Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di domenica 14 Giugno 2020.
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Quando entriamo in un edificio ci rendiamo subito conto a quale funzione รจ adibito. Unโaula scolastica รจ arredata in modo diverso da unโinfermeria e una discoteca da unโofficina. ร facile riconoscere una chiesa: gli altari e il tabernacolo per custodire lโeucaristia, i dipinti e le statue di santi, il battistero, le suppellettili sacre permettono di identificare subito lโambiente dedicato alla preghiera, al culto e alle pratiche devozionali.
Non sempre perรฒ la struttura architettonica e lโarredamento eccessivo di alcune nostre chiese suggeriscono lโidea del luogo in cui la comunitร รจ convocata per essere nutrita alla duplice mensa della parola e del pane.
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Questo messaggio lo coglie invece immediatamente chi entra nelle cappelle in uso nelle foreste africane: capanne spoglie e disadorne, costruite con fango e paglia. Le ricordo con nostalgia: pali che fungono da sedili, disposti in cerchio per favorire lโunitร dellโassemblea e far sรฌ che i partecipanti si guardino in volto e non si volgano le spalle; al centro รจ posto lโaltare: un tavolo, certo il migliore del villaggio, ma semplice e povero e sullโaltare un leggio, con il lezionario aperto alle letture del giorno. Nullโaltro.
Eccoli, inequivocabilmente raffigurati, i due pani o, se vogliamo, lโunico pane in duplice forma oppure la duplice mensa.
Sono questi i segni: lโaltare dellโeucaristia, il lezionario della Parola.
Il Concilio Vaticano II lo ha ricordato: โLa Chiesa non ha mai tralasciato di nutrirsi del pane di vita, prendendolo dalla mensa sia della parola di Dio, sia del corpo di Cristo e di porgerlo ai fedeliโ (DV 21).
Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
โIl pane materiale mantiene in vita per un altro giorno, la parola di Dio dona vita eternaโ.
Prima Lettura (Dt 8, 2-3.14b-16a)
2 Ricordati di tutto il cammino che il Signore tuo Dio ti ha fatto percorrere in questi quarantโanni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore e se tu avresti osservato o no i suoi comandi. 3 Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che lโuomo non vive soltanto di pane, ma che lโuomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore.
14 Non dimenticare il Signore tuo Dio che ti ha fatto uscire dal paese dโEgitto, dalla condizione servile; 15 che ti ha condotto per questo deserto grande e spaventoso, luogo di serpenti velenosi e di scorpioni, terra assetata, senzโacqua; che ha fatto sgorgare per te lโacqua dalla roccia durissima; 16 che nel deserto ti ha nutrito di manna sconosciuta ai tuoi padriโ.
Il Deuteronomio si presenta come una raccolta di discorsi pronunciati da Mosรจ sul monte Nebo prima di morire; in realtร รจ stato scritto molti secoli dopo, negli anni immediatamente anteriori alla fine della monarchia e alla distruzione di Gerusalemme. ร una riflessione sugli avvenimenti dellโesodo, volta ad illuminare la situazione drammatica che Israele sta vivendo: รจ circondato da nemici e prossimo alla rovina. Che fare in un momento tanto difficile?
Come un ritornello, nel libro del Deuteronomio viene rivolto al popolo un invito accorato: ricorda, non dimenticare. Guarda al tuo passato, considera ciรฒ che Dio ha fatto, tieni presente i prodigi da lui compiuti in tuo favore, rimangano sempre nella tua memoria le sue opere di salvezza. โRicordati che sei stato schiavo nel paese dโEgitto e che il Signore tuo Dio ti ha fatto uscire di lร con mano potente e braccio tesoโ (Dt 5,15); โRicorda i giorni del tempo antico, medita gli anni lontani; interroga tuo padre e te lo farร sapere, i tuoi vecchi e te lo dirannoโ (Dt 32,7).
Questa raccomandazione รจ ripetuta con insistenza anche nella lettura di oggi. Il ricordo delle gravi tribolazioni affrontate nel deserto e degli interventi provvidenziali di Dio, รจ destinato a infondere fiducia e speranza nel momento presente.
La descrizione delle difficoltร รจ particolarmente viva: il deserto che si spalancava davanti agli israeliti era โimmenso e spaventoso, luogo di serpenti velenosi e di scorpioni, terra assetata, senzโacquaโ (v. 15). Se avessero dovuto contare solo sulle loro forze e sulle loro capacitร , sarebbero di certo periti. Da dove รจ giunta la salvezza?
La lettura risponde: da โciรฒ che esce dalla bocca del Signoreโ (v. 13). Lโespressione, un poโ enigmatica per noi, era invece ben nota in Egitto dove indicava il potere della parola di Dio di creare alimenti completamente nuovi.
Il pane era conosciuto, ma la manna era un cibo misterioso, ignoto e inatteso, era apparsa miracolosamente nel deserto, per questo gli israeliti lโavevano vista come un dono โuscito dalla bocca del Signoreโ.
Con questo alimento sorprendente egli voleva umiliare e mettere alla prova il suo popolo (vv. 2-3).
Come gli era stato promesso, Israele si era installato in un paese fertile โpaese di torrenti, di fonti e di acque sotterranee che scaturiscono nella pianura e sulla montagna; paese di frumento, di orzo, di viti, di fichi e di melograni; paese di ulivi, di olio e di mieleโ (Dt 8,7-8); ma invece di essere riconoscente e di benedire il Signore, lo aveva dimenticato. Dopo aver โcostruito case belle e averle abitateโ, aver visto โil bestiame grosso e minuto moltiplicarsi, accrescersi lโargento e lโoro e abbondare ogni tua cosaโ si era inorgoglito e aveva disprezzato il suo Dio (Dt 8,13-14).
Il progresso, la prosperitร , le case belle e accoglienti, la vita piacevole ricevono in questo testo un giudizio positivo, ma viene denunciato il pericolo che la ricchezza e il benessere, invece di condurre a Dio, lo facciano dimenticare.
Ecco la ragione dellโinvito a ricordare, a tener presente lโesperienza del deserto. Lร il Signore ha educato il suo popolo alla semplicitร , allโessenziale; gli ha fatto comprendere quali sono i bisogni elementari e quali derivano dalla cupidigia, dallโingordigia, dalla bramosia del possesso e dellโaccumulo. I bisogni indotti, il superfluo, la neghittositร , la vita godereccia allontanano da Dio.
โTutte queste cose โ afferma Paolo โ sono state scritte per ammonimento nostroโ (1 Cor 10,11). Lโinvito a ricordare, a non dimenticare รจ rivolto anche a noi. I quarantโanni trascorsi dal popolo dโIsraele nel deserto rappresentano, secondo il simbolismo biblico, unโintera generazione e, dunque, tutta la nostra vita.
Durante il nostro โesodoโ verso la โdimora eterna nei cieliโ (2 Cor 5,1), il Signore offre anche a noi un cibo completamente nuovo, diverso da quelli che lโuomo ha da sempre conosciuto e sperimentato, un alimento โuscito dalla bocca del Signoreโ, venuto dal cielo, come la manna: la sua Parola divenuta pane.
Seconda Lettura (1 Cor 10,16-17)
16 Il calice della benedizione che noi benediciamo, non รจ forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non รจ forse comunione con il corpo di Cristo? 17 Poichรฉ cโรจ un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dellโunico pane.
ร difficile che nelle comunitร cristiane regnino sempre il pieno accordo e la perfetta sintonia. ร inevitabile che, pur nellโunitร della fede, emergano diversitร di vedute, soprattutto quando si tratta di dare interpretazioni teologiche e di fare scelte morali. Succedeva anche a Corinto dove il problema delle carni immolate agli idoli era molto dibattuto.
La comunitร era composta da pagani convertiti i cui familiari e amici continuavano a offrire sacrifici agli idoli. Ci si chiedeva se, per non essere considerati degli asociali e per non venire emarginati, si poteva partecipare a queste cerimonie. Si discuteva sulla liceitร di comperare al mercato la carne dei sacrifici immolati agli dรจi.
A Corinto non cโerano solo opinioni differenti, ma ci si offendeva, ci si scomunicava, ci si malediva. La situazione era divenuta tanto incandescente da indurre Paolo a intervenire. Come convincere i corinti a mantenere lโunitร e a rispettarsi, pur nella diversitร di opinioni?
LโApostolo ricorre allโargomento piรน forte che ha a disposizione: la celebrazione dellโeucaristia. ร da questโunico pane, condiviso dai fratelli, che nasce lโesigenza dellโunitร di una comunitร : โIl pane รจ uno solo, cosรฌ noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dellโunico paneโ (v. 17).
Lโeucaristia non รจ un pane che puรฒ essere mangiato da soli, รจ pane spezzato e condiviso con i fratelli della comunitร e questo presuppone che tutti si impegnino ad essere realmente โun cuore solo ed unโanima solaโ (At 4,32).
Si noti bene: รจ il pane diviso a creare lโunitร . Mentre stringe i fratelli in un solo corpo, รจ anche segno di distinzione e invito al rispetto e alla valorizzazione delle diversitร .
Piรน avanti, nella stessa lettera, Paolo inviterร i corinti a considerare segno della benevolenza di Dio e dono dello Spirito il manifestarsi nella comunitร di differenti carismi, ministeri e servizi. La diversitร serve allโutilitร comune e deve condurre allโunitร : โCome infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, cosรฌ anche Cristo (1 Cor 12,4-12).
Vangelo (Gv 6, 51-58)
51 โIo sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrร in eterno e il pane che io darรฒ รจ la mia carne per la vita del mondoโ.
52 Allora i giudei si misero a discutere tra di loro: โCome puรฒ costui darci la sua carne da mangiare?โ. 53 Gesรน disse: โIn veritร , in veritร vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dellโuomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. 54 Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterรฒ nellโultimo giorno. 55 Perchรฉ la mia carne รจ vero cibo e il mio sangue vera bevanda. 56 Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. 57 Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, cosรฌ anche colui che mangia di me vivrร per me. 58 Questo รจ il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrร in eternoโ.
Questo brano costituisce la parte conclusiva del cosiddetto Discorso sul pane della vita, tenuto da Gesรน nella sinagoga di Cafarnao, dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci.
Il prodigio ha suscitato grande meraviglia, sfociata in incontenibile entusiasmo e in pericolosa esaltazione collettiva: la gente, visto il segno, decide di catturarlo per farlo re (Gv 6,14-15).
Come mai queste folle, stupite e ammirate, cercano Gesรน? Verrebbe da rispondere: perchรฉ hanno capito che in lui agisce il potere di Dio, dunque credono in lui. In realtร sono vittime di un pericoloso equivoco, sono mosse da una fede immatura: si interessano a Gesรน solo perchรฉ lo ritengono capace di soddisfare, mediante i miracoli, i loro bisogni materiali.
La fede matura รจ tuttโaltra cosa: รจ quella di chi capisce che Gesรน non compie prodigi per stupire, ma per introdurre in una realtร piรน profonda. Nella guarigione del cieco nato, il vero credente intuisce che Gesรน si presenta come la luce del mondo; nellโacqua tramutata in vino scopre il dono dello Spirito, fonte di gioia; nella rianimazione di Lazzaro comprende che Gesรน รจ il Signore della vita; nel pane distribuito alla gente affamata scorge Gesรน, lโalimento che sazia.
A Cafarnao invece la folla non capisce, si ferma allโaspetto esteriore, superficiale dellโavvenimento. Ha bisogno di essere aiutata a passare dalla ricerca del โcibo che perisceโ a quello che โdura per la vita eternaโ (Gv 6,27). Unโimpresa difficile, ma Gesรน la tenta.
Comincia presentandosi come il pane della vita disceso dal cielo (Gv 6,33-35). Dichiara che chi ascolta lui, chi assimila il suo messaggio, il suo vangelo, si nutre delle parole di vita. Chi invece si alimenta di altre parole โ anche se piacevoli e accattivanti โ ingerisce veleni di morte.
La sua affermazione รจ inaudita. Per i giudei il pane disceso dal cielo รจ la manna (Sal 78,24) e il cibo che nutre รจ la parola di Dio (Is 55,1-3). Come puรฒ โil figlio di Giuseppeโ arrogarsi simili prerogative? โ si chiedono indignati โ Chi pretende di essere? (Gv 6,42). Anche la samaritana aveva reagito in modo simile: โSei tu forse piรน grande del nostro padre Giacobbe?โ (Gv 4,12).
Invece di mitigare la sua pretesa, Gesรน fa una dichiarazione ancora piรน sorprendente. Il pane da mangiare non รจ soltanto la sua dottrina, ma la sua stessa carne: โIl pane che io darรฒ รจ la mia carne per la vita del mondoโ. Sono le parole con cui inizia il brano di oggi (v. 51).
Per non equivocarne il significato (per non essere indotti a immaginare un atto cannibalesco), va precisato che, quando nella Bibbia si afferma che โlโuomo รจ carneโ (Gn 6,3), non ci si riferisce al fatto che รจ rivestito di muscoli, ma che รจ debole, fragile, precario, soggetto alla morte. Per esempio, di fronte alle miserie morali degli israeliti, Dio โ dichiara il salmista con un audace antropomorfismo โ placa la sua ira e trattiene il suo furore perchรฉ โsi ricorda che essi sono carne, un soffio che scompare e piรน non ritornaโ (Sal 78,39). Quando, nel prologo del suo vangelo, Giovanni dice che โil verbo si รจ fatto carneโ (Gv 1,14) si riferisce allโabbassamento del Figlio di Dio, alla sua discesa al livello infimo, sottolinea la sua accettazione degli aspetti piรน caduchi della condizione umana.
Mangiare questo Dio fatto carne significa riconoscere che la rivelazione di Dio giunge nel mondo attraverso โil figlio del falegnameโ e accogliere questa sapienza venuta dal cielo.
Anche dopo questa precisazione, tuttavia, lโaspetto scandaloso della proposta di Gesรน rimane. Come si puรฒ โmangiare la sua personaโ? La reazione scandalizzata degli ascoltatori รจ comprensibile e giustificata: โCome puรฒ costui darci la sua carne da mangiare?โ (v. 52). Capiscono che egli non si riferisce solo allโassimilazione spirituale della rivelazione di Dio, ma anche ad un โmangiareโ reale. Cosa intende dire?
Gesรน non si preoccupa del loro imbarazzo e riafferma quanto ha giร detto, aggiungendovi una richiesta ancora piรน provocatoria: รจ necessario bere anche il suo sangue (vv. 52-56). Molti testi biblici proibiscono severamente la pratica di bere sangue โperchรฉ la vita della carne รจ nel sangueโ (Lv 17,10-11) e la vita non appartiene allโuomo, ma a Dio. Si tratta dunque di assimilare la sua vita.
ร a questo punto che si inserisce il discorso sullโEucaristia.
Prima di spiegare il significato che, nel suo discorso, Gesรน attribuisce a questo sacramento โfonte e apice di tutta la vita cristianaโ, vorrei mettere in guardia da alcune interpretazioni riduttive e anche fuorvianti, derivate da una certa catechesi devozionale e intimistica, non supportata da fondamenti biblici. Mi riferisco a quella spiritualitร eucaristica che parlava del โdivin prigionieroโ, che esortava ad andare in chiesa a โfare compagnia, a consolare Gesรนโ. LโEucaristia non ha lo scopo di catturare Gesรน per tenerlo piรน vicino, per avere unโopportunitร maggiore di convincerlo a concedere grazie, approfittando del fatto che โรจ venuto a visitarciโ, che โรจ venuto nel nostro cuoreโ. ร stata istituita come alimento da mangiare e anche quando viene esposta allโadorazione (meglio nella pisside in cui รจ stata consacrata che nellโostensorio) รจ per essere consumata come cibo. Solo cosรฌ mantiene il suo autentico significato.
Se partiamo dalla constatazione che, per raggiungere lโunione di vita con Cristo, basta la fede nella sua parola, giustamente ci chiediamo: perchรฉ รจ necessario accostarsi a ricevere anche il sacramento? Perchรฉ Gesรน ha aggiunto una richiesta tanto difficile da comprendere: mangiare la sua carne e bere il suo sangue nei segni del pane e del vino?
Sappiamo che, per mancanza di presbiteri, la domenica la maggioranza delle comunitร cristiane non si raduna attorno alla mensa del pane eucaristico, ma attorno alla parola di Dio e siamo certi che, da questโunico cibo per loro disponibile, esse ricevono abbondanza di vita.
ร significativo che, al v. 54, Gesรน dica che chi mangia la sua carne e beve il suo sangue ha la vita eterna, esattamente come al v. 47 afferma che lo stesso risultato รจ conseguito da coloro che credono nella sua parola. Perchรฉ allora lโeucaristia?
Anzitutto bisogna sottolineare che questo sacramento โ che rende realmente presente il Risorto โ non sostituisce la fede nella parola di Cristo. Accostarsi a ricevere la comunione non equivale a compiere un rito magico e lโostia non รจ una specie di pillola che agisce automaticamente e guarisce il malato, anche se dorme o ha perso conoscenza.
Non basta fare molte comunioni per ricevere la grazia del Signore. Gesรน non ha detto di fare molte comunioni, ma di โmangiare la sua carne e bere il suo sangueโ.
Ecco la ragione per cui, prima di ricevere il pane eucaristico, รจ necessario ascoltare e meditare un brano evangelico. La lettura della parola di Dio รจ la premessa imprescindibile.
Quando si firma un contratto, quando si stipula unโalleanza, si devono prima conoscere e valutare attentamente tutte le clausole. Chi accetta di divenire una sola persona con Cristo nel sacramento, deve essere cosciente della proposta che gli viene fatta e prendere la ferma decisione di accoglierla. ร il senso dellโaccorata raccomandazione di Paolo: โCiascuno esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo caliceโ, per non mangiare e bere la propria condanna (1 Cor 11,28-29).
Il gesto di stendere la mano per ricevere il pane consacrato รจ il segno della disposizione interiore ad accogliere Cristo e a far sรฌ che i suoi pensieri divengano i nostri pensieri, le sue parole le nostre parole, le sue scelte le nostre scelte. Nel segno dellโeucaristia, la sua persona viene assimilata, come accade con il pane.
Il cambiamento, la metamorfosi avverranno molto lentamente, il processo sarร segnato da successi e fallimenti, ma lโumile ascolto della Parola e la comunione con il corpo di Cristo compiranno il miracolo. Un giorno, il discepolo gioirร della trasformazione attuata in lui dallo Spirito che opera nel sacramento e giungerร ad esclamare, come Paolo: Ora โnon sono piรน io che vivo, ma รจ Cristo che vive in meโ (Gal 2,20) .
AUTORE: p. Fernando Armellini
FONTE: Settimana News
SITO WEB: http://www.settimananews.it/ascolto-annuncio/corpus-domini-pane-loggi-la-vita-eterna/