Commento al Vangelo del 13 febbraio 2011 – don Mauro Pozzi

Il commento al Vangelo della domenica a cura di don Mauro Pozzi parroco della Parrocchia S. Giovanni Battista, Novara.

COERENZA

Anche oggi siamo invitati a riflettere sulla coerenza. È attuale il dibattito sulla differenza tra pubblico e privato. L’opinione che sembra prevalente è che a casa propria uno possa fare ciò che vuole, restando s’intende nei limiti della legalità. È un punto di vista molto discutibile. Dice Gesù (Mt 12, 34): la bocca parla dalla pienezza del cuore. E ancora (Mt 7, 15): non si può raccogliere uva dalle spine o fichi dai rovi. Le azioni rivelano ciò che ciascuno è. Si può far finta di essere sani, come cantava Gaber, ma la verità è quella dietro alla facciata. Inoltre ogni nostra azione è prima concepita nel pensiero e poi realizzata. Per cui se uno coltiva rancore e pensieri di odio nei confronti di un altro, è come se desiderasse la sua morte. Forse non arriverà ad ucciderlo fisicamente, ma prepara il terreno fertile dell’omicidio. Anche l’insulto è violenza. Non c’è amore per Dio senza amore per il prossimo e dunque non possiamo avvicinarci all’altare con il rancore e l’odio nel cuore. È meglio rappacificarsi prima di arrivare davanti all’ultimo tribunale, dove ciascuno raccoglierà ciò che ha seminato. Non è facile perdonare, a volte è oltre le nostre possibilità, per questo bisogna chiedere il suo aiuto e pregare per riuscirci. L’adulterio è cercare l’altro per soddisfare sé stessi, è egoismo travestito da amore. È un atteggiamento che si coltiva abituandosi a guardare l’atro sesso come un oggetto. Uomini e donne devono educarsi al rispetto e al pudore. In un mondo dove conta solo l’aspetto fisico è chiaro che la chirurgia plastica e la linea diventano un’ossessione. Noi siamo molto di più del nostro apparire e il pudore è quell’atteggiamento che protegge il tempio del cuore da ogni profanazione. Il Maestro sottolinea l’importanza di fuggire le occasioni prossime del peccato, come ci hanno insegnato a dire nell’atto di dolore. Il guardare e l’agire devono essere in linea con questa ricerca di pulizia interiore. Quando un uomo e una donna si sposano scelgono di vivere nella loro unione la vocazione all’amore di ogni cristiano. Si mettono sulla strada che conduce a fare di due persone una sola carne. È questo uno dei modi più belli per vivere la nostra somiglianza con Dio che è unità di tre persone. Non c’è parte della nostra carne, cioè del nostro corpo, con la quale siamo uniti a tempo determinato, ma ognuna delle nostre membra ci appartiene per sempre. Così deve essere con il coniuge. Infine la verità. La verità è l’essere, non semplicemente il dire. Se io sono fedele al mio ideale, non ho bisogno di giurare. Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno. La coerenza è unificare la propria vita. Si può osservare le regole in modo furbo, infilandosi tra le pieghe dell’interpretazione della norma in un chiaroscuro fatto di piccoli e grandi sotterfugi, ma il Signore ci invita a uscire da questa palude e a scegliere di essere autentici. Non per paura di una punizione, ma per amor proprio, perché la verità ci fa liberi.

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