L’altare della vita
Posso dire che sono cristiano anche senza andare a Messa la domenica e fare la Comunione?
Mi piacerebbe davvero iniziare la messa domenicale con questa domanda e discuterne insieme con chi è presente. Ognuno arriva a messa, me compreso, con le sue motivazioni e il suo cammino di fede personale. Non è detto che tutti riguardo la domanda iniziale abbiamo la medesima risposta, che non può essere sbrigativamente risolta con un “si” o un “no” …
La Chiesa nella seconda domenica dopo la Pentecoste, dopo aver riflettuto su Dio come Trinità portandoci a livelli dal punto di vista teologico così alti da risultare quasi estranei al nostro vero interesse, in questa domenica dedicata al Corpo e Sangue del Signore fa una inversione di marcia e ci riporta ad un aspetto concretissimo della nostra fede. Dio in sé stesso è Trinità di persone in una sola sostanza divina, ma per noi si mostra nella concretezza dell’uomo Gesù, fatto di carne e sangue, di vita vera, come la nostra.
Carne e sangue, che nella mentalità biblica non è solo il corpo fisico ma tutta la concretezza della vita fatta di scelte, passioni, decisioni, dolore, contatto fisico e anche morte vera. Questo è Dio per noi: l’uomo Gesù. Nella via dell’umanità, fatta di carne e sangue di ogni uomo, noi possiamo arrivare a Dio, anzi è Dio stesso che arriva a noi. Questa è la novità più profonda del Vangelo che scandalizzava a quel tempo così come anche oggi risulta difficile da accettare fino in fondo.
Credere in un dio che sta distaccato in un olimpo divino fuori dal mondo, che detta regole da seguire più o meno comprensibili e che ci aspetta alla fine per un castigo o premio, è forse più facile da credere e accettare. Un dio senza carne e sangue è “più dio” secondo la logica umana. Infatti noi sperimentiamo quanto siamo fragili e limitati, e quanto la nostra concretezza fisica e sociale abbia davvero poco di divino. Un vero dio non ha nulla a che fare con noi se non una distaccata presenza e sostegno, ma con la massima attenzione di non mescolarsi con la bassezza umana.
Ma il Vangelo ci racconta un’altra visione di Dio, ed è proprio per questo che è Vangelo, cioè “buona notizia”: L’uomo Gesù è Dio, quindi Dio è l’uomo Gesù, con la sua carne e il suo sangue. E in questa carnalità umana segnata da tutte le fragilità posso incontrare Dio.
Le parole del Vangelo di questa domenica che la Chiesa ha scelto per la solennità del Corpus Domini, sono le ultime di un lungo discorso che Gesù fa alla folla dei discepoli dopo aver operato un segno miracoloso concreto: la moltiplicazione dei pani. Da questo gesto concreto di sostegno alla vita fisica, Gesù porta l’insegnamento su chi è lui stesso. «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Chi è Gesù? Un essere semidivino venuto a mostrare la potenza di Dio con prodigi così da sottomettere la volontà umana a quella divina? No. Gesù è venuto a mostrare Dio che davvero nel concreto si sottomette lui ai bisogni veri dell’uomo, l’uomo concreto di carne e sangue che ha il bisogno primario di vivere e di sentirsi amato. Gesù è il cibo per l’uomo perché viva dentro la sua vita concreta la bellezza di Dio, l’eternità possibile anche se la vita non sembra così eterna ed è fragile. Gesù si è fatto davvero mangiare dalla folla sei sui discepoli e del mondo di allora fino alla croce, quando il suo corpo è stato innalzato e il sangue versato. L’uomo di carne e sangue Gesù mostra chi è veramente anche l’uomo stesso e quanto la sua carne e sangue possono essere pieni di Dio.
La domanda dei Giudei, che l’evangelista riporta nel suo racconto, è una domanda vera anche per noi: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?»
Gesù quando è uomo vivente non invita ovviamente al cannibalismo, ma insegna a riconoscere proprio nella sua concretezza la presenza di Dio che dona vita. Ma le parole di Gesù raccolte nel Vangelo rimangono valide per i cristiani soprattutto dopo la sua morte e resurrezione, quindi anche fino a noi oggi. Con il pane e il vino della celebrazione domenicale, i cristiani ora davvero possono mangiare e bere Gesù, possono ancora oggi, entrare in contatto fisico con Gesù, con Dio stesso, con la sua forza vitale che cambia il mondo. Questa è l’Eucarestia domenicale, e non una serie di riti più o meno incomprensibili che ci eleva a Dio. L’Eucarestia domenicale è una azione concreta che abbassa Dio a livello umano, come è stato allora nel Vangelo. Questa comunione con il corpo e sangue di Gesù nel pane e sangue eucaristici, non possono allora che ricordarci nel profondo che la via per arrivare a Dio è quella dell’uomo, di ogni uomo, di ogni carne e sangue umano, specialmente quello più debole e povero.
Alla domanda iniziale se posso dirmi cristiano senza andare a Messa, la mia risposta personale dopo aver letto questo Vangelo è che per essere un vero cristiano ho bisogno della Messa e della Comunione! Al di la dell’aspetto rituale, in quel gesto che faccio insieme ad altri fratelli e sorelle accanto a me, mantengo la mia fede ancorata alla vita, quella di Gesù e quella degli altri. La Comunione al suo corpo e al suo sangue, mi sostiene nella vita di comunione con il corpo e il sangue di Gesù che non trovo solo nel pane e nel calice sull’altare in chiesa, ma nella vita del prossimo sull’altare della vita.
Fonte: il blog di don Giovanni Berti (“in arte don Gioba”)