Dieci guariti, uno salvato
I due Libri dei Re
Seguendo il suggerimento dello studioso M. Nobile, autore dellโultimo pregevole commentario a questi due libri biblici in lingua italiana (Milano 2010), gli eventi raccontati in 1-2Re potrebbero essere articolati nel modo seguente:
1Re 1,1โ2,46: Preludio; 1Re 3,1โ11,43: Il regno di Salomone; 1Re 12,1โ2Re 17,41: Scisma e storia di due regni fino alla caduta del regno del Nord (con la storia dei due regni scismatici fino a Elia: 1Re 15,1โ16,34; il ciclo di Elia: 17,1โ2Re 1,18; il ciclo di Eliseo: 2Re 2,1โ13,25; la storia dei due regni fino alla fine del regno del Nord: 2Re 14,1โ17,41); 2Re 18,1โ25,30 Vicende del regno di Giuda fino alla sua fine.
2Re 4,1โ6,7 narra le gesta miracolose di Eliseo. I racconti possono essere cosรฌ articolati: 2Re 4,1-7 Eliseo e il soccorso alla vedova di Sunem; 4,8-37 Eliseo e la dama sunammita; 4,38-41 Il risanamento della minestra letale; 3,42-44 Eliseo moltiplica i pani; 5,1-19 Eliseo guarisce Naamร n dalla lebbra; 5,20-27 Punizione di Giezi per la sua cupidigia; 6,1-7 Il miracolo dellโascia galleggiante.
Eliseo
Vissuto tra 850 e lโ800 a.C. nel regno del Nord governato prima da Ioram (852-841 a.C.) e poi dal sanguinario Iehu (841-814), โEliseo/โฤlรฎลกฤโ/Dio ha salvatoโ era figlio di Safat, originario di Abel-Mecola, un villaggio situato a 22 km a sud della cittร di Bet Shean, non distante dal fiume Giordano. Da Elia viene investito del ministero profetico grazie a un gesto imperioso del suo mantello gettatogli addosso (1Re 19,15-21).
Lโinizio della saga dedicata esplicitamente alla persona e allโoperato di Elia, a tratti molto strano e sconcertante, narra la sua legittimazione come profeta successore di Elia. Essa avviene grazie al conferimento dei due terzi dello spirito del suo maestro mentre Elia sale al cielo nel turbine, nascosto alla vista di Eliseo da un carro di fuoco con cavalli infuocati che si frappongono ai due (cf. 2Re 2,11).
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Capo di stato maggiore, ma lebbroso: un morto che cammina
Dopo la narrazione di gesta prodigiose, tra le quali quella della toccante rivivificazione del figlio della illustre donna sunammita (2Re 4,8-37), il testo narra della guarigione di Naamร n, valoroso capo di stato maggiore dellโesercito nemico siriano, ma inopinatamente colpito dalla lebbra che lo divora.
Convinto dal suo seguito di dignitari a bagnarsi sette volte nel Giordano, come gli aveva ordinato Eliseo, Naamร n si ritrova risanato, con la pelle purificata e un corpo tornato come quello di un ragazzo (2Re 4,14). Torna allora con tutto il suo seguito da Eliseo.
La magnificenza del corteo non รจ piรน segno di alterigia come nel primo momento del suo arrivo dal profeta, da cui si era allora allontanato con ira, sdegnato dal comando ricevuto, troppo semplice e che non aveva visto alcun tocco terapeutico da parte del profeta. Eliseo gli aveva richiesto un gesto di umiltร , che riguardava inoltre un fiume di modesta portata che non poteva reggere il confronto con quelli splendidi del suo paese, i fiumi di Damasco โAbanร e il Parpar (v. 12).
La fede del proselito
Ora il militare, comandante supremo dellโesercito siriano nemico di Israele, col ritorno insieme al suo seguito (โil suo accampamentoโ) esprime un gesto di onore verso Eliseo. Il testo ricorda che egli torna da un โuomo di Dio/โรฎลก hฤโฤlลhรฎmโ (v. 15). Stando ritto e impettito โ come รจ nello stile tipico dei militari โ di fronte al profeta, Naamร n se ne esce con una profonda professione di fede: ยซOra so che non cโรจ Dio su tutta la terra se non in Israeleยป. E Naamร n implora, chiede โper favore/nฤโโ โ particella deprecativa spesso non tradotta dalla CEI 2008, e che qui accompagna come espressione di umiltร deferente la richiesta del potentissimo militare guarito โ di voler accogliere โuna benedizione/dono/berฤkฤhโ (!) dal โ/tuo servo/โabdekฤโ.
Benedizione dal militare nemico?
Il dire รจ cerimonioso e corrispondente al linguaggio diplomatico tipico del Medio Oriente, perรฒ impressiona che il generale in capo dellโesercito si dichiari โschiavo/servoโ di Eliseo e intenda donargli una โbenedizioneโ.
Naamร n riconosce in Eliseo lโuomo di Dio, trasparenza della sua potenza sovrana capace di risuscitare i morti, come erano considerati i lebbrosi. Il re Ioram aveva infatti detto al generale che lo aveva interpellato in prima battuta per avere la guarigione: ยซSono forse Dio per dare la morte o la vita, perchรฉ costui (= il re di Aram cioรจ di Damasco) mi ordini di liberare dalla lebbra?ยป (2Re 5,7b).
Mani libere
Eliseo risponde con un netto diniego allโofferta di Naamร n, iniziando con un detto imprecatorio che rimanda alla vita di YHWH, ยซdavanti al quale io sto ritto in piediยป e rifiutando gentilmente, ma con fermezza, il proposito del generale.
Eliseo รจ un vero uomo di Dio, che sta in piedi davanti a lui per servirlo e al quale solo va reso ogni gloria e onore. Un uomo di Dio disinteressato e distaccato dai beni, dote non posseduta dal suo servitore Giezi che, per la sua cupidigia del tanto ben di Dio in vesti e materiale prezioso offerto da Naamร n, sarร punito severamente, trovandosi a sua volta malato cronico di lebbra, capostipite di lebbrosi (vv. 20-27).
Naamร n insiste, ma Eliseo rifiuta recisamente ogni donativo. Il generale รจ stato guarito da YHWH per pura grazia, immeritata, fra lโaltro, per il fatto di essere un nemico di Israele. YHWH ha visto in lui la ricerca della salute ma anche la fiducia nelle guide del popolo di YHWH. Una fede fiduciosa implicita nel Dio di Israele.
YHWH ha agito per grazia. Il suo servo non sarร da meno, sua tersa trasparenza.
Terra e libertร di coscienza
Se Eliseo rifiuta โla benedizione/il donoโ, che almeno โโsia donato per favore/yuttan-nฤโโ al tuo servo โ implora nuovamente il generalissimo guarito e rivivificato โ di portare via un carico di โterra/โฤdฤmฤhโ, quanta ne possono portare due muli.
Dโora in poi โil tuo servoโ โ motiva la sua richiesta Naamร n โ non intende offrire piรน alcun tipo di sacrificio come prima di questo momento, nรฉ un โolocausto/โลlฤhโ che consuma totalmente la vittima offerta, nรฉ un โsacrificio/zebaแธฅโ in cui lโofferente puรฒ mangiarne una parte con i suoi familiari. Se li offrirร , non saranno compiuti a beneficio di altri dรจi โ โandare dietro ad altri dรจiโ era la formula con cui i testi biblici tacciavano il peccato di idolatria โ, ma solo a YHWH.
La figura di Naamร n incarna quella dei proseliti, i pagani che simpatizzavano per il giudaismo pur senza accettarne tutte le pratiche religiose, a partire dalla circoncisione. Nel postesilio cresce sempre piรน il problema di come rapportarsi a loro e di che cosa chiedere come espressione della loro fede iniziale in YHWH. I paesi in cui essi abitavano erano considerati impuri (cf. Sal 137,4; Am 7,17; Os 9,3; Ez 4,13). Questo testo รจ rapportato forse a tale problema e intende rispondervi con una visione larga e rasserenante, non fondamentalista o fanatica.
Allโinizio del Codice dellโalleanza (Es 20,22โ23,33) YHWH comanda a Mosรจ: ยซFarai per me un altare di terra (mizbฤaแธฅ โฤdฤmฤh) e sopra di esso offrirai i tuoi olocausti e i tuoi sacrifici di comunione, le tue pecore e i tuoi buoi; in ogni luogo (bekol-hammฤqรดm) dove io vorrรฒ far ricordare il mio nome, verrรฒ a te e ti benedirรฒ (รปbฤraktรฎkฤ)ยป (Es 20,24).
In ogni luogo si puรฒ fare un altare di terra e ricevere la benedizione di YHWH che viene. Non cโรจ fanatismo legato a una presunta โterra santaโ. ยซLa terra รจ miaยป dice YHWH (Lv 25,23), tutta la terraโฆ
E sarร YHWH, il Dio degli eserciti, a dare di persona la sua benedizioneโฆ
La legge della gradualitร : โVaโ in pace!โ
Quando dovrร obbligatoriamente accompagnare il suo re mentre si reca a pregare nel tempio del dio Rimmon (che suona simile a Ramanu, lโHadad assiro-babilonese ben conosciuto agli israeliti esiliati a Babilonia) โ appoggiandosi al suo forte braccio โ, e dovrร prostrarsi insieme a lui, il generale si troverร in forte imbarazzo. ยซPerdoni YHWH per favore/yislaแธฅ-nฤโ YHWH in anticipo questa azione del tuo servoยป, supplica ancora Naamร n.
Eliseo, divenuto ormai padre spirituale, illuminatore della coscienza di Naamร n, lo rimanda in pace nella sua terra, senza fanatismo, esclusivismo o intransigenza alcuna sui tempi e sui modi riguardanti un cammino spirituale di un proselito.
Una legge di gradualitร che libera le persone e fa rivivereโฆ anche i morti di lebbra.
Fede per il Regno
Per quanto puรฒ valere, la strutturazione retorica di Lc 17,11โ18,30 elaborata da R. Meynet puรฒ portare ulteriore luce allโinterpretazione dei testi: la fede in Gesรน e la sequela di lui รจ necessaria per entrare nel regno di Dio, ricevere cioรจ la vita eterna nel giorno di Dio.
17,11-19 Il lebbroso riconosce in Gesรน lโopera di Dio
17,20-21 Quando viene il regno di Dio?
17,22-35 Il giorno del Figlio dellโuomo รจ il giorno di Dio
17,37 Dove?
18,1-8a Parabola del giudice ingiusto e della vedova
18,8b Quando il Figlio dellโuomo verrร , troverร la fede?
18,9-14 Parabola del fariseo e del pubblicano
18,15-17 Accogliere come un bambino il regno di Dio
18,18-19 CHE fare per ereditare la vita eterna?
8,20-25 Daโ tutto ai poveri e seguimi
18,26-27 CHI puรฒ essere salvato?
18,28-30 Lasciare tutto per ricevere la vita eterna
In cammino verso Gerusalemme
Terminata la tumultuosa seduta nella sinagoga di Nazaret (Lc 4,16-30), passando come uno spartineve in mezzo ai suoi avversari, Gesรน si era messo con decisione in cammino per la sua strada (cf. Lc 4,30, eporeueto). Al termine della โcrisi galilaicaโ, dopo successi e delusioni cocenti, egli prende la ferma decisione di dirigersi verso Gerusalemme (cf. 9,51: tou poreuesthai eis Ierousalฤm), il luogo al di fuori del quale a nessun profeta รจ lecito morire (cf. 13,33).
In un villaggio di samaritani Gesรน non viene accolto, perchรฉ era chiaramente in cammino verso Gerusalemme (9,53: poreuomenon eis Ierusalฤm). Il cammino prosegue deciso (13,22: poreian poiumenos eis Ierusalฤm), e lungo la strada Gesรน attraversa la Samaria e la Galilea (17,11: en tลi poreuesthai eis Ierusalฤm), facendo notare ai Dodici che stavano salendo verso Gerusalemme (18,31: idou anabainomen eis Ierusalฤm). Vicino a Gerusalemme (19,11: dia to eggys einai Ierusalฤm), Gesรน narra la parabole delle dieci monete dโoro (19,11-27), e cammina deciso davanti a tutti salendo verso Gerusalemme (19,28: eipลnโฆ eporeueto emprosthen anabainลn eis Ierosolyma). Il cammino verso Gerusalemme prosegue quindi al rallentatore: Gesรน con i suoi รจ vicino (eggyzontes) alla discesa del monte degli Ulivi (19,37); arrivato vicino fin quasi a toccarla (ฤggysen), in vista della cittร scoppia in pianto (19,41) e poi entra nella zona templare, il termine del lungo viaggio (19,44: eiselthลn eis to hieron).
La feccia degli eretici
Per salire dalla Galilea (m. -200 s.l.m., a Cafarnao, allora) a Gerusalemme (m. 765 s.l.m., sulla spianata dove sorgeva il santuario) in Giudea, Gesรน deve attraversare la Galilea e la Samaria (descrivendo le cose da Gerusalemme, come fa qui Luca).
Gesรน lo potrebbe fare bypassando la Samaria, percorrendo la strada che correva a est, di lร del Giordano, ma egli vuole attraversare la Samaria (cf. Gv 4,4 ยซdoveva attraversare la Samaria/edei de auton dierchesthai dia tฤs Samareiasยป).
Deve perchรฉ vuole! Gesรน vuole passare in mezzo la territorio degli odiati cugini samaritani (cf. Gv 4,9), imbastarditi etnicamente (cf. 2Re 17,24-41), ed eretici religiosamente (cf. 2Re 17,21), con un tempio tutto loro, eretto sul monte Garizim (cf. Gv 4,20).
Gesรน vuole attraversare le periferie esistenziali e religiose. E incontra cosรฌ lo scarto della periferia, la feccia della feccia: una banda di dieci lebbrosiโฆ
Dieci lebbrosi
Periferia esistenziale e religiosa estrema degli odiati cugini samaritani, dieci lebbrosi si avanzano incontro a Gesรน, ma ยซrimanendo in piedi a distanza/estฤsan porrลthenยป (v. 12). Feccia emarginata socialmente e religiosamente, scarti di una popolazione giร odiata dai giudei ortodossi, i โmorti che camminanoโ sono impuri ritualmente e se ne devono stare fuori dellโaccampamento/villaggio attendendo la guarigione spontanea della loro malattia.
Portando vesti strappate e con il capo coperto, il lebbroso ยซvelato fino al labbra superiore, andrร gridando: โImpuro, impuro/แนญฤmฤ แนญฤmฤ!โ. Sarร impuro, finchรฉ durerร in lui il male: รจ impuro, se ne starร solo, abiterร fuori dellโaccampamentoยป (cf. Lv 13,45-46).
โIl lebbroso/โรฎลก แนฃฤrรปaโโ non รจ un uomo, ma รจ una malattia ambulante, repellente, impura e contagiosa religiosamente. Lโuomo combacia con la sua malattia e con la sua impuritร . Nessuno stacco tra il male e la persona, la sua dignitร . ร completamente emarginato, costretto alla solitudine, in attesa di una (improbabile) guarigione spontanea. Da misura igienica profilattica, tesa a proteggere la comunitร da tutte le affezioni del cuoio capelluto e dalle muffe di tessuti e suppellettili, la norma era diventata di fatto lo strumento tragico di unโemarginazione totale.
I dieci lebbrosi โ con ogni probabilitร tutti samaritani, dato il contesto ambientale costituito dal villaggio โ almeno portano insieme il peso dellโemarginazione e della solitudine. Sembrano una tragica imitazione, sub contraria specie, del gruppo di dieci uomini ebrei (minian) necessari per una sessione di preghiera.
Dieci uomini che gridano la loro perdizione, lโassoluta mancanza di una benchรฉ minima speranza di futuro decente, degno di un uomo. Una guarigione altamente improbabile.
Nero attorno a sรฉ, nero davanti a sรฉ. Il cielo รจ di piombo. Lโanima persa. Dead men walking.
Misericordia per noi!
I dieci lebbrosi si fanno incontro (apฤntฤsan) a Gesรน con il coraggio della disperazione. Forse hanno sentito che sarebbe passato da loro il maestro buono della Galilea.
Rispettosi della norma, si fermano a distanza di sicurezza da lui, e standosene in piedi (estฤsan), alzano la voce (ฤran phลnฤn). Ma non gridano la loro impuritร , la loro doppia personalitร . Gridano a โcolui che sta sopra/epistata (< epi-istฤmi)โ di loro, che giร stanno in piedi.
Riconoscendo la sua superiore autoritร , si appellano alle viscere di compassione del โsignoreโ, invocando su di loro la sua misericordia (eleฤson hฤmas). (Lโimperativo aoristo rimanda allโinvito pressante a iniziare quella azione e a compiere quella e quella sola).
Misericordia per le loro persone, pietร per la loro malattia e la loro emarginazione, perdono โ forse โ per il peccato che pensano essere collegato strettamente al loro male.
Furono purificati
Avendoli visti (idลn) โ forse ancora prima di averli sentiti โ, Gesรน dice loro di andare a farsi vedere (epideixate heutous) ai sacerdoti (del tempio di Gerusalemme, sโintende!). Constatando lโ(eventuale) guarigione/purificazione intervenuta nel frattempo โ spontaneamente e in pratica quasi miracolosamente โ, essi potranno dichiararla pubblicamente avvenuta.
Circa la condotta da seguire nel caso di un lebbroso che pensava di essere guarito, la norma prevedeva: ยซIl sacerdote uscirร dallโaccampamento e lo esaminerร : se riscontrerร che la piaga della lebbra รจ guarita nel lebbroso, ordinerร che si prendano, per la persona da purificare, due uccelli vivi, โฆยป (Lv 14,3-4).
Gesรน รจ rispettoso delle norme cultuali e del ruolo dei sacerdoti, che perรฒ sarร solo di constatazione e di proclamazione della purificazione avvenuta, senza perรฒ che essi abbiano avuto alcun ruolo nel processo di guarigione e di purificazione dalla lebbra.
Mentre quelli se ne andavano, โfurono purificati/ekatharisthฤsanโ. Dalla natura? Dalle loro stesse forze vitali ridestatesi allโimprovviso? Da Dio? Da Gesรน? Cellule staminali totipotenti iniettate dalla parola di Gesรน?
La guarigione รจ vista qui sotto il suo aspetto di purificazione, di superamento cioรจ dellโimpuritร rituale e dellโemarginazione religiosa ad essa associata. Ne consegue quindi la possibilitร , per i lebbrosi guariti, di essere reintegrati pienamente nel consesso della vera comunitร di fede e di culto, guidata dai sacerdoti del tempio di Gerusalemme, cultori dellโunico vero Dio del popolo di Israele, YHWH.
Uno dei lebbrosi costata di essere stato guarito (iathฤ < iaomai, verbo deponente, ma la diatesi รจ passiva). ร la guarigione fisica, ottenuta da qualche causa esterna alle pure forze personali (passivo divino?). Guariti da chi? Dal puro scorrere del tempo? Grazie a un recupero vitale endogeno?
Guariti dal caso? Da Dio? Da Gesรน?
Dieci guariti/purificati, uno salvato
Uno solo dei guariti โtorna indietro/si converte/hypestrephenโ. Torna verso dove? Non รจ detto. Si dice solo che tornรฒ โa gran voce lodando Dio/meta phonฤs megalฤs doxazลn ton theonโ, lโorigine di ogni bene, di ogni vita e di ogni guarigione.
Lโuomo ยซcadde ai suoi piedi, โcontinuando a ringraziarlo/eucharisthลn autลiโยป. Ai piedi di chi? Ringraziando chi? Dio? ร Dio lโultimo soggetto menzionato in precedenza. Gesรน? ร il referente piรน probabile a partire dal contesto, colui che ha messo in moto lโazione durante la quale รจ avvenuta la guarigione/purificazione.
Lโevangelista ricorda โ a chi legge e al giudeo che puรฒ essere tentato di un atteggiamento di superioritร e di disprezzo โ che colui che era tornato era un samaritano. La notazione non esclude il fatto che probabilmente lo erano anche gli altri nove.
Gesรน sottolinea la particolaritร della situazione. Non erano stati purificati tutti e dieci? Non furono trovati (altri) a โtornare indietro/convertirsi/hypostrpsantesโ โper dare gloria a Dio/dounai doxan tลi theลiโ. ร tornato solo questo โstraniero/di unโaltra razza/allogenฤsโ?
Uno schiaffo in faccia! Un samaritano, uno straniero, torna guarito/purificato a rendere grazia a Dio, ma รจ da Gesรน che torna! Riconosce in lui la potenza di โuno che sta sopra in piedi/epistata (< epi-istฤmi) (Lc 17,13), che รจ capace di risuscitare un morto, dandogli la vita (come afferma chiaramente il re Ioram al generale Naamร n che si reca da lui per essere guarito dalla lebbra; cf. 1Re 5,17).
Il samaritano guarito e purificato torna/si converte a Dio. Di fatto, perรฒ, รจ a Gesรน che torna, riconoscendolo come colui che, con la sua parola, ha generato lโazione durante la quale si รจ trovato guarito (non dalle proprie forze).
A Dio, che si rende presente in Gesรน, lโuomo rende il suo prolungato rendimento di grazie, del quale non si riportano le parole, che perรฒ si possono ben immaginare.
Il ritorno/conversione, il ringraziamento, il riconoscimento di Dio/Gesรน come fonte della grazia della guarigione fisica, della purificazione religiosa che lo riammette in piena dignitร nellโassemblea cultuale di Israele, formano il substrato vitale di fede che procurano allโuomo la salvezza: ยซDopo esserti alzato/risorto/anastas continua a camminare in continuitร /poreou, la tua fede ti ha salvato/hฤ pistis sou sesลken seยป.
La tua fede (in Dio) ha iniziato a farti ricevere il dono della salvezza fin dal momento che ti sei messo in movimento dopo aver ascoltato le mie parole.
Ti ha sostenuto nel cammino e nellโesame al tempio. (Avrai menzionato senzโaltro ai sacerdoti il buon rabbi galileo che ti ha detto parole di speranza e di grazia e di quello che ti รจ avvenuto poi per stradaโฆ).
La tua fede (in Dio) ti ha fatto intuire che la tua guarigione era dovuta a me, sua buona trasparenza.
La tua fede (in Dio) ti ha suggerito di tornare da me.
La tua fede ti ha spinto a ringraziare a gran voce, senza smettere un momento.
Il ringraziamento รจ dovuto, รจ buona educazione. Una gran cosa. Lodare la fonte della vita, riconoscere che veniamo da fuori.
Ma tu hai soprattutto intravisto in me il volto del Padre mio. Un Padre buono, che ha compassione per le persone, pietร per le malattie, misericordia per il peccato โ che non รจ la causa diretta della tua malattia, se non molto alla lontana! โ .
Dieci guariti e purificati.
Uno solo salvato.
Lo scopo della guarigione e della purificazione.
La pienezza della vita.
Vita piena, ricreata, che ha trovato la sua sorgente e la sua foce.
Il Padre che, nel Figlio, รจ il solo capace di ridonare la vita anche a un lebbroso, a un morto vivente.
Al Padre, per il Figlio, nello Spirito Santo la lode e la gloria.
ยซLa gloria di Dio รจ lโuomo viventeยป (s. Ireneo).
Commento a cura di padre Roberto Mela scj
Fonte del commento: Settimana News