Commento al Vangelo del 12 Maggio 2019 โ€“ Ileana Mortari (Teologa)

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โ€œLe mie pecore ascoltano la mia voceโ€

Nel 10ยฐ cap. di Giovanni troviamo una delle grandi autorivelazioni di Gesรน (โ€œIo sono il pane di vita, la luce del mondo, il Buon Pastoreโ€) che scandiscono il percorso del quarto vangelo e che Gesรน pronuncia proprio in occasione delle solenni feste giudaiche, per mostrare che la veritร  preannunziata dai simboli di quelle feste si realizza ora nella sua persona e in ciรฒ che Egli rivela e dona.

Queste rivelazioni sono perรฒ sempre seguite da aspre polemiche e discussioni con i Giudei, che interrogano pressantemente Gesรน, non perchรฉ sinceramente interessati a conoscere la sua identitร , ma per coglierlo in fallo e accusarlo come bestemmiatore.

Infatti, alla loro domanda โ€œSe tu sei il Cristo, dillo a noi apertamenteโ€, Gesรน risponde: โ€œVe lโ€™ho detto e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste mi danno testimonianza; ma voi non credete, perchรฉ non siete mie pecoreโ€ (vv. 25-26) e subito dopo โ€“ รจ il brano proposto alla nostra riflessione โ€“ ribadisce con chiarezza quanto ha giร  detto nel corso del 10ยฐ capitolo sulle caratteristiche delle sue pecore.

La simbolica del pastore e del gregge affonda nellโ€™Antico Testamento. Jahvรจ รจ il pastore che fa pascolare il suo gregge (Isaia 40,11) e nel corso della storia lo affida successivamente ai suoi servi Abramo, Mosรจ, Giosuรจ, i Giudici e i re di Israele. Questi ultimi perรฒ spesso e volentieri non hanno ottemperato al loro compito e allora Ezechiele, in un testo che si leggeva durante la Festa della Dedicazione, pronuncia il famoso oracolo: โ€œGuai ai pastori di Israele, che pascono se stessi!โ€ฆโ€ฆ.Ecco, io stesso cercherรฒ le mie pecore e ne avrรฒ curaโ€ฆโ€ฆโ€ฆRicondurrรฒ allโ€™ovile la pecora smarrita; fascerรฒ quella ferita e curerรฒ quella malataโ€ฆ.Susciterรฒ per loro un pastore che le pascerร โ€ฆโ€ฆ.โ€ (Ezechiele 34).

Gesรน, nel contesto di quella stessa festa, definisce se stesso come il vero Pastore, che finalmente si prende cura con amore del gregge di Israele. A differenza del mercenario, cui non importa nulla delle pecore, Egli ben conosce quelle che gli appartengono ed esse ascoltano la sua voce.

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Per capire questโ€™ultima immagine, tratta da una situazione allora usuale ma per noi peregrina, puรฒ essere utile ricordare che al calare delle tenebre i pastori conducevano i loro greggi in un grande recinto comune per passarvi la notte; al mattino ogni pastore gridava il suo particolare richiamo e le pecore, riconoscendone la voce, lo seguivano fiduciosamente fuori dal recinto senza minimamente sbagliare.

Analogamente tra Gesรน e i suoi discepoli si instaura un rapporto di reciproca fiducia, un dialogo sulla stessa lunghezza dโ€™onda, un intrecciarsi di ascolto, conoscenza e sequela.

Anzitutto Gesรน โ€œconosceโ€ le sue pecore. Nella Bibbia il significato di questo termine va ben oltre il sapere astratto e razionale ed esprime una relazione esistenziale: conoscere qualcosa significa averne lโ€™esperienza concreta; conoscere qualcuno รจ entrare in relazione personale con lui, tanto da arrivare ad un mutuo scambio, ad unโ€™appartenenza reciproca e profonda. Da parte di Gesรน poi tutto questo significa prendersi cura delle pecore, proteggerle ed amarle, fino a dare la vita per loro.

Anche โ€œascoltareโ€, nel linguaggio biblico, non indica semplicemente udire delle parole, ma aprire il cuore alla Parola, farla propria e metterla in pratica, cosรฌ che la sequela ne รจ una logica conseguenza.

Il vangelo di Giovanni รจ quello che maggiormente sottolinea il significato spirituale del โ€œseguireโ€ Gesรน, luce e vita apparse nel mondo delle tenebre di morte. โ€œSeguireโ€ significa allora aver fede nella Rivelazione, ritrovare in Cristo (il Messia inviato dal Padre) il senso della propria vita.

Eโ€™ lo stesso Gesรน ad esplicitarlo, quando subito dopo afferma: โ€œIo do loro la vita eternaโ€ (v.28); anche questa espressione ha un accento tipicamente giovanneo: non si riferisce solo alla vita futura, nellโ€™aldilร  (come nei sinottici), ma indica quella โ€œvita divinaโ€ che รจ possibile avere in sรฉ fin dโ€™ora, se si รจ in comunione con Cristo: โ€œDio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio Unigenito, perchรฉ chiunque crede in Lui non muoia, ma abbia [fin da subito]la vita eternaโ€ (Giov.3,16).

Ora, la prerogativa piรน affascinante di questa โ€œvita eternaโ€, prerogativa che molte volte Gesรน ribadisce (due in questo stesso brano, una dietro lโ€™altra, ai vv.28 e 29) รจ lโ€™assicurazione che mai, per nessuna ragione, le pecore โ€œverranno rapiteโ€; cioรจ: dal momento in cui iniziano a vivere la comunione divina, sono nelle mani del Padre e non avranno mai a subire danni.

Paradossalmente, ma realmente, questo รจ possibile giร  nellโ€™esistenza terrena, pure segnata da debolezze, fragilitร  e dalla presenza del male, perchรฉ, come dice sempre la Scrittura, il Buon Pastore รจ nello stesso tempo lโ€™Agnello. Cosรฌ leggiamo in Giov.2,36: โ€œEcco lโ€™agnello di Dio!โ€; e cosรฌ ci rivela lโ€™Apocalisse: โ€œLโ€™Agnello sarร  il loro pastore e li guiderร  alle fonti delle acque della vitaโ€(Ap.7,17). Stando a queste ultime parole, Gesรน svolge la sua funzione di pastore che guida e custodisce le sue pecore, non dal di fuori, ma dallโ€™interno della condizione umana di debolezza e di prova, simboleggiata dallโ€™agnello: egli stesso lโ€™ha condivisa fino in fondo, fino alla morte di croce; e, vivendola con amore, ne ha fatto scaturire una possibilitร  di vita, e di vita inpienezza.

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