Commento al Vangelo del 14 Luglio 2019 – p. Roberto Mela scj

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Farsi prossimo

Siamo alle ultime disposizioni dettate da Mosรจ prima dellโ€™entrata nella terra promessa, dalla quale lui perรฒ rimarrร  escluso. Il โ€œDeuteronomio/gr. Deuteronomion/Seconda Legge/ebr. Debฤrรฎm/Paroleโ€) riporta alcuni suoi lunghi discorsi, frutto della rielaborazione che di quelle tradizioni si fecero a piรน ondate nella terra di Israele prima, durante e dopo lโ€™esilio babilonese.

Dt 29,1โ€“30,20 contiene le ultime disposizioni di Mosรจ e lโ€™alleanza in Moab, e si concludono con lโ€™invito a scegliere la vita (30,15-20). I versetti precedenti (Dt 30,1-14) sono incentrati invece sulla comunione esistente fra YHWH e il suo popolo, una comunione da approfondire e da mantenere sempre vitale. Dopo la promessa di feconde benedizioni (30,1-10), seguono i versetti dedicati alla riflessione sulla Torah/Legge.

Comando e Parola

Mosรจ รจ salito al monte Sinai fra manifestazioni meteorologiche spaventose per incontrarsi con YHWH e ricevere la sua Torah/Istruzione da donare al popolo (cf. Gen 19,1ss). Ora lo stesso Mosรจ ricorda che il โ€œcomando/miแนฃwฤhโ€ (v. 11) di YHWH e la sua โ€œparola/dฤbฤrโ€ non sono โ€œdifficili/niplฤ“โ€™tโ€ e non sono โ€œlontane/reแธฅลqฤhโ€ dal popolo.

Mosรจ ha portato โ€œvicinoโ€ il comando di YHWH, lโ€™aspetto normativo della sua volontร , trasmessa mediante il suo profeta. La Torah รจ perรฒ anche โ€œparola/dฤbฤrโ€, rivelazione, luogo di incontro fra due interlocutori che si guardano in faccia e si accettano come luoghi di dialogo, accoglienza, risposta pronta e generosa.

La Torah come โ€œcomandoโ€ non รจ troppo difficile e da considerare come impossibile da osservare, perchรฉ YHWH รจ venuto incontro a Israele, si รจ โ€œabbassatoโ€ con condiscendenza e gli ha donato un cuore per comprendere: ยซMa fino a oggi il Signore non vi ha dato una mente (โ€œlฤ“b/cuore/mente/intelligenza/coscienza/volontร โ€) per comprendere nรฉ occhi per vedere nรฉ orecchi per udireยป (Dt 29,3).

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Fino ad oggi Israele non capiva il suo Dio. Ora YHWH gli dร  un cuore circonciso per amare il suo Signore: ยซIl Signore, tuo Dio, circonciderร  (รปmฤl) il tuo cuore e il cuore della tua discendenza, perchรฉ tu possa amare (leโ€™ahฤƒbฤh) il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore e con tutta lโ€™anima e vivaยป (Dt 30,6).

Nei patti di alleanza e di vassallaggio del Medio Oriente, sulla falsariga dei quali รจ stata intesa lโ€™alleanza tra YHWH e Israele, โ€œamareโ€ non rimanda a qualcosa di sentimentale e volubile, ma a gesti concreti di obbedienza, sottomissione, collaborazione in uomini e denaro per le eventuali guerre da intraprendere.

Si รจ fatta vicinissima

La parola e il comando di YHWH non sono โ€œin cieloโ€ o al di lร  del mare โ€“ sconosciuto e pauroso per un popolo di non navigatori come era Israele โ€“, in modo che sia impossibile metterli in pratica (wenaโ€˜ฤƒล›ennฤh). Piรน li si mette in pratica e piรน si capiscono (cf. Es 24,8) e, in tal modo, Israele viene riconosciuto come lโ€™unico popolo saggio e intelligente sulla terra: ยซOsservate dunque le parole di questa alleanza e mettetele in pratica, perchรฉ abbiate successo in tutto ciรฒ che fareteยป (Dt 29,8); ยซLe osserverete, dunque, e le metterete in pratica, perchรฉ quella sarร  la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo parlare di tutte queste leggi, diranno: โ€œQuesta grande nazione รจ il solo popolo saggio e intelligenteโ€. Infatti, quale grande nazione ha gli dรจi cosรฌ vicini a sรฉ, come il Signore, nostro Dio, รจ vicino a noi ogni volta che lo invochiamo? E quale grande nazione ha leggi e norme giuste come รจ tutta questa legislazione che io oggi vi do?ยป (Dt 4,6-8).

La Torah di YHWH non รจ in un luogo irraggiungibile, in modo che si possa dichiararsi legittimati ad una sua ignoranza e alla trascuratezza riguardo alla sua messa in pratica. La Torah non รจ irraggiungibile e quindi estranea allโ€™uomo. Essa si รจ fatta conoscibile e fattibile: ยซperchรฉ vicina a te molto (รจ) la parola/kรฎ-qฤrรดb โ€™elรจkฤ haddฤbฤr meโ€™ลdยป (Dt 30,14). Essa รจ una realtร  quasi personificata, scesa dal cielo e dal monte alto e spaventoso del Sinai per farsi vicinissima, del tutto abbordabile.

Sulla bocca

La Parola รจ uno spazio vitale in cui muoversi e vivere, incontrare YHWH e tutti i suoi beni promessi. Essa รจ โ€œsulla tua bocca/bepรฎkฤโ€ (Dt 30,14). รˆ la realtร  della tua relazione con Dio e con gli uomini. La puoi ripetere, pronunciare, comunicare, โ€œmormorare rimuginandolaโ€, insegnare e soprattutto pregare. Dalla bocca puรฒ scendere nel ventre, perchรฉ la puoi โ€œmangiareโ€ (cf. Dt 8,3; Ez 2,8โ€“3,11; Sal 119,131) e farla diventare tuo nutrimento.

YHWH nutre Israele con la sua Parola che si fa vicinissima, diventa suo cibo che lo nutre e, al tempo stesso, trasforma il popolo in parola vivente, โ€œpopolare: un popolo-testimone con le labbra e con la vita di ciรฒ che YHWH gli ha comandato e di ciรฒ con cui lo ha istruito.

La Parola รจ uscita dalla bocca dellโ€™Altissimo e ora sta fissa in mezzo allโ€™assemblea di Israele, sulla bocca dellโ€™israelita. Scrive il Siracide: ยซIo sono uscita dalla bocca dellโ€™Altissimo e come nube ho ricoperto la terra. Io ho posto la mia dimora lassรน, il mio trono era su una colonna di nubi. Ho percorso da sola il giro del cielo, ho passeggiato nelle profonditร  degli abissi. Sulle onde del mare e su tutta la terra, su ogni popolo e nazione ho preso dominio. Fra tutti questi ho cercato un luogo di riposo, qualcuno nel cui territorio potessi risiedere. Allora il creatore dellโ€™universo mi diede un ordine, colui che mi ha creato mi fece piantare la tenda e mi disse: โ€œFissa la tenda in Giacobbe e prendi ereditร  in Israeleโ€ยป (Sir 24,3-8).

Nel cuore

La parola di YHWH si รจ fatta vicinissima e ha posto la sua dimora sulla bocca dellโ€™israelita e nel suo cuore (bilbฤbekฤ, Dt 30,14). La Parola non รจ una realtร  che possa diventare propaganda, parola svenduta sul mercato dei mass media e dei social, parola ingannata e ingannatrice, che nasconde e travia i pensieri del cuore (cf. Is 29,13; Ger 12,2; Sal 55,22; 62,5; 78,36-37). Essa scende โ€œnel tuo cuore/bilbฤbekฤโ€. Prende dimora, cioรจ, in ciรฒ che noi definiamo come โ€œmenteโ€. Per lโ€™ebreo il lฤ“b/lฤ“bฤb รจ la sede della coscienza, della volontร , delle capacitร  decisionali e anche, in parte, dellโ€™affettivitร  dellโ€™uomo.

Certo, รจ necessaria la conversione (cf. Dt 30,7) per aprirsi alla Parola, ma essa si rivela in ogni caso comprensibile, affidabile, sensata, salvifica e sempre molto attuale alle circostanze che cambiano ma che da essa ricevono una splendida luce per essere vissute in quella pienezza che promuova lโ€™uomo cosรฌ come YHWH/Il Padre lo sogna da sempre.

Ereditare la vita

Dopo lโ€™inno di giubilo di Gesรน per la profonda comunione che lo lega al Padre (Lc 10,21-22) e la beatitudine annunciata in privato ai discepoli per il fatto di esserne testimoni privilegiati (Lc 10,23-24), ecco che si alza uno โ€œscriba/nomikosโ€, esperto della Torah e del diritto. Non si sa se fosse di orientamento farisaico, come in Mt 22,34-35 (incerto in Mc 12,28), seguito dalla maggioranza dei nomikoi.

Dal contesto in cui Matteo inquadra la scena (Mt 22,34-40), egli era probabilmente un sadduceo, uno di quelli che si alza dopo che Gesรน li aveva messi a tacere nella questione sullโ€™appartenenza di una donna andata sposa a sette mariti una volta giunto il momento della risurrezione.

Nel racconto di Luca (10,25-37) lโ€™esperto intavola con Gesรน una โ€œmaqloqet buonaโ€ (secondo la terminologia dellโ€™esegeta P. Basta), una discussione giuridico-religiosa positiva, incentrata sullโ€™oggetto e non sui soggetti e su un giudizio su di essi, con accuse personali (โ€œmaqloqet cattivaโ€). Egli richiede a Gesรน il proprio parere di maestro molto rispettato circa una questione difficile e dibattuta (ekpeirazลn, Lc 10,25 con traduzione diversa da CEI 2008). Non vuole metterlo alla prova (cosรฌ la traduzione CEI 2008), magari con intento malvagio, ma vuole discutere fra pari per arrivare eventualmente a una conclusione condivisibile da entrambi.

Egli domanda a Gesรน: ยซDopo aver fatto che cosa vita eterna erediterรฒ?ยป (trad. lett.). Non si tratta di conquistare la vita definitiva o di potersela/doversela meritare con le opere della Legge. Si tenga presente che molti stereotipi sul giudaismo del tempo di Gesรน sono stati drasticamente ridimensionati o ridotti al nulla dallโ€™opera magistrale di E.P. Sanders, Paul and Palestinian Judaism: A Comparison of Patterns of Religion del 1977 (tr. it. Torino-Brescia 1986). La vita eterna la si attendeva in dono per fede da YHWH anche nel giudaismo coevo a Gesรน e a Paolo (โ€œereditare/klฤ“ronomeลโ€). Una volta entrati nel Patto, occorreva infatti stare nel (stay in) Patto, corrispondendo attivamente con le opere al dono gratuito del perdono e della giustificazione ottenuto da YHWH.

Sapere e fare

Nel Vangelo di Luca non si menziona il fatto che la discussione verte sul comandamento piรน grande fra i 613 previsti dalla legislazione religiosa (285 negativi โ€“ uno per ogni membro del corpo umano โ€“ e 365 propositivi โ€“ uno per ogni giorno dellโ€™anno). Gesรน risponde allo scriba con una controdomanda tipica del proto-rabbinismo (si ricordi che non esistevano ancora i rabbini al tempo di Gesรน!): ยซNella Torah che cosa รจ stato (e resta) scritto (gegraptai, perfetto greco)? Come leggi?ยป.

Lo scriba risponde citando il comando dellโ€™amore radicale per YHWH di Dt 6,5 (con lโ€™aggiunta di ยซcon tutta la tua menteยป), abbinandovi con un semplice โ€œe/kaiโ€ il comando dellโ€™amore verso il โ€œprossimo/plฤ“sionโ€ come se stessi, riportato in Lv 19,18. Mentre nei Vangeli di Matteo e di Marco a rispondere citando i testi della Torah รจ Gesรน, nel Vangelo di Luca รจ lo scriba a rispondere immediatamente, e โ€œin modo retto/orthลsโ€, come riconosce immediatamente Gesรน. Lโ€™evangelista Marco lo fa rispondere solo dopo che ha giร  risposto Gesรน, praticamente ripetendo le sue paroleโ€ฆ

Lo scriba era giunto, assieme a qualche suo maestro illuminato, ad abbinare i due amori. In Matteo e in Marco Gesรน espliciterร  maggiormente il rapporto tra di loro (il piรน grande e il primo, il secondo simile).

Lo scriba ottiene immediatamente un giudizio lusinghiero da parte di Gesรน (ยซrettamente hai risposto/orthลs apekrithฤ“sยป, v. 28), con unโ€™aggiunta correttiva decisiva: ยซquesto faโ€™/toutลn poiei e vivrai/kai zฤ“sฤ“iยป (di โ€œvita/zลฤ“โ€ teologica, piena, definitiva, non puramente una โ€œvita biologica/biosโ€). Gesรน comanda una messa in pratica concreta, continua e ripetuta di ciรฒ che lo scriba ha perfettamente riconosciuto scritto nella Torah. La conseguenza certa prevista per il futuro sarร  per lui la vita piena.

Gesรน non parla di ereditร /ereditare, ma connette in ogni caso un โ€œfare/poieinโ€ con un โ€œvivere teologico pieno/zฤ“nโ€. Non ha problemi di interpretazione del rapporto grazia e opere che ha scatenato una dolorosa lotta e la scissione fra cattolici e luterani. Come ottimo ebreo, a Gesรน interessa un rapporto stretto, consequenziale tra ciรฒ che si legge nella Torah, e che si conosce, e quello che deve essere fatto (ebr. โ€˜ฤล›ฤh, gr. poiein), messo in pratica.

Giustificarsi

Lc 10,29-37, che riporta il testo famoso denominato โ€œLa parabola del buon Samaritanoโ€, รจ un brano proprio di Luca (Sondergut lucano).

Volendo โ€œgiustificarsi/dikaiลsai heautonโ€, lo scriba interroga Gesรน sullโ€™identitร  del โ€œprossimo/plฤ“sionโ€. Secondo un grande studioso del Vangelo di Luca, lo scriba intende ยซgiustificarsi, ossia secondo Luca, non avere torto, esser accolto e riconosciuto davanti agli uomini e davanti a Dio. Spera in una definizione del prossimo che corrisponda alla sua abituale condotta, probabilmente restrittiva. Vuol evitare il rimprovero implicito โ€œtu non lโ€™hai fattoโ€, contenuto nel โ€œfaโ€™ questo e vivraiโ€ (v. 28). Non ne va solamente del suo onore nรฉ della sua posizione sociale nel giudaismo, ma della sua vita eterna. Luca critica questโ€™atteggiamento interessato e gli contrapporrร , in modo indiretto nella parabola, la misericordia disinteressata, espressione di unโ€™altra giustiziaยป. E, in nota, aggiunge: ยซLuca vede nella giustizia a propria misura, quella che si crede di ottenere da sรฉ, il lineamento di carattere fondamentale degli scribi e dei farisei, cf. Lc 16,15 e 18,19ยป (F. Bovon).

Condivido la prima parte del commento dello studioso riguardante lโ€™interpretazione probabilmente restrittiva del concetto di prossimo sostenuta dallo scriba, ma non quella circa lโ€™atteggiamento interessato dello scriba contrapposto a quello di misericordia disinteressata veicolato dalla parabola. Questa, secondo il mio parere, richiede un taglio interpretativo diverso da quello di una piรน o meno larvata accusa di โ€œmeritocraziaโ€ attribuita al giudaismo per quanto riguarda la vita eterna.

Il โ€œprossimoโ€

Lo scriba ha con ogni probabilitร  un concetto ristretto di โ€œprossimoโ€. Secondo la Torah, esso coincide di fatto col proprio correligionario, il proprio connazionale, il membro dello stesso clan e della stessa tribรน. La Torah contiene, invero, anche alcuni brani che comandano di aiutare lโ€™โ€œavversarioโ€ โ€“ una persona con la quale si hanno rapporti problematici per tanti motivi โ€“ che si trovi in difficoltร  riguardo al proprio asino da carico o di accudire con cura lโ€™animale smarrito appartenente a lui finchรฉ non sia possibile restituirglielo sano e salvo (Es 3,4-5; Dt 22,1-4; Lv 19,17-18; cf. la tesi dottorale di G. Barbiero su questi testi biblici riguardanti lโ€™โ€œasino del nemicoโ€).

รˆ innegabile il fatto che, con la sua splendida parabola narrata in risposta allo scriba, Gesรน intende allagare a dismisura il concetto di prossimo, piuttosto che insistere su una contrapposizione tramite la misericordia disinteressata come quella โ€“ a mio parere errata โ€“ a cui pensa Bovon.

Dallโ€™altra parte

Nel canalone del Wadi Kelt, che da Gerusalemme scende a Gerico quasi del tutto secco durante tutto lโ€™anno, il caldo รจ asfissiante e i pericoli possono essere reali anche oggi. Alcuni anni fa due jogger vi sono stati uccisi proditoriamente.

Puรฒ darsi che il viandante โ€“ โ€œun uomo/anthrลpos tisโ€ qualsiasi, uguale a tutti gli altri uomini di questa terra (v. 30) โ€“ stesse viaggiando nelle ore piรน fresche, mattutine o serali. Lโ€™agguato รจ un gioco da ragazzi per dei โ€œpredoni/lฤ“istaiโ€ che assalgono come un branco di lupi il viaggiatore che, imprudentemente, viaggia da solo.

Il termine lฤ“istai รจ impiegato anche per indicare i terroristi e i ribelli contro Roma, due dei quali sono crocifissi con Gesรน secondo Mt 27,38 e Mc 15,27 (Luca parla invece, forse per maggior rispetto verso Gesรน, di โ€œmalfattori/kakourgousโ€). I briganti spogliano il malcapitato e lo riempiono di botte, lasciandolo politraumatizzato in stato di semicoscienza, mezzo morto (ฤ“mithanฤ“).

Questo basta per mettere in difficoltร  il sacerdote e il levita che scendono uno dopo lโ€™altro da Gerusalemme per tornare alle loro case dopo la settimana di servizio svolto al tempio.

Il primo scende per la stessa strada, il secondo arriva addirittura sul posto dellโ€™incidente. Accostarsi e toccare un mucchio di ossa sanguinolente del tutto simili a un cadavere avrebbe compromesso la loro puritร  rituale, costringendoli, in caso di contatto, a una lunga procedura di purificazione. Entrambi, comportandosi in modo del tutto simile (homoiลs, v. 32) vedono (idลn) il malcapitato moribondo, ma lo oltrepassano da vicino, procedendo sullโ€™altra riva del wadi (anti-par-elthein) (vv. 31-32).

Si commosse

Un samaritano, considerato eretico dai giudei e da loro odiato ed evitato in tutti modi (cf. Gv 4,9, dove la Samaritana ricorda a Gesรน: ยซou โ€ฆ sygchrลntai Ioudaioi Samaritais = non usano [gli stessi utensili]/non hanno buoni rapporti i giudei con i samaritaniยป). Il samaritano arriva dal malcapitato, โ€œsu di lui/katโ€™autonโ€, guardandolo cioรจ da vicino e dallโ€™alto in basso (v. 33). Oltre la stessa strada (hodos, v. 31), oltre il luogo dellโ€™incidente (topon, v. 32), il Samaritano arriva vicino alla persona (katโ€™auton).

Il samaritano dร  il via a un torrente di opere di โ€œmisericordiaโ€ (corporali e spiritualiโ€ฆ), di azioni di grazia, di atti concreti di soccorso.

Egli non sa se lโ€™ammasso sanguinolento che giace ai suoi piedi sia un giudeo o no. Egli vede (idลn) un uomo (v. 30) โ€“ in veritร , quel che resta di un corpo umano nudo dopo un feroce pestaggio. Si commuove/esplagchnisthฤ“. Gli si muovono le viscere, sede della misericordia, dellโ€™affetto e della grazia. รˆ la molla essenziale, senza la quale non si mette in movimento alcuna azione di attenzione e di cura amorosa per le persone e le cose, sia ieri che nel mondo di oggi.

Dopo essersi โ€œavvicinato/proselthลnโ€ coraggiosamente, forse deviando dal proprio percorso e disposto a perdere tempo per lโ€™imprevisto โ€“ il tempo รจ denaro! โ€“ e senza aspettare sul posto che altri intervengano assieme a lui o al posto suo, โ€œfascia i traumi/katedฤ“sen ta traumataโ€, lenendo i dolori con applicazioni di olio e medicando le lacerazioni con frizioni di vino (acetoso). Lo carica quindi personalmente sulla propria cavalcatura e lo conduce al caravanserraglio, che ha il dovere di accogliere tutti (pandokeion < pan-dechomai), uomini e bestie. I Padri vi hanno visto la figura della Chiesa (!). Curioso che oggi sul posto si annidi sulle rocce il Monastero di San Giorgio in Koziba (ricordo ancora la bibita fresca offerta cordialmente dai monaci agli esausti pellegriniโ€ฆ).

Prendersi cura

Una volta arrivati a destinazione, il Samaritano โ€œsi prende cura di lui/epemelethฤ“ autouโ€. Epimeleomai: si tratta di interessarsi, di prendersi in carico, di seguire da vicino una persona, assicurandole anche tutte le cure mediche del caso, dopo quelle assicurate come pronto soccorso.

Il giorno seguente, โ€œdopo aver cacciato di tasca (propria)/ekbalลnโ€ due denari โ€“ un anticipo di rimborso-spesa corrispondente a due giornate di lavoro โ€“ li โ€œdร /dona/edลkenโ€ al proprietario del โ€œcaravanserraglio/tutto-accoglienteโ€, comandandogli, con un imperativo aoristo, di iniziare a fare unโ€™azione e precisamente solo quella: โ€œPrenditi cura di lui/epimelฤ“thฤ“ti autouโ€. I Padri della Chiesa hanno visto nei due denari il dono del battesimo e dellโ€™eucaristia donati alla Chiesa dal Cristo. Il samaritano assicura inoltre con decisione allโ€™albergatore che โ€œgli corrisponderร /apodลsล soiโ€ il rimborso dovuto per tutte le altre eventuali spese sostenute per le cure richieste a favore del malcapitato, politraumatizzato.

In ricompensa per tutto ciรฒ che ha fatto, il samaritano non viene mai definito โ€œbuonoโ€ in tutta la parabola. Veramente la riconoscenza non รจ di questo mondo (il mondo del testo, evidentemente, non quello di Dioโ€ฆ).

รˆ probabile/possibile che il samaritano fosse un cliente abituale del caravanserraglio, un viaggiatore-commerciante (?), probabilmente abbiente, stimato, credibile per la sua statura morale. Per chi viaggiava per lavoro o per commissioni varie, quella strada da Gerusalemme a Gerico era infatti un passaggio obbligato. Il Samaritano promette il rimborso spese al suo ritorno e tutto lascia credere che sia creduto e accontentato dallโ€™albergatore. Lo speriamo anche per il malcapitato, che in due giorni potrร  forse essersi ripreso sufficientemente dai suoi politraumi per tornare a casa propria. Difficile crederlo.

Farsi prossimo

Concluso il racconto parabolico, Gesรน domanda allo scriba chi, secondo lui, sia stato โ€œil prossimo/plฤ“sionโ€ โ€œdi colui che รจ caduto (preda)/tou empesontosโ€ dei briganti.

Lo scriba risponde con un greco totalmente semitizzante: ยซColui che ha fatto misericordia con lui/ho poiฤ“sas eleos metโ€™autouยป, colui che ha avuto โ€œamore fattivo/gr. eleos/ebr. แธฅesedโ€ nei suoi confronti. Nellโ€™AT il greco eleos traduce quasi sempre แธฅesed, lโ€™amore misericordioso, concreto, duraturo, fedele (cf. il bellissimo Sal 118). Nessun problema cattolico-luterano di rapporto tra grazia e opere, tra grazia e meriti.

Si tratta di fare, e di fare misericordia/amore misericordioso. I sintagmi della lingua ebraica e greca โ€œโ€˜ฤล›ฤh แธฅesed/eleos poiein/fare misericordiaโ€ sono piรน espressivi e โ€œdinamiciโ€ di quello della lingua italiana โ€œavere misericordiaโ€, che potrebbe alludere al pura percezione affettivo-sentimentale.

Non si puรฒ perรฒ fare a meno di ignorare lo scivolamento semantico ed ermeneutico โ€“ il glissement degli studiosi francesi โ€“ attuato da Gesรน col suo racconto.

Con la sua parabola (non unโ€™allegoria!) Gesรน raggiunge tre guadagni maggiori.

  • Potrebbe sembrare che il prossimo sia il malcapitato malmenato e soccorso dal samaritano. Egli soccorre il malcapitato con tutto se stesso โ€“ tempo, cura e denaro โ€“. Soccorre โ€œun uomo (qualsiasi)/anthrลpos tisโ€ (v. 30). Non sa se sia un samaritano, un giudeo o uno straniero a lui totalmente sconosciuto quanto a razza, religione, sesso ecc. Gesรน allarga a dismisura il concetto di prossimo probabilmente inteso dallo scriba in un senso ristretto. Ogni uomo รจ mio prossimo, specialmente quello in forte difficoltร , reso mezzo morto dalla vita e dalla malvagitร  degli uomini.
  • Se invece โ€“ come suggeriva il card. Martini โ€“ ci mettiamo nei panni del malcapitato e guardiamo le cose dal suo punto di vista, appena avrร  aperto gli occhi egli avrร  scoperto che il suo prossimo era lโ€™ultima persona che si sarebbe aspettato di vedere: uno sconosciuto, forse uno straniero, probabilmente โ€“ nel caso in cui colui che รจ indicato come โ€œun certo uomoโ€ (v. 30) fosse stato un giudeo โ€“ un โ€œnemicoโ€, un odiato samaritanoโ€ฆ Il prossimo รจ lโ€™ultima persona che ci aspettiamo di incontrare sulla nostra strada. Non sappiamo chi sia il nostro prossimo o, meglio, tutti gli uomini sono nostro prossimo (โ€œun certo uomoโ€, v. 30). Il prossimo ci viene incontro in modo quasi sempre velato, prosaico, feriale. La parabola รจ un racconto โ€œapertoโ€, non unโ€™allegoria che fissa i codici identificativi del discorso una volta per sempre (ad es: il prossimo รจ il ferito, lโ€™uomo in difficoltร  ecc.), illanguidendo in tal modo la sua forza discorsiva e interpellante.
  • In ogni caso, a Gesรน interessa soprattutto dare un messaggio chiaro, forte, ma โ€œapertoโ€ allโ€™inventiva e allโ€™intraprendenza personale: lโ€™importante non รจ tanto identificare chi sia il โ€œprossimoโ€ โ€“ come richiesto nella domanda dello scriba โ€“ quanto il diventare prossimo, il farsi prossimo (v. 36). Nel v. 36 il verbo impiegato รจ รˆ il modo grammaticale dellโ€™infinito perfetto di ginomai, che indica unโ€™azione compiuta nel passato โ€“ questo รจ indicato perรฒ solo nel modo indicativo โ€“ i cui effetti perdurano nel presente di chi legge e di chi scrive). La forma grammaticale indica, quindi, non tanto chi โ€œรจ statoโ€ il prossimo per il malcapitato. Il verbo greco โ€œeimi/essereโ€ non ha il tempo grammaticale dellโ€™aoristo e del perfetto. Si sopperisce a ciรฒ impiegando in questi casi il verbo ginomai. Esso possiede perรฒ il proprio significato dinamico di โ€œdiventareโ€.

La domanda di Gesรน puรฒ esser allora tradotta cosรฌ: ยซChi ti sembra sia diventato (e sia rimasto) prossimo di colui che รจ incappato nei ladroni?ยป.

Con questa traduzione si capisce la conclusione tratta da Gesรน. Dopo la risposta corretta e molto โ€œsemiticaโ€ dello scriba โ€“ ยซColui che ha fatto misericordia con luiยป (v. 37) โ€“, Gesรน gli intima con decisione: โ€œVaโ€™ e tu faโ€™ similmente/Poreou kai sy poiei homoiลsโ€. Lo scriba aveva chiesto cosa avrebbe dovuto โ€œfare/poieinโ€ per ereditare la vita eterna. Riceve da Gesรน una risposta chiara e univoca, che parte dalla sua stessa interpretazione corretta della parabola ascoltata.

Zucchero a velo?

Credo non ci sia bisogno di suggerire ulteriori interpretazioni attualizzanti della parabola di Gesรน. Mi sembrano giร  lapalissiane e indicarle porterebbe probabilmente offesa allโ€™intelligenza del lettore.

รˆ evidente perรฒ che il cristiano che non le โ€œvedeโ€ o addirittura le contrasta quando le vede indicate e attuate nelle odierne congiunture da altri cristiani e dai loro pastori deve interrogarsi sulla veridicitร  della propria fede e sulla profonditร  della propria interiorizzazione del vangelo.

Seme profondo o spruzzatina di zucchero a velo?

In tal caso, sotto il vestito non cโ€™รจ niente: il re รจ nudo e va urgentemente rivestito.

รˆ vergogna ai nostri occhi, e soprattutto a quelli di Dio.

Commento a cura di padre Roberto Mela scj
Fonte del commento: Settimana News

Letture della
XV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO โ€“ ANNO C

Prima Lettura

Questa parola รจ molto vicina a te, perchรฉ tu la metta in pratica.

Dal libro del Deuteronรฒmio
Dt 30,10-1

Mosรจ parlรฒ al popolo dicendo:
ยซObbedirai alla voce del Signore, tuo Dio, osservando i suoi comandi e i suoi decreti, scritti in questo libro della legge, e ti convertirai al Signore, tuo Dio, con tutto il cuore e con tutta lโ€™anima.
ย 
Questo comando che oggi ti ordino non รจ troppo alto per te, nรฉ troppo lontano da te. Non รจ nel cielo, perchรฉ tu dica: โ€œChi salirร  per noi in cielo, per prendercelo e farcelo udire, affinchรฉ possiamo eseguirlo?โ€. Non รจ di lร  dal mare, perchรฉ tu dica: โ€œChi attraverserร  per noi il mare, per prendercelo e farcelo udire, affinchรฉ possiamo eseguirlo?โ€. Anzi, questa parola รจ molto vicina a te, รจ nella tua bocca e nel tuo cuore, perchรฉ tu la metta in praticaยป.

Parola di Dio

Salmo Responsoriale

Dal Salmo 18 (19)
R. I precetti del Signore fanno gioire il cuore.

La legge del Signore รจ perfetta,
rinfranca lโ€™anima;
la testimonianza del Signore รจ stabile,
rende saggio il semplice. R.
ย 
I precetti del Signore sono retti,
fanno gioire il cuore;
il comando del Signore รจ limpido,
illumina gli occhi. R.
ย 
Il timore del Signore รจ puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti. R.
ย 
Piรน preziosi dellโ€™oro,
di molto oro fino,
piรน dolci del miele
e di un favo stillante. R.

Seconda Lettura

Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossรฉsi
Col 1,15-20


Cristo Gesรน รจ immagine del Dio invisibile,
primogenito di tutta la creazione,
perchรฉ in lui furono create tutte le cose
nei cieli e sulla terra,
quelle visibili e quelle invisibili:
Troni, Dominazioni,
Principati e Potenze.
Tutte le cose sono state create
per mezzo di lui e in vista di lui.
Egli รจ prima di tutte le cose
e tutte in lui sussistono.
ย 
Egli รจ anche il capo del corpo, della Chiesa.
Egli รจ principio,
primogenito di quelli che risorgono dai morti,
perchรฉ sia lui ad avere il primato su tutte le cose.
รˆ piaciuto infatti a Dio
che abiti in lui tutta la pienezza
e che per mezzo di lui e in vista di lui
siano riconciliate tutte le cose,
avendo pacificato con il sangue della sua croce
sia le cose che stanno sulla terra,
sia quelle che stanno nei cieli.

Parola di Dio

Vangelo

Chi รจ il mio prossimo?

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 10, 25-37

In quel tempo, un dottore della Legge si alzรฒ per mettere alla prova Gesรน e chiese: ยซMaestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?ยป. Gesรน gli disse: ยซChe cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?ยป. Costui rispose: ยซAmerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stessoยป. Gli disse: ยซHai risposto bene; faโ€™ questo e vivraiยป.
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Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesรน: ยซE chi รจ mio prossimo?ยป. Gesรน riprese: ยซUn uomo scendeva da Gerusalemme a Gรจrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passรฒ oltre. Anche un levรฌta, giunto in quel luogo, vide e passรฒ oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciรฒ le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricรฒ sulla sua cavalcatura, lo portรฒ in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirรฒ fuori due denari e li diede allโ€™albergatore, dicendo: โ€œAbbi cura di lui; ciรฒ che spenderai in piรน, te lo pagherรฒ al mio ritornoโ€. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che รจ caduto nelle mani dei briganti?ยป. Quello rispose: ยซChi ha avuto compassione di luiยป. Gesรน gli disse: ยซVaโ€™ e anche tu faโ€™ cosรฌยป.

Parola del Signore