Prima Lettura
Is 50, 4-7
Dal libro del profeta Isaia.
Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo,
perché io sappia indirizzare
una parola allo sfiduciato.
Ogni mattina fa attento il mio orecchio
perché io ascolti come i discepoli.
Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio
e io non ho opposto resistenza,
non mi sono tirato indietro.
Ho presentato il mio dorso ai flagellatori,
le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto svergognato,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare confuso.
Commento
Questa prima lettura ci ricorda come tutto in Gesù è dalla volontà del Padre suo. In Gesù non c’è nulla che viene da se stesso. Tutto è da Dio. Il Messia viene per dare ai cuori la vera fede, la vera speranza, la vera carità. Può fare questo perché ogni giorno il Padre lo ammaestra con il suo Santo Spirito. “Ogni mattina fa attento il mio orecchio perché io ascolti come i discepoli”. Non si ascolta il Signore una sola volta in tutta la vita. Lo si ascolta ogni giorno della nostra vita. Poiché ogni Parola del Messia dovrà essere Parola del suo Dio, per ogni Parola da dire il Signore chiede l’ascolto. Lui è sempre con l’orecchio teso verso il Signore Dio. Questi parla e lui riferisce, il Signore gli apre l’orecchio per mettere in esso la sua Parola e il Messia lascia che il Signore agisca secondo la sua volontà. “Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro”. Chi deve riferire la Parola di Dio è obbligato ad ascoltare la Parola di Dio. Se la Parola di Dio non viene ascoltata, neanche la si potrà riferire. Da Gesù dobbiamo tutti imparare.
Seconda Lettura
Fil 2, 6-11
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi.
Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio
l’essere come Dio,
ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo,
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome
che è al di sopra di ogni nome,
perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra,
e ogni lingua proclami:
«Gesù Cristo è Signore!»,
a gloria di Dio Padre.
Commento
Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce.
Chi vedeva Cristo Gesù non vedeva Dio. Non vedeva la natura divina. Vedeva un uomo. Come vero uomo Gesù ha umiliato se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Ma chi si umilia è il Figlio eterno del Padre. In Cristo Gesù non c’è l’Io della Persona divina e l’Io della Persona umana. Il Soggetto Agente, Operante, che vuole è solo la Persona del Verbo Eterno. Tutto opera nella sua umanità. La Persona del Verbo si umilia e obbedisce. Quell’uomo che tutto il mondo ha visto crocifisso, umiliato, deriso, sputato, insultato, flagellato è ora il Signore del cielo e della terra, il Giudice dei vivi e dei morti, il Salvatore e il Redentore di ogni uomo. Frutto della sua umiltà. Ancora una volta, guardando al Cristo abbiamo tutto da imparare.
Vangelo della Domenica delle Palme
Essendo la lettura della Passione di Gesù molto lunga, riportiamo qui per questioni di spazio un passaggio. (Lc 22, 14 – 23, 56)
Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò. Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: «Veramente quest’uomo era giusto». Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto. Tutti i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo.
Commento
Nel racconto della Passione di Gesù ci vengono riproposte le ultime ore della sua vita pubblica. Dall’Ultima Cena con i suoi Apostoli alla morte in croce. Con la morte di Gesù si passa dall’Antica alla Nuova Alleanza. Si passa anche dall’antico tempio, al Nuovo Tempio di Dio che è Gesù, che è il Corpo di Cristo Signore, che è la sua Chiesa. Si passa sotto il governo dello Spirito Santo.
Ecco il primo frutto della morte di Gesù. Si compie un’altra Parola di Gesù Signore: Io quando sarà elevato da terra, attirerò tutti a me. Il primo attratto da Gesù è il Centurione, simbolo e figura del mondo dei pagani. Veramente quest’uomo era giusto. Veramente era il Giusto, il Figlio di Dio. Chi vuole attrarre il mondo a Cristo Gesù deve lasciarsi anche lui elevare con Cristo sulla croce della piena obbedienza al Padre suo, secondo la sua divina Parola. Senza obbedienza non c’è elevazione, senza elevazione non c’è attrazione, non c’è fede, non c’è salvezza. Il cristiano che vuole cooperare con Cristo, in Cristo, per Cristo, deve essere l’uomo dell’obbedienza perfetta alla Parola.
Auguro a me e a voi un buon cammino in questa settimana santa.
Prepariamo il nostro cuore alla Risurrezione. Viviamo i momenti, i riti, le liturgie con fede e amore.
Purifichiamo il cuore con il sacramento della confessione. Chiediamo la grazia di una vera e reale confessione.
Buona settimana Santa.