che โgli corrisponderร /apodลsล soiโ il rimborso dovuto per tutte le altre eventuali spese sostenute per le cure richieste a favore del malcapitato, politraumatizzato.
In ricompensa per tutto ciรฒ che ha fatto, il samaritano non viene mai definito โbuonoโ in tutta la parabola. Veramente la riconoscenza non รจ di questo mondo (il mondo del testo, evidentemente, non quello di Dioโฆ).
ร probabile/possibile che il samaritano fosse un cliente abituale del caravanserraglio, un viaggiatore-commerciante (?), probabilmente abbiente, stimato, credibile per la sua statura morale. Per chi viaggiava per lavoro o per commissioni varie, quella strada da Gerusalemme a Gerico era infatti un passaggio obbligato. Il Samaritano promette il rimborso spese al suo ritorno e tutto lascia credere che sia creduto e accontentato dallโalbergatore. Lo speriamo anche per il malcapitato, che in due giorni potrร forse essersi ripreso sufficientemente dai suoi politraumi per tornare a casa propria. Difficile crederlo.
Farsi prossimo
Concluso il racconto parabolico, Gesรน domanda allo scriba chi, secondo lui, sia stato โil prossimo/plฤsionโ โdi colui che รจ caduto (preda)/tou empesontosโ dei briganti.
Lo scriba risponde con un greco totalmente semitizzante: ยซColui che ha fatto misericordia con lui/ho poiฤsas eleos metโautouยป, colui che ha avuto โamore fattivo/gr. eleos/ebr. แธฅesedโ nei suoi confronti. NellโAT il greco eleos traduce quasi sempre แธฅesed, lโamore misericordioso, concreto, duraturo, fedele (cf. il bellissimo Sal 118). Nessun problema cattolico-luterano di rapporto tra grazia e opere, tra grazia e meriti.
Si tratta di fare, e di fare misericordia/amore misericordioso. I sintagmi della lingua ebraica e greca โโฤลฤh แธฅesed/eleos poiein/fare misericordiaโ sono piรน espressivi e โdinamiciโ di quello della lingua italiana โavere misericordiaโ, che potrebbe alludere al pura percezione affettivo-sentimentale.
Non si puรฒ perรฒ fare a meno di ignorare lo scivolamento semantico ed ermeneutico โ il glissement degli studiosi francesi โ attuato da Gesรน col suo racconto.
Con la sua parabola (non unโallegoria!) Gesรน raggiunge tre guadagni maggiori.
- Potrebbe sembrare che il prossimo sia il malcapitato malmenato e soccorso dal samaritano. Egli soccorre il malcapitato con tutto se stesso โ tempo, cura e denaro โ. Soccorre โun uomo (qualsiasi)/anthrลpos tisโ (v. 30). Non sa se sia un samaritano, un giudeo o uno straniero a lui totalmente sconosciuto quanto a razza, religione, sesso ecc. Gesรน allarga a dismisura il concetto di prossimo probabilmente inteso dallo scriba in un senso ristretto. Ogni uomo รจ mio prossimo, specialmente quello in forte difficoltร , reso mezzo morto dalla vita e dalla malvagitร degli uomini.
- Se invece โ come suggeriva il card. Martini โ ci mettiamo nei panni del malcapitato e guardiamo le cose dal suo punto di vista, appena avrร aperto gli occhi egli avrร scoperto che il suo prossimo era lโultima persona che si sarebbe aspettato di vedere: uno sconosciuto, forse uno straniero, probabilmente โ nel caso in cui colui che รจ indicato come โun certo uomoโ (v. 30) fosse stato un giudeo โ un โnemicoโ, un odiato samaritanoโฆ Il prossimo รจ lโultima persona che ci aspettiamo di incontrare sulla nostra strada. Non sappiamo chi sia il nostro prossimo o, meglio, tutti gli uomini sono nostro prossimo (โun certo uomoโ, v. 30). Il prossimo ci viene incontro in modo quasi sempre velato, prosaico, feriale. La parabola รจ un racconto โapertoโ, non unโallegoria che fissa i codici identificativi del discorso una volta per sempre (ad es: il prossimo รจ il ferito, lโuomo in difficoltร ecc.), illanguidendo in tal modo la sua forza discorsiva e interpellante.
- In ogni caso, a Gesรน interessa soprattutto dare un messaggio chiaro, forte, ma โapertoโ allโinventiva e allโintraprendenza personale: lโimportante non รจ tanto identificare chi sia il โprossimoโ โ come richiesto nella domanda dello scriba โ quanto il diventare prossimo, il farsi prossimo (v. 36). Nel v. 36 il verbo impiegato รจ ร il modo grammaticale dellโinfinito perfetto di ginomai, che indica unโazione compiuta nel passato โ questo รจ indicato perรฒ solo nel modo indicativo โ i cui effetti perdurano nel presente di chi legge e di chi scrive). La forma grammaticale indica, quindi, non tanto chi โรจ statoโ il prossimo per il malcapitato. Il verbo greco โeimi/essereโ non ha il tempo grammaticale dellโaoristo e del perfetto. Si sopperisce a ciรฒ impiegando in questi casi il verbo ginomai. Esso possiede perรฒ il proprio significato dinamico di โdiventareโ.
La domanda di Gesรน puรฒ esser allora tradotta cosรฌ: ยซChi ti sembra sia diventato (e sia rimasto) prossimo di colui che รจ incappato nei ladroni?ยป.
Con questa traduzione si capisce la conclusione tratta da Gesรน. Dopo la risposta corretta e molto โsemiticaโ dello scriba โ ยซColui che ha fatto misericordia con luiยป (v. 37) โ, Gesรน gli intima con decisione: โVaโ e tu faโ similmente/Poreou kai sy poiei homoiลsโ. Lo scriba aveva chiesto cosa avrebbe dovuto โfare/poieinโ per ereditare la vita eterna. Riceve da Gesรน una risposta chiara e univoca, che parte dalla sua stessa interpretazione corretta della parabola ascoltata.
Zucchero a velo?
Credo non ci sia bisogno di suggerire ulteriori interpretazioni attualizzanti della parabola di Gesรน. Mi sembrano giร lapalissiane e indicarle porterebbe probabilmente offesa allโintelligenza del lettore.
ร evidente perรฒ che il cristiano che non le โvedeโ o addirittura le contrasta quando le vede indicate e attuate nelle odierne congiunture da altri cristiani e dai loro pastori deve interrogarsi sulla veridicitร della propria fede e sulla profonditร della propria interiorizzazione del vangelo.
Seme profondo o spruzzatina di zucchero a velo?
In tal caso, sotto il vestito non cโรจ niente: il re รจ nudo e va urgentemente rivestito.
ร vergogna ai nostri occhi, e soprattutto a quelli di Dio.
Commento a cura di padre Roberto Mela scj
Fonte del commento: Settimana News
Letture della
XV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO โ ANNO C
Prima Lettura
Questa parola รจ molto vicina a te, perchรฉ tu la metta in pratica.
Dal libro del Deuteronรฒmio
Dt 30,10-1
Mosรจ parlรฒ al popolo dicendo:
ยซObbedirai alla voce del Signore, tuo Dio, osservando i suoi comandi e i suoi decreti, scritti in questo libro della legge, e ti convertirai al Signore, tuo Dio, con tutto il cuore e con tutta lโanima.
ย
Questo comando che oggi ti ordino non รจ troppo alto per te, nรฉ troppo lontano da te. Non รจ nel cielo, perchรฉ tu dica: โChi salirร per noi in cielo, per prendercelo e farcelo udire, affinchรฉ possiamo eseguirlo?โ. Non รจ di lร dal mare, perchรฉ tu dica: โChi attraverserร per noi il mare, per prendercelo e farcelo udire, affinchรฉ possiamo eseguirlo?โ. Anzi, questa parola รจ molto vicina a te, รจ nella tua bocca e nel tuo cuore, perchรฉ tu la metta in praticaยป.
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 18 (19)
R. I precetti del Signore fanno gioire il cuore.
La legge del Signore รจ perfetta,
rinfranca lโanima;
la testimonianza del Signore รจ stabile,
rende saggio il semplice. R.
ย
I precetti del Signore sono retti,
fanno gioire il cuore;
il comando del Signore รจ limpido,
illumina gli occhi. R.
ย
Il timore del Signore รจ puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti. R.
ย
Piรน preziosi dellโoro,
di molto oro fino,
piรน dolci del miele
e di un favo stillante. R.
Seconda Lettura
Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossรฉsi
Col 1,15-20
Cristo Gesรน รจ immagine del Dio invisibile,
primogenito di tutta la creazione,
perchรฉ in lui furono create tutte le cose
nei cieli e sulla terra,
quelle visibili e quelle invisibili:
Troni, Dominazioni,
Principati e Potenze.
Tutte le cose sono state create
per mezzo di lui e in vista di lui.
Egli รจ prima di tutte le cose
e tutte in lui sussistono.
ย
Egli รจ anche il capo del corpo, della Chiesa.
Egli รจ principio,
primogenito di quelli che risorgono dai morti,
perchรฉ sia lui ad avere il primato su tutte le cose.
ร piaciuto infatti a Dio
che abiti in lui tutta la pienezza
e che per mezzo di lui e in vista di lui
siano riconciliate tutte le cose,
avendo pacificato con il sangue della sua croce
sia le cose che stanno sulla terra,
sia quelle che stanno nei cieli.
Parola di Dio
Vangelo
Chi รจ il mio prossimo?
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 10, 25-37
In quel tempo, un dottore della Legge si alzรฒ per mettere alla prova Gesรน e chiese: ยซMaestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?ยป. Gesรน gli disse: ยซChe cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?ยป. Costui rispose: ยซAmerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stessoยป. Gli disse: ยซHai risposto bene; faโ questo e vivraiยป.
ย
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesรน: ยซE chi รจ mio prossimo?ยป. Gesรน riprese: ยซUn uomo scendeva da Gerusalemme a Gรจrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passรฒ oltre. Anche un levรฌta, giunto in quel luogo, vide e passรฒ oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciรฒ le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricรฒ sulla sua cavalcatura, lo portรฒ in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirรฒ fuori due denari e li diede allโalbergatore, dicendo: โAbbi cura di lui; ciรฒ che spenderai in piรน, te lo pagherรฒ al mio ritornoโ. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che รจ caduto nelle mani dei briganti?ยป. Quello rispose: ยซChi ha avuto compassione di luiยป. Gesรน gli disse: ยซVaโ e anche tu faโ cosรฌยป.
Parola del Signore