Commento al Vangelo del 13 Marzo 2018 – don Mauro Leonardi

È un giorno di festa, ma la scena che si apre con questa lettura è quella triste di una grande piscina ai bordi della quale vi sono tantissimi infermi: è l’umanità sofferente, dolente, in attesa dell’immersione nell’acqua salvifica di Cristo: e Gesù viene, non come l’angelo che è puro spirito e che interviene senza toccare la vita di chi viene risanato, ma come vero uomo e vero Dio: Gesù vede, comprende il dolore dell’attesa, accoglie ed incoraggia la vita di colui che viene guarito che per questo obbedisce al Signore: perché si sente amato ed accolto

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Poesia

Come siamo ciechi a volte.
Ed è proprio la verità a volte che ci rende ciechi.
Perché la verità delle regole, senza la verità di uno sguardo, rende cieco il cuore.
E quando accade.
Di un uomo in piedi che cammina, cieco da 38 anni, che giaceva paralizzato, non vedi il miracolo, non senti la gioia.
Ma vedi solo che è sabato.
E non si può lavorare.
Si certo, di sabato non si può lavorare.
È vero.
Ma si può essere felici?
Di sabato si può essere felici?
Di sabato si può guarire?
Una vita regolare, che fa tutto bene, può essere più importante di una vita salvata, sanata, finalmente felice?

Gesù mio, dammi il tuo sguardo.
Sguardo che tra una folla di storpi vede il più bisognoso perché è quello che è solo, senza nessuno.
Perché non c’è dolore che non si possa portare sei hai qualcuno vicino che lo porta con te, che porta te.

Per avere un miracolo da te, amore mio.
Per avere la vita sanata, salvata da te.
Per essere amata da te.
Non serve neanche sapere il tuo nome.
Basta lasciarsi guardare.
Basta rispondere alle tue domande.
Basta ascoltare la tua voce.
E fare quello che chiedi.
E prendere quello che dai.
E andare dove tu vuoi.

Torna amore mio. Torna a dirmi chi sei. Chi sei per me.
E io non mi ammalerò più.
E non mi scorderò mai di te.
Del tuo nome.
Della tua voce.

Trent’otto anni di dolore, spazzati via da un incontro, da una voce, da un nome.
Non c’è sofferenza.
Non c’è regola.
Non c’è richiesta.
Che tu faccia aspettare.
Che tu non porti a compimento.
Che tu non soddisfi.
Basta credere in te.
Basta volere te.

LEGGI IL BRANO DEL VANGELO

Gv 5, 1-3. 5-16
Dal Vangelo secondo Giovanni

Ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici.
Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Àlzati, prendi la tua barella e cammina». E all’istante quell’uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare.
Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all’uomo che era stato guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: “Prendi la tua barella e cammina”». Gli domandarono allora: «Chi è l’uomo che ti ha detto: “Prendi e cammina”?». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato perché vi era folla in quel luogo.
Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio». Quell’uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

don Mauro offre la possibilità di lasciare intenzioni per la Messa della mattina sulla pagina Facebook del suo blog “Come Gesù” ogni giorno alle ore 19.

Questo commento/poesia del vangelo del giorno è fatto dalla prospettiva di una delle donne senza nome che seguivano Gesù (cfr Lc 8, 1-3). Il suo nome è Zippi (Zippora).

A cura di don Mauro Leonardi – Il suo blog è “Come Gesù

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