Il commento al Vangelo di domenica 14 febbraio 2016, a cura di Paolo Curtaz.
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Prima Domenica del Tempo di Quaresima
- Colore liturgico: viola
- Dt 26, 4-10; Sal 90; Rm 10, 8-13; Lc 4, 1-13
[ads2]Lc 4, 1-13
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo”».
Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».
Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano”; e anche: “Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «È stato detto: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».
Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
- 14 – 20 Febbraio 2016
- Tempo di Quaresima I, Colore viola
- Lezionario: Ciclo C, Salterio: sett. 1
Fonte: LaSacraBibbia.net
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Anche nel deserto
No, non siamo all’altezza di annunciare la Parola.
Come Isaia, come Paolo, come Pietro.
Non siamo capaci, non scherziamo.
Quando ci accorgiamo della distanza fra le nostre fragilità e il compito che ci viene affidato, ci viene solo da buttarci in ginocchio, come Pietro, chiedendo al Signore di allontanarsi da noi. Di avere pietà e di lasciarci stare.
Eppure proprio noi, vuole, il Signore.
Noi che viviamo nell’oggi la profezia di un mondo diverso, noi che tiriamo dritto, camminando verso il Regno, passando in mezzo alle persone che ci accusano perché i nostri limiti sono troppo ingombranti per rendere credibile il Vangelo che annunciamo.
Noi che siamo stati pescati dal mare che è tenebra e paura per diventare, a nostra volta, pescatori di uomini da tirar fuori dal mare che è tenebra e paura.
Stupendo. Solo che non è così semplice.
Forze oscure ci allontanano da Dio e da noi stessi.
Benvenuti nel deserto che è la vita. È tempo di quaresima.
[ads2]Nel deserto
Per due volte Luca insiste sul fatto che è lo Spirito a spingere Gesù nel deserto.
Gesù ha appena ricevuto il battesimo ed è tentato: la tentazione colpisce sempre chi si avvicina a Dio, non chi se ne allontana o non se ne interessa.
Abbiamo delle brutte idee del male e del maligno: raramente, nella mia vita, ho incontrato dei buoni peccatori. Ho incontrato persone rose dai sensi di colpa e altre ingenuamente convinte che il male sia un’invenzione dei preti, ma peccatori sani, francamente, ne ho conosciuti pochi.
Gesù entra nel deserto come Israele che resta quarant’anni anni a vagare nel deserto del Sinai prima di scoprirsi popolo: ancora manifesta solidarietà assoluta col genere umano. Ancora ci dice, in questi nostri tempi troppo fast che ci vuole tempo e pazienza per cambiare e per crescere.
Chi di noi non ha mai vissuto il deserto? E magari per più di quaranta giorni! Chi non ha vissuto un momento, cioè, in cui ha avuto l’impressione che tutto gli crollasse addosso e di non sapere proprio come uscirne?
Gesù sceglie di inoltrarsi nel deserto per decidere come fare il Messia.
Fame
Le tentazioni sopraggiungono in un momento di fame.
Quando abbiamo fame di Dio, quando abbiamo fame di affetto, quando abbiamo fame di pace, iniziano le difficoltà più grandi.
Ho riletto molte volte le tentazioni del diavolo. Devo ammettere che sono piuttosto convincenti.
Il diavolo ha ragione: Gesù per fare il Messia deve curarsi bene, non trascurare la propria salute; dovrà convenientemente accordarsi con i poteri del tempo se vorrà avere risultati. Se Gesù userà qualche trucco stupefacente attirerà l’attenzione e manifesterà la sua potenza messianica…
Insomma: se il diavolo portasse queste riflessioni al consiglio pastorale di una parrocchia, tenderei ad approvarle. Sono piene di buon senso. Per rendersi credibile, il male è sempre pieno di buon senso.
Un’altra cosa è interessante: l’avversario cita bene la Scrittura.
La conosce, ovviamente, sa di cosa parla, e ne capovolge il significato, stravolgendolo.
Succede anche ai cristiani di citare brani di Scrittura per dire il contrario di ciò che Dio vuole. Anche nella storia della Chiesa vediamo che in tempi oscuri l’avversario ha fatto commettere ai discepoli crimini che sono una profonda ferita nel cuore di Cristo.
In questo tempo di misericordia, ci è chiesto di convertirci, infine, al perdono da ricevere e da donare.
Buon senso diabolico
Il diavolo propone cose ragionevoli a Gesù.
Il male non è mai evidente, è sempre sensato, credibile, ammaliante.
È Lucifero, l’angelo più splendente.
Nessuno di noi berrebbe da una bottiglia che reca l’etichetta: “veleno”.
Quante volte me lo sento dire!
«Che c’è di male se vado a cena con la collega? Voi preti vedete sempre la malizia ovunque!»
«Ma tua moglie lo sa?»
«Che c’entra?»
Così è amici, e gli esempi si moltiplicano:
«Che c’è di male se faccio qualche telefonata personale in ufficio: il mio capo è un bastardo, se lo merita!»; «Il mio non è pettegolezzo, mi informo sui miei parrocchiani!»; «Questi sono problemi troppo grandi per me: la pace, l’ecologia, che ci posso fare?».
Gesù smaschera l’inganno con la Parola di Dio in mano. Letta nel modo giusto.
Il Messia dimesso
Gesù è deciso: certo, bisogna nutrirsi, soprattutto della Parola. No, non farà compromessi: nessuno dà niente per niente, e lui vuole essere libero. No, non farà gesti eclatanti: il Nazareno vuole che la gente ami Dio per ciò che è, non per ciò che dona. Dio non è un fenomeno da baraccone, non è una capricciosa divinità da convincere a modificare gli eventi naturali.
Il suo messianismo è delineato: nel segno dell’amore e della condivisione, nella forza della parola e nell’autenticità, nello svelare il volto misericordioso del Padre si orienterà la scelta di Gesù.
Gesù vuole dei figli, non dei servi, l’affetto sincero, non un rispetto reverenziale.
Fallirà, ma ancora non lo sa.
È un ingenuo, un illuso, ma ancora non lo immagina.
Sarà il diavolo, che per ora si allontana, a ricordarglielo.
Tornerà nel tempo appropriato, quando Gesù avrà sperimentato sulla sua pelle che, forse, il demonio aveva ragione: l’uomo non si converte con le parole e l’amore.
Tornerà al Getsemani.
Così inizia la nostra Quaresima.
Questi quaranta giorni che ci sono donati per fare ascesi, cioè allenamento. Per fare più silenzio, per prendere maggiormente sul serio la preghiera, per decidere quale appetito deve dominare sui nostri sensi, per accorgerci del povero che ho accanto, per lasciare che la nostra anima ci raggiunga.
E trovare il risorto, alla fine del cammino.
il blog di paolo curtaz: www.paolocurtaz.it