PIENO COMPIMENTO
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 17. “Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento.
Nel brano offerto in questa domenica alla nostra riflessione, Gesù dichiara la sua posizione nei confronti della Legge di Mosè. Egli chiarisce che non vuole abolire la Legge, ma portarla a compimento. Intende perfezionare quanto la Scrittura aveva rivelato fino ad allora, compendiando nell’Amore il senso di tutta la Rivelazione. Il pieno compimento della Legge consiste in una giustizia superiore e in una osservanza più autentica.
Cristo è in Fine a cui tende tutta la Legge e la Profezia, perché è il Figlio obbediente al Padre, che realizza il Suo progetto di salvezza per l’umanità.
- In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto.
Gesù dichiara che l’Antico Testamento mantiene tutta la sua forza, tanto che nemmeno un piccolo tratto di quanto è scritto (lo iota è un piccolo segno grafico della scrittura ebraica, simile al nostro apostrofo) potrà essere trascurato. Si tratta di rileggere la Legge mosaica per attualizzarla alla Luce della Redenzione operata da Cristo.
- Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli.
Gesù ribadisce la validità della Legge come strumento di unione con Dio, che l’ha donata per il bene del popolo; essa contiene dei precetti che rimangono sempre validi. Gesù è in polemica contro i rabbini che distinguevano precetti più importanti da quelli meno importanti, stravolgendo il senso della Legge.
- Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Gesù afferma che l’osservanza della Legge consente di realizzare la vera giustizia, che viene da Dio, non quella ipocrita degli scribi e dei farisei, persone osservanti solo formalmente ed esteriormente, ma con il cuore lontano dal Signore e dallo spirito della sua Legge. Una giustizia animata dall’amore, dalla carità e dalla misericordia. Una giustizia che realizza i comandamenti nella loro sostanza, non nell’osservanza legalista e arida.
Dio nostro Padre esercita una “Giustizia Eccedente”, cioè che eccede, che supera i limiti della Legge. Infatti, il suo Amore valica il senso comune, la logica umana. Ci ama e ci perdona senza nostro merito, senza calcolo, senza tornaconto. È questo che Gesù è venuto a comunicarci, è questo atteggiamento del Padre che ci libera dal legalismo e dall’opportunismo.
- Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. 22. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.
Gesù comincia ad entrare nel dettaglio. Afferma che è vietato l’omicidio, cioè la soppressione di una vita umana. Non basta: va alla radice delle emozioni negative che, se assecondate, possono portare all’omicidio: l’ira, la rabbia, la vendetta, il possesso dell’altro o dei suoi beni, l’abuso di potere per scopi egoistici.
Solo purificando il nostro cuore possiamo essere capaci di creare armonia, accoglienza, accettazione e rispetto per chi ci sta accanto. Coltiviamo sentimenti positivi, retta intenzione, ricerca del Sommo Bene. Incarniamo le beatitudini: “Beati i miti, beati i puri di cuore”, sull’esempio di Cristo. Egli, infatti, è il Primo mite ed umile di cuore e ha perdonato i suoi carnefici, sconfiggendo il male attraverso l’amore.
- Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te,
Per Gesù il termine “fratello” non si riferisce alla sola persona appartenente allo stesso popolo di Israele, come era inteso dagli ebrei del suo tempo, ma a tutto il genere umano.
L’ottica che Gesù ci prospetta esula dai nostri ragionamenti: dobbiamo perdonare non solo chi ci ha offeso, ma anche coloro che hanno qualcosa contro di noi. Facciamo sempre il primo passo, ponendoci con grande rispetto nelle relazioni, disposti a farci umili servitori della riconciliazione per una fratellanza autentica. Non cerchiamo mai di primeggiare, né di esercitare il potere sugli altri. Mettiamoci sempre su un piano di collaborazione e di fiducia, così che sia sempre possibile il dialogo e la condivisione.
- lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
In risposta a scribi e farisei che erano ligi all’osservanza legale esteriore, ma calpestavano i fratelli, Gesù insegna a riconciliarci prima di pregare, a “passare dalla fratellanza per arrivare alla figliolanza”. Solo un animo rappacificato con i fratelli può essere in armonia con il Padre che è nei Cieli. Chiediamo a Cristo di darci la forza per perdonare e farci strumento di riconciliazione.
- Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. 26. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!
Gesù suggerisce di evitare il più possibile il ricorso ai tribunali civili e ai giudici. È molto difficile per gli uomini applicare giuste sentenze, perché non è nelle nostre facoltà umane conoscere in profondità ciò che alberga nel profondo dell’animo altrui. È sempre possibile un errore giudiziario o una sentenza comprata. Prevenire una vertenza cercando l’accordo fra le parti è sempre più saggio che ricorrere agli avvocati.
27. Avete inteso che fu detto: Non commetterai adulterio.28. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.
Gesù richiama quanto dice il nono comandamento: non solo non commettere adulterio, ma nemmeno coltivare passioni contrarie alla legge morale. Si tratta di evitare ciò che potrebbe rompere l’impegno di fedeltà assunto.
29. Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. 30. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.
Sia l’occhio destro che la mano destra di cui parla Gesù si trovano a destra del corpo, parte considerata più nobile, perché più utilizzata dalla stragrande maggioranza dell’umanità. Solo una piccola percentuale della popolazione, infatti è mancina. Gesù dice di arrivare a troncare una parte indispensabile del proprio corpo per far capire la necessità di essere decisi nella nostra adesione a Dio, radicali nell’obbedirgli a qualsiasi costo.
“Geenna (= valle dell’Innon): la Geenna era un luogo fuori dalla città di Gerusalemme dove perennemente si bruciavano i rifiuti. È diventato il simbolo della pena futura, dopo la morte, per chi si comporta in modo contrario alla Legge. In passato c’era un altare al dio Moloch, dove si
sacrificavano vittime umane. Gli ebrei lo avevano dissacrato bruciandovi le immondizie. Gesù ci esorta a non “sprecare” la propria vita di figli di Dio e “a non buttarla nell’immondizia”, rovinando il progetto di santità che il Padre ha per ciascuno di noi.
31. Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. 32. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.
Altra raccomandazione riguarda la fedeltà nel matrimonio (simbolo dell’amore di Dio per il suo popolo) con il quale si stabilisce una relazione duratura e perenne con l’altra persona. Gesù è contrario alla superficialità con cui il marito poteva allontanare la moglie con un semplice documento, permesso dalla Legge, e a causa di un qualsiasi futile motivo. La donna si trovava, così in balia dell’umore del marito-padrone. Gesù ammette il ripudio solo in caso di unione illegittima, interpretata dagli esegeti, forse, come unione fra consanguinei (ammessa, invece, da altre culture). Contro la mentalità corrente, Gesù difende la donna e la valorizza.
Il Vangelo ci insegna a vivere la purezza di intenzioni e di comportamenti, dominando se stessi e le passioni, evitando di dare sfogo alla violenza, a danno del prossimo, in particolare contro la donna, sfruttata molto spesso come oggetto di piacere e non rispettata come persona.
33. Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. 34. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, 35. né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re.
Gesù insegna a essere veritieri nel proprio modo di fare e di pensare, tanto da evitare persino il giuramento. Chi vive nella verità non ha bisogno di giurare, coinvolgendo Dio con sinonimi diversi (il cielo, la terra, Gerusalemme), come facevano i suoi contemporanei.
Il Signore ci insegna a parlare assumendoci le nostre responsabilità, non cambiando le affermazioni secondo il tornaconto del momento. La coerenza di parole e di comportamenti rivela la consistenza della persona, la sua rettitudine e la sua affidabilità.
- Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello.
Gesù ricorda all’uomo che non ha alcun potere, neppure sul proprio corpo. Vano è dunque giurare “sulla propria testa”, come era usanza al suo tempo. Non abbiamo il potere nemmeno di trasformare il nostro corpo. Possiamo solo accoglierlo, custodirlo, conservarlo, utilizzarlo come strumento per realizzare il bene. Nemmeno abbiamo il potere di cambiare il colore dei propri capelli. Le cure estetiche possono cambiare l’apparenza, ma la realtà non cambia: viene solo camuffata temporaneamente. Il nostro obiettivo deve essere molto superiore. Di noi rimarrà l’Amore e la Verità con cui avremo agito.
- Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”, “No, no”; il di più viene dal Maligno.
I falsi ragionamenti impediscono di entrare nella logica di Dio e danno adito all’influenza del Male. Le nostre parole devono essere sincere; il nostro comportamento deve riflettere la trasparenza dell’animo ed essere conforme al nostro intento interiore.
Consapevoli di venire da Dio, Verità infinita, Amore incommensurabile, scegliamo sempre la strada della sincerità e della verità, così da vincere ogni forma di doppiezza ed essere credibili davanti a Dio e davanti agli uomini. Diventeremo così un modesto riflesso della Sua santità.
Suor Emanuela Biasiolo delle Piccole Suore della Sacra Famiglia