Due stranieri, uno siriano e l’altro samaritano, ringraziano il Signore per la guarigione dalla lebbra.
1. Naaman il Siro, un pagano, è un generale dell’armata della Siria, è malato di lebbra, e fu guarito da questa malattia da Dio per mezzo del profeta Eliseo. Si convertì e ringraziò il Dio di Israele, portando un po’ di terra d’Israele al suo paese, su cui rendere un sacrificio al solo e vero Signore.
2. I 10 lebbrosi del Vangelo. Il miracolo fisico avviene per tutti, ma uno solo tornò a ringraziare ed era un samaritano a cui il dono ricevuto suggerisce riconoscenza. Questi soltanto viene salvato. Gesù gli disse: “Sei guarito e cambiato nel tuo essere”. E costui non tornò più alla sua vecchia vita.
La lebbra nella Bibbia era segno di morte, di peccato, e il disfacimento del corpo portava alla segregazione e abbandono da parte di tutti. Ma Dio in Gesù ha simpatia per queste persone!.
Nei Vangeli, su 30 miracoli operati da Gesù, 3 ritornano con frequenza ed è la guarigione dalla lebbra. Gesù “tocca” i lebbrosi, rompe le barriere del divieto, va verso gli ultimi e gli abbandonati dalla società, li rimette nella comunità da dove erano stati segregati e isolati.
Siamo stati beneficati tante e tante volte da Gesù. Pensiamo a quante volte abbiamo ricevuto il perdono di Dio attraverso il sacramento della Confessione e abbiamo ricevuto la Comunione. Abbiamo sempre ringraziato, oppure ci siamo comportati come gli altri nove lebbrosi?
Vogliamo dunque prendere un proposito pratico quest’oggi, quello di fare bene il ringraziamento dopo la Comunione. Fermiamoci, per quanto è possibile, a parlare familiarmente con Gesù che è in noi: Gesù è realmente presente dentro di noi, nel nostro cuore, finché perdurano le sembianze del Pane eucaristico. Non sprechiamo malamente quei minuti che sono i più importanti della nostra giornata. Inoltre, abituiamoci a ringraziare Gesù ogni volta che riceviamo il suo perdono nel sacramento della Confessione. Non è una cosa da poco essere perdonati da Dio. Quanto più ringrazieremo, tanto più riceveremo. La mancanza di gratitudine allontana da noi i benefici di Dio.
Ricordiamo che uno dei motivi principali delle nostre assemblee domenicali e festive, è di ringraziare e lodare tutti insieme il Signore nel giorno della sua Risurrezione, per le tante Grazie che ci dona ogni giorno. Abbiamo tanti motivi per ringraziare e lodare il Signore: ammettere a Dio di essere Dio e a noi di essere uomini, peccatori e pieni di debiti verso il Signore.
Il rifiuto di ringraziare Dio e di riconoscere le nostre miserie è un peccato. S. Paolo dice: “Gli uomini sono inescusabili, perché pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria né gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato”(Rom. 1,21).
Quando uno pensa che ogni cosa gli è dovuta, ben difficilmente ringrazia, mentre chi è umile di cuore non fa fatica a constatare che tutto gli viene donato. Tante nostre comunità cristiane, sono come quei 9 lebbrosi, soddisfatti del bene ricevuto in passato, ma incapaci di aprirsi all’amore di Dio.
La parola “grazie” non è solo una parola, ma anche un “gesto”. Perciò “ringraziare” significa dire a tutti quanto grande e buono è il Signore; parlare bene di Dio, contare le sue meraviglie, lodare e magnificare le sue opere; riparare le bestemmiano al suo santo Nome!
Chesterton osservava, con amara ironia, che “ogni anno ringraziamo la befana per i doni che ci fa trovare nella calza appesa al camino. E dimentichiamo di ringraziare Dio che, ogni giorno, ci dà un paio di gambe da infilare nelle calze.!”
Gesù spesso nelle sue preghiere, ringraziava suo Padre celeste: “Padre, ti rendo grazie”.. Anche alla vigilia della sua passione e morte, quando istituì il Sacramento dell’Eucaristia, come sacrificio di ringraziamento.
Gli Apostoli e i Santi, lungo i secoli hanno seguito l’esempio di Gesù.
La domenica ci riuniamo per celebrare l’Eucaristia che significa appunto Ringraziamento; eppure spesso realizziamo che non abbiamo ringraziato, ma ci siamo limitati a chiedere. E la Messa ci dà diversi spunti di ringraziamento: ci dà la Parola di Dio, ci dà la partecipazione all’offerta, ci dà la presenza di Gesù – corpo, anima e divinità – nell’Ostia consacrata e infine ci dà la Comunione in cui Gesù si fa cibo dell’anima mia.
Infine, per mezzo di Maria Vergine, dobbiamo ringraziare di esserci trovati qui insieme in questa domenica a ringraziare Dio.
Letture della
XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C
Prima Lettura
Tornato Naamàn dall’uomo di Dio, confessò il Signore.
Dal secondo libro dei Re
2 Re 5,14-17
In quei giorni, Naamàn [, il comandante dell’esercito del re di Aram,] scese e si immerse nel Giordano sette volte, secondo la parola di Elisèo, uomo di Dio, e il suo corpo ridivenne come il corpo di un ragazzo; egli era purificato [dalla sua lebbra].
Tornò con tutto il seguito da [Elisèo,] l’uomo di Dio; entrò e stette davanti a lui dicendo: «Ecco, ora so che non c’è Dio su tutta la terra se non in Israele. Adesso accetta un dono dal tuo servo». Quello disse: «Per la vita del Signore, alla cui presenza io sto, non lo prenderò». L’altro insisteva perché accettasse, ma egli rifiutò.
Allora Naamàn disse: «Se è no, sia permesso almeno al tuo servo di caricare qui tanta terra quanta ne porta una coppia di muli, perché il tuo servo non intende compiere più un olocausto o un sacrificio ad altri dèi, ma solo al Signore».
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Dal Sal 97 (98)
R. Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia.
Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo. R.
Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele. R.
Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni! R.
Seconda Lettura
Se perseveriamo, con lui anche regneremo.
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
2 Tm 2,8-13
Figlio mio, ricòrdati di Gesù Cristo, risorto dai morti, discendente di Davide, come io annuncio nel mio vangelo, per il quale soffro fino a portare le catene come un malfattore.
Ma la parola di Dio non è incatenata! Perciò io sopporto ogni cosa per quelli che Dio ha scelto, perché anch’essi raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna.
Questa parola è degna di fede:
Se moriamo con lui, con lui anche vivremo;
se perseveriamo, con lui anche regneremo;
se lo rinneghiamo, lui pure ci rinnegherà;
se siamo infedeli, lui rimane fedele,
perché non può rinnegare se stesso.
Parola di Dio
Vangelo
Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 17, 11-19
Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samaria e la Galilea.
Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati.
Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.
Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».
Parola del Signore