Commento al Vangelo del 12 dicembre 2010 – mons. Andrea Caniato

12PORTE del 9 dicembre 2010 – III domenica di Avvento.

Mt 11, 2-11
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».
Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”.
In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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“Rallegratevi nel Signore sempre. Il Signore è vicino.” (Fil 4, 4).

Con queste parole di san Paolo si apre la santa Messa della III Domenica di Avvento. L’Apostolo esorta i cristiani a gioire perché la venuta del Signore, cioè il suo ritorno glorioso, è sicuro e non tarderà. La Chiesa fa proprio questo invito, mentre si prepara a celebrare il Natale e il suo sguardo si dirige sempre più verso Betlemme. La gioia cristiana scaturisce pertanto da questa certezza: Dio è vicino, è con me, è con noi, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, come amico e sposo fedele. Ma come mostra la pagina evangelica, la gioia cristiana è una gioia provata dal dubbio, dalla delusione, dalla sofferenza. Giovanni Battista, il più grande tra gli uomini di Dio, (è Gesù stesso che lo dice) è in carcere e per la sua fede vede il rischio concreto di essere condannato a morte. Manda a chiedere al Signore: vuole essere sicuro di non essersi illuso a dedicargli la vita.
Questo è un passaggio importante del cammino di fede.
Vedete, la vita del cristiano è uguale alla vita del non credente. Con le sue poche gioie e consolazioni e con i suoi tanti problemi. Non è che perché uno è cristiano gli vengono risparmiate le sofferenze, i dubbi, i problemi. La fede non è un parafulmine contro i guai e neppure l’assicurazione della felicità in questo mondo. Il dubbio nella prova, vissuto dal Battista, illumina i tanti momenti difficili del nostro percorso di fede.
E Gesù porta una luce, una luce che scende in profondità, e ti da occhi nuovi per riconoscere che Dio è all’opera e prepara la vittoria. “Beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!”.
Ecco che cosa è la fede: la grazia di riconoscere che nonostante tutti i segni apparentemente contrari, Dio è presente ed è all’opera nel mondo e ci rende capaci di amare con cuore generoso, di annunciare il vangelo, di farci camminare diritti sulle strade storte di questo mondo.
La gioia del Natale, dunque, non è una gioia a buon mercato. Non è una parentesi sulle sofferenze e le difficoltà della vita. Ma anche a Natale si può sbagliare strada! Il Signore è talmente vicino che potresti non accorgerti di lui.
(mons. Andrea Caniato)

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