“Sarete odiati da tutti a causa del mio Nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine, sarà salvato”. Queste parole di Gesù prima ci spaventano, poi ci mettono in discussione. Matteo le riporta addirittura due volte, in modo quasi identico: qui, nel discorso rivolto da Gesù ai Dodici prima di inviarli in missione; poi nel suo insegnamento sulla fine della storia (cf. Mt 24,9.13).
Nel nostro caso si tratta semplicemente di una caratteristica del discepolo in quanto tale: “Un discepolo non è più grande del maestro, né un servo è più grande del suo signore … Se hanno chiamato Beelzebul il padrone di casa, quanto più quelli della sua famiglia” (Mt 10,24-25). Da ciò discende una logica conseguenza: “Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi” (Gv 15,20). Nell’altro contesto Gesù annovera l’odio rivolto ai suoi discepoli tra i segni che precedono la fine e la venuta nella gloria del Figlio dell’uomo (cf. Mt 24,30).
Va detto con chiarezza: per quanto ciò suoni strano e scandaloso ai nostri orecchi refrattari ad accogliere il Vangelo, è normale che i cristiani siano osteggiati dalle forze mondane che si oppongono al disegno di salvezza compiuto da Dio in Gesù Cristo. Cristo, con la sua singolarità, “è venuto a portare non pace, ma spada” (cf. Mt 10,34), a inquietare le false sicurezze e a combattere le ingiustizie. Non c’è dunque nulla di strano nel fatto che “tutti” – secondo l’impressionante generalizzazione proposta da Gesù – si oppongano ai suoi discepoli, a quanti cioè vivono nel suo Nome. Questa avversione è un riconoscimento, a caro prezzo, dello sforzo di fedeltà dei discepoli al loro Signore e Maestro: se egli, “il Giusto” (Lc 23,47), è stato ingiustamente perseguitato e messo a morte, perché ai suoi discepoli dovrebbe toccare una sorte diversa? “Guai a noi”, piuttosto, “se tutti dicessero bene di noi” (cf. Lc 6,26)…
Ma Gesù accompagna questa prospettiva con una promessa/richiesta: “Chi avrà perseverato fino alla fine (eis télos), sarà salvato”. Di nuovo, occorre guardare allo stile dello stesso Gesù. Egli non ha voluto salvare se stesso (cf. Mt 27,39-44), ma ha scelto di perseverare nell’amore, continuando a compiere il bene e a non opporre violenza a violenza; ha speso in questo modo la vita fino a donarla puntualmente, fino a perderla. È così che ha visto salvata la propria vita dal Padre, il quale ha risposto al suo amore pieno richiamandolo dai morti alla vita eterna.
Viene spontaneo chiederci: è possibile vivere questa perseveranza, ogni giorno? Certamente non facendo affidamento solo sulle nostre forze, incapaci di sostenere un tale impegno di fedeltà. Possiamo però mettere la nostra fede nella fede di Gesù – lui che è “la fede perfetta” (Ignazio di Antiochia) –, confidando che egli porterà a compimento ciò che a noi è dato solo di iniziare (cf. Fil 1,6). Possiamo, in altre parole, lottare per ricominciare ogni giorno a seguire il Signore e a lasciare che sia lui a vivere in noi, anche e soprattutto in mezzo alle contraddizioni patite quali suoi discepoli. Ecco in cosa consiste la faticosa ma salvifica perseveranza, la virtù che consente di verificare in profondità la qualità dell’esistenza cristiana. Infatti, “nessuno è realmente cristiano se non ‘colui che persevera fino alla fine’” (Tertulliano).
fratel Ludwig della comunità monastica di Bose
Mt 10, 16-23
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli:
«Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe.
Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato.
Quando sarete perseguitati in una città, fuggite in un’altra; in verità io vi dico: non avrete finito di percorrere le città d’Israele, prima che venga il Figlio dell’uomo».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
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